Qualche vecchia Parola
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Qualche vecchia Parola
(Gustave flaubert)
Meditavo su questa frase, reminiscenza di passate letture, durante una delle mie frequenti passeggiate per la città.
Forse Flaubert aveva un poco esagerato: senza pretendere di dare lezioni all’illustre scrittore, io sono del parere che ci siano parole e Parole.
Quelle con la “p” minuscola appartengono alla categoria dei saltimbanchi e degli addestratori di orsi. Si usano, ottengono il loro effetto e poi scivolano via senza che le stelle sentano la loro mancanza.
Ma ci sono anche le Parole con la “P” maiuscola.
Quelle di oggi, per esempio. Mi seguono da quando sono uscito e continuano a sussurrarmi ricordi di antiche letture.
Una piccola terrazza a picco sul mare mi tenta con le sue tovagliette svolazzanti e la promessa di una sosta. Ad altri questo Libeccio teso, col suo sentore di strane creature marine suggerirebbe di proseguire a passo svelto, ma le Parole chiedono di fermarmi e ascoltare.
Così mi siedo, unico cliente di un barista triste che osserva gli altri quattro tavolini pateticamente vuoti.
Chiedo un Cuba Libre, pure lui parola desueta, e mi guardo intorno.
La terrazza trema un poco a ogni ondata che s’infrange sulla scogliera, appena più in basso. Il cielo è percorso da nembi scuri e disordinati che si accalcano da ovest e cambiano continuamente forma mentre transitano a perpendicolo sulla mia testa. Credo che non lascino cadere la pioggia per puro calcolo utilitaristico: - Il piccolo ometto e il suo tavolino saranno presto spazzati via da qualche ondata, inutile sprecarci la nostra acqua.–
Io, stoico, sorseggio il mio drink. Mentre poso il bicchiere, mi pare di scorgere delle piccole onde sollevarsi dalla superficie ambrata, con i frammenti di ghiaccio che, in un impeto di megalomania, si atteggiano a iceberg. Al largo, laggiù verso sudest dove le nubi si tuffano in mare e tutto si perde in una specie di oscura foschia, appare la sagoma alata di un veliero.
Veliero: ecco una Parola che si fa strada tra le altre e mi racconta.
Achab, forse quello è il tuo Pequod? E tu, Corsaro Nero, Duca di Ventimiglia, la Folgore solca ancora il mare delle Antille? Long John Silver, hai trovato il tesoro? Horatio, congratulazioni per la tua promozione a Commodoro!
- Due mani di terzaroli, signor Bush, barra tre punti a sinistra.-
Passo gli ordini al mio secondo con voce ferma e chiara.
- Aye aye, capitano.-
Il Sutherland, vascello di linea da settantaquattro cannoni, ha lasciato Portsmouth da un mese ed io, Horatio Hornblower, ne sono il comandante. Gli ordini sono semplici: incrociare lungo le rotte atlantiche e attaccare, affondare o catturare qualsiasi naviglio francese.
Avanziamo sulle onde molto inclinati sulla dritta, la velatura appena ridotta.
Il signor Bush indica un punto tre quarti a sinistra. Un lampo rischiara i flutti e il tuono secco e vicino copre per lunghi istanti il rombo dei marosi che s’ingrossano e sembrano scaraventarsi sulla nave.
- Arriva, comandante! -
Il rollio si accentua, la ruota mette a dura prova la forza di McNulty, il timoniere, ma i miei ordini si susseguono rapidi e sicuri, lo sguardo fisso in avanti, a meno di un miglio dal nostro bompresso:
- Alla via così. Spegnere i fuochi, cannonieri ai pezzi! E’ più pesante di noi e la prua affonda troppo, stavolta lo prendiamo! Aprire i portelli! -
Poco più avanti, il “Courage”, nave di linea francese da novanta cannoni, se la passa peggio. Non ha fatto in tempo a ridurre la velatura e il colpo di mare gli spezza il pennone di trinchetto. Trattenuto dalle sartie, il troncone cade in mare con le sue vele e il Courage sbanda paurosamente come se avesse gettato un’ancora in piena corsa.
