Non ci sono che nuvole
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Non ci sono che nuvole
La guardo spesso e la porto sempre con me, ovunque io vada.
Rappresenta il quartiere dove abitavi da ragazzo, con enormi palazzoni in cemento alti fino al cielo.
Nella foto non si vedono persone, solo la cima del palazzo numero 6 e una grande fetta di cielo con poche e sparute nuvole.
Ci sono due alberi o, meglio, la cima degli alberi del parco del quartiere, quante ore abbiamo passato su quelle panchine…
Quando l'ho guardata la prima volta non ho visto altro, ma da allora scopro, ogni giorno, nuovi dettagli e se dapprima rimanevo sorpreso nel non averli notati, ora mi sono quasi convinto che sia invece "magica".
Che sciocchezza, dirai, eppure solo la settimana scorsa ho visto che le nuvole erano aumentate di numero e il loro colore, da bianco e morbido, stava virando al cupo colore del temporale.
Anche gli alberi ora si muovono al vento e nel cielo, proprio davanti alle nuvole, sono comparsi alcuni puntini neri in formazione e non sembrano uccelli.
Ogni ora, minuto, continuamente, guardo la foto ma non riesco credere a quello che vedo.
Eppure dalla finestra vedo il parco e gli alberi con le panchine proprio dalla palazzina della foto, io abito ancora qui.
Sento una sirena lontana gridare e ho paura, nella foto ora non ci sono che nuvole.
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Se puoi, rivedi la punteggiatura, perché così il testo presenta notevoli difficoltà di comprensione. Bravo!
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Re: Commento
Grazie Domenico per il commento e il consiglio.Domenico Gigante ha scritto: 08/04/2022, 13:52 Ciao Tiziano! Molto bella questa metafora di un pericolo incombente: [...]
Se puoi, rivedi la punteggiatura, perché così il testo presenta notevoli difficoltà di comprensione. Bravo!
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Re: Non ci sono che nuvole
Bravissimo.
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Re: Commento
Grazie per il tuo commento.FraFree ha scritto: 08/04/2022, 15:39 La comprensione del testo penso non sia immediata, complici un po' la punteggiatura (non proprio al posto giusto, secondo me) e un po' di cripticità, ma si arriva comunque a capire l'argomento: gli accadimenti in Ucraina...
Mi piace che usi la specularità di una fotografia, per descrivere la desolazione e il plumbeo della guerra.
Fra
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Re: Non ci sono che nuvole
Capperi!Marina Lolli ha scritto: 08/04/2022, 22:16 Che bello questo tuo racconto, surreale nelle immagini eppure così reale nella tensione che emana con la lenta trasformazione della fotografia.Un senso di paura e pericolo incombente e la guerra che balena alla mente.
Bravissimo.
Sono molto contento che ti sia piaciuto, grazie.
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Re: Non ci sono che nuvole
Si credo che tu abbia ragione, oggi è chiaro l'argomento ma tra qualche tempo potrebbe essere difficile dare una collocazione esatta.Nicola ha scritto: 10/04/2022, 18:05 La brevità è un pregio per me ma mi sembra un po' troppo criptico. Rileggendolo tra un po' di tempo forse non si capirebbe di cosa si sta parlando. Magari andrebbe sviluppato un po' lasciando qualche indizio in più, anche senza spiegarlo pienamente se l'intento è questo.
Grazie per il commento.
PS. Vorrei segnalare che i commenti per essere validi devono avere come oggetto Commento.
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Non urta ma allude e questo è ciò che piace: interessante!
Ho riletto ieri sera il tuo lavoro immaginandolo come un video in cui c'è narrazione e la vista della cartolina nel suo progressivo esternare il cambiamento.
Mi sono divertito nel farlo immaginando altre situazioni in cui
questo sarebbe utile!
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In questo tipo di narrativa quasi mai l'elemento fantastico è spiegato: esso accade ed è tacito patto tra scrittore e lettore che così sia. Nondimeno, sì viene spiegato il legame tra protagonista e immagine in modo più "forte": è l'immagine di un'amata o del protagonista stesso, che con quell'immagine ha stabilito per qualche motivo un legame. Non si spiega come funziona, ma qual'è il motivo che la obbliga a funzionare.
