La rivelazione

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'autunno 2024.

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Valerio Geraci
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La rivelazione

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leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Il piccolo veliero attraccò alle 9 in punto. Era una fredda mattina di inizio autunno, e il cielo era limpido sopra il porto della cittadina di Falmouth, in Cornovaglia. Il vento proveniente da nord rendeva l’aria particolarmente invernale, mentre le nuvole, retroguardia del temporale del giorno prima, stavano abbandonando temporaneamente la città per andare a riversare le loro piogge altrove.
Via via che le persone sulla banchina diventavano più grandi, sui volti dei componenti dell’equipaggio e dei passeggeri del veliero si disegnavano sorrisi di liberazione e di gioia, alla vista delle persone care che li aspettavano sul lungo pontile del porto. Dopo giorni passati in mare, tornare con i piedi sulla terraferma e, per molti di loro, definitivamente a casa era un sollievo non di poco conto. Un solo passeggero avrebbe gradito continuare il viaggio, ritardando il più possibile il ritorno in Inghilterra.
Charlie – com’era affettuosamente chiamato dal capitano Fitzroy – era affacciato a prua, con i gomiti sul parapetto. Perso nei suoi pensieri, sfiorò con le dita il taccuino sul quale aveva annotato i suoi appunti presi con cura durante il viaggio, chiuso nella tasca della giacca.
“Capiranno?”, si chiese.
Fu l’ultimo a scendere dal veliero, seguito solo dal capitano Fitzroy. I due si strinsero calorosamente la mano prima di congedarsi.
“Addio amico mio”, fece il capitano, togliendosi il berretto in segno di rispetto, “quando ci rivedremo, probabilmente sarai famoso”.
“In tal caso spero che la mia fama mi permetterà di viaggiare ancora insieme, capitano.”
Una volta a terra, Charlie si guardò intorno, prima di rivolgere un ultimo sguardo al veliero dietro di sé. Dall’altro lato della strada scorse un uomo che gli stava facendo un cenno con la mano per richiamare la sua attenzione: evidentemente lo stava aspettando. Era vestito totalmente di nero, in piedi accanto a una carrozza. Era il suo passaggio verso Plymouth, dove lo attendeva il treno per tornare a Shrewsbury, la cittadina al confine con il Galles nella quale era nato.