Lo stiamo inseguendo da due giorni e finalmente gli scivoliamo sul bordo di sinistra, a meno di duecento yarde.
- Pezzi di dritta, fuoco a volontà.-
Osservo impassibile l’effetto delle scariche che si susseguono rapide. Vedo brandelli di fasciame strapparsi dalla nave nemica, l’albero di maestra spezzarsi e precipitare sul ponte.
Sul Courage però si sono riorganizzati. Buoni marinai, anche sotto il fuoco sono riusciti a liberarsi del pennone e i cannonieri sono al loro posto.
Un’ondata solleva la nave francese che si era inclinata a babordo rendendo inservibili le batterie di sinistra. Ora le bocche da fuoco sono puntate dritte sul Southerland.
- Tutta la barra a sinistra! Adesso tocca a noi signor Bush, non possiamo evitarlo.-
Una tremenda salva a palla e mitraglia ci spazza il ponte. Sangue e urla, sartie spezzate e brandelli di vele. Una palla porta via di netto la testa al guardiamarina Hampton, a due passi da me. Ma io continuo a impartire ordini con la voce tranquilla, la battaglia prosegue.
Meno di un’ora, l’ultima per tanti bravi marinai.
La tempesta è scemata; il Southerland è ferito ma vittorioso grazie alle mie doti di marinaio e di comandante. Sono stato pronto a sfruttare la maggiore velocità e manovrabilità della mia nave che ora scarroccia sospinta da un vento leggero, uno strallo per governare, le altre vele superstiti terzarolate. Sull’oceano, pochi relitti e alcuni corpi inanimati indicano la tomba del Courage e del suo equipaggio.
- Un’altra vittoria per la Corona. Signor Bush, faccia l’appello degli uomini, voglio sapere qual è stato il prezzo.-
- Sono sette Euro e cinquanta, ma veramente mi chiamo Luigi; Bush chi? Quello con gli occhietti piccoli che governava l’America?-
Il cameriere è in piedi vicino a me, lo scontrino in mano. Già, lui vuole le palanche, non gli importa delle mie Parole. Gli porgo una banconota da dieci e gli lascio il resto, mica sempre si può fare il taccagno e poi lo devo ringraziare, mi guarda come se fossi matto ma non ha chiamato il 113.
Esco e mi avvio su per la scalinata, le raffiche di vento mi fanno rabbrividire e le nuvole devono aver perso la pazienza perché inizia a piovere. Per fortuna sono previdente: rialzo il bavero del mio vecchio impermeabile... “Impermeabile”: questa Parola si fa avanti di prepotenza mentre allaccio la logora cintura.
Accidenti al clima di New York. Capace che a mezzogiorno crepi dal caldo e due ore dopo gli Adirondack ti spediscono giù dall’Hudson un vento della malora che ti mette i brividi e porta la pioggia. Proprio come adesso. Non finisco d’imprecare che sento dei passi affrettati dietro di me. Su questa scalinata ventosa che dal molo ventisette porta alla nona io credevo di essere solo. Mi volto, saranno una ventina di gradini e vedo che mi viene dietro un tipo sospetto. E’ grosso, ha la faccia cattiva, scommetto che sotto quella giacca ha pure l’artiglieria.
Stamattina mentre stavo uscendo dall’ufficio, Velda, una pupa in gamba che non per nulla mi fa da segretaria, mi aveva avvertito:
- Attento a quello che fai Mike, Half Nose Buddy ha giurato di fartela pagare.-
- Non aver paura, piccola, il piombo che deve ammazzare il vecchio Mike Hammer non è stato ancora estratto dalla miniera! - Ma avevo toccato nervosamente il calcio della mia Betsy, la Colt quarantacinque che mi fa sempre compagnia nella fondina sotto l’ascella.
