La ricompensa del Sandrun
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La ricompensa del Sandrun
Nonostante le difficoltà della vita, come tutti gli uomini, cercava degli spunti nel poco tempo libero dal lavoro in fabbrica per divertirsi con gli amici.
“È ora di dormire” mi diceva amorevolmente.
“Dai nonno! Raccontami qualche storia di quando eri giovane!” lo incalzavo io.
“E va bene!” in quel momento prendeva la sedia che avevo in camera e la posizionava vicino al mio letto sedendosi e sporgendosi col busto verso di me.
“La sai la storia del Sandrun???”
“No nonno non la so, raccontamela”
Con l’enfasi di un attore di teatro il nonno iniziava il suo racconto.
Questa storia mi è rimasta impressa nella memoria e a distanza di più di trentanni ancora me la ricordo piuttosto bene. Il nonno è deceduto ormai da molto tempo.
Erano i primi anni 60, Alessandro Malversi, detto “ul Sandrun”, che in dialetto Milanese sarebbe il Sandrone, era un soggetto alquanto bizzarro. Il nonno aveva all'incirca una cinquantina di anni e si trovava dopo il lavoro nell'unica osteria del paese. Ad una certa ora del tardo pomeriggio arrivavano tutti gli uomini del circondario.
Verso le 7 della sera – come tutte le sere - ul Sandrun era già bello che allegro, rosso in viso, parlantina sbiascicante, un occhio aperto e uno chiuso, andatura da traghetto alla deriva. Viaggiava sulla sessantina abbondante e in zona lo conoscevano tutti. Fisicamente alto e piazzato, poteva contare su una discreta forza fisica ma era tutto sommato un bonaccione. Personaggio taciturno e schivo, grande amante del vino rosso ma in generale di tutto quello che conteneva alcool.
Assolutamente non un cattivo uomo, anzi, ma spesso, molto spesso, ci andava veramente pesante con il bicchiere.
Ul Sandrun viveva con la scarsa pensione, sposato con la povera nonché santa donna Mariella, casalinga, senza figli, abitavano nelle case popolari. In paese ogni tanto trovava qualche lavoretto extra per tirare su qualche lira in più che immancabilmente finiva nelle casse dell’osteria. Tutti lavori di fatica.
Un bel giorno di fine maggio un amico del nonno andò in osteria in macchina. Un’auto vecchia piena di problemi. L’aveva posteggiata proprio di fianco all'ingresso dell’osteria. Dopo la partitella a carte, al momento di ripartire, la carretta non ne voleva sapere di accendersi.
Il nonno ed il suo amico con il cofano aperto cercarono in tutti i modi di farla partire. Ma niente da fare.
Bisognava spingerla fino a casa dell’amico del nonno, Alberto Rezzonico, detto “Ul Rez”. Non era molto distante ma in ogni caso sempre un bell'impegno e dopo una giornata in fabbrica le forze erano quelle che erano.
Fuori dall’osteria, in un tavolino defilato, bivaccava Ul Sandrun intento a farsi l’ennesimo bicchiere di rosso ma aveva ancora tutto sommato un’aria sobria. Non era ancora ubriaco.
Sapendo della forza fisica dell’uomo il nonno provò ad ingaggiarlo per farsi dare una mano a spingere a casa del Rez la carriola che non partiva.
“Uè Sandrun, dacci una mano, non parte, dobbiamo spingerla fino in via Liberazione…”
“No no, chiama qualcun altro, io non ho voglia…” disse il Malversi scocciato.
“Dai non fare il pistola, dacci una mano, con te che sei forte ci mettiamo un attimo…” Insistette il Rez.
Dal suo tavolino Ul Sandrun alzò le spalle, chinò il capo e lo scosse senza dire una parola in segno di rifiuto.
Il nonno ebbe l’illuminazione.
Si avvicinò al tavolino dello scocciato Malversi e gli disse:
“Dai Sandrun dacci una mano, fai il bravo, se ci aiuti ti regaliamo due bottiglie di grappa. Quella bella secca, chiara, che piace a te, quella che fa di nascosto il Mario qui in taverna sotto l'osteria.”
Il Rez fece una faccia incredula e incuriosita. Due bottiglie di grappa costavano care. Il nonno con un sogghigno gli fece l’occhiolino senza farsi notare dal Malversi.
