Buon Natale Mrs. Jayne
Buon Natale Mrs. Jayne
Era la vigilia di Natale e alle tre del pomeriggio la luce era così forte che sembrava Ferragosto. Dodici gradi, un clima secco scaldato da quello strano sole di dicembre. Dio mio, rimuginò amaro, neanche il tempo mi da una mano, ho il portafoglio gonfio eppure in questi giorni mi sento il più povero dei poveri.
Fece fatica a trovare un carrello libero, bisognava stare attenti per trovarne uno, come per il parcheggio.
Appena entrato nel gigantesco supermercato, si scontrò con la realtà della moltitudine, simile all’annuale migrazione degli gnu nel Serengeti. Là, povere bestie, troveranno la morte nell’attraversamento dei fiumi, cacciati da coccodrilli famelici. Qui, non riusciva a quantificarne il pericolo, la corsa della moltitudine finirà nella melassa d’influencer strapagati, pandori griffati e panettoni pasticciati. Beneficenza non olet.
S’inoltrò tra le corsie.
Migliaia di bottiglie esposte perpendicolari, suddivise per regione e mischiate per valore, tranne i top che erano riposti nella parte alta degli scaffali o addirittura chiusi in cassaforte. Lì la moltitudine leggeva le etichette con deferenza, occhieggiava il vicino per copiare la sua scelta, ascoltava l’enologo improvvisato che discettava sugli abbinamenti. Bisogna esser ebbri, di vino, di poesia o di virtù scriveva Baudelaire. E’ mai possibile che l’uomo moderno si abbandoni a queste seghe mentali, si domandò. Non prese nulla. Si sentiva strano in mezzo a tutto quel bailamme, a bimbi isterici figli di mamme speranzose e padri stanchi arricchiti da tredicesime che sarebbero svanite nel volger di un giro di orologio. Due pargoli per famiglia, come gracchiava l’altoparlante all’ingresso.
Il supermercato era uno dei luoghi più inospitali del pianeta, un posto dove la solitudine alzava le sue enormi braccia e urlava contro la vittima prescelta.
Giunto al reparto surgelati guardò il suo carrello. Era desolatamente vuoto, con la ruota sinistra traballante e il divisorio interno mezzo rotto. Prese una confezione di salmone norvegese, la girò e, sul fondo di carta argentata, si specchiò. L’immagine riflessa era quella di un uomo anziano, dal volto grigio come i capelli e con le occhiaie marrone scuro.
Una coppia non più giovane gli piombò addosso: l’uomo lo urtò con la spalla e lo fece girare di quei pochi centimetri che permisero alla donna di oltrepassarlo. La ruota posteriore gli urtò il piede e il carrello fece un balzo felino. I due fecero finta di nulla. E’ questa l’ordalia che mi spetta, il giudizio che deciderà qual è la mia colpa, si domandò l’uomo. Stupidi boomers, sibilò.
Li seguì per qualche minuto fino a che giunsero nella salumeria. Lì la moltitudine andava in tensione. Strappava il biglietto con il numero di chiamata, volgeva gli occhi al cielo e sbuffava per l’ora buona che doveva sprecare per l’attesa. La coppia parcheggiò il carrello in un angolo tra due frigoriferi per poi dirigersi libera da orpelli verso birre e aperitivi.
Un sorriso tirato, un piccolo ghigno gli si disegnò sulle labbra.
Prese quel carrello e lo portò via. Alla rinfusa mise dentro dei prodotti e ne tolse altri, lasciando a copertura il grande pacco di Natale, un cesto pieno di sfiziosità. Non si sarebbero accorti degli scambi. Riportò il carrello dove l’aveva trovato e attese. I due ritornarono con una confezione di birre e due sacchetti di patatine. Erano soddisfatti, tra poco sarebbe arrivato il loro turno dal salumiere e non si sarebbero accorti di nulla. Almeno fino alla cassa. O fino a casa.
L’uomo sorrise, soddisfatto del suo dispetto, del suo essere tornato bambino, anche la solitudine la sentiva leggera e amichevole.
Fece dietrofront con il carrello desolatamente vuoto. Dopo il reparto del pesce trovò uno spazio silenzioso, adibito al passaggio dei pallet del magazzino. Si fermò un attimo per ascoltare il brusio che arrivava da lontano, una musica di sottofondo all’unicità della festa. La sua attenzione fu rapita da una luce che proveniva da una porta socchiusa, una luce rosa intermittente.
Incuriosito, si avvicinò e la spinse.
Un ampio locale si aprì davanti ai suoi occhi. Una foschia leggera fluttuava mentre le luci lampeggiavano lente e un buon profumo riempiva l’aria. Faceva caldo.