Betsy è femmina e come tutte le femmine sa essere sinuosa e letale; il suo contatto mi rassicura: lei ed io abbiamo fatto un bel po’ di buchi nella pancia degli imbecilli che volevano la mia pelle e i vermi dei cimiteri ringraziano. Ma Buddy è un duro, lo chiamano Half Nose perché va in giro con una dannata protesi di metallo sulla faccia; da ragazzo, un certo Joe Cribano gli ha tagliato metà del naso che Buddy aveva ficcato dove non doveva. E Buddy che fa? Appena uscito dall’ospedale, aspetta Joe sotto casa, gli fracassa le gambe con un bastone, poi gli taglia i testicoli e glieli ficca in bocca. Ecco chi è Buddy, meglio non farlo incazzare.
Invece io, tre giorni fa, ho dovuto piantare una libbra di piombo nella testa di suo fratello mentre indagavo su quel pasticcio del cambiavalute morto ammazzato, giù a Little Italy.
Buddy è in galera e ci resterà per un pezzo, ma non l’ha presa bene.
- C'è un bel mucchio di fessi là fuori che ti farebbe la festa volentieri anche gratis, ma Buddy ha promesso una pila di verdoni a chi ti farà fuori. Stai in campana Mike, sarebbe un peccato, sei un così bell’uomo...- . L’ultimo avvertimento mi era arrivato appena ieri sera da Red, il barista dell’ Happy Dog sulla trentaduesima. L’ho ringraziato stendendo con un gancio destro un tale che lo stava prendendo per il sedere. Già, Red è un dannato finocchio e non fa nulla per nasconderlo, ma per il resto è un tipo a posto.
Intanto il tizio continua a seguirmi. Faccio finta di niente, mi chino ad allacciarmi una scarpa. Dannazione, oggi ho messo i mocassini, forse non sono troppo convincente. Comunque il tizio si ferma anche lui e si mette a guardare una vetrina. Peccato che sia spenta e non si vede un accidenti. Allora segue proprio me! M’infilo sulla Harrison, qui c’è traffico e gente, non sarebbe salutare spararmi alla schiena. Lui sempre dietro, sento i suoi passi sciacquettare nelle pozzanghere. In breve sono alla stazione della metro di Franklin e scendo le scale.
Ecco, arriva il treno, aspetto di sentire il sibilo dell’aria compressa che chiude le porte e salto sopra. Il ciccione non ce la fa e rimane a terra. Mi guarda strano mentre io gli sfilo davanti e gli faccio ciao con la mano. Intorno, sul vagone, non vedo altre facce sospette. Ora posso rilassarmi e togliere la mano dalla fondina.
E’ la mia fermata, scendo. Due passi e sono arrivato. Velda, la bella e calda Velda, mi starà aspettando per darmi il ben tornato a modo suo.
Mi frugo in tasca, apro con la chiave.
- Da dove vieni Gianni, dalle paludi? Pulisciti le scarpe, fannullone che non sei altro, non vedi che ho dato la cera? Poi togliti quell’impermeabile bagnato che sgoccioli dappertutto e sembri un vecchio esibizionista… almeno avessi qualcosa di decente da esibire!
- Sì Vel… cara, scusa, è pronta la cena? -
- Ma sentilo! Se ne va a zonzo tutto il pomeriggio, io invece qui ad ammazzarmi in casa. Poi con questo tempo, sei mica un giovanotto. Ma dove sei stato, cosa hai combinato?-
Sulle mie Parole cala un manto pesante di realtà; così come la polvere copre ogni cosa, la realtà sovrasta i sogni che vorresti gridare e ti spezza la voce.
