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Perseus
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Re: Perseus
Sono contento che ci sei anche tu in questa gara.
Ti ho dato pure 5 ma non funziona! Che sfortuna!
Leggiucchiato in realtà. Molto più completo rispetto all'altro racconto dell'altra "gara".
Ciao, e buona… buona gara!
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Re: Perseus
anche a me fa piacere rileggerti.
In realtà, i due racconti si completano (quasi, mancano alcuni dettagli che non sapevo come infilare), ma l'avevo anticipato. Mi fa piacere se, ampliando la prospettiva, il quadro si completa.
Un saluto e a presto
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Re: Perseus
Ho aggiunto il sondaggio per i voti.
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Re: Perseus
grazie mille per il gradimento, e mi fa piacere se ho chiuso alcuni punti che la prima parte del racconto non aveva potuto affrontare.
In realtà ci sarebbero un altro paio di elementi da mettere al loro posto (Pegasus e Chrisaor, ad esempio), ma chissà che col tempo...
A presto!
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Re: Perseus
Perché "solo tuoi"? Ho del mito un'idea più universale. Però magari poi ci fai sapere quali sono i tuoi concetti-bagaglio: il confronto è sempre confortante.
Allo stesso tempo, non credo di aver scritto nulla di "scientifico" (ovvero, da prendere sul serio): il mio è piuttosto un tentativo di far concordare (a spanne) i miti che ci sono stati tramandati con una possibile sequenza di eventi storici reali, nell'ipotesi che essi raccolgano la memoria di quegli eventi. In altre parole: ammettiamo che essi conservino un fondo di verità, qual è questa verità? E qual è stata la sequenza, quali le ragioni che hanno portato dal fatto al mito?
Quindi, sebbene è vero che la narrazione in alcuni punti è "densa" (come osserva anche Andr60), evito di spendermi nello studio approfondito di ciascun dettaglio perché non ne ho né i titoli, né le capacità, e infine ammazzerei il racconto (la miglior scusa per non faticare!)
A presto!
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… una lettura veramente impegnativa… tante cose da memorizzare… specie per uno poco ferrato in mitologia come sono io.
Certo che Aithia, per essere una bambina, doveva avere un cervelletto appesantito da quanto le veniva versato dentro… direi una specie di quel che oggi potremmo dire catechismo… anzi, ancor meglio, indottrinamento.
Comunque sono riuscito ad arrivare alla fine.
Jacopo
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Re: Perseus
in effetti, finché si toccano le corde di chi apprezza certi temi, è facile. Il difficile è quando il lettore apprezza piuttosto altri generi, quindi il tuo arrivare alla fine lo prendo come un ottimo risultato!
Indottrinamento è una buona parola, nel senso di ricevere una dottrina, e non in quello di subire il lavaggio del cervello, e le religioni monoteiste sono sempre state più prossime alla seconda che alla prima accezione, anche perché quando si comincia con "non avrai altro Dio all'infuori di me", il margine per elaborare un dialogo è abbastanza risicato.
Ma i bambini... Quelli apprendono tutto! Il problema siamo noi ciucci vecchi, che vediamo le cose accadere sempre allo stesso modo e non impariamo mai! Sembra che mi riferisco a qualcosa di particolare? Direi...
Impegnativa... Spero che queste cose si possano leggere su più piani. A me premeva sollevare Aithia dai suoi dubbi. È vero che col tempo si arriva a giustificare qualunque nefandezza con la religione, ma ci fu un tempo che il figlio di un falegname fu immolato su una croce. Non fu certo l'unico, perciò deve essere stato una persona eccezionale, per ricordarcelo oggi. Noi conosciamo una storia, quella che ci è arrivata, ma chissà...
A presto!