Guardò sua madre negli occhi, occhi che sapeva che avrebbero compreso, ma che difficilmente avrebbero accettato. Trasferì lo sguardo verso suo padre, prima di distoglierlo anche da lui. Trasse un profondo respiro prima di parlare.
“Durante il mio viaggio, le ricerche che ho compiuto hanno confermato ciò che da tempo sospettavo” disse. “So bene che non sarà facile per voi accettare le mie conclusioni, capirle o persino reputarle lontanamente plausibili, ma ho valide fondamenta a sostegno delle mie teorie, frutto di anni e anni di misurazioni e ricerche”.
Fece una pausa, e guardò i suoi genitori, che ricambiarono lo sguardo. Erano in attesa, e non lo interruppero, quindi lui continuò:
“La prima delle mie conclusioni è che molti animali condividono buona parte delle loro caratteristiche fisiche con altri, a loro perciò molto simili. Ad esempio, noi condividiamo circa il 99% della nostra struttura con quella di alcuni tipi di scimmie. Questo significa che gli esseri umani e queste scimmie sono incredibilmente simili dal punto di vista biologico, molto più di quanto avremmo mai potuto immaginare.”
“Il motivo di questa somiglianza…”, fece un’altra pausa, stavolta più lunga della precedente, “è che noi esseri umani discendiamo dalle scimmie”.
I suoi genitori lo guardarono socchiudendo gli occhi, poi si guardarono a vicenda. A suo padre scappò un sorriso: evidentemente stava pensando che suo figlio li stesse prendendo in giro.
“Cosa intendi con discendiamo?”, chiese.
“In effetti non si tratta di una vera e propria discendenza”, si affrettò a rispondere Charlie. “Sarebbe più corretto affermare che abbiamo un antenato comune, come uno stesso genitore, da cui si sono evolute le diverse specie di scimmie, fra cui l’uomo. Possiamo dire che noi, i gorilla, gli scimpanzè, siamo fratelli. I nostri antenati si sono specializzati in diverse abilità e si sono adattati a diversi ambienti. Una di queste scimmie preistoriche è divenuta, col tempo, particolarmente abile nell’utilizzare le mani, maneggiando e modellando oggetti, dapprima semplici come bastoni o pietre ma via via sempre più complessi; ha smesso di vivere sugli alberi, adattandosi in diversi habitat, cosa che gli ha permesso di abbandonare la natìa Africa e di espandersi attraverso l’Europa e l’Asia. La modesta forza fisica di cui disponeva questo particolare tipo di scimmia gli ha imposto di sviluppare al meglio un’altra arma, l’intelligenza, che si è evoluta nel tempo affinandosi sempre più. Così sono stati inventati i primi utensili per cacciare la selvaggina, è stato scoperto il fuoco, che ha permesso di difendersi dagli animali feroci, di riscaldare la carne eliminando i batteri presenti al suo interno e di ripararsi dal freddo, è stato inventato un modo per diffondere la conoscenza oltre la morte – la scrittura. Queste rivoluzioni hanno permesso di conquistare col tempo il dominio sulle altre specie e un’incredibile longevità, mai sperimentata prima d’ora. Queste scimmie primitive, dalle caverne in cui vivevano hanno imparato a costruire case, a coltivare la terra e ad allevare gli animali. Questo processo ha portato, nel tempo, a quello che siamo oggi, mentre allo stesso modo, un altro gruppo di quei primati preistorici si è evoluto sviluppando caratteristiche diverse dalle nostre, caratteristiche che ora ritroviamo nei diversi esemplari di scimmie moderne”.
Sua madre lo fissò, e nel suo sguardo Charlie percepì compassione e tenerezza insieme, come se egli fosse un bambino che stava raccontando una favola, credendola vera.
“Tutto ciò non corrisponde a quello che è scritto nella Bibbia, tesoro”, disse.
“Lo so bene, ma è ciò che è successo; le specie animali non sono immutabili, ma col tempo si evolvono, e questa è la storia della nostra evoluzione, e una storia simile ha interessato le evoluzioni di tutte le specie animali.”
“Cosa vuoi fare adesso?”. Suo padre aveva preso la parola. “Hai intenzione di dire al mondo che tutto ciò in cui l’umanità ha sempre creduto è sbagliato? Intendi forse metterti contro la Chiesa?”.
“Ho timore delle conseguenze che scaturiranno dalle mie ricerche, soprattutto in ambito religioso: conosco il pensiero comune circa questo argomento e non sarà facile far cambiare idea alle persone, la loro è una convinzione millenaria che affonda le sue radici nella fede. Ma non intendo fermarmi, per amore della scienza e della verità: la mia intenzione è di scrivere un libro, basato sugli appunti che ho raccolto durante il viaggio. Sarà il libro più importante mai scritto, probabilmente anche il più criticato e il più dibattuto, ma ho bisogno del vostro sostegno. Non ce la farò da solo”.
I suoi genitori si scambiarono uno sguardo, poi tornarono a fissare il figlio.
“Sei assolutamente sicuro delle tue idee?” chiese suo padre.
“Sicuro. E sicuro di poterle dimostrare”.
“Allora siamo con te”.