Riesco appena a sussurrare una risposta:
- Nulla di particolare, ho passato il pomeriggio in compagnia di qualche vecchia Parola.-
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Commento Qualche vecchia Parola
Una piccola terrazza a picco --- picco picco – un po' stona, o no?
L'illusione di leggere qualche cosa di interessante si è presto infranta con l'apparizione della "sagoma alata di un veliero". Ma per fortuna mi sbagliavo o meglio la storia si sposta su un altro piano. Basta mare, qui siamo a NewYork, catapultati sul set di un film poliziesco. Altro cambio di scena e approdiamo nella dura banalità quotidiana di un moglie brontolona, ovvero: "cala un manto pesante di realtà" e buona notte ai suonatori.
Che dire? Se lo scopo era quello di intrattenere per cinque minuti, senza troppe pretese: bersaglio raggiunto.
Personalmente, dopo il dotto inizio con citazione di Flaubert, mi aspettavo qualche considerazione più profonda, ma "Nulla di particolare, ho passato il pomeriggio in compagnia di qualche vecchia Parola."
Come ho trovato la scrittura? Direi quella di una persona esperta che ci sa fare, e proprio per questo pretendo di più: che so, una battuta scherzosa, un messaggio di vita, un "coup de foudre" per dirla alla francese, e invece mi sono beccato il "il pomeriggio in compagnia di qualche vecchia Parola".
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Dal punto di vista della scrittura, nulla da eccepire: il tema scelto dal racconto erano le parole e l'autore dimostra di saper tenere registri notevolmente diversi. Immagino che dietro ciascun termine marinaresco ci sia stata un'accorta ricerca (anche storica) per impiegarlo con cognizione di causa.
Quello che un po' meno ho gradito è l'effetto mitraglia, l'impiego così indiscriminato di tante parole appartenenti a un determinato gergo in uno spazio ridottissimo, e che mi pare vada esattamente contro il senso dell'incipit: parole ne ho lette molte, ma quante Parole ha realmente mostrato l'autore? Veliero e impermeabile? E non Libeccio o "picco sul mare", o "mare" tout-court? In questo dubbio il gradevole racconto diventa personale.
Grazie all'autore per averci aperto una finestra sulle proprie reminiscenze letterarie.
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Sull'aspetto formale ti segnalo solo che il trattino alla fine dei dialoghi è superfluo.
Un buon racconto.
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Bravo, un caro saluto.
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Re: Qualche vecchia Parola
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Re: Qualche vecchia Parola
Alla prossima, spero
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Re: Commento
Egidio, sì, è esatto: a volte ci perdiamo nelle nostre Parole preferite e cosi' facendo possiamo ignorare la realta' che ci circonda. Ma poi, inesorabilmente, siamo risucchiati d altre parole, quelle meno piacevoli della routine cuotiidiana, dei doveri, delle scelte che abbiamo compiuto.Egidio ha scritto: ↑29/10/2021, 19:59 E', a mio avviso, un racconto scritto bene, con un lessico che spazia dal raffinato al gergale (nella fantasticheria sul mondo dei gangsters). Concordo con l'opinione dell'autore circa la diversa valenza delle parole (soprattutto estetica). Mi pare che il protagonista utilizzi le proprietà della Parola per tentare di sfuggire allo squallore del quotidiano, dove regna la impoetica parola.
Grazie di tutto.
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Re: Qualche vecchia Parola
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Re: Qualche vecchia Parola
commento
Ho ben capito il tuo intento, ma... L'ho trovato un po' faticoso, non mi ha entusiasmato.
È scritto benissimo, tutte le parole e le Parole al punto giusto senza sbavature o imprecisioni. Ma il tutto è un po' troppo, almeno per me.