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posso fare un'osservazione poco opportuna? E perdonami di questo. Perché si intende molto bene dal tuo racconto che, più che una "riproposizione" del mito, esiste, invece, una sorta di "rielaborazione", che è una cosa diversa, in chiave storica (o ipoteticamente storica) del mito stesso; privandolo di quell'aspetto fantastico/favolistico che accompagna ogni mitologia. Il tuo lavoro come autore è apprezzabilissimo. Però, se spogli il mito e lo trasformi in qualcosa di possibilmente storico (o comunque appartenente a una storia presunta), il mito stesso non rischia di perdere la sua originalità, valore simbolico, fascino e genesi (le/a ragioni/funzione del suo esistere per come è stato creato e per come lo conosciamo noi adesso) per poi diventare un'altra cosa, molto più razionale? Perché il tuo intento/proposito non è propriamente rielaborare il mito per "com'è" (guardandolo da un'ottica diversa), ma (scusa se mi ripeto) "riproporlo in chiave pseudo-storica e razionale", che però è un'altra cosa rispetto alle vere caratteristiche del mito reale, per come ci è stato tramandato, intendo, oppure ne rappresenta solo una parte.
Non giudicarmi "puntiglioso e pedante", ma un po' di ragione ce l'ho, no?
Ti porto un esempio: prendo un Vangelo (quello di Marco) e lo riscrivo più bello, riempiendo i vuoti narrativi che ci stanno, aggiungendo personaggi e altri fatti e dettagli che a me piacciono e che anche ad altri possano piacere; e alla fine mi esce pure un bel lavoro (magari più bello nella forma e nei contenuti del testo originario). Sì, sarà un bel lavoro il mio, ma non sarà mai l'originale, e, "per quanto apprezzabile, anche per le fonti a cui io ho attinto", resterà sempre una mia libera interpretazione.
Che Iddio mi perdoni per l'esempio un po' profano, essendo io credente; era solo per far capire cosa intendevo. Molti, quasi tutti oggi, dicono "io sono ateo" per far intendere che loro sono persone intelligenti e razionali. Dico io a loro: non c'entra nulla l'essere intelligenti e razionali con la Fede. Credere che esista qualcosa di assoluto e trascendentale, prima della vita e dopo la morte, è una verità che non deve essere dimostrata o avvalorata dalla ragione: "Se ci credi, è", semplificando parecchio quello che dice Averroè (o Averrois).
Marino, forse ti aspettavi più un commento tipo così?:
"Ah, sì! Bel racconto! Mi è piaciuto tantissimo! Poi la mitologia è roba molto forte! Cinebrivido! Ma lo sai che sei molto ganzo e figo a scrivere! Portento! Bravo! Bravo! Bravo! Bravo!"
P.S. Sei stato, invece, enormemente bravo a inventare un personaggio come Aithia (palindromo? Porta fortuna!) che fa da mediatrice al Logos (la nonna) del mito; in cui il lettore non può fare altro che immedesimarsi. Il testo è in certi tratti un po' "lento" nella lettura, e per i rimandi ad altri personaggi e vicende, però questa è una caratteristica di tutti i testi dialogici e non si può fare nulla per cambiarla; e per i rimandi: idem.
Tante belle cose, caro Marino Maiorino,
Antonio
Voto 5 (per me il voto conta poco o quasi nulla, ma se ci tieni…)
- Marino Maiorino
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Re: Perseus
non trovo nulla da perdonarti, al contrario!
Il mio proposito è (in parte) esattamente quello che individui nelle prime righe del tuo commento: ricercare la storia dietro il mito, risolvere le apparenti incongruenze della narrazione, cercare di capire come e perché sono state introdotte, qual è il loro valore nella narrazione per chi il mito l'ha elaborato, rielaborato e infine codificato.
Ciò non mi impedisce, però, di partire da una base fideistica: Athena c'era non tanto sottilmente nella prima parte del racconto, mentre in questa seconda parte è usata solo come pretesto. Nel caso del mito di Medusa ho trovato (facendo ricerche per quanto mi è possibile e con la mia limitata sensibilità) che il personaggio, la sua iconografia, la sua storia, sono sparsi su un territorio enormemente più vasto di quello della civiltà greca (sia pure con notevoli varianti locali). Ho trovato anche che è uno dei miti più antichi, che sorge dalle nebbie del Medio Evo ellenico praticamente già codificato.