Nel tuo racconto c'è un legame con una persona, sì, che potrebbe essere un amore passato, ma anche solo un amico d'infanzia, questo non viene chiarito, e la foto è scattata addirittura dal cugino della persona: il tutto diluisce il legame, e con esso la possibilità che l'oggetto possa "funzionare" in quel modo.
Riesci meglio a instillare l'inquietudine che stiano arrivando aerei da guerra.
Lasciami pensare: lettera di un giovane ucraino a un amico d'infanzia emigrato. Quello rimasto in patria sta per essere bombardato nei palazzi nei quali è cresciuto, l'amico nemmeno sa cosa sta accadendo a quella che è stata casa sua.
Non il tratto più brutale di una guerra (purtroppo).
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Re: Commento
Grazie per il commento.Myname ha scritto: 18/04/2022, 3:58 Un piccolo "ritratto di Dorian Gray" scritto semplicemente e gradevolmente.
Non urta ma allude e questo è ciò che piace: interessante!
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Re: Commento
Ti ringrazio Marino per il tuo commento.Marino Maiorino ha scritto: 18/04/2022, 10:36 Nella sua brevità, unisce diversi elementi, narrativi e non, richiamando Joyce/Poe e collegandosi alla più cruda realtà bellica (credo) attuale.
In questo tipo di narrativa quasi mai l'elemento fantastico è spiegato: esso accade ed è tacito patto tra scrittore e lettore che così sia. Nondimeno, sì viene spiegato il legame tra protagonista e immagine in modo più "forte": è l'immagine di un'amata o del protagonista stesso, che con quell'immagine ha stabilito per qualche motivo un legame. Non si spiega come funziona, ma qual'è il motivo che la obbliga a funzionare.
Nel tuo racconto c'è un legame con una persona, sì, che potrebbe essere un amore passato, ma anche solo un amico d'infanzia, questo non viene chiarito, e la foto è scattata addirittura dal cugino della persona: il tutto diluisce il legame, e con esso la possibilità che l'oggetto possa "funzionare" in quel modo.
Riesci meglio a instillare l'inquietudine che stiano arrivando aerei da guerra.
Lasciami pensare: lettera di un giovane ucraino a un amico d'infanzia emigrato. Quello rimasto in patria sta per essere bombardato nei palazzi nei quali è cresciuto, l'amico nemmeno sa cosa sta accadendo a quella che è stata casa sua.
Non il tratto più brutale di una guerra (purtroppo).
Il racconto è intenzionalmente criptico riguardo il legame tra il protagonista e il destinatario del messaggio.
In questo modo, infatti, ognuno ne dà una interpretazione personale basandosi sull'unica informazione disponibile: esiste un legame molto forte.
Hai ragione quando dici che la figura del cugino ha probabilmente rovinato la forza della fotografia.
Volevo rappresentare, senza riuscirci evidentemente, una delle tante foto inutili che scopri solo una volta sviluppato il rullino e che restano comunque nella busta delle foto.
Foto senza importanza che, invece, nel tempo evocano emozioni e ricordi.
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Re: Commento
Grazie Roberto, merita infatti un bella revisioneRobertoBecattini ha scritto: 19/04/2022, 0:41 L'ho trovato molto poetico, e con un'idea forte, la foto che precede gli eventi e muta magicamente, anticipando ahimè il dramma della Guerra. A causa forse della sua brevità risulta un po' difficile cogliere però la relazione tra la persona rimasta e quella andata, destinataria delle sue parole.
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Re: Non ci sono che nuvole
Presenta la foto esattamente come hai fatto ora!
Prima che usare forme corrette, scrivere è esprimere quello che hai dentro. A questo fine spesso la semplicità paga.
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Io amo i racconti brevi, lasciano libera la mente da trame e intenzioni degli autori e non condizionano il tempo.
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Re: Commento
Grazie per il tuo commento, anch'io trovo che il racconto breve abbia delle grandi potenzialità.Apa777 ha scritto: 26/04/2022, 13:59 Un racconto particolare da rileggere, interessante connessione con una immagine, impressionistico .
Io amo i racconti brevi, lasciano libera la mente da trame e intenzioni degli autori e non condizionano il tempo.