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Re: commento
Sono soddisfatto del tuo commento, lo dico sul serio. Credo che quasi tutti noi che ci divertiamo a scrivere, vorremmo diventare Veri Scrittori ma, a prescindere dal talento naturale che si puo' avere oppure no, occorre tra le altre cose un buon bagno di umilta' che ci tenga con i piedi ben saldi sul suolo. Quindi le critiche ben centrate e motivate sono preziosi strumenti di miglioramento.Stefyp ha scritto: ↑02/11/2021, 22:07 Non so che dire. Letteralmente. Dopo aver letto questo racconto sono rimasta un po' a fissarlo senza sapere cosa scrivere.
Ho ben capito il tuo intento, ma... L'ho trovato un po' faticoso, non mi ha entusiasmato.
È scritto benissimo, tutte le parole e le Parole al punto giusto senza sbavature o imprecisioni. Ma il tutto è un po' troppo, almeno per me.
Ti ringrazio sinceramente.
Re: Qualche vecchia Parola
Ma penso che noi si sia qui per questo, farci dire quello che non va per migliorare e imparare da chi è un po' più in là rispetto a noi.
Quando ti ho detto che è scritto benissimo lo pensavo davvero, alcuni passaggi li vorrei copiare e usare a mia volta tanto mi son piaciuti (non lo farò, naturalmente...). Da qui la mia difficoltà nel risponderti.
«Chissà che racconto ne sarebbe uscito fuori, se anche la trama fosse stata quella giusta» mi son detta.
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Re: Commento
Long John Silver ti attende, con il suo pappagallo sulla spalla, non deluderlo, vai !Messedaglia ha scritto: ↑06/11/2021, 14:03 Bel racconto, che descrive in modo efficace e coinvolgente una caratteristica tipica di chi (perlomeno io mi ci ritrovo) trova in ogni nuova lettura un mondo lontano in cui sprofondarsi: sognare costantemente ad occhi aperti. In particolare mi è piaciuta, questo per mio gusto personale, la parte relativa alla battaglia tra velieri, o meglio, tra legni, come direbbe un contemporaneo del capitano Hornblower. Quasi quasi vado a rileggermi "L'isola del tesoro" di Stevenson... . Voto 4.
Grazie per la tua accurata lettura e sì, anche quella era una delle mie letture preferite, dai sei anni in su l'avro' riletto decine di volte....
Buona giornata
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una lettura in compagnia delle parole, appunto, che diviene una sorta di sogno a occhi aperti.
disincantato, senza un filo conduttore reale se non proprio le parole con cui giochi.
alla fine diviene un poco pesante, però è una buon lavoro.
http://scrittoripersempre.forumfree.it/
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Re: Qualche vecchia Parola
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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Re: Commento
Mi fa molto piacere aprire la giornata con un caloroso ringraziamento. Il tuo commento ni ridà la carica, spero di meritarne altri cosi' in futuro... almeno quella parte di futuro cui puo' aspirare un nonnetto (ho 5 nipotin) come il sottoscrittoLyanna ha scritto: ↑16/11/2021, 10:35 Ciao!
Scrivi benissimo, forse un po' ostentato a volte ma mi piace il tuo stile dinamico che si adatta alla scena che racconti: battaglia in mare, poliziesco con detective privato.
Mi piace l'idea di determinate parole che per il personaggio hanno un'importanza, un peso, perché lo portano ad immaginare storie fantastiche e lo aiutano a trovare un rifugio dalla banalità della vita di tutti i giorni.
"Day dreaming", giusto? Io lo "pratico" ancora oggi che sono adulta, moglie e mamma
Molto bello il tuo testo, tempi giusti, finale ad hoc. Hai deciamente talento. In bocca al lupo per la gara!
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Re: Commento
BUONA giornata a te, I miei fortunati nipotini sono molto piu' interessati a chat, videogiochi e quant'altro offre la tecnologia piuttosto che a fatine e lupi cattivi. La piu' piccina, 5 anni, usa il PC e il telecomando della smart TV molto meglio di me...Lyanna ha scritto: ↑17/11/2021, 11:22 I tuoi nipoti sono fortunati ad avere un nonno come te! Hai immaginazione da vendere e la sai esprimere benissimo a parole, é un dono =)
Sono sicura che commenti come il mio arriveranno anche in futuro. Posso chiederti se hai scritto dei libri? Immagino di sì, anzi, spero proprio di sì =)
Ps: ho riletto il tuo testo stamattina e mi rimangio l"ostentato" del primo commento.