Se vuoi, quello che propongo è una ricostruzione "scientifica" dei fatti che diedero origine al mito (il ricordo della civiltà degli Antichi Europei sommersi dai Kurgan). Siccome non fu un'invasione in senso moderno, ci furono ovviamente prestiti culturali da entrambe le parti, e il processo durò diverso tempo, con eventi cruenti e altri meno.
L'elemento religioso è estremamente importante, e non cerco di razionalizzarlo del tutto, perché fa parte dell'identità di un popolo, dei suoi riti, delle sue credenze, e giustifica determinate usanze della sua società (credo sia palese il contrasto del contratto matrimoniale tra invasori e invasi nelle parole della nonna: sappiamo bene che gli invasori erano fortemente patriarcali).
Il tutto è stato smosso dalla mia meraviglia per come determinate figure divine e mitiche della civiltà greca (patriarcale) abbiano connotati fortemente matriarcali (Athena, Medusa), superando quello che fu lo shock del XIII sec. a.C.
Ma che tutto si giochi sul filo della propaganda culturale, te lo dimostra un'osservazione tanto lampante perché lasciata lì dalla storia (sai, quegli elementi narrativi ai quali non si attribuisce importanza, e che quindi gli invasori non si curarono di depurare. La vera storia si recupera spesso da queste sciocchezze, invece che dal succo di un mito): Medusa era figlia di Phorkys, dio del mare PRIMA di Poseidone. Alcuni specialisti ritengono che la generazione di Dei anteriore agli olimpici raccoglie i ricordi del pantheon precedente alle invasioni dei Dori. Quindi il mito classico già dice: "Medusa è un personaggio che appartiene alla mitologia anteriore alla nostra". Eppure, nel mito che ci è giunto, ella è sacerdotessa di Athena, a sua volta nata dalla testa di Zeus! Come si concilia quest'incongruenza temporale?
Io la risolvo pensando che Athena, dea saggia e guerriera, protettrice delle città (gli invasori erano nomadi, non avevano città), preesisteva agli Olimpici, e che la sua nascita dal cranio di Zeus sia solo un'attribuzione posteriore, dovuta alla volontà degli invasori di assorbire nel proprio pantheon una figura che 1) non avevano e 2) il cui culto continuava nonostante il contrasto culturale!
Ora, capisco che più affondo in queste spiegazioni, più vado nella direzione che hai criticato (troppa "razionalità"), ma qui viene il plot-twist: ho sempre creduto che l'uomo si avvicina alla divinità quanto più è primitivo, e non per creduloneria o ignoranza (questa è solo una parte della storia), ma per sentire, per spirito. Che, ho scoperto, è molto diverso dall'abbandonarsi alla volontà di Dio come facciamo i cristiani ma, al contrario, è una religione molto attiva. Un detto alessandrino a proposito di Athena recita: "Syn Athina kai, cheira kinei" ("con l'aiuto della Dea, muovi le mani" parallelo al nostrano, "aiutati, che Dio t'aiuta"). Il senso è che se vuoi vedere un miracolo, devi cominciare a operarlo tu, altro che metterti a pregare!
Quindi, alla fine, sto cercando di eliminare tutte le superfetazioni, le alterazioni culturali, le ritualità inutili, per cercare di raggiungere il rapporto "naturale" tra l'uomo e la divinità.
Mi puoi certo dire: mito a mito, te ne resta, di strada, da fare! Beh, ma a me piace camminare, fa bene alla circolazione, e nel frattempo ammiro il paesaggio. In fondo, il bello del viaggio non è quasi mai la meta, ma il viaggio in sé. La bella meta è un'attrazione turistica, e io rifuggo dalla calca.
