Scie lanciate verso l'infinito

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'estate 2022.

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Scie lanciate verso l'infinito

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Scie lanciate verso l’infinito

Rammento, era di maggio quella sera. Seduti sulle poltrone in vimini del patio, guardavamo silenti, immersi nei nostri più o meno allegri pensieri, il giardino illuminato dall’algida luce lunare.
Cercando d’intavolare una parvenza di dialogo, indicando con il braccio teso la Luna, annunciai: «Il cielo è solcato da invisibili scie lanciate verso l’infinito, sono le anime in viaggio!»
Lei mi guardò, come si osserva un bambino che ha appena espresso un pensiero molto più grande di lui. «E questa, da dove viene… dalla testa, o dal cuore?» mi chiese, accennando un sorriso.
E tanto bastò a far sì che nelle sere a venire implementassi la mia astrusa teoria con nuovi particolari, per strapparle altri sorrisi e donarle attimi di serenità.

«Alcune scie, quelle delle anime solitarie di chi non frequentò l’amore, viaggiano rette. Altre, le anime degli innamorati, corrono avvolte in spirali, replicando l’atto d’amare per l’eternità», aggiunsi la sera seguente.
«E le anime che il fato inopinatamente divise, costringendole ad abbandonare insieme alla vita anche l’amore… come viaggiano? A zig zag?» mi chiese, chiosando con strisciante ironia, aprendosi al sorriso.
Non avevo risposta alla sua domanda. Riflettei per altre tre sere prima di provare a farlo convintamente. «Vedi la luce algida della Luna?» esordii, indicando l’astro.
Lei annuì interessata.
Avendo oramai catturato la sua attenzione, continuai ad argomentare: «Quando il destino divide irreparabilmente un grande amore… una parte di esso resta qui a struggersi; mentre l’altra, nell’attesa di unirsi in volo spiraliforme con l’amato, o l’amata, ripara sulla Luna. Cos’altro, se non il brulicare di anime frementi e solitarie, può donare all’astro la magica luce che tanto attrae gli innamorati».
Lei gettò un lungo sguardo dentro la Luna, come a voler cercare di scomporre la luce in tanti piccoli punti luminescenti. «Deve esserci ressa lassù, son così pressati l’un l’altro, gli spiriti degli innamorati, che si son fusi in un solo grande spirito», commentò con una punta d’amara ironia.
«Già, devono essere davvero tanti, troppi, gli innamorati che ogni giorno il destino divide e lascia in attesa lassù… e anche quaggiù», replicai, serio, riflettendo su ciò che aveva appena detto.
«Secondo te, come faranno, quando verrà il tempo di riabbracciarsi, a ritrovarsi in mezzo al mucchio di anime in attesa lassù?» mi chiese all’improvviso, senza la consueta ironia.
Bella domanda, pensai.
«Forse, ogni anima possiede una musicalità unica, capace di attrarre a sé l’anima amata», risposi, a dire il vero poco convinto.
Forse lei lesse nell’espressione del volto o nel tono della voce un’esitazione, e replicò di conseguenza: «No, non credo… un’orchestra dove ogni elemento suonasse il pezzo a lui più gradito, farebbe soltanto casino… Cacofonia, altro che musica celestiale. Clangore assordante, capace di far fuggire l’anima dell’amato fino alla fine del tempo. Questo sarebbe».
La gran risata a conclusione della frase mi lasciò basito. Era evidente che la mia poca convinzione aveva fatto scricchiolare l’intera impalcatura della mia teoria, lo lessi nei suoi occhi. Se volevo ritrovare la credibilità perduta, avrei dovuto cercare una risposta convincente, prima di tornare su un argomento così delicato.
Ma come potevo io, uomo di poca cultura e ancor meno fede, risolvere la diatriba che nessuno, nemmeno le menti più eccelse, sarebbero riuscite mai a dirimere credibilmente? Naturalmente non potevo. Così, l’argomentare sulle scie lanciate verso l’infinito, finì lì. E nonostante continuassi a cercare una risposta esaustiva, non tornai mai più su un argomento tanto affascinante quanto ostico.

