La gallina e l'uomo
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La gallina e l'uomo
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il tuo stile di scrittura presenta caratteri post-modernisti, in particolare nella dimensione visiva piuttosto che in quella letteraria. La tua narrazione appare disgregata e scomposta, e potrebbe non risultare gradita a tutti. È come un racconto costruito su frasi frammentarie, con un'assenza di coerente linearità temporale tra le azioni.
In effetti, il testo suscita una certa angoscia in chi lo legge, simile all'esperienza di osservare un quadro composto da immagini disordinate. Mi ricorda molto il programma televisivo "Blob" di RAI 3. Sembra che tu voglia rappresentare il mondo in cui viviamo: un luogo dove le persone sono come galline rinchiuse nelle loro gabbie, intrappolate tra luce e ombra, con teste di dimensioni variabili a seconda del sesso. Ci sono anche riflessioni sulla scrittura, nonostante lui sia un violinista, ci si poi imbatte in domande prive di risposta… e tutto avviene in questo caos che, appunto, definiamo "mondo".
Voto 4/5 (nel suo valore distruttivo, anche nella narrazione, post-modernista)
Tante belle cose
Antonio
P.S. Classiche domande post-moderniste: Cos'è l'arte? Chi decide cosa è arte e cosa non lo è? Qual è il ruolo dell'artista nella società?
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Re: La gallina e l'uomo
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Saluti
Vittorio
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Re: La gallina e l'uomo
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Re: La gallina e l'uomo
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Gran bel caos caoticamente descritto ma… ma in fondo se gettiamo gli occhi di gallina fuori dalla gabbia quello che vediamo è quello che leggiamo in questa lettura che… senza un filo logico… si srotola dentro e fuori la gabbia.
Si sente l'odore sgradevole di ammassamento numerico… quello che… se allertiamo le narici si sente nelle aree metropolitane.
Mi è piaciuto! Un bel 4.
Jacopo
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Re: La gallina e l'uomo
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Ecco, forse la sensazione di straniamento di fronte al tuo stesso scritto è data da questa impossibilità ormai genetica, nell'incomprensibilità del romanzo originario europeo. L'umanità ha percorso un'altra strada, quella di Bacone, di Hume, di Galileo, degli illuministi.
A mio avviso l'antica strada, quella dell'irrazionale, è ormai impercorribile, a meno di non scendere nell'onirico(Broch a inizio Novecento), nel magico (ricordi il realismo magico di Marquéz? Ma appunto realismo), o in esperienze allucinatorie varie (Matrix e il cyberpunk in generale). Tentativi di aggirare la dittatura della realtà.
Il racconto per me è valido così com'è. Un tentativo, dici bene. Il mio consiglio è di attingere alla fonte, al don Quixote dove, ti garantisco, ti perderai dentro le sue infinite gabbie.
Un caro saluto
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Re: La gallina e l'uomo
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Re: La gallina e l'uomo
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Re: La gallina e l'uomo
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Re: La gallina e l'uomo
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Non credo ti sia divertita a esprimere qualcosa che non va assolutamente bene, certamente nella società in genere, ma di passo ti sei tolta qualche sassolino (taglia asteroidale) dalla scarpa.
Ovviamente le galline non dovrebbero stare in gabbia, certamente non per figliare (quello lo fanno i polli in batteria, e per l'industria ovicola, non quella avicola), e tantomeno per "farsi trasformare in quel che sono".
Però, se leggo il senso che CREDO di aver capito, di fatto privo il racconto della sua grazia surreale, come spiegare un D'Alì...
Dunque che faccio, oltre che riflettere?
Un filosofo greco (a ricordare quale!) risolse il dubbio su chi era nato prima tra l'uovo e la gallina in maniera "formale": prima l'uovo, perché l'essere in potenza precede l'essere in atto (magari Namio potrà confermare, per ora incrocio le dita di non aver scritto una bestialità).
Ma tra la gallina e l'uomo... È opportuno leggere le pagine di un libraccio che è stato usato per giustificare le peggiori nefandezze, e nemmeno le sue pagine più "progressiste", ma quelle più antiche: la Genesi.
"E Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò."