Alla parola “grappa” il capo chino del Sandrun si rizzò per bene, con gli occhi che gli luccicavano.
“Hai detto due bottiglie?” chiese con fare indagatorio il Malversi.
“Due. Tu ci dai una mano e quando torniamo qui all’osteria vado dentro io a prendertele perché tu è meglio che non ti fai vedere al bancone a comprare la grappa…la moglie del Mario lo dice sicuramente alla Mariella e sono dolori…vado dentro io e te le prendo.”
Il Sandrun ci pensò per bene.
“Come faccio a sapere che mi dici la verità? Non è che mi state prendendo in giro?”
“Uè Sandrun va che io non prendo in giro nessuno, ho appena preso la paga in ditta e i soldi li ho qui in tasca, guardali…”
Il nonno aveva effettivamente in tasca quattro mila lire e gliele mostrò al Malversi.
“Va ben!” disse l’uomo alzandosi dal tavolino, “Ma quando torniamo io non mi muovo da qui se non mi porti fuori 2 bottiglie di grappa, siamo intesi?”
“Certo certo stai tranquillo te la diamo la grappa”.
Sta di fatto che i tre si misero al lavoro. O meglio, misero al lavoro il forzuto Malversi. Legarono il paraurti anteriore dell'auto con una corda e il Sandrun doveva tirare come un mulo, trainando di fatto l’auto capricciosa. Nel mentre il Rez era alla guida nell’abitacolo per fare le svolte governando il volante ed i freni; il nonno faceva finta di spingere da dietro.
Portato il rottame a destinazione i tre tornarono a piedi all’osteria.
Il Malversi era abbastanza provato e abbondantemente sudato. Il Rez ovviamente no e nemmeno il nonno.
“Allora adesso mi devi pagare.” Disse perentorio il Sandrun ansimando ancora per il fiatone.
Mio nonno annuì ed entrò in osteria per uscirne dopo pochi minuti con una borsa contenente due belle unità di distillato, in due bottiglie trasparenti e con tappo di sughero ben chiuso.
Il nonno mise la borsa in mano al creditore e gli disse avvicinandosi:
“Vai Sandrun, portale a casa senza farti vedere, sbrigati, lasciale nella borsa così la gente non le vede, vai, vai ciao…”
L’uomo che aveva una gran paura del fatto che lo vedessero armeggiare con bottiglie e contenitori vari, per il semplice motivo che in paese tutti sapevano che la moglie Mariella non voleva che si portasse in giro bottiglie di alcun tipo. Se voleva bere doveva stare all’osteria e bere li. Se non lo faceva tanto meglio. Così almeno nel caso gli avrebbero telefonato a casa che il marito non si reggeva in piedi la moglie sapeva sempre dove trovarlo.
Diede un’occhiata furtiva dentro la borsa e sembravano belle piene. Girò i tacchi e a testa bassa, con la sua ingente ricompensa, si diresse verso casa.
La sera stessa verso le 22 il Sandrun, lasciata andare la moglie a dormire, tirò fuori le bottiglie debitamente nascoste ore prima. Era deciso a rifarsi la bocca con quel nettare, distillato di contrabbando dalle sapienti mani del Mario dell’osteria, con vinaccia di prima qualità provenienti dalle vigne vicine. Tutta roba buona, tuta roba nostrana e naturale. Non vedeva l’ora, era tutta la sera che aveva il pensiero fisso.
Qualche minuto dopo le 22 tutto il quartiere fu nello sconquasso più totale per via delle urla a squarcia gola del Malversi, che appostatosi sul balcone in canottiera e mutande, agitando i pugni, inveiva ed insultava mio nonno ed il Rez, con la Mariella in vestaglia che cercava invano di calmarlo. Le urla arrivarono fino alla stazione dei carabinieri dove il Maresciallo Carniti, udito il delirio, mandò due militari a casa del Malversi.
Tutto il quartiere era in subbuglio. Solo due case erano tranquille: quella del nonno e quella del Rez. Erano a letto tranquilli e che se la ridevano pure, poiché sapevano bene il motivo di tutto quel trambusto: nelle due bottiglie, per il Sandrun, era stato messo del buonissimo distillato di acqua del rubinetto del bagno dell’osteria.
