The Bully, the Dolly and the Loser
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The Bully, the Dolly and the Loser
L'altro pomeriggio ero sceso in garage che volevo mettere un po' a posto le cose e poi dovevo sistemare il deragliatore delle moltipliche della mia bici sportiva che non mi teneva più la moltiplica più grande. Quindi facevo un po' dentro e un po' fuori sul marciapiede dove avevo sistemato le cose.
Un po' più in là, dove il marciapiede si allarga, si erano fermati un gruppo di ragazzini, maschi e femmine. Non saprei dirvi l'età, ragazzi, ragazzini, una cosa così. Alcuni erano in bici e un paio avevano lo scooter. Diciamo dieci, forse dodici ragazzi.
Il loro vociare mi aveva incuriosito, non stavano litigando, ma si dileggiavano con allegria e così ogni tanto buttavo un'occhiata di nascosto per non farmi notare. Che poi non mi avrebbero notato comunque: se avessero dovuto descrivere la scena io sarei stato dimenticato in quanto inesistente per loro. Solo dietro insistenza forse uno avrebbe ricordato che c'era un vecchio che lavorava fuori dal suo garage. Il vecchio ero io.
Cercavo di non guardarli che solo il fatto di osservare un fenomeno lo modifichi, ma cercavo di ascoltare. Avevo notato che c'era uno che doveva essere il maschio alfa del gruppo. il tipo, un po' precoce e sgamato, teneva banco e prendeva in giro la bella del gruppo delle femmine. Gli piaceva fare il capetto e godeva del momento. Però io penso che essere troppo precoci da ragazzini, nel lungo termine non paga quasi mai.
La tipa era la bella del gruppo, la reginetta, senza dubbio e sapeva di esserlo. Stava mordendo il freno perché si sentiva sotto il martello del ragazzo. Il resto del gruppo faceva da coro e si godevano la sfida tra i due.
Io non riuscivo a seguire tutti i loro discorsi perché usavano un gergo giovanile a me oramai sconosciuto. Cioè, cazzo e vaffanculo sono dei termini universali e eterni, ma di altri non ne afferravo in significato. Ad esempio, "scialla". Che cazzo vuole dire "scialla" che lo ripetevano in continuazione?
I termini che usavo io ai miei tempi sono scomparsi. Ora non c'è più nessuno che dice "alternativo", "underground" o "di tendenza", e a pensarci mi sale la malinconia e sto per rovinarmi la giornata.
Che non è mica una sciocchezza perché se la realtà è definita dalle parole, quando spariscono le parole che la definiscono, anche la realtà sparisce? Quella realtà dei miei tempi non c'è più e non c'è un cazzo da fare. Hanno perfino cambiato nome alla "New Wave" che adesso la chiamano musica "Post Punk". Roba da matti, non ho più parole, infatti.
A un certo punto dal gruppo dei maschi si fa vanti uno, un tipo cicciottello e acerbo che si mette a spalleggiare il bullo, ripetendo le sue battute e ridendo con gusto.
Io non riesco a trattenere i miei pensieri e mi metto a parlare fra me. Ma che cazzo ti sei messo intesta di fare? Non vedi che al bullo non frega niente del tuo aiuto? Rientra nei ranghi che sei ancora indietro e la tua voce assomiglia ancora a quella di un bambino.
Guarda che se non stai molto attento ti fai male. La tipa rispetto a te è già una donna, non vedi che tette che ha? Non vedi che morde il freno come una tigre ferita e cerca qualcosa da sbranare?
Il bullo parte con un colpo basso alla tipa che dovrebbe porre fine alla questione e se ne esce con, Ma che cazzo vuoi saperne te che sei ancora vergine.
La tipa sta per scoppiare e non sa come ribattere specialmente di fronte alle altre femmine del gruppo e vede la sua leadership minacciata.
Per sua fortuna il ragazzino inesperto fa un errore fatale, ride di gusto e ripete, Sì, Sì, tu sei ancora vergine.
Io chiudo gli occhi e sospendo il lavoro alla catena. No, cazzo no. Adesso questa ti sbrana, dico immaginando un contatto telepatico con il ragazzino. Te la sei cercata, cazzo, perché non mi hai dato retta e non sei rimasto nei ranghi.
A quel punto la ragazza colpisce come un fulmine e la sua voce è un rombo di tuono senza pietà, Cazzo parli te che rimarrai vergine tutta la vita, sfigato!
No, Dio, no che botta. Una botta così ti ferma lo sviluppo. Un riflusso gastrico mi brucia la gola e amareggia la bocca. Una botta così ti ferma lo sviluppo e ti frega tre o quattro centimetri in altezza, continuo fra me.