Per il voto... No, non ci tengo, ma mi è utile per capire se so comunicare compiutamente ciò che voglio esprimere.
A presto!
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Re: Perseus
"Quindi, il tuo obiettivo è cercare di rintracciare l'origine storica del mito per poi elaborarlo razionalmente e scientificamente, cercando di colmare illogicità e lacune, e riproporlo attraverso un testo leggero, come un racconto, più agevole da leggere rispetto a un saggio barboso."
Una terza via possibile e difficile, rispetto a quelle indicate da me prima.
Grazie per l'esaustiva risposta, Marino
Avevo dimenticato di darti il voto, scusa.
A rileggerci…
- Marino Maiorino
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Re: Perseus
Giochi di parole a parte, hai riassunto egregiamente.
Il fatto è che un racconto non ha pretese di avere rigore scientifico, ma comunica scenari con un'immediatezza disarmante. La tentazione è troppo forte!
Ancora grazie per la tua attenzione,
~
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Leggendo i commenti mi sembra di capire che ci siano altri racconti con la stessa ambientazione e che quindi quello che racconti qui completa e integra altre storie, io purtroppo sono l'ultimo arrivato e non lo è ho letto, percui nel mio giudizio oggi mi baso solo su questo ultimo.
Bella l'idea di reinterpretare la leggende, m piace molto come idea. Gestisci bene l'enorme "spiegone" inserendolo in una graziosa e piacevole narrazione di una nonna verso la nipotina.
Se posso dire il tutto mi ricorda come atmosfera niente di meno che la "figlia di Omero" di Graves, che gioca su un concetto molto simile ambientandolo anche lui nella grecia arcaica.
La mia principale perplessità è il linguaggio che trovo un po' troppo moderno e "spicciolo", racci bene il differente modi di parlare infantile della bambine e la nonna, ma fai perdere un po' dello spirito fiabesco di altri tempi della narrazione. Il linguaggio non mi porta nella grande sala di un palazzo di un re della grecia arcaica. Seduto, vestito con un tunica di lana, ai piedi della mia venerabile nonna.
- Marino Maiorino
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Re: Perseus
Il precedente brano (Arma di Difesa) ha partecipato nella gara di primavera, ma lo trovi anche sul mio profilo autore.
Mi piace Graves: ha capito che alcune cose poteva dirle solo in forma poetica, visto che scientificamente non trovava pezze d'appoggio per le sue sensazioni (comunque una sensazione di Graves è enormemente più pertinente del "paper" di altri accademici).
Sul linguaggio, hai ragione, e te ne ringrazio addirittura: ho voluto perdere volutamente il tono ampolloso di una corte.
1) Volevo comunicare l'idea al pubblico più ampio possibile, e il linguaggio forbito di una corte, con uno "spiegone" poi, diventa presto pesante e intollerabile. "Narrami, o Diva, del Pelide Achille l'ira funesta che infiniti addusse lutti agli Achei!": per un lettore moderno, le prime cinque parole richiedono 2 note a pie' di pagina, che salgono a tre entro la fine dell'incipit. Il mio non è un poema, ma una nonna che racconta alla nipotina;
2) il rapporto nonna-nipote. La scelta di Aithia come destinataria delle nozioni della nonna è ancora una volta la scelta di semplificare lo spiegone e il suo linguaggio e, una volta fatta questa scelta, si tratta di caratterizzare i personaggi. Qui non siamo a Buckingham Palace, ma in una fortezza di mura megalitiche tenute insieme senza malta, al termine del Medio Evo ellenico, tra gente che, se ha un titolo, se lo è guadagnato col sangue sui campi di battaglia, e non ereditandolo insieme a una vasta collezione di cappellini colorati. Non c'è neanche molto di fiabesco perché quello che la nonna racconta era reale, l'ha vissuto. Di fatto, tutto il racconto tende a chiarire che quanto si crede "favola" o "mito" è la tradizione che resta di eventi realmente accaduti.