Aveva parlato con i suoi genitori, gli aveva esposto le sue teorie, che teorie non erano, ed era riuscito ad insinuare più di un dubbio nelle loro fermezze. Probabilmente li aveva addirittura convinti. Aveva affrontato le persone a lui più care, quelle che lo avrebbero ascoltato più facilmente. Ora non restava che fare lo stesso con tutti gli altri. Ora restava il mondo intero.
Charles Darwin prese il taccuino sul quale aveva appuntato le osservazioni durante il suo viaggio intorno al mondo, lungo le coste dell’Australia, in Sud America e in quelle isole Galapagos che tanto lo avevano reso sicuro delle sue idee, impugnò il calamaio e lo intinse nell’inchiostro. Dopodiché cominciò a scrivere il suo libro, un libro che avrebbe rivoluzionato il mondo, scuotendone le fondamenta in ambito religioso e scientifico, che lo avrebbe reso famoso, che lo avrebbe reso perseguitato, amato, studiato e idolatrato. Non aveva dubbi sul titolo: L’origine delle specie.
Cominciò a scrivere.
Raffaella
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Questo si che è un racconto favoloso, non solo mi sono immersa nella realtà di chi l'ha vissuta questa esperienza, un racconto realmente mozzafiato. Il mio voto è 5.
L'impressione è l'orgoglio di aver scritto questo racconto divino
Vittorio Felugo
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Messaggio da leggere da Vittorio Felugo »

Un bel racconto, a base storica; e magari è andata proprio così, nella famiglia Darwin. Un testo adattissimo per i giovani, per farli avvicinare alla scienza aggirando la pedanteria di certi testi scolastici.
Voto 5.
Saluti
Vittorio
Ultima modifica di Vittorio Felugo il 27/09/2024, 10:25, modificato 1 volta in totale.
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Racconto ben scritto e con efficaci descrizioni. Sul contenuto ho qualche perplessità: dubito che Darwin avesse chiaro in mente tutte le conclusioni alle quali pervenne 23 anni dopo, anche se indubbiamente quel viaggio cambiò la storia (naturale e no). Aggiungo solo che Fitzroy in seguito entrò in diretta polemica con Darwin, e che nel nome di Darwin prese piede un’orrenda teoria (il darwinismo sociale) che tanti lutti fece, e continua a fare.
Voto 5
Ultima modifica di Andr60 il 26/09/2024, 16:32, modificato 1 volta in totale.
Athosg
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Messaggio da leggere da Athosg »

Racconto scritto benissimo dove l'autore sottolinea la grande semplicità di chi nella storia ha abbattuto le barriere. A chi doveva fare la rivelazione di quanto intuito? ai professori? Alle accademie? No, tutto molto più semplice: ai propri genitori.
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Messaggio da leggere da Eleonora2 »

Il racconto è scritto bene e ben condotto. Voto 3. L'idea di ricostruire una storia è valida ma, secondo me, favolosa. La realtà è molto più complessa. Il tuo è un punto di vista, molto personale e legato alle favole, per questo non mi soddisfa fino in fondo. Hai interpretato la Storia, secondo me, in modo troppo personale.
Valerio Geraci
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Messaggio da leggere da Valerio Geraci »

Grazie a tutti per i commenti positivi; a Vittorio, per le belle parole, ad Andr60, per il suo prezioso contributo, e ad Athosg, che ha colto lo spirito del racconto.
Eleonora2 ha scritto: 29/09/2024, 11:17 Il racconto è scritto bene e ben condotto. Voto 3. L'idea di ricostruire una storia è valida ma, secondo me, favolosa. La realtà è molto più complessa. Il tuo è un punto di vista, molto personale e legato alle favole, per questo non mi soddisfa fino in fondo. Hai interpretato la Storia, secondo me, in modo troppo personale.
Rispondo in particolare ad Eleonora: mi sembrava ovvio che la mia fosse solo una rivisitazione e che probabilmente (leggasi sicuramente) le cose non sono andate così, ma a quanto pare non era così scontato da capire per tutti...se cercava un resoconto della Storia, come la chiama lei, le consiglio di andarsi a vedere un documentario e di non leggere opere di fantasia.
Un saluto
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Messaggio da leggere da Ombrone »