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Commento Non ci sono che nuvole
“dove abitavi da ragazzo con enormi palazzoni” -- dove abitavi da ragazzo, con enormi palazzoni
“non ho visto altro ma, ogni giorno, da allora, ne scopro nuovi dettagli” -- non ho visto altro, ma da allora ne scopro, ogni giorno, nuovi dettagli
“Ci sono due alberi nella foto o, meglio,” -- Ci sono due alberi o, meglio,
“numero ed il loro colore,” -- numero e il loro colore,
“e, nel cielo proprio davanti alle nuvole,” -- e nel cielo, proprio davanti alle nuvole,
Circa il riferimento al cugino che ha scattato la foto, concordo con il giudizio di Marino Maiorino, ma qui non posso suggerire quello che sarebbe uno stravolgimento, auspicabile sicuramente ma di esclusiva competenza dell’autore.
In questo “corto” ci sono tutte le inquietudini e i drammi di questi tempi travagliati. Non sono preoccupato per me, ma per i nostri ragazzi che li dovranno affrontare e vivere fino in fondo.
Per il voto attendo di leggere il testo dopo la promessa revisione dell’autore. Anticipo comunque che per me sarà un 5 pieno.
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Re: Commento Non ci sono che nuvole
Beh grazie Alberto il tuo commento mi riempie di gioia, veramente.Alberto Marcolli ha scritto: 05/05/2022, 9:42 Questo testo rappresenta l’essenza di un “corto” letterario. Come ho scritto in altri commenti, sono particolarmente attratto dai corti letterari e perciò mi permetto di suggerire, a modo mio e senza impegno, qualche variazione, nella speranza di migliorarne la scorrevolezza. Operazione rischiosissima, ma possibile.
Per il voto attendo di leggere il testo dopo la promessa revisione dell’autore. Anticipo comunque che per me sarà un 5 pieno.
Ho apprezzato e accolto i suggerimenti tuoi e di altri nella speranza di aver migliorato il racconto.
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Re: Non ci sono che nuvole
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Re: Non ci sono che nuvole
GrazieAlberto Marcolli ha scritto: 05/05/2022, 13:42 "non ho visto altro, ma da allora ne scopro, ogni giorno, nuovi dettagli" -- non ho visto altro, ma da allora scopro, ogni giorno, nuovi dettagli
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Re: Commento
Grazie Francesco per il commento, nei racconti brevi quello che manca lo mette il lettore bastano pochi indizi sparsi qua e la.Francesco Pino ha scritto: 04/05/2022, 9:35 Benché l'idea della foto magica non mi sia piaciuta molto è un racconto che suscita emozioni, dunque hai colpito nel segno.
Questa città potrebbe essere Kiev, Damasco, Baghdad, Belgrado… non ci è dato sapere il suo nome ed è il "bello" del racconto.
Dall'ultima frase ho avuto l'impressione che a parlare sia un bambino, o un ragazzino. Se cosi' fosse io inserirei un qualche piccolissimo particolare che possa farlo capire maggiormente. Se non fosse cosi' la domanda sulla casa la toglierei: "...e ho paura, nella foto ora non ci sono che nuvole."
Bravo!
Ho modificato quindi il racconto, versione definitiva.
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Re: Non ci sono che nuvole
Ognuna con le proprie vittime.
Grazie per il commento Temistocle.
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Ora nella tua foto non si vedono che nuvole ma, sull'onda del cercare di essere positivi, spero che presto in quella tua foto posso fare capolino un rincuorante sole scalda-cuore, dopo i temporali spesso escono l'arcobaleno e poi il sole.
Grazie per avermi generato queste piccole riflessioni, e ancora complimenti.
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Re: Commento
Grazie per il tuo commento, sicuramente la foto mostrerà un grande arcobaleno proprio davanti ad un immenso cielo azzurro. Lo spero con tutto il cuore.Maria Cristina Tacchini ha scritto: 05/06/2022, 18:43 Anch'io ho apprezzato la metafora di vita della foto, tanto più che sono un'appassionata di fotografia non fine a sè stessa ma portatrice di racconti di vita e di emozioni, la cosa essenziale è che sia una mera cartolina senza messaggio.
Ora nella tua foto non si vedono che nuvole ma, sull'onda del cercare di essere positivi, spero che presto in quella tua foto posso fare capolino un rincuorante sole scalda-cuore, dopo i temporali spesso escono l'arcobaleno e poi il sole.
Grazie per avermi generato queste piccole riflessioni, e ancora complimenti.
La spina infinita
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
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