Dedico questo racconto a mio nonno Angelo a cui ho voluto molto bene nel ricordo delle divertenti storie che mi raccontava quando ero bambino.
Il nonno mi raccontò molte altre sue avventure prima di lasciarci, ma questa, è un’altra storia.
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Re: Commento
Effettivamente avevo qualche dubbio sul fatto che alcuni dettagli iniziali avrebbero potuto un po' "spoilerare" il finale. Diciamo che sono stato fedele alla storia tramandata.Selene Barblan ha scritto: ↑27/09/2020, 9:46 Dolce e affettuosa la descrizione della relazione col nonno, divertente e completa quella del “Sandrun”; i dialoghi sono realistici e il racconto è scorrevole e piacevole da leggere. Forse ci sono troppe anticipazioni che smorzano la “sorpresa” e quindi il divertimento finali. Globalmente lo trovo un racconto piacevole.
Grazie per la lettura::
- Fausto Scatoli
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storia gradevole e simpatica, però la punteggiatura è tutta da rivedere, visto che è quasi assente.
mancano tantissime virgole.
rivedendo il testo, si potrebbero anche modificare alcune frasi, non correttamente esposte.
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Re: La ricompensa del Sandrun
Si a livello di idea l'intenzione era quella di un racconto "leggero" e non "impegnato" come la maggior parte di quelli proposti.
Dopo tutto chi non conosce qualche personaggio strano che gira in paese?
Grazie.
- Ida Daneri
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Ci sono problemi con la punteggiatura: mancano molte virgole di apertura degli incisi, così la virgola che li chiude finisce diritta dritta tra soggetto e verbo.
Problemi di sovrapposizione tra il narratore "ragazzo", che apre la storia, e il narratore nonno che si sostituisce al primo nel corso del racconto del ricordo, anche se il narratore "ragazzo" ogni tanto rispunta come narratore esterno nel ricordo stesso.
In generale, lo stile è un po' pesante e la lettura non scorre sempre agevolmente, anche a causa di spiegazioni eccessive.
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Re: La ricompensa del Sandrun
Ciao.
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Re: La ricompensa del Sandrun
Mannaggia a questa punteggiatura malefica
Alla prossima.
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Re: La ricompensa del Sandrun
Si per la punteggiatura occorre fare una bella revisione come è già stato consigliato. Il problema è che non so da dove cominciare! Devo chiedere qualche consulenza tecnica.
Come ho già detto, è la mia prima gara e non ho pretese di sorta, spero solo che l'idea possa essere trovata piacevole.
Ciao.
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Re: La ricompensa del Sandrun
Diciamo che anche se andiamo ghiotti di dolci, sempre e solo dolci prima o poi stufano e bisogna provare ad assaggiare un po di tutto. Non credi?
Ciao grazie del commento.
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Re: La ricompensa del Sandrun
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Si sente nell'aria il profumo della sola tipo "amici miei".
Arrivato a un certo punto, poco prima della fine, ero certo che nelle bottiglie ci fosse dell'acqua.
Strappa un sorriso ancor prima di arrivare all'ultima riga.
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Re: La ricompensa del Sandrun
ciao grazie per il commento. Si il nonno era un po' alla "amici miei" in effetti. Logicamente da bambino non potevo capire, certe cose me le hanno spiegate dopo
Sono d'accordo che la questione che nelle bottiglie fosse stata messa acqua si intuisce prima della fine, ma questa è la storia originale e ho voluto riportarla proprio com'era. Diciamo che ho preferito giocarmi qualcosa in senso dell'originalità della storia senza giocarmi nulla sulla veridicità. Scelta personale. Avrò fatto bene?
@Anna
Ti ringrazio per aver sorvolato sulla punteggiatura, anche se in ogni caso fa parte integrante di un componimento come molti autori hanno giustamente detto. Come ben sai - ormai - mi faccio prendere dalla foga di scrivere prima che mi scappi il filo; va da se che la punteggiatura è forse l'aspetto che ne risente maggiormente operando in questo modo. Ci sto lavorando comunque. La scrittura è anche - e soprattutto - crescita. Vi prometto che la prossima gara (se parteciperò) starò molto più attento anche alla forma.
Vedo comunque che il genere "easy" - ludico - disimpegnato - (bene o male) è stato apprezzato.
Ci sono testi stilisticamente perfetti in gara, come i pezzi primi in classifica. Non sono esperto di gare ne tanto meno del sito ma ho potuto leggere dei racconti in gara veramente ottimi; composti da persone che se pubblicassero dei libri, non ti nascondo che li comprerei più che volentieri. Roberto, Ida, Selene, Marcello, Fausto e altri ancora.
P. S se ti piacciono i testi imperfetti, vieni sulla mia pagina che - lo sai ormai - ne trovi fin che vuoi.
Grazie!
Re: La ricompensa del Sandrun
Non per niente stanno sul podio…
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A parte qualche difetto nella punteggiatura uscendo dai discorsi diretti (adopera le stesse regole, sia per i diretti che gli indiretti) lo trovo scritto correttamente.
Ma a mio avviso qualcosa non va nella gestione della narrazione, perché mi pare che l'autore abbia la tendenza a intrufolarsi dentro al racconto.
Partiamo dal finale: "Dedico questo racconto a mio nonno Angelo a cui ho voluto molto bene nel ricordo delle divertenti storie che mi raccontava quando ero bambino.
Il nonno mi raccontò molte altre sue avventure prima di lasciarci, ma questa, è un’altra storia."
In questo periodo hai inserito una dedica a tutto tondo e una precisazione.
Entrambi dovevi separarli dal testo del racconto, fino a osteria, e inserirli con caratteri diversi o comunque in altro modo.
Nell'incipit, dopo la voce narrante (io narrante in questo caso) l'autore sente il bisogno di dire la sua:" Narrazioni di un altro mondo, di un universo passato e sepolto, che già negli anni ottanta stentavo a credere fosse realmente esistito. Mio nonno che ai tempi era sulla settantina, amava raccontarmi storie avvenute nella nostra piccola città, poco più di un paesotto, alle porte di Varese, negli anni che potevano spaziare dai sessanta fino ai settanta.
Nonostante le difficoltà della vita, come tutti gli uomini, cercava degli spunti nel poco tempo libero dal lavoro in fabbrica per divertirsi con gli amici."
Ecco, a mio avviso dovresti trovare il modo di far dire queste stesse cose all'io narrante o di eliminarle.
E qui ugualmente: "Questa storia mi è rimasta impressa nella memoria e a distanza di più di trentanni ancora me la ricordo piuttosto bene. Il nonno è deceduto ormai da molto tempo.
Erano i primi anni 60, Alessandro Malversi, detto “ul Sandrun”, che in dialetto Milanese sarebbe il Sandrone, era un soggetto alquanto bizzarro. "
Questa presenza dell'autore funziona quasi come una doppia voce narrante e dà alla lettura quello sgradevole effetto gradino nel passaggio dall'uno all'altro.
Ho gradito il tema e i dialoghi.
Spero di essere stato d'aiuto, a rileggerti.
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Re: La ricompensa del Sandrun
Rileggendo con molta calma l'effetto gradino da te rilevato è evidente e ill disallineamento si fa pesante. Hai detto bene: avrei dovuto separare nettamente le voci nel racconto. Tra i due c'è stata confusione. Se lo leggi d'un fiato si sente meno, a lettura attenta, si, è sgradevole.
Penso che mi orienterò sui racconti A-personali e dopo un po' di pratica ed esercizio ci riproverò con la voce narrante.
Ti ringrazio del tuo tempo e dell'approfondita e utilissima (per me) analisi.
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Re: La ricompensa del Sandrun
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Posso dirti cosa non ho molto apprezzato? Il preambolo e la dedica. Bellissimo il fatto che sia un racconto del Nonno, tutti amiamo ricordare... ma forse io lo avrei messo a testo finito, in un commento apposta. Te lo dico perchè il racconto si regge da solo, anche senza sapere come lo hai conosciuto.
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Re: La ricompensa del Sandrun
La dedica… la dedica l'ho messa cosi', senza pensarci troppo. Sta li. Non voleva avere un effetto ne esplicativo ne di complemento. E' solo un omaggio. Posso essere d'accordo sul fatto che fa del racconto qualcosa di "artigianale" e/o "poco raffinato". Penso che sia questo che intendevi dire. In questo caso convengo pienamente.
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Re: La ricompensa del Sandrun
Ma, in ogni caso, è molto bello che sia presente. Per questo, dicevo, si poteva spostare in un auto-commento a pié del testo.
Mi hai fatto divertire davvero.
OFFTOPIC: ho comprato uno dei romanzi di Malvaldi da cui è tratto il Barlume, lo leggerò aspettando la nuova serie
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Re: La ricompensa del Sandrun
Non credo di avere elementi sufficienti per comporre un libro addirittura. Che mi sono rimaste in mente sono quattro, cinque storie al massimo. Sono tutte molto divertenti e goliardiche ma ci vorrebbe molto più materiale per realizzare qualcosa di accettabile.
Per quanto riguarda la struttura, avevo proprio intenzione, invece, di inquadrare la storia e il personaggio proprio nell'ottica del ricordo del nonno, altrimenti non sarebbe stato più un omaggio. Concordo nel fatto, in ogni caso, che la storia del personaggio stesso avrebbe retto anche se non raccontata dal nonno.
P.s : ma questa dedica è proprio cosi' abominevole?
La ricompensa del Sandrun
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Re: La ricompensa del Sandrun
Quante aneddoti pensi che servano a fare un libro? Quattro o cinque ben scritti, magari collegati da una cornice possono bastare se te li giochi bene. Una specie di "Bar Sport" in miniatura. Poi, qualcuno non autentico lo puoi anche inventare... Secondo me ti divertiresti. Così, senza pretese, per gioco... un aneddotino alla volta..Mauro Conti ha scritto: ↑19/11/2020, 20:39 Grazie del commento Stefyp
Non credo di avere elementi sufficienti per comporre un libro addirittura. Che mi sono rimaste in mente sono quattro, cinque storie al massimo. Sono tutte molto divertenti e goliardiche ma ci vorrebbe molto più materiale per realizzare qualcosa di accettabile.
Per quanto riguarda la struttura, avevo proprio intenzione, invece, di inquadrare la storia e il personaggio proprio nell'ottica del ricordo del nonno, altrimenti non sarebbe stato più un omaggio. Concordo nel fatto, in ogni caso, che la storia del personaggio stesso avrebbe retto anche se non raccontata dal nonno.
P.s : ma questa dedica è proprio cosi' abominevole?
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Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2020 - (a colori)
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Gara d'autunno 2020 - Beu, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Fausto Scatoli. Giorgio Leone, Annamaria Vernuccio, Luca Franceschini, Alphaorg, Daniel Carrubba, Francesco Gallina, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Giuseppe C. Budetta, Luca Volpi, Teresa Regna, Brenda Bonomelli, Liliana Tuozzo, Daniela Rossi, Tania Mignani, Enrico Teodorani, Francesca Paolucci, Umberto Pasqui, Ida Dainese, Marco Bertoli, Eliseo Palumbo, Francesco Zanni Bertelli, Isabella Galeotti, Sandra Ludovici, Thomas M. Pitt, Stefania Fiorin, Cristina Giuntini, Giuseppe Gallato, Marco Vecchi, Maria Lipartiti, Roberta Eman, Lucia Amorosi, Salvatore Di Sante, Valentina Iuvara, Renzo Maltoni, Andrea Casella.
Human Takeaway
(english version)
What if we were cattles grazing for someone who needs a lot of of food? How would we feel if it had been us to be raised for the whole time waiting for the moment to be slaughtered? This is the spark that gives the authors a chance to talk about the human spirit, which can show at the same time great love and indiscriminate, ruthless selfishness. In this original parody of an alien invasion, we follow the short story of a couple bound by deep love, and of the tragic decision taken by the heads of state to face the invasion. Two apparently unconnected stories that will join in the end for the good of the human race. So, this is a story to be read in one gulp, with many ironic and paradoxical facets, a pinch of sadness and an ending that costed dearly to the two authors. (review by Cosimo Vitiello)
Authors: Massimo Baglione and Alessandro Napolitano.
Cover artist: Roberta Guardascione.
Translation from Italian: Carmelo Massimo Tidona.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.