Sono passati cinque anni; da due, ogni sera mi siedo, solo, sotto il patio, guardo la poltrona di vimini vuota alla mia destra, sospiro, poi guardo la luce algida della Luna e cerco di capire come farò a scomporla, quando verrà il tempo d’unire le nostre scie e volare, avvinti in spirale, verso l’infinito.
Questa sera ho avvertito una fitta; per un attimo sembrò che il cuore, dopo un sussulto, s’arrestasse. «Forse è venuto il momento di trovare la risposta, invano cercata quaggiù», mi dissi, finalmente sereno.
A fatica raggiunsi la camera, aprii la finestra e mi sdraiai vestito sopra il letto; una stupenda Luna piena e l’inebriante profumo di colei che amo invase la stanza. «Ecco la risposta invano cercata», realizzai in un sospiro, inseguendo, con lo sguardo e l’olfatto, la scia che partendo dalla camera puntava dritta ad un minuscolo punto, illuminato dalla calda luce dell’amore… là, sull’algida Luna.

Ora che il sentiero profumato ha disvelato il percorso per raggiungere l’astro dov’ella m’attende, potrò finalmente raggiungerla, per iniziare insieme il lungo viaggio che conduce… non so dove.

FINE
Ultima modifica di Nuovoautore il 10/08/2022, 16:52, modificato 1 volta in totale.
Giovanni p
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Buongiorno

Il tuo testo è molto delicato e tratta questioni altrettanto delicate.
Non sei stato melenso nel proporlo, questo mi piace, esasperare sentimenti e sensazioni è per chi non trova le parole giuste. Testo pulito e ben scritto.
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Giovanni p ha scritto: 23/06/2022, 10:11 Buongiorno

Il tuo testo è molto delicato e tratta questioni altrettanto delicate.
Non sei stato melenso nel proporlo, questo mi piace, esasperare sentimenti e sensazioni è per chi non trova le parole giuste. Testo pulito e ben scritto.
Domande che ci poniamo e che, probabilmente, non avranno mai risposte. A meno che… Ti ringrazio. Buona serata.
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Bravoautore ha scritto: 23/06/2022, 13:19 La prima parte mi è piaciuta molto, sia come visualizzazione che come idea.
Il colloquio anche, rende bene l'idea di una coppia che comunica divertendosi.
Il finale lo trovo un tantino forzato, te lo dico amichevolmente!
Ero incerta tra 3 e 4, per il motivo che ti ho detto,ho messo 3, avrei messo 3,5 ma non si può.
Tre va più che bene, ti ringrazio. Per quanto riguarda la seconda parte, mi serviva per chiudere il cerchio. Il protagonista, che rimasto solo attende di riunirsi all'anima dell'amata, Non è del tutto convinto della sua teoria, ma quella sera il profumo di lei rimasto nella stanza, forse uscito da qualche cassetto o, nella migliore delle ipotesi per lui, entrato dalla finestra, lo convince che l'attesa non è stata vana, e che potrà finalmente riunirsi all'amata per volare in scie spiraliformi, dove non ne ha ancora contezza... forse nel regno dell'eterna felicità, oppure nel nulla che chiude il sipario sulla vita... chi lo sa! Ti ringrazio. Ciao, Bravoautore.
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pensavo fosse un racconto di fantascienza, la fantascienza mi piace molto,sono rimasto un po' deluso.
Poi,leggendolo,mi è piaciuta la prima parte e il colloquio dei due innamorati.Il finale no,dato che io sono un bio a tutti i costi!
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Lifespray ha scritto: 26/06/2022, 3:31 pensavo fosse un racconto di fantascienza, la fantascienza mi piace molto,sono rimasto un po' deluso.
Poi,leggendolo,mi è piaciuta la prima parte e il colloquio dei due innamorati.Il finale no,dato che io sono un bio a tutti i costi!
Fantascientifico, sicuramente no. fantastico, forse. Nel senso che ho provato a fantasticare sull'aldilà, immaginando un dopo appagante... augurandomi di averci preso. Ti ringrazio. Ciao, Lifespray.
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La prima parte sembra quasi un gioco del protagonista, che vuole fare colpo sulla compagna e imbastisce una teoria fantastica e romantica. Il finale prende una piega più malinconica, con quella mancanza che chiaramente non è la banale fine di una storia, ma qualcosa di ben peggiore, ed ecco che la fantasia di un tempo ritorna per diventare una speranza a cui aggrapparsi, per credere che ci sia un tempo e un luogo “altro” dove ritrovarsi.
Nelle ultime righe c’è due volte “la risposta invano cercata”, mi suona un po’ come una ripetizione superflua.
Racconto poetico e delicato.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Re: Commento