Tutti scoppiano a ridere tranne il tipo. Il sangue è stato versato, i ruoli ristabiliti. Tutti partono tranne il tipo che rimane lì intontito con la bici tra le gambe. Guarda il telefonino, ma secondo me non vede niente. Non riesce a capire come le cose non siano andate come diceva lui.
Io ho smesso di lavorare alla bici e lo guardo allontanarsi da solo con la testa bassa.
Figlio mio, dico rivolto ai muri del garage, lo so che le cose non sono andate come dicevi tu. Succede spesso. Passerà, perché passa, ma quei tre quattro centimetri te li sei giocati di sicuro.
È un peccato perché quei centimetri in altezza a un maschio fanno comodo, ti avrebbero fatto comodo.
Anche a me avrebbero fatto comodo.
Re: The Bully, the Dolly and the Loser
Buon racconto
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La punteggiatura va rivista totalmente, è una fatica da leggere. Viene mostrato veramente poco di quello che succede, più che una storia è un collage di voci. Io proverei a riproporlo, se rivista può essere davvero buona. Per ora purtroppo non ci siamo.
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Re: The Bully, the Dolly and the Loser
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Re: The Bully, the Dolly and the Loser
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Centrate anche le considerazioni sulle differenze linguistiche che segnano i confini fra le generazioni (ma post punk si usa ancora?).
Non vedo l’esigenza di passare al presente da metà in poi, anzi, lo avrei preferito tutto al presente, ma questi sono gusti.
Facendo una considerazione più generale devo dire che hai uno stile personale e riconoscibile in tutti i tuoi racconti, può piacere o no, ma non è poco.
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Re: The Bully, the Dolly and the Loser
Ho notato solo forse qualche sbavatura, dal mio punto di vista: in un parlare così quotidiano leggere "si dileggiavano" mi ha fatto un po' sobbalzare; così come "solo il fatto di osservare un fenomeno lo modifichi" fa precipitare la fisica di Heisenberg sui nostri poveri tavolini da scrittura.
Nel complesso però il giudizio è buono.
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Mi spiace ma il racconto ha la punteggiatura sbagliata, da quale pulpito dirai, la mia punteggiatura è perché scrivo, come sento, senza fiato, sempre avanti sino a che metto un punto, è un flusso di coscienza, ma tu la usi molto e in certi punti la sbagli completamente. Il racconto non mi dà nessuna emozione, sembra confezionato, ma forse tu volevi seguire il genere pulp, anche così io percepisco solo parolacce e niente atmosfera, penso inoltre che sia stato scritto anni fa perché non fotografa la situazione odierna… perdona la mia cattiveria ma è quello che pensoMacrelli Piero ha scritto: 20/03/2022, 22:26 The Bully, the Dolly and the Loser
L'altro pomeriggio ero sceso in garage che volevo mettere un po' a posto le cose e poi dovevo sistemare il deragliatore delle moltipliche della mia bici sportiva che non mi teneva più la moltiplica più grande. Quindi facevo un po' dentro e un po' fuori sul marciapiede dove avevo sistemato le cose.
Un po' più in là, dove il marciapiede si allarga, si erano fermati un gruppo di ragazzini, maschi e femmine. Non saprei dirvi l'età, ragazzi, ragazzini, una cosa così. Alcuni erano in bici e un paio avevano lo scooter. Diciamo dieci, forse dodici ragazzi.
Il loro vociare mi aveva incuriosito, non stavano litigando, ma si dileggiavano con allegria e così ogni tanto buttavo un'occhiata di nascosto per non farmi notare. Che poi non mi avrebbero notato comunque: se avessero dovuto descrivere la scena io sarei stato dimenticato in quanto inesistente per loro. Solo dietro insistenza forse uno avrebbe ricordato che c'era un vecchio che lavorava fuori dal suo garage. Il vecchio ero io.
Cercavo di non guardarli che solo il fatto di osservare un fenomeno lo modifichi, ma cercavo di ascoltare. Avevo notato che c'era uno che doveva essere il maschio alfa del gruppo. il tipo, un po' precoce e sgamato, teneva banco e prendeva in giro la bella del gruppo delle femmine. Gli piaceva fare il capetto e godeva del momento. Però io penso che essere troppo precoci da ragazzini, nel lungo termine non paga quasi mai.
La tipa era la bella del gruppo, la reginetta, senza dubbio e sapeva di esserlo. Stava mordendo il freno perché si sentiva sotto il martello del ragazzo. Il resto del gruppo faceva da coro e si godevano la sfida tra i due.
Io non riuscivo a seguire tutti i loro discorsi perché usavano un gergo giovanile a me oramai sconosciuto. Cioè, cazzo e vaffanculo sono dei termini universali e eterni, ma di altri non ne afferravo in significato. Ad esempio, "scialla". Che cazzo vuole dire "scialla" che lo ripetevano in continuazione?