Quindi, niente grandi sale ma ambienti stretti, rudi, dedicati alla difesa, perché il nemico è là fuori. D'altronde, anche le sale frequentate da Ulisse non sono sempre quelle dei Feaci; la stessa regina Penelope è dedita a tessere le imprese del marito lontano con le proprie manine; innumerevoli eroi greci sono stati porcari, pastori, delinquenti, assassini, stupratori e chi più ne ha. Dove sono queste "grandi sale"? La cosiddetta "sala del trono" a Knossos (400 anni prima del mio racconto) è uno stanzino stretto e basso che riceve luce da una sorta di piccolo cortile attraverso un corto colonnato. Ma che differenza tra l'evoluta Knossos e la severa Micene!
Ma resta comunque il fattore gradimento, puramente personale, e lì non posso dire nulla. Per questo ti ringrazio per l'attenzione e per il commento.
A presto!
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Re: Perseus
Certo hai perfettamente ragione. "grande" salone era inteso in senso molto esaltatorio. Come il bardo avrebbe descritto la sala del suo Potente Sovrano che comandave "vaste" schiere, con "molte" navi, e possedeva "innumerevoli" greggi.
L'ambientazione che usi e assolutamente una delle mie preferite.
PS sto rivendendo un romanzo storico che scrissi tempo fa, di ambientazione romana molto più tarda, e ovviamente la seppur nobile e ricca matrona patrizia, madre del protagonista, si fa vanto di passare il tempo a filare con le sue ancelle.
Vado cercarmi gli altri tuoi racconti
- Marino Maiorino
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Re: Perseus
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E te ne sei accorto anche tu quando la nonna dice ma ora basta con lo spiegone. Francamente questo passaggio lo abolirei. Excusatio non petita, accusatio manifesta. Nonostante ciò sei riuscito a portarmi nel tuo mondo e a farmi comprendere come le radici del Mito siano più profonde e antiche di quanto crediamo. E forse questo è il punto. Il Mito non è una favoletta che la giagia deve dispensare alla nipote, seppure una nipote metaforica come Aithia. Soprattutto perché quando fai entrare in scena Andromaca, con l'altra parte del Mito, seguire il ragionamento della nonna non è faccenda da poco, né così immediata la comparazione tra quel che c'è e quel che invece tu proponi. Ecco, io lì mi sarei soffermato con qualche spiegazione in più, avrei ampliato il discorso per renderlo più comprensibile e fruibile. Sono un curiosone. Ma qualche spiegazione in più, a quel punto, dentro il racconto avrebbe appesantito a tal punto la narrazione da renderla infruibile. Il saggio dentro al romanzo è un'operazione meravigliosa, ma terribilmente complessa. E quindi un dialogo a tre? Non sottovaluterei la figura del padre della bambina. Dopo tutto è lui l'Elleno. O un racconto nel racconto? O un sogno nel racconto? Il sogno di Medusa, ad esempio, dove riprendere la sua relazione con Perseo e quella di Andromaca con entrambi.
Torno sui nomi. Sull'inesattezza di Jaime avevi ragione tu. L'ho cambiato in italiano per coerenza. Qui nei nomi alterni traduzioni di nomi greci in italiano come Euridice, Aganippe, Acrisio, Andromaca, a nomi riportati dal greco direttamente, come Danae, Dyktis e altri che non hanno un vero e proprio corrispettivo in italiano ad altri ancora che però un corrispettivo in italiano lo posseggono: Perseus è Perseo, Demeter è Demetra, e così via.
La sensazione è di straniamento, di non sapere bene dove ci troviamo e quale sia il metodo adottato.
C'è poi, credo, una imprecisione. Athene, scrivi, la città, in greco moderno è Athina, mentre in dialetto attico era Athinai.
La dea era però Athinà.
E poi perché il locativo iona e non ionio o ionia? In italiano mi pare più corretto.