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Roberto Bonfanti ha scritto: 27/06/2022, 0:01 La prima parte sembra quasi un gioco del protagonista, che vuole fare colpo sulla compagna e imbastisce una teoria fantastica e romantica. Il finale prende una piega più malinconica, con quella mancanza che chiaramente non è la banale fine di una storia, ma qualcosa di ben peggiore, ed ecco che la fantasia di un tempo ritorna per diventare una speranza a cui aggrapparsi, per credere che ci sia un tempo e un luogo "altro" dove ritrovarsi.
Nelle ultime righe c'è due volte "la risposta invano cercata", mi suona un po' come una ripetizione superflua.
Racconto poetico e delicato.
La tua interpretazione del testo, non fa una grinza. L'amore può far sognare… un lieto fine che si protrae sin oltre la morte. Ti ringrazio. Ciao, Roberto.
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Messaggio da leggere da Maria Cristina Tacchini »

Ho apprezzato il tuo testo, in quanto anch'io ritengo che affronti un argomento difficile in modo molto delicato, come in punta di piedi.
Trovo che sia altresì poetico e intriso di una fantasia che alleggerisce il tema trattato.
La bellezza e il grande potere misterioso dell'amore oltre la vita terrena compensa quello che può sembrare un finale triste.
Complimenti quindi per l'originalità del testo. Ciao.
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Maria Cristina Tacchini ha scritto: 28/06/2022, 17:46 Ho apprezzato il tuo testo, in quanto anch'io ritengo che affronti un argomento difficile in modo molto delicato, come in punta di piedi.
Trovo che sia altresì poetico e intriso di una fantasia che alleggerisce il tema trattato.
La bellezza e il grande potere misterioso dell'amore oltre la vita terrena compensa quello che può sembrare un finale triste.
Complimenti quindi per l'originalità del testo. Ciao.
Ho provato a fantasticare sul dopovita di un amore intenso… chissà, immaginare non costa poi molto, e corrobora la speranza che non ci sia solo buio e silenzio, oltre questa dimensione. Ti ringrazio. Ciao, Maria Cristina.
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Alberto Marcolli
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Commento : Scie lanciate verso l'infinito

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15 “che” in 70 righe
ad un minuscolo --- a un minuscolo
Roberto Bonfanti ti ha segnalato la doppia frase “risposta, invano cercata”. Noto inoltre che il vocabolo risposta è presente 5 volte nel testo.
Il racconto, a una prima lettura, sembra non avere una sua fisonomia, ma già alla seconda lettura tutto è più chiaro. Forse questo potrebbe essere il suo limite?
Il finale, come hai detto, serve a chiudere il cerchio, ma io trovo che far morire il protagonista dopo 40 righe sia un po’ troppo, anche se questo accade dopo 5 anni, e dopo due dalla morte dell’amata. Ci sono rimasto male, lo confesso. Secondo me il “corto” o è tragico fin dall’inizio, e il tuo non lo è, oppure mi aspetto un finale di speranza, di fiducia, di vita, insomma. Ti metto un 4 perché, a parte l’uso eccessivo del che, è ben scritto.
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Re: Commento : Scie lanciate verso l'infinito