Ok qui ho un attimo di lotta interiore.
Ho passato alcuni interessanti anni in vari gruppi che debunkava le panzane creazioniste sul web, per cui Darwin lo conosco bene e lo amo, il che mi porterebbe a dare un voto alto a un racconto, pure ben scritto, su di lui.
Mi suonano male però un paio di punti che mi portano a pensare che come si dice non hai fatto tutti i compiti a casa.
Il Beagle era un brigantino… allora nessuno inglese del 1830 avrebbe mai usato l'espressione generica "veliero" esattamente come un italiano non direbbe mai "maccheroni" ma ti direbbe l'esatto formato. Un piccolo dettaglio che avrebbe creato molta atmosfera.
La ferrovia… qui pure ho un dubbio. La prima ferrovia commerciale a vapore (la manchester liverpool) è del 1830… improbabile che nel 1836 la rete ferroviaria permettesse a Darwin di tornare a casa… soprattutto descrivendolo come un fatto normale senza meraviglia (aveva lasciato l'Inghilterra nel 1831! come se tu oggi partissi per un paio di anni e tornando a casa trovassi che hanno costruito l'Hyperloop di musk che collega roma e milano in 40 minuti… )

Poi ovviamente potremmmo discutere sull'evoluzione del pensiero di Darwin… che non fu una rivelazione improvvisa ma un processo che si basava anche su gli studi di altri. Ad esempio già Linneo, quasi un secolo prima, aveva classificato l'uomo nella stessa famiglia delle scimmie per la loro sommiglianza… e si era già beccato le critiche della chiesa svedese, insomma quella non era proprio una novità

Ma vabbene sono un rompiscatole oggi lo so.

Hai parlato di Darwin, è scritto bene mi basta per un cinque. E vai
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Ciao Valerio,
il racconto è ben scritto. Il tema mi ha fatto pensare a mia figlia, che si sta accostando "pericolosamente" :D alla biologia e che avrebbe potuto in alcuni tratti gridare al "lamarckismo!" né più né meno di come un vescovo cattolico ai tempi di Darwin avrebbe gridato all'eresia, ma io sono già dall'altra parte, e so che le idee hanno bisogno di tempo per maturare persino in chi le... idea: il giovane Darwin certamente aveva un'idea solo approssimativa della sua teoria. Fin qui, tutto Ok.
Il punto che mi manca, perché in realtà il tuo racconto è ben scritto, è lo sfondare la pagina, mi manca la passione. Uno scienziato non è molto razionale quando decide di proporre una teoria come l'evoluzione: sa che dovrà affrontare modi di pensare molto radicati, sa che potrebbe subire uno stigma sociale (ai tempi di Darwin? Non solo! La relatività di Einstein venne messa al bando nella Germania nazista, bollata come pseudo-scienza! Toh, quando ho già sentito queste cose?).
Cosa gli fa trovare il coraggio di continuare la sua battaglia, è la convinzione di aver ragione? No.
Galileo ha dimostrato cosa fa chi è convinto di aver ragione: subisce il processo, abiura le proprie teorie in tribunale, pronuncia la frasetta da libro Cuore "eppur si muove" come gol della bandiera, ma porta a casa la pelle (e anche la cattedra...)
La battaglia si continua per amore alla scienza, perché sai che ti costerà tutto, e a Darwin costò tutto.
Quello che voglio dire è che una grande mente AMA innanzitutto quello che fa, ed è quel sentimento, non quel ragionamento, che lo spinge a continuare.
Ora, nel tuo racconto, quello che ho letto è il ragionamento: "cercherò di convincere i miei, e se ci riesco con loro..."
'O core 'e mamma te dice sì a tutte cose, pure si sì 'nu delinquente. Mi manca la madre, seriamente preoccupata per il pericolo al quale si esponeva il figlio. Ma mi manca soprattutto lui, che sa (come hai ben intuito) che deve cominciare dai genitori perché il vincolo filiale li renderà più ricettivi. E perché dovrebbero, se non per amore?
Ecco, questo è quello che mi è mancato di più: lo strazio, la paura di tradire la fiducia dei cari, l'eccitazione per aver carpito questo segreto alla Natura, il desiderio incontenibile di volerlo comunicare. Sentimenti, che sono ciò di cui dovremmo sempre scrivere, perché sono quelli che ci distinguono dalle macchine.
O forse sono io che sto diventando (finalmente) troppo sentimentale con gli anni.
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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Valerio Geraci
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Valerio Geraci »