Questa è la Bibbia Cattolica, e dice che Dio creò l'uomo "maschio E femmina". Eva non c'è ancora (sarà creata dopo), ma c'è una femmina creata da Dio a spasso per Eden, ohibò! Lilith.
Qualcosa di terribile è accaduto all'umanità, per imbarbarirsi al punto tale da cacciare Lilith, la compagna assegnata da Dio ad Adam, nella notte, e di fatto temo che questa storia non fa che anticipare ciò che accade in ogni coppia che non funziona. Ma credo anche che non sia colpa di Autonomo o di Devota: oggi ci portiamo dentro millenni di merda culturale, e siamo circondati da immondizia sociale, è difficile che una coppia riesca sempre bene senza che ciascuno non si senta altro da sé.
Che poi è quello che ciascuno vorrebbe: trovare quella persona con la quale continuare a essere sé stessi, o addirittura con la quale cominciare, a essere sé stessi.
Scusa, ho preso la tangente. Piaciuto, moltissimo!
Racconti alla Luce della Luna
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Re: La gallina e l'uomo
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Re: La gallina e l'uomo
Eleonora2 ha scritto: ↑24/09/2024, 18:26 La giornata era cominciata male.
Camminava sul marciapiede.
La difficoltà non stava nella riva che si presentava davanti, a pochi passi, ma nel buio che avvolgeva ogni costruzione.
Di mattina non avrebbe dovuto essere scuro. In nessun posto; il sole scaldava, come al solito; la luna raffreddava, come al solito; sole e luna facevano a gara a chi si vedeva di più, come al solito; a intermittenza, mandavano segnali di fumo ai pochi villeggianti rimasti a godersi il freddo o il caldo del paese.
Non c’erano più le mezze stagioni e la giornata era cominciata male, specialmente per chi non si alzava con il piede giusto.
I viventi, anche i vegetali, avevano delle teste.
Le teste crescevano, diventando sempre più ingombranti, negli esemplari di sesso maschile.
Il sesso femminile aveva la testa piccola, non essendo piena di pensieri, opinioni, considerazioni o suggestioni.
Chi possedeva entrambi i sessi, a seconda dei momenti, aveva testa piccola o estremamente grossa; così imparava.
Si arieggiavano i locali prima di soggiornarvi e si faceva di ogni erba un fascio ma si pensava che non tutto il male viene per nuocere.
Tutti, tubi e vivande comprese, sopravvivevano nella confusione e si aiutavano a stare a galla nel marasma che circondava idee o conversazioni.
Ognuno se la cavava come poteva.
Lei andava. Sul marciapiedi prestava attenzione e si guardava alle spalle, per il terrore di abbandonarsi all’amicizia.
L’amore imperversava.
Il buon cuore anche.
Il vuoto lasciato dagli atti di generosità doveva, in qualunque modo, venire colmato.
La scritta LEGGERE ATTENTAMENTE LE AVVERTENZE lampeggiava e lei ripensava ai fatti.
Procacciarsi cibo e garantire la continuazione della specie. Ma quale specie? Si interrogava su cosa fosse giusto o sbagliato. Ogni opportunità si doveva valutare e considerare di rimodulare i comportamenti creando nuove regole.
Molte domande. Istanze. Richieste. E la giornata era cominciata male.
Le galline, chiuse al buio, non si trasformavano più in prede per le volpi. La catena alimentare era diventata una corda per saltare.
Dal suo cervello di gallina non avrebbe potuto uscire un’idea.
Dopo aver camminato per quasi un’ora su quel marciapiedi, dall’altro lato della strada, la gallina, che canta ha fatto l’uovo, si trasformò in uomo, avvisato mezzo salvato.
Con il suo strumento, un violino nella custodia, l’uomo tornava dalle prove.
Era tardi e qualcuno lo aspettava nella gabbia.
Era una notte buia e tempestosa ma si preannunciava un buon giorno.
I fogli erano pronti, il lavoro filava e la storia scorreva che era un piacere.
Continuava, la storia, da sola; la notte incombeva e la musica, la solita, si diffondeva.
- Era, hai dimenticato era.
- Di proposito. L’ho fatto di proposito. Uno scrittore davvero abile non fa degli errori. Non si ripete!
- Vero. Tu sei uno scrittore?
- Sì.