I termini che usavo io ai miei tempi sono scomparsi. Ora non c'è più nessuno che dice "alternativo", "underground" o "di tendenza", e a pensarci mi sale la malinconia e sto per rovinarmi la giornata.
Che non è mica una sciocchezza perché se la realtà è definita dalle parole, quando spariscono le parole che la definiscono, anche la realtà sparisce? Quella realtà dei miei tempi non c'è più e non c'è un cazzo da fare. Hanno perfino cambiato nome alla "New Wave" che adesso la chiamano musica "Post Punk". Roba da matti, non ho più parole, infatti.
A un certo punto dal gruppo dei maschi si fa vanti uno, un tipo cicciottello e acerbo che si mette a spalleggiare il bullo, ripetendo le sue battute e ridendo con gusto.
Io non riesco a trattenere i miei pensieri e mi metto a parlare fra me. Ma che cazzo ti sei messo intesta di fare? Non vedi che al bullo non frega niente del tuo aiuto? Rientra nei ranghi che sei ancora indietro e la tua voce assomiglia ancora a quella di un bambino.
Guarda che se non stai molto attento ti fai male. La tipa rispetto a te è già una donna, non vedi che tette che ha? Non vedi che morde il freno come una tigre ferita e cerca qualcosa da sbranare?
Il bullo parte con un colpo basso alla tipa che dovrebbe porre fine alla questione e se ne esce con, Ma che cazzo vuoi saperne te che sei ancora vergine.
La tipa sta per scoppiare e non sa come ribattere specialmente di fronte alle altre femmine del gruppo e vede la sua leadership minacciata.
Per sua fortuna il ragazzino inesperto fa un errore fatale, ride di gusto e ripete, Sì, Sì, tu sei ancora vergine.
Io chiudo gli occhi e sospendo il lavoro alla catena. No, cazzo no. Adesso questa ti sbrana, dico immaginando un contatto telepatico con il ragazzino. Te la sei cercata, cazzo, perché non mi hai dato retta e non sei rimasto nei ranghi.
A quel punto la ragazza colpisce come un fulmine e la sua voce è un rombo di tuono senza pietà, Cazzo parli te che rimarrai vergine tutta la vita, sfigato!
No, Dio, no che botta. Una botta così ti ferma lo sviluppo. Un riflusso gastrico mi brucia la gola e amareggia la bocca. Una botta così ti ferma lo sviluppo e ti frega tre o quattro centimetri in altezza, continuo fra me.
Tutti scoppiano a ridere tranne il tipo. Il sangue è stato versato, i ruoli ristabiliti. Tutti partono tranne il tipo che rimane lì intontito con la bici tra le gambe. Guarda il telefonino, ma secondo me non vede niente. Non riesce a capire come le cose non siano andate come diceva lui.
Io ho smesso di lavorare alla bici e lo guardo allontanarsi da solo con la testa bassa.
Figlio mio, dico rivolto ai muri del garage, lo so che le cose non sono andate come dicevi tu. Succede spesso. Passerà, perché passa, ma quei tre quattro centimetri te li sei giocati di sicuro.
È un peccato perché quei centimetri in altezza a un maschio fanno comodo, ti avrebbero fatto comodo.
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Re: The Bully, the Dolly and the Loser
Quelli negativi sono anche più utili.
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e lessicalmente adeguato non è facile.
Condivido i commenti di altri sulla "forma" ma trovo il contenuto simpatico.
Tutto sommato, a volte, una bicicletta è meglio di una str....etta!
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Commento a The Bully, the Dolly and the Loser
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Commento The Bully, the Dolly and the Loser
“e ripete, Sì, Sì, tu sei ancora vergine.” Idem c.s.
Forse per non essere da meno dei fanciulli, hai cominciato a sparare dei “cazzo” qua e la, alla cazzo appunto.
Mi associo ai commenti sulla punteggiatura anche se il racconto ha un suo stile, un po’ grezzo se vogliamo, ma piacevole, infatti a me è piaciuto. Forse anche perché nel frattempo lo hai rivisto ed io, buon ultimo o quasi, ne leggo la versione 2.0.
voto 4
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Re: The Bully, the Dolly and the Loser
Ora che il racconto è rimasto a lungo a decantare potrebbe essere ripreso e modificato, ma non so se sia corretto all'interno della gara.
I vostri consigli sono sempre di grande aiuto.
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Ho notato solo forse qualche sbavatura, dal mio punto di vista: in un parlare così quotidiano leggere "si dileggiavano" mi ha fatto un po' sobbalzare; così come "solo il fatto di osservare un fenomeno lo modifichi" fa precipitare la fisica di Heisenberg sui nostri poveri tavolini da scrittura.
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Infatti la psicologia umana agisce spesso in maniera ripetitiva, il linguaggio cambia, ma certi valori morali purtroppo un pò scemano con l'evolversi (o involversi, oserei dire) delle generazioni.