Gran lavoro, Marino. Continua.
- Marino Maiorino
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Re: Perseus
preziosissimo come sempre, e mai a lesinare in dettagli. Grazie!
Sì, il punto che voglio portare alla luce è che il mito è più antico di quanto crediamo. Tolkien (lo so, cito troppo spesso e solo lui) aveva un'immagine bellissima (secondo il mio gusto) del mito: il calderone di una zuppa. Nella zuppa c'è a bollire di tutto, cose antichissime e cose più moderne, e la ricetta cambia col tempo. E quando affondi il mestolo, non puoi mai sapere cosa ci trovi.
Il mito di Andromeda... Come hai notato anche tu, ho corso sul filo del far scoppiare il racconto a causa della sua complessità (quello di Perseo e la Medusa mi pare uno dei più complessi, e ne sono testimoni le costellazioni nel cielo, che contano almeno sei asterismi [Andromeda, Perseo, Cefeo Cassiopea, Pegaso, Ceto] su 88 solo per questo mito...)
Ora non so se riempirò i buchi di questo racconto, ma la tentazione c'è, e probabilmente seguirà vie diverse: nuovi racconti, quando sarà possibile farne racconti indipendenti, o integrazioni dei presenti, quando si tratterà di rifiniture.
Per ultimo, la mia gioia: le tue osservazioni sui nomi. Hai ragione e darò una sistemata, seguendo le tue avvertenze.
Un saluto!
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Re: Perseus
Scusa se mi sono intromesso, ma se scrivi diversi racconti sullo stesso "motivo", è importante trovare un modo per unirli. La soluzione più semplice sarebbe antologizzarli (cronologicamente), ma rischierebbe poi di sembrare troppo simile a un libro di scuola.
Ciao, Marino
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Re: Perseus
tu e Namio mi state dando un notevole impulso, e ve ne ringrazio.
Sembra che entrambi (e me ne sorprendo) abbiate accettato il fatto che questi sono una storia nella storia, un livello narrativo di troppo che poche volte è ben riuscito. Prendo perciò come un ottimo segno il fatto che mi stiate invitando a procedere.
Invito che accetto con la dovuta prudenza a cercare di mantenere il livello fin qui stabilito. Ci vorrà tempo.
Un saluto!
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Re: Perseus
Saluti
Vittorio
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Re: Perseus
So che a prima vista questi miei racconti (di fatto, gran parte di quello che scrivo) possono sembrare, come dici tu, il tentativo di spiegare il senso della mitologia, ovvero una ricerca del fatto storico dietro il mito.
Ma devo confessare che l'obiettivo ultimo è ancora più in là. Chiedo scusa a Namio, a Antonio, ai lettori più attenti, se non ho chiarito in precedenza questo punto che invece è per me fondamentale: sono alla ricerca del divino nell'umano, e credo che le "religioni" abbiano nascosto questo elemento piuttosto che portare l'uomo più vicino alla divinità.
La ricerca storica è il percorso per tornare a un tempo virtualmente senza religioni, quando il divino poteva esprimersi liberamente, farsi "esperienzare" dall'umanità.
Il che ha a che vedere con molto di quello che crediamo di "vivere". Per dirne una: noi occidentali abbiamo un concetto di "amore" che, nel bene E nel male, è indissolubilmente legato alla scolastica medievale (e al contratto matrimoniale "more uxorio" del diritto romano).
Ma Amore, senza sovrastrutture sociali di sorta, chi è davvero? E come Amore, molti altri.
La ricerca storica, quindi, mira a raggiungere quei momenti in cui un semplice processo logico NON può spiegare un bel niente. Lì, spero, la divinità dovrebbe uscire allo scoperto.
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Re: Perseus
La ricerca storica e antropologica, temo, che non potrà mostrarti quanto cerchi. O mi sfugge qualcosa?
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A cura di Tullio Aragona.