Così dissero e non c’era niente di male nelle parole.
Parole lecite.
Autonomo il nome dell’uomo e Devota il nome della donna.
Donna costruita a misura.
Misura lunga, troppo lunga.
Lunga la strada. E i componimenti?
Componimenti troppi.
Troppi grilli per la testa.
E adesso, basta!
Basta con le moine.
Le moine vanno bene per le finzioni.
Tutto vero: donna, gabbia, gallina, giornata, inizio, mattinata, uomo.
Domande. Tante, troppe domande. E dubbi che nascono, crescono, salvano da certezze.
L’uomo si mette nella gabbia e racconta: dei giorni andati, delle ore trascorse nei boschi, delle lunghe camminate in montagna; ma, soprattutto, delle speranze; scrive di sé come una persona rispettosa degli spazi altrui, responsabile delle proprie azioni, indulgente, molto indulgente, e comprensiva.
Difetti? Non ne riconosceva. Erano legati alla sua natura, e comuni. Tipici della predisposizione umana. Quale predisposizione?
Non facciamoci troppe domande!
Continua a scrivere.
Autonomo continua a scrivere.
Arrivato a pagina tre. smise.
Smise di inventare, smise di crogiolarsi nei tormenti, smise di pensare. Bel risultato, anzi ottimo! far correre il tempo nella gabbia, e avere la mente vuota, completamente libera da preoccupazioni, ansie o visioni che consolano.
E, non volendo lasciare niente al caso, aveva in tasca la soluzione per i mali, tutti i mali.
Tenendola ben stretta, la soluzione, non aveva intenzione di condividerla con nessuno; – tre pagine, pfui! – .
L’uomo si accontentò e la donna si eclissò.
Dove?
Nella gabbia.
Vivere in gabbia non è gradevole. O, magari, è allettante se c’è chi provvede al tuo sostentamento e se c’è chi pensa a trasformarti in quel che sei.
Cosa significa? La trasformazione. Non saperlo rientra nei canoni della vita in gabbia: allo stretto e costretti a figliare.
Breve periodo e poi via, a rincorrersi nei campi di grano, promesse o delusioni, spighe in sfighe, uomini e donne, vincitori e vinte, come in una gara.
Senza coppe o trofei, con la pelle troppo esposta per bruciare
.
In gabbia la giornata era cominciata male.
E niente, proprio niente, si metteva in atto per cambiare la situazione.
[/quote
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La spina infinita
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Mai Più
Antologia di opere grafiche e letterarie aventi per tema il concetto del MAI PIÙ in memoria del centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, di AA.VV.
Nel 2018 cade il centenario della fine della Prima Guerra Mondiale, perciò abbiamo voluto celebrare quella follia del Genere umano con un'antologia di opere grafiche e letterarie di genere libero aventi per tema il concetto del "mai più".
Copertina di Pierluigi Sferrella.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Ida Dainese, Alessandro Carnier, Romano Lenzi, Francesca Paolucci, Pasquale Aversano, Luisa Catapano, Massimo Melis, Alessandro Zanacchi, Furio Bomben, Pierluigi Sferrella, Enrico Teodorani, Laura Traverso, F. T. Leo, Cristina Giuntini, Gabriele Laghi e Mara Bomben.
Antologia visual-letteraria (Volume tre)
Questa antologia a tema libero è stata ispirata dalle importanti parole di Sam L. Basie:
Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello, che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che patiscono quell'arrogante formicolio che, dalle loro budella, striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani. A voi, astanti ed esteti dell'arte.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Iunio Marcello Clementi, Noemi Buiarelli, Marco Bertoli, Liliana Tuozzo, Alessandro Carnier, Martina Del Negro, Lodovico Ferrari, Francesca Gabriel, Pietro Rainero, Fausto Scatoli, Gianluigi Redaelli, Ilaria Motta, Laura Traverso, Pasquale Aversano, Giorgio Leone, Ida Dainese, Marino Maiorino.
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La Gara 43 - Cantami, o diva...
A cura di Antonella Pighin.
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La Gara 67 - Cavalieri di ieri, di oggi e di domani
A cura di Ida Dainese.
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La Gara 46 - Non più in vita
A cura di Ser Stefano.
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