E' comunque un bel ritratto di vita, che fornisce elementi di riflessione.
Il discorso in merito alla punteggiatura mi trova concorde in minima parte, lascio a colleghi sicuramente più esperti della sottoscritta il compito di dispensare preziosi consigli a tale riguardo.
Bravo, ciao.
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Re: The Bully, the Dolly and the Loser
Sovrana è la gara e sovrani i giudici. Non aggiungo altro.
P.S.
Traviato da una cattiva compagnia che mi ha coinvolto (tanto puoi smettere quando vuoi) in haiku, renga e tacciamo dei drabble, ho tralasciato il dovere di intervenire sulle altre opere delle gare. Chiedo scusa.
Dentro la birra
antologia di racconti luppolati
Complice di serate e di risate, veicolo per vecchie e nuove amicizie, la birra ci accompagna e ha accompagnato la nostra storia. "Dentro la birra", abbiamo scelto questo titolo perché crediamo sia interessante sapere che cosa ci sia di così attraente nella bevanda gialla, gasata e amarognola. Perchè piace così tanto? Che emozioni fa provare? Abbiamo affidato questa "indagine" a Braviautori, affinché trovasse, tramite l'associazione e il portale internet, scrittori capaci di esprimere tali sensazioni. E infatti sono arrivati numerosi racconti: la commissione ne ha scelti 33. Nemmeno a farlo apposta, 33 è la quantità di centilitri di un gran numero di bottiglie (e lattine) di birra; una misura nota a chi se n'intende.
A cura di Umberto Pasqui e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Andrea Andreoni, Tullio Aragona, Enrico Arlandini, Beril, Enrico Billi, Luigi Bonaro, Vittorio Cotronei, Emanuele Crocetti, Bruno Elpis, Daniela Esposito, Lorella Fanotti, Lodovico Ferrari, Livio Fortis, Valerio Franchina, Luisa Gasbarri, Oliviero Giberti, Elena Girotti, Concita Imperatrice, Carlotta Invrea, Fabrizio Leo, Sandra Ludovici, Micaela Ivana Maccan, Cristina Marziali, Stefano Masetti, Maurizio Mequio, Simone Pelatti, Antonella Provenzano, Maria Stella Rossi, Giuseppe Sciara, Salvatore Stefanelli, Ser Stefano, SunThatSpeed, Marco Vignali.
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Non spingete quel bottone
antologia di racconti sull'ascensore
Hai mai pensato a cosa potrebbe accadere quando decidi di mettere piede in un ascensore? Hai immaginato per un attimo a un incontro fatale tra le fredde braccia della sua cabina? Hai temuto, per un solo istante, di rimanervi chiuso a causa di un imponderabile guasto? E se dietro a quel guasto ci fosse qualcosa o qualcuno?
Trentuno autori di questa antologia dedicata all\'ascensore, ideata e curata da Lorenzo Pompeo in collaborazione col sito BraviAutori.it, hanno provato a dare una risposta a queste domande.
A cura di Lorenzo Pompeo
Introduzione dell\'antropologo Vincenzo Bitti.
Illustrazioni interne di Furio Bomben e AA.VV.
Copertina di Roberta Guardascione.
Contiene opere di: Vincenzo Bitti, Luigi Dinardo, Beatrice Traversin, Paul Olden, Lodovico Ferrari, Maria Stella Rossi, Enrico Arlandini, Federico Pergolini, Emanuele Crocetti, Roberto Guarnieri, Andrea Leonelli, Tullio Aragona, Luigi Bonaro, Umberto Pasqui, Antonella Provenzano, Davide Manenti, Mara Bomben, Marco Montozzi, Stefano D'Angelo, Amos Manuel Laurent, Daniela Piccoli, Marco Vecchi, Claudio Lei, Luca Carmelo Carpita, Veronica Di Geronimo, Riccardo Sartori, Andrea Andolfatto, Armando d'Amaro, Concita Imperatrice, Severino Forini, Eliseo Palumbo, Diego Cocco, Roberta Eman.
Cuori di fiele
antologia di opere ispirate all'ineluttabile tormento
A cura di Roberto Virdo'.
Contiene opere di: Marcello Rizza, Ida Daneri, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Mario Flammia, Francesca La Froscia, Ibbor OB, Alessandro Mazzi, Marco Fusi, Peter Hubscher, Marco Pugacioff, Giacomo Baù, Essea, Francesco Pino, Franco Giori, Umberto Pasqui, Giacomo Maccari, Annamaria Ricco, Monica Galli, Nicolandrea Riccio, Andrea Teodorani, Andr60.
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Gara d'inverno 2023/2024 - La buona scuola / Profondo nord - e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 68 - La gelosia
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La Gara 13 - Per modo di dire
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