E dopo la brava Stefania è il turno di:
Francesco Cau.
Il tuo racconto mi ha colpito perché la storia che narri, ancorché apparentemente priva di storia, è immensamente umana, così umana da farsi leggere tutta, anche in assenza di colpi di scena, clamorosi o chiassosi, che non ci sono e che non servono.
È davvero una vicenda umana, plausibile , accaduta e che accadrà ancora, finale positivo compreso.
Vicenda edificante, di cui confesso faccio fatica a cogliere la fonte ispiratrice, forse perché l'unico Antioco che mi viene in mente ora come ora è un antico re, mentre Anania sarebbe...un discepolo (maschio) di Gesù. Questa è ignoranza tutta mia, ovvio.
Il racconto resta un film di spessore, a cui do volentieri
otto e mezzo.
Però adesso
chiamiamo Max alla lavagna...
Max, carissimo: non eri tu quello che doveva rileggere e correggere le sviste che possono ben sfuggire?
Partiamo dalla n.d.a (che
non sta per "non disclosure agreement") di cui, son certo, sei il suggeritore:
(Questa e come una favola dei tempi antichi (...)
Noti nulla, Max? E come si scrive, da te, il verbo essere alla terza persona singolare? Hai preso lezioni dal gatto nero, per caso? Guarda che poi faccio il contropelo pure a quello, sai?
Comunque, a pag. 120 del cartaceo:
Mi disse con gli occhi lucidi che suo padre era morto e che essendo la figlia più grande e non avendo fratelli maschi, ora doveva occuparsi lei
Quella virgola dopo "maschi" è per una secondaria che comincia con "essendo": manca la sorella a monte, tra "che" e "essendo".
Poi ci sta comunque, il racconto si fa leggere e non si avvertono vere stonature, a meno di essere degli autentici ossessivi, ma se lo si è si nota anche quella frase tra parentesi in mezzo a due punti fermi:
(...)attenzione. (Da noi guardare troppo una donna era tabù). Era (...)
Il senso è chiaro, si legge bene lo stesso, ma la forma vorrebbe che la parte tra parentesi stesse prima del primo punto, così:
(...)attenzione(da noi guardare troppo una donna era tabù). Era (...)
perché le tonde fanno frase a sé rispetto a quel che precede - volendo anche a quel che segue, ma un punto per far riprendere il fiato dopo serve spesso, a meno che non sia un'incisa breve in mezzo a una frase unica più lunga.
Arrivammo sfiniti in campidano (...)
"campidano", se è la più vasta pianura della Sardegna, andrebbe scritto maiuscolo, come la Pianura Padana (ma te lo confesso: non ci faccio caso neanch'io, e infatti sono certo di aver scritto anche "pianura padana" tante volte; è solo che pensavo fosse un modo di dire e ho poi scoperto che invece è il nome di un luogo preciso - e anche che si scrive maiuscolo. Vorrai mica che perda occasione per far sapere a Max che ho capito benissimo che il tuo racconto non l'ha letto?[1])
pag 121 del cartaceo:
Lei non rispose ma mi regalò un sorriso sardonico, capii che era ancora in lutto per la morte del padre, a cui era molto legata.
Va anche bene, ma che ne pensi di una pausa leggermente più lunga dopo il sorriso sardonico? Tipo:
Lei non rispose ma mi regalò un sorriso sardonico; capii che era ancora in lutto per la morte del padre, a cui era molto legata.
Anche subito dopo:
Ogni giorno mi sembrava sempre più bella, mentre si lavava nel fiume vicino profumava di felce e gelsomino.
un punto e virgola, dopo "bella", al posto della semplice virgola? O anche due punti di specificazione. Sono scelte, ci può stare la virgola.
(...) lei mi disse che ero bravo, io le risposi grazie, sai, sin da piccolo mio nonno "Paddore", anche lui pastore, mi aveva insegnato a modellare strumenti da tavolo: cucchiai e forchette di legno di pero selvatico oppure di olivastro selvatico, che mia nonna apprezzava. — Se vuoi ne farò uno anche per te. — le dissi.
Sembra siano "saltati" i due punti e il trattino lungo di inizio discorso diretto, o forse anche no, ma allora perché poi ci sono? Ribadisco che ci può stare: fa molto racconto vissuto. Solo per congruenza, poteva essere:
(...) lei mi disse che ero bravo, io le risposi: — Grazie, sai, sin da piccolo mio nonno "Paddore", anche lui pastore, mi aveva insegnato a modellare strumenti da tavolo: cucchiai e forchette di legno di pero selvatico oppure di olivastro selvatico, che mia nonna apprezzava. Se vuoi ne farò uno anche per te.