Ombrone ha scritto: 30/09/2024, 15:57 Ok qui ho un attimo di lotta interiore.
Ho passato alcuni interessanti anni in vari gruppi che debunkava le panzane creazioniste sul web, per cui Darwin lo conosco bene e lo amo, il che mi porterebbe a dare un voto alto a un racconto, pure ben scritto, su di lui.
Mi suonano male però un paio di punti che mi portano a pensare che come si dice non hai fatto tutti i compiti a casa.
Il Beagle era un brigantino… allora nessuno inglese del 1830 avrebbe mai usato l'espressione generica "veliero" esattamente come un italiano non direbbe mai "maccheroni" ma ti direbbe l'esatto formato. Un piccolo dettaglio che avrebbe creato molta atmosfera.
La ferrovia… qui pure ho un dubbio. La prima ferrovia commerciale a vapore (la manchester liverpool) è del 1830… improbabile che nel 1836 la rete ferroviaria permettesse a Darwin di tornare a casa… soprattutto descrivendolo come un fatto normale senza meraviglia (aveva lasciato l'Inghilterra nel 1831! come se tu oggi partissi per un paio di anni e tornando a casa trovassi che hanno costruito l'Hyperloop di musk che collega roma e milano in 40 minuti… )

Poi ovviamente potremmmo discutere sull'evoluzione del pensiero di Darwin… che non fu una rivelazione improvvisa ma un processo che si basava anche su gli studi di altri. Ad esempio già Linneo, quasi un secolo prima, aveva classificato l'uomo nella stessa famiglia delle scimmie per la loro sommiglianza… e si era già beccato le critiche della chiesa svedese, insomma quella non era proprio una novità

Ma vabbene sono un rompiscatole oggi lo so.