Camminò e finalmente vide qualcosa.
Un enorme divano rosso in mezzo alla sala. Un’altalena appesa al soffitto ondeggiava e, adagiata come una dea, c’era una donna bellissima dai lunghi capelli color platino. Si dondolava avanti e indietro, con le gambe agili che disegnavano nell’aria.
- Ciao, mi riconosci? chiese la dea.
- Vorrei sentirlo dalla tua voce stupenda, disse l’uomo estasiato.
- Mi chiamo Jayne Mansfield e sono qui per portarti giustizia.
La dea fece un salto e si mise sul divano.
- Che noia là dentro. Che tempo sprecato. Tu meriti di più.
Si passò la mano sui capelli color platino e con grazia si slacciò il reggiseno.
L’uomo rimase in silenzio, rapito dal momento.
Guardò quel seno florido, carnoso, accogliente. Si sentì giovane.
- Buon Natale Mrs. Jayne!, urlò felice.
E come il ragazzo che fu, fece ancora due passi e vi si gettò a capofitto per un Natale indimenticabile.
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Ho letto volentieri questo racconto che mi pare scritto bene e senza particolari errori formali. Il racconto parla di un signore che si reca nel momento più frenetico dell’anno in un supermercato. Qui ritrova tutto ciò che sembra disprezzare della società. Si abbandona anche a un atto di vendetta simpatica con una coppia di arroganti. Dopo questa piccola soddisfazione si ritrova in un luogo un po’ diverso e incontra un personaggio misterioso. Il finale non è esplicito e io lo interpreto come una dipartita del simpatico vecchietto.
Come già accennato il racconto mi è piaciuto, è simpatico un suo messaggio che viene però espresso in maniera fluida e non troppo esplicita e il finale aperto e interpretabile mi piace. Ho un po’ un dubbio sulla logica che porta il vecchietto ad andare proprio in quel periodo dell’anno a fare spese. Ma forse anche una persona che detesta ritrovarsi in quelle situazioni in modo incoscio ha un bisogno di vicinanza e quindi va contro il proprio istinto. Le situazioni sono ben descritte e vivaci quindi per me il voto è 4.
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Il finale surreale sì, può far pensare ad una dipartita piacevole da una vita solitaria ma anche ad un momento di piacevole defaiance mentale di una mente invecchiata e desiderosa di qualcosa per abbattere l'insoddisfazione delle giornate, un'invenzione della mente da ricordare come reale!
Jacopo
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A presto!
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il tuo racconto non mi ha colpito particolarmente anche se devo dire che la scrittura non è male. Il perno sul quale si muove il tuo racconto è la solitudine e il senso di ingiustizia che purtroppo a volte ci divora a tutti. Ti consiglio di mettere i pensieri del protagonista dentro delle virgolette, rende il testo più fruibile.
- Alberto Marcolli
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commento Buon Natale Mrs. Jayne
- per evitare la disavventura dell’anno precedente.
Fece dietrofront con il carrello desolatamente vuoto. – proposta - Fece dietrofront con il carrello ancora vuoto.
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Ti serviva un finale capace di descrivere l’angoscia del protagonista che si aggira con il carrello vuoto tra gli scaffali e ne hai individuato uno non male, ma ci devi lavorare ancora, purtroppo. La fantasia non ti manca. Lascialo decantare e pensaci su. Vedrai che l’ispirazione arriverà quando meno te l’aspetti. Voto sospeso
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Il vecchietto dispettoso e Mrs. Jayne hanno dato una pennellata di colore al centro commerciale.
Nell' insieme trasmette un messaggio chiarissimo.
https://www.youtube.com/watch?v=HTRHL3yEcVk
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Ma che succede al vecchietto? Io ho un po' paura per lui: una cosa è fargli fare il dispettoso, altra è fargli avere visioni fantozziane senza alcuna evidente giustificazione.
Può essere che l'unica nostra via d'uscita da quest'inferno consumista sia un colpo accompagnato da allucinazioni?
A rileggerti presto.
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le descrizioni sono buone, però le trovo molto artificiali, forse un po' esagerate.
ci sono anche degli errori, soprattutto nei dialoghi, dove manca la chiusura.
devi inserire una lineetta per chiudere il parlato
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Re: Buon Natale Mrs. Jayne
Non c'è sesso nel finale. Ho unito due sfortune e l'uomo che la guarda vede i seni rigogliosi, morbidi, burrosi, accoglienti come i seni di una madre dove rifugiarsi a piangere per la sua povera vita.
BReVI AUTORI - volume 3
collana antologica multigenere di racconti brevi
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