E poi, a capo. E i trattini li metteva Max, aveva detto. Colpa sua, lo sappiamo tutti (che poi, sotto si scopre il vero responsabile, eh? Lo dico per quelli che non hanno già letto la nota finale, prima dell'ultima).
invece "portator non porta pena" e anche "mi venivano i brividi pensando che forse non mi accettavano" (al posto di "non mi avrebbero accettato"), vanno bene: i personaggi sono uomini semplici, non dottori in lettere (oltreché sono certo che "portator" sia equivalente locale più che legittimo di "ambasciator").
Fine di pag. 123, inizio 124 (ancora Max di scena, qui...):
"(...). Lei il corredo lo Metteva in una vecchia cassapanca intagliata, ereditata dalla nonna che sarebbe diventata di Anania dopo il matrimonio."
"Metteva" minuscolo; dopo la "nonna" ci vuole una "e" per far capire che non è la nonna, ma la cassapanca, a passare in eredità ad Anania.
La frase seguente inizia con "Dopo" che però è appena stato usato. Mi permetto di suggerire una costruzione diversa:
"(...) di Anania dopo il matrimonio. Ci vollero due anni di lavoro e sacrifici, poi finalmente a gennaio la casetta era pronta."
Pag. 126:
Mundicu era rimasto a fare il pastore e aveva sposato una ragazza del paese, con cui aveva avuto tre figli: Mundicu, Antioco e Anania. I
Cioè, ha chiamato il primo figlio come sé stesso. Stona un poco: al di là dei problemi con l'anagrafe (che magari lì dove è ambientata la vicenda si sentono meno) fa un po' personaggio egocentrico. Magari invece si usa (e può ben darsi che sia un desiderio della moglie, chissà). Era questa l'intenzione?
[1]
È andata così: c'era Foxtrott (*) che, come già in un'altra occasione, se ne stava coi piedi stravaccati sulla scrivania, mentre un Max sudatissimo cercava gli occhiali senza i quali - talpa com'è - non poteva correggere gli scritti dei Bravi Autori (che sono sì bravi, ma mai abbastanza da sfuggire a una delle note Leggi del Babbano: "
Il typo si annida lì dove la vista cala attratta da altro, come la magia del momento o una bella manza"...).
Insomma, Max sbuffava e sudava, sollevando cuscini, spostando sedie, andando ginocchioni sotto le scrivanie, ma niente.
Foxtrott, visibilmente infastidito da tutto quell'agitarsi proprio nel suo breve momento di pausa dalle 9:30 alle 17:30, a una certa lo aveva fissato dritto negli occhi pronunciando, con tatto e discrezione, cinque sole parole: — Che ti rode? Vuoi botte?
Di fronte a quel dire soave, Max aveva deciso di confessare il suo tormento: —Capo, non trovo gli occhiali. Senza non posso lavorare...
— See, bella scusa — aveva replicato Foxtrott, che di scuse era espertissimo. — Vedi di metterti al lavoro subito, piuttosto, che ci abbiamo messo mesi a valutare meno di venti racconti per decidere se includerli o meno e il Babbano li leggerà tutti in una sera e un pomeriggio, e poi ci farà le pulci (ma di più a te) come al solito…
All'idea di tale nefasto evento, Max si era immediatamente rassegnato: bisognava andare in stampa il più in fretta possibile, a costo di leggere gli scritti con le dita (che poi: Foxtrott era il massimo esperto di lettura attraverso l'osmosi, giacché di norma assimilava le opere dei vari autori usandoli come cuscini di notte, in lunghe sessioni di lavoro straordinario - per orario e modalità - in posizione supina, quindi si poteva fare).
È un fatto acclarato, solo la pura verità: Max ha letto tutto con le dita (non si specifica quali), mentre Foxtrott, giunte le 17:30, si è alzato dalla sedia per una meritata pausa caffé dopo tanto impegno a restare immobile. Ed è stato in quel momento che ha trovato gli occhiali di Max, proprio sulla scrivania, sotto i suoi talloni. Con le lenti irrimediabilmente rotte. Purtroppo l'antologia era appena stata stampata in via definitiva da un Max dalle dita sporchissime e impossibilitato a rimediare in tempo.
(*)
Se non sapete chi sia, correte qui
https://www.assonuoviautori.org/nucleoNASF e scaricate subito le Avventure del Nucleo NASF, a partire dalla prima: sono gratis e vi faranno capire tante cose di Max e di altri soggetti equivoci che bazzicano, a volte anche silenti (meno uno) , intorno a voi dalla mattina alla sera, nonché di come si possa persino scrivere malissimo, dal punto di vista grammaticale, ma realizzare lo stesso autentiche opere d'arte, alla faccia di tutti i babbani.