Hai parlato di Darwin, è scritto bene mi basta per un cinque. E vai
Ciao, grazie per il commento.
In realtà avevo scritto "brigantino" all'inizio, poi l'ho cambiato in "veliero" per paura che molta gente non sapesse cosa sia un brigantino e per evitare di essere troppo specifico (come avrai notato, l'intenzione era quella di non rivelare immediatamente chi fosse il protagonista della storia).
Riguardo la ferrovia magari hai ragione tu, ma un errore di qualche decennio per un racconto del genere (non proprio un bestseller diciamo...) penso sia passabile...anche per quanto riguarda la meraviglia che ci sarebbe dovuta essere, non penso fosse utile ai fini della storia e non avrebbe aggiunto niente, solo qualche riga. Comunque grazie per le osservazioni!
Un saluto
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Marino Maiorino ha scritto: 02/10/2024, 23:56 Ciao Valerio,
il racconto è ben scritto. Il tema mi ha fatto pensare a mia figlia, che si sta accostando "pericolosamente" :D alla biologia e che avrebbe potuto in alcuni tratti gridare al "lamarckismo!" né più né meno di come un vescovo cattolico ai tempi di Darwin avrebbe gridato all'eresia, ma io sono già dall'altra parte, e so che le idee hanno bisogno di tempo per maturare persino in chi le... idea: il giovane Darwin certamente aveva un'idea solo approssimativa della sua teoria. Fin qui, tutto Ok.
Il punto che mi manca, perché in realtà il tuo racconto è ben scritto, è lo sfondare la pagina, mi manca la passione. Uno scienziato non è molto razionale quando decide di proporre una teoria come l'evoluzione: sa che dovrà affrontare modi di pensare molto radicati, sa che potrebbe subire uno stigma sociale (ai tempi di Darwin? Non solo! La relatività di Einstein venne messa al bando nella Germania nazista, bollata come pseudo-scienza! Toh, quando ho già sentito queste cose?).
Cosa gli fa trovare il coraggio di continuare la sua battaglia, è la convinzione di aver ragione? No.
Galileo ha dimostrato cosa fa chi è convinto di aver ragione: subisce il processo, abiura le proprie teorie in tribunale, pronuncia la frasetta da libro Cuore "eppur si muove" come gol della bandiera, ma porta a casa la pelle (e anche la cattedra...)
La battaglia si continua per amore alla scienza, perché sai che ti costerà tutto, e a Darwin costò tutto.
Quello che voglio dire è che una grande mente AMA innanzitutto quello che fa, ed è quel sentimento, non quel ragionamento, che lo spinge a continuare.
Ora, nel tuo racconto, quello che ho letto è il ragionamento: "cercherò di convincere i miei, e se ci riesco con loro..."
'O core 'e mamma te dice sì a tutte cose, pure si sì 'nu delinquente. Mi manca la madre, seriamente preoccupata per il pericolo al quale si esponeva il figlio. Ma mi manca soprattutto lui, che sa (come hai ben intuito) che deve cominciare dai genitori perché il vincolo filiale li renderà più ricettivi. E perché dovrebbero, se non per amore?
Ecco, questo è quello che mi è mancato di più: lo strazio, la paura di tradire la fiducia dei cari, l'eccitazione per aver carpito questo segreto alla Natura, il desiderio incontenibile di volerlo comunicare. Sentimenti, che sono ciò di cui dovremmo sempre scrivere, perché sono quelli che ci distinguono dalle macchine.
O forse sono io che sto diventando (finalmente) troppo sentimentale con gli anni.
Ciao Marino, grazie per l'intervento. Capisco le tue osservazioni e in larga parte le condivido (anzi, mi hai fatto venire quasi voglia di fare qualche modifica al racconto). Diciamo che sono ottimi spunti per un approfondimento sul tema, su cui si sarebbe potuto scrivere veramente tanto.
Un saluto!
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Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Valerio Geraci ha scritto: 08/10/2024, 11:59 In realtà avevo scritto "brigantino" all'inizio, poi l'ho cambiato in "veliero" per paura che molta gente non sapesse cosa sia un brigantino...
Per me hai fatto male, per due ragioni principali:
1- non ti puoi "permettere" di supporre cosa noi tutti sappiamo o non sappiamo;
2- se vuoi narrare di un brigantino, narra di un brigantino. Se non conosciamo la parola, sta a noi informarci.
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Massimo Baglione ha scritto: 08/10/2024, 14:08 Per me hai fatto male, per due ragioni principali:
1- non ti puoi "permettere" di supporre cosa noi tutti sappiamo o non sappiamo;
2- se vuoi narrare di un brigantino, narra di un brigantino. Se non conosciamo la parola, sta a noi informarci.
Ma no, non volevo supporre niente, solo ho pensato che "veliero" anzichè "brigantino" mi permettesse di accedere a un maggior numero di persone senza che la lettura venisse interrotta per andare a cercare la parola, il tutto senza inficiare la trama in alcun modo. Rasoio di Occam: più semplice è, meglio è. Nient'altro ;)
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Valerio Geraci ha scritto: 08/10/2024, 15:31 Rasoio di Occam: più semplice è, meglio è. Nient'altro ;)
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Mi è piaciuta l'idea. E la rivelazione che giunge alla fine di un lungo viaggio, come sempre. Spesso quel viaggio si chiama vita e