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Alberto Marcolli ha scritto: 01/07/2022, 11:25 15 "che" in 70 righe
ad un minuscolo --- a un minuscolo
Roberto Bonfanti ti ha segnalato la doppia frase "risposta, invano cercata". Noto inoltre che il vocabolo risposta è presente 5 volte nel testo.
Il racconto, a una prima lettura, sembra non avere una sua fisonomia, ma già alla seconda lettura tutto è più chiaro. Forse questo potrebbe essere il suo limite?
Il finale, come hai detto, serve a chiudere il cerchio, ma io trovo che far morire il protagonista dopo 40 righe sia un po' troppo, anche se questo accade dopo 5 anni, e dopo due dalla morte dell'amata. Ci sono rimasto male, lo confesso. Secondo me il "corto" o è tragico fin dall'inizio, e il tuo non lo è, oppure mi aspetto un finale di speranza, di fiducia, di vita, insomma. Ti metto un 4 perché, a parte l'uso eccessivo del che, è ben scritto.
Non li avevo contati… ora che me lo hai fatto notare… beh, 15 in 70 righe sono davvero tanti… na roba da guinness. Per quanto riguarda il finale, una qualche speranza in un futuro migliore, bene o male, lo dà. Morire non è poi così definitivo se alimenta la speranza (speriamo non solo quella) di riunirsi con l'amato o l'amata per iniziare una nuova e più appagante avventura. Ti ringrazio per la recensione e per il bel voto. Ciao, Alberto.
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Un bel pezzo, poetico e commovente, toccante al punto giusto, da te non me l'aspettavo. Devo dire che mi è piaciuto, anche il finale tutto sommato dà un senso al testo e inquadra la prima parte come un ricordo malinconico e quel viaggio verso non so dove chiude con gran stile il racconto.
Dal punto di vista formale voglio sottolinearti la virata dal passato al presente in questo periodo, un errore ovviamente: "Questa sera ho avvertito una fitta; per un attimo sembrò che il cuore, dopo un sussulto, s’arrestasse. «Forse è venuto il momento di trovare la risposta, invano cercata quaggiù», mi dissi, finalmente sereno.
A fatica raggiunsi la camera, aprii la finestra e mi sdraiai vestito sopra il letto; una stupenda Luna piena e l’inebriante profumo di colei che amo invase la stanza. «Ecco la risposta invano cercata», realizzai in un sospiro, inseguendo, con lo sguardo e l’olfatto, la scia che partendo dalla camera puntava dritta ad un minuscolo punto, illuminato dalla calda luce dell’amore… là, sull’algida Luna."
Per un attimo è sembrato... si sia arrestato... mi sono detto... A fatica ho raggiunto... ho aperto e mi sono sdraiato... ha invaso... ho realizzato in un sospiro...
Un buon lavoro, a rileggerti.
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Namio Intile ha scritto: 09/07/2022, 11:27 Un bel pezzo, poetico e commovente, toccante al punto giusto, da te non me l'aspettavo. Devo dire che mi è piaciuto, anche il finale tutto sommato dà un senso al testo e inquadra la prima parte come un ricordo malinconico e quel viaggio verso non so dove chiude con gran stile il racconto.
Dal punto di vista formale voglio sottolinearti la virata dal passato al presente in questo periodo, un errore ovviamente: "Questa sera ho avvertito una fitta; per un attimo sembrò che il cuore, dopo un sussulto, s'arrestasse. «Forse è venuto il momento di trovare la risposta, invano cercata quaggiù», mi dissi, finalmente sereno.
A fatica raggiunsi la camera, aprii la finestra e mi sdraiai vestito sopra il letto; una stupenda Luna piena e l'inebriante profumo di colei che amo invase la stanza. «Ecco la risposta invano cercata», realizzai in un sospiro, inseguendo, con lo sguardo e l'olfatto, la scia che partendo dalla camera puntava dritta ad un minuscolo punto, illuminato dalla calda luce dell'amore… là, sull'algida Luna."
Per un attimo è sembrato… si sia arrestato… mi sono detto… A fatica ho raggiunto… ho aperto e mi sono sdraiato… ha invaso… ho realizzato in un sospiro…
Un buon lavoro, a rileggerti.
Dopo aver esplorato i mali che affligono la nostra società nelle tre gare precedenti, ho scelto un racconto, come hai scritto tu, poetico e commovente, per chiudere il cerchio in modo sorprendente e mostrare un altro lato del mio narrare… magari la prossima volta metterò in mostra il lato horror, oppure quello fantascientifico. Ti ringrazio. Ciao, Namio.
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Ottimo racconto. Hai fantasticato bene! Ho votato 4, per la morte dell'uomo, che, a me, è parsa scontata. L'idea che hai avuta, merita. Mi hai ricordato il libro di Moresco, Fiaba d'amore; è
un complimento! Sul finale, ti hanno già detto e hai anche risposto. Aggiungerei solo che, a differenza del resto, mi è sembrato molto affrettato, poco pensato, buttato giù per chiudere un cerchio. Alla prossima.
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Eleonora2 ha scritto: 14/07/2022, 12:52 Ottimo racconto. Hai fantasticato bene! Ho votato 4, per la morte dell'uomo, che, a me, è parsa scontata. L'idea che hai avuta, merita. Mi hai ricordato il libro di Moresco, Fiaba d'amore; è
un complimento! Sul finale, ti hanno già detto e hai anche risposto. Aggiungerei solo che, a differenza del resto, mi è sembrato molto affrettato, poco pensato, buttato giù per chiudere un cerchio. Alla prossima.
Oramai il protagonista aveva detto tutto, a quel punto, non gli restava che andare a vedere le carte; ma essendo le carte ancora coperte, non sapendo cosa gli sarebbe toccato, mi è parso giusto chiudere il cerchio senza aggiungere altro… forse avrei potuto chiudere in altro modo, ma mi è venuto naturale concludero così. Ti ringrazio per l'apprezzato commento e il bel voto. Ciao, Eleonora.
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Perché mi scrivete queste cose, che poi in casa si preoccupano quando mi vedono piangere?
Piaciuto "di più".
E ora passo alla parte critica: parli molto di "teoria", addirittura usi il verbo "implementassi". Questo sì che scricchiola! Non senti come sono termini totalmente fuori posto per registro linguistico e narrazione? Raffreddano, gelano tutto quello che stai descrivendo, in un racconto del quale posso sentire il tepore.
E basta. Penso che andrò ad aspettare sulla Luna.
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Marino Maiorino ha scritto: 23/07/2022, 9:47 Perché mi scrivete queste cose, che poi in casa si preoccupano quando mi vedono piangere?
Piaciuto "di più".
E ora passo alla parte critica: parli molto di "teoria", addirittura usi il verbo "implementassi". Questo sì che scricchiola! Non senti come sono termini totalmente fuori posto per registro linguistico e narrazione? Raffreddano, gelano tutto quello che stai descrivendo, in un racconto del quale posso sentire il tepore.
E basta. Penso che andrò ad aspettare sulla Luna.
Quelle due parole le ho scritte senza starci a pensare su, mi sono venuto d'istinto, forse perché avevo immaginato un uomo istruito, probabilmente un vecchio professore, innamorato perso della moglie che, temendo di perderla, trascorre l'ultima parte della sua vita teorizzando un futuro felice per le anime degli innamorati. Ti ringrazio. Ciao, Marino.
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Re: Scie lanciate verso l'infinito

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

"avevo immaginato un uomo istruito, probabilmente un vecchio professore, innamorato perso della moglie"
che probabilmente da viva "lle faceva 'o strascìno" ("gli faceva tutto il male possibile" [https://grandenapoli.it/o-strascino-ori ... apoletano/]) per quanto fosse "palloso" (altra espressione che indica l'individuo troppo astratto, teorico, mentale, intellettuale: 'na palla).
Un uomo così, a mio avviso, sa bene quando parlare di teoria e quando no, e anzi vive l'angustia di non aver saputo far capire alla moglie quanto spontaneo e immediato fosse il suo sentimento. Con la scomparsa di lei sarebbe talmente scottato da vietarsi di usare, per parlare coi propri ricordi, tutto ciò che l'avrebbe fatta irritare.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Tenero e molto bello il tuo racconto. Poetica l'interpretazione delle scie e della luna. Ho inteso che il dialogo fosse con una Lei già malata se dopo 5 anni non c'era più da due. E' tanto romantico il finale nel quale, finalmente, trova la risposta che da tanto cercava: nel profumo di lei che lo avrebbe guidato sino a sé per non separarsi più, e proseguire assieme chissà per dove... A me è piaciuto tutto di questa storia, sia la prima che la seconda parte. Voto 5
(piccolo refuso, credo ci vorrebbe la "ha" in questa frase "E le anime che il fato inopinatamente divise").
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Laura Traverso ha scritto: 07/08/2022, 18:36 Tenero e molto bello il tuo racconto. Poetica l'interpretazione delle scie e della luna. Ho inteso che il dialogo fosse con una Lei già malata se dopo 5 anni non c'era più da due. È tanto romantico il finale nel quale, finalmente, trova la risposta che da tanto cercava: nel profumo di lei che lo avrebbe guidato sino a sé per non separarsi più, e proseguire assieme chissà per dove… A me è piaciuto tutto di questa storia, sia la prima che la seconda parte. Voto 5
(piccolo refuso, credo ci vorrebbe la "ha" in questa frase "E le anime che il fato inopinatamente divise").
Ti ringrazio per il bel voto, e sopratutto per il gratificante commento. Per quanto riguarda la "ha", se noti bene, l'ultima parole della frase è "divise" "Le anime che il fato inpinatamente divise", Mettendo la "ha", avrei dovuto scrivere: "Le anime che il fato ha inopinatamento diviso", la sostanza non cambia, sono corrette entrambe le versoni, secondo me. Grazie ancora. Ciao, Laura.
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Nuovoautore ha scritto: 07/08/2022, 18:56 Ti ringrazio per il bel voto, e sopratutto per il gratificante commento. Per quanto riguarda la "ha", se noti bene, l'ultima parole della frase è "divise" "Le anime che il fato inpinatamente divise", Mettendo la "ha", avrei dovuto scrivere: "Le anime che il fato ha inopinatamento diviso", la sostanza non cambia, sono corrette entrambe le versoni, secondo me. Grazie ancora. Ciao, Laura.
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Messaggio da leggere da Messedaglia »

Ciao Nuovoautore,
racconto molto dolce e delicato, nella tristezza che ne fa da sfondo, mi è piaciuto. Mi limito ad accodarmi a quanto scritto da Marino. Ho trovato la seguente frase un po' troppo razionale, in contrato con la poeticità che contraddistingue il resto del racconto: "Ma come potevo io, uomo di poca cultura e ancor meno fede, risolvere la diatriba che nessuno, nemmeno le menti più eccelse sarebbero riuscite a dirimere credibilmente?" Questo non per il concetto espresso, ma per il modo con cui viene esternato. Inserirei un mai (o utilizzando un qualche altro artificio) per aggiungere un po' di pathos (poi mi sa che manca una virgola): "Ma come potevo io, uomo di poca cultura e ancor meno fede, risolvere la diatriba che nessuno, nemmeno le menti più eccelse, sarebbero riuscite mai a dirimere credibilmente?
Bello il contenuto, molto buona la forma.
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Messedaglia ha scritto: 10/08/2022, 16:07 Ciao Nuovoautore,
racconto molto dolce e delicato, nella tristezza che ne fa da sfondo, mi è piaciuto. Mi limito ad accodarmi a quanto scritto da Marino. Ho trovato la seguente frase un po' troppo razionale, in contrato con la poeticità che contraddistingue il resto del racconto: "Ma come potevo io, uomo di poca cultura e ancor meno fede, risolvere la diatriba che nessuno, nemmeno le menti più eccelse sarebbero riuscite a dirimere credibilmente?" Questo non per il concetto espresso, ma per il modo con cui viene esternato. Inserirei un mai (o utilizzando un qualche altro artificio) per aggiungere un po' di pathos (poi mi sa che manca una virgola): "Ma come potevo io, uomo di poca cultura e ancor meno fede, risolvere la diatriba che nessuno, nemmeno le menti più eccelse, sarebbero riuscite mai a dirimere credibilmente?
Bello il contenuto, molto buona la forma.
Sì, la virgola e quel "mai", mi suonano bene. Colgo il suggerimento al volo. Anzi, l'ho già colto: ho corretto ancor prima di rispondere al commento. Ti ringrazio. Ciao, Messedaglia.
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Domenico Gigante
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Messaggio da leggere da Domenico Gigante »

"Un tempo gli uomini erano esseri perfetti, non mancavano di nulla e non v’era la distinzione tra uomini e donne. Ma Zeus, invidioso di tale perfezione, li spaccò in due: da allora ognuno di noi è in perenne ricerca della propria metà, trovando la quale torna all’antica perfezione…". Così narra Aristofane nel Simposio di Platone. Le due metà separate si ricongiungeranno sulla Luna o perderanno per sempre lassù il senno come l'Orlando di Ariosto, eternamente innamorato e tradito dalla sua Angelica.
Il tuo racconto è dolce e malinconico allo stesso tempo. E nel suo volgersi alla Luna rammenta e rianima antichi miti e poesie d'amore. I miei più sinceri complimenti. Un abbraccio!
Vorrei essere il mare che si muove per rimanere se stesso e più di tanto non lo sposta il vento. Fragile ma tenace.
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FraFree ha scritto: 27/08/2022, 21:25 Un racconto tenero, commovente, ma anche "confortante", in un certo senso.
Per chi si trova ad affrontare una separazione fatale dalla persona amata, il pensare che ci sia la possibilità di ritrovarsi e riunirsi nel cielo, dopo la morte, sotto forma di scie o altro (una sorta di fede anche ciò), credo possa alleviare un po' il dolore della perdita. Mi è piaciuto.
In fondo è proprio la speranza di ritrovarsi in un altrove, che aiuta chi è rimasto a vivere abbastanza degnamente il tempo che gli resta. Ti ringrazio. Ciao FraFree.
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