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Museo letterario
Antologia di opere letterarie ispirate dai capolavori dell'arte
Unire la scrittura all'immagine è un'esperienza antica, che qui vuole riproporsi in un singolare "Museo Letterario". L'alfabeto stesso deriva da antiche forme usate per rappresentare animali o cose, quindi tutta la letteratura è un punto di vista sulla realtà, per così dire, filtrato attraverso la sensibilità artistica connaturata in ogni uomo. In quest'antologia, diversi scrittori si sono cimentati nel raccontare una storia ispirata da un famoso capolavoro dell'Arte a loro scelta.
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Vedi ANTEPRIMA (211,82 KB scaricato 182 volte).
A modo mio
antologia AA.VV. di opere ispirate a storie famose, ma rimaneggiate dai nostri autori
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Susanna Boccalari, Remo Badoer, Franco Giori, Ida Daneri, Enrico Teodorani, Il Babbano, Florindo Di Monaco, Xarabass, Andrea Perina, Stefania Paganelli, Mike Vignali, Mario Malgieri, Nicolandrea Riccio, Francesco Cau, Eliana Farotto.
Vedi ANTEPRIMA (1,22 MB scaricato 38 volte).
La Paura fa 90
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Questo libro è una raccolta dei migliori testi che hanno partecipato alla selezione per l'antologia La Paura fa 90. Ci sono 90 racconti da non più di 666 parole. A chiudere l'antologia c'è un bellissimo racconto del maestro dell'horror Danilo Arona. Leggete questa antologia con cautela e a piccole dosi, perché altrimenti correte il rischio di avere terribili incubi!
A cura di Alessandro Napolitano e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Maria Arca, Pia Barletta, Ariase Barretta, Cristiana Bartolini, Eva Bassa, Maria Cristina Biasoli, Patrizia Birtolo, Andrea Borla, Michele Campagna, Massimiliano Campo, Claudio Candia, Carmine Cantile, Riccardo Carli Ballola, Matteo Carriero, Polissena Cerolini, Tommaso Chimenti, Leonardo Colombi, Alessandro M. Colombo, Lorenzo Coltellacci, Lorenzo Crescentini, Igor De Amicis, Diego Di Dio, Angela Di Salvo, Stefano di Stasio, Bruno Elpis, Valeria Esposito, Dante Esti, Greta Fantini, Emilio Floretto Sergi, Caterina Franciosi, Mario Frigerio, Riccardo Fumagalli, Franco Fusè, Matteo Gambaro, Roberto Gatto, Gianluca Gendusa, Giorgia Rebecca Gironi, Vincenza Giubilei, Emiliano Gotelli, Fabio Granella, Mauro Gualtieri, Roberto Guarnieri, Giuseppe Guerrini, Joshi Spawnbrød, Margherita Lamatrice, Igor Lampis, Tania Maffei, Giuseppe Mallozzi, Stefano Mallus, Matteo Mancini, Claudia Mancosu, Azzurra Mangani, Andrea Marà, Manuela Mariani, Lorenzo Marone, Marco Marulli, Miriam Mastrovito, Elisa Matteini, Raffaella Munno, Alessandro Napolitano, Roberto Napolitano, Giuseppe Novellino, Sergio Oricci, Amigdala Pala, Alex Panigada, Federico Pergolini, Maria Lidia Petrulli, Daniele Picciuti, Sonia Piras, Gian Filippo Pizzo, Lorenzo Pompeo, Massimiliano Prandini, Marco Ricciardi, Tiziana Ritacco, Angelo Rosselli, Filippo Santaniello, Gianluca Santini, Emma Saponaro, Francesco Scardone, Giacomo Scotti, Ser Stefano, Antonella Spennacchio, Ilaria Spes, Antonietta Terzano, Angela Maria Tiberi, Anna Toro, Alberto Tristano, Giuseppe Troccoli, Cosimo Vitiello, Alain Voudì, Danilo Arona.