Ti auguro una buona giornata!
Mi chiedi se ho scritto un libro? Ebbene sì. o meglio, un libricino con una raccolta di racconti sulla Grande Guerra, collegati da i protagonisti principali. E' in vendita sul web e credo ne siano state vendute una dozzina (forse), Il primo capitolo e' pubblicato anche qui, col titolo "La padrona di casa" ma visto il successo (passato quasi inosservato) non credo che pubblicherò gli altri capitoli.
Ancora grazie delle tue belle parole, ogni tanto ci vogliono, fanno bene più di una delle molte pillole che sono costretto a ingurgitare.
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A parte questo però hai sicuramente molto talento nello scrivere, una cosa non da poco.
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Re: Commento
"perfetto" non me lo aveva mai detto nessuno! Meglio così, guai a lasciarsi cullare dal suono di questa parola e magari perdere la coscienza dei propri limiti.Gabi Celeste Pisani ha scritto: ↑18/11/2021, 12:50 Ho trovato il tuo testo scritto in modo perfetto, con un linguaggio ricercato e una struttura chiara. Però personalmente non l'ho trovato molto interessante; ovviamente questa è un'opinione personale e probabilmente anche un mio limite. Però penso che avrei gradito qualcosa di più personale o comunque una maggiore profondità in quello che leggevo.
A parte questo però hai sicuramente molto talento nello scrivere, una cosa non da poco.
Ti ringrazio anche per il "talento", con queste due parole mi sono assicurato gia' di buonora una bella giornata di soddisfazioni.
Quanto alla tua critica sullo scarso interesse dell'argomento, direi che non e' un tuo limite, come asserisci, è piuttosto un dato di fatto: ognuno ha il proprio patrimonio culturale, i propri interessi, e per chi scrive a volte non e' facile, destare l'interesse di ciascun lettore.
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Forse, come già suggerito, l'introduzione flaubertiana è un po' eccessiva visti gli sviluppi del racconto, ma dopo aver letto il tutto, è perdonabile.
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Re: Commento
Temistocle... (a proposito, complimenti per il nick, mi hai suscitato antichi ricordi scolastici, Atene, SparteTemistocle ha scritto: ↑24/11/2021, 8:26 Un bel racconto, con una scrittura fluida e un passaggio dal piano della fantasia a quello della realtà (nel finale) ben congegnato.
Forse, come già suggerito, l'introduzione flaubertiana è un po' eccessiva visti gli sviluppi del racconto, ma dopo aver letto il tutto, è perdonabile.
, le Termopili... mi sono emozionato, io che appartengo a quel tempo, beh quasi, diciamo che sono antico pure io ) grazie per la lettura attenta e quanto a Flaubert forse hai ragione, tu e gli altri che hanno detto la stessa cosa, il fatto e' che a me Flaubert piace e lo metterei dappertutto, com il prezzemolo.
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Re: Commento
Non so se ti daro' una delusione, ma Temistocle è il mio nome, non un nick… (o forse intendevi dire proprio 'nomè?)Mariovaldo ha scritto: ↑24/11/2021, 9:02 Temistocle… (a proposito, complimenti per il nick, mi hai suscitato antichi ricordi scolastici, Atene, Sparte
, le Termopili… mi sono emozionato, io che appartengo a quel tempo, beh quasi, diciamo che sono antico pure io ) grazie per la lettura attenta e quanto a Flaubert forse hai ragione, tu e gli altri che hanno detto la stessa cosa, il fatto è che a me Flaubert piace e lo metterei dappertutto, com il prezzemolo.
Ma ne vado orgoglioso, anche perché vengo da una terra (la Calabria) che ha dato le radici culturali all'Italia mediterranea, colta e accogliente.
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Re: Commento
Concordo col tuo essere orgoglioso della tua Terra, tanto che io, pur non essendo Calabrese , ho dato la Calabria come terra natale del protagonista di una serie di racconti sulla prima guerra mondiale, un eroico dottore sui campi di battaglia sul fronte alpino. (senza dimenticare che due dei miei nipotini sono per meta' calabresi)Temistocle ha scritto: ↑24/11/2021, 9:10 Non so se ti daro' una delusione, ma Temistocle è il mio nome, non un nick… (o forse intendevi dire proprio 'nomè?)
Ma ne vado orgoglioso, anche perché vengo da una terra (la Calabria) che ha dato le radici culturali all'Italia mediterranea, colta e accogliente.
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Gara di primavera 2024 - La cantautrice calva - e gli altri racconti
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"Human Take Away" è un racconto corale dove gli autori Alessandro Napolitano e Massimo Baglione hanno immaginato una prospettiva insolita per un contatto alieno. In questo testo non è stata ideata chissà quale novità letteraria, né gli autori si sono ispirati a un particolare film, libro o videogioco già visti o letti. La loro è una storia che gli è piaciuto scrivere assieme, per divertirsi e, soprattutto, per vincere l'Adunanza letteraria del 2011, organizzata da BraviAutori.it. Se con la narrazione si sono involontariamente avvicinati troppo a storie già famose, affermano, non era voluto. Desiderano solo che vi gustiate l'avventura senza scervellarvi troppo sul come gli sia venuta in mente.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
B.A.L.I.A.
Buona Alternativa alla Lunga e Illogica Anzianità
Siamo nel 2106. BALIA accudisce gli uomini con una logica precisa e spietata, in un mondo da lei plasmato in cui le persone nascono e crescono in un contesto utopico di spensieratezza e di bel vivere. BALIA decide sul controllo delle nascite e sulle misure sanitarie da adottare per mantenere azzerato l'incremento demografico e allungare inverosimilmente la vita di coloro che ha più a cuore: gli anziani.
Esiste tuttavia una fetta di Umanità che rifiuta questa utopia, in quanto la ritiene una distopia grave e pericolosa.
BALIA ha nascosto il Passato ai suoi Assistiti, ma qualcuno di questi ha conservato i propri ricordi in un diario e decide di trascriverli in una rischiosa autobiografia. Potranno, questi ricordi, ripristinare negli Assistiti quell'orgoglio di vivere ormai sopito? E a che prezzo?
Di Ida Dainese e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Gare letterarie stagionali - annuario n° 1 (2018 - 2019)
Le Gare letterarie stagionali sono concorsi a partecipazione libera, gratuiti, dove chiunque può mettersi alla prova nel forum di BraviAutori.it, divertirsi, conoscersi e, perché no, anche imparare qualcosa. I migliori testi delle Gare vengono pubblicati nei rispettivi ebook gratuiti i quali, a ogni ciclo di stagioni, diventano un'antologia annuale come questa che state per leggere.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Alessandro Mazzi, Angelo Ciola, Aurora Gallo, Ida Dainese, Carlo Celenza, Carol Bi, Daniele Missiroli, Draper, Edoardo Prati, Fabrizio Bonati, Fausto Scatoli, Gabriele Ludovici, L.Grisolia, Laura Traverso, Liliana Tuozzo, Lodovico, Marco Daniele, Namio Intile, N.B. Panigale, Nunzio Campanelli, Pierluigi, Roberto Bonfanti, Seira Katsuto, Selene Barblan, SmilingRedSkeleton, Stefano Giraldi Ceneda, Teseo Tesei, Tiziano Legati, Tiziana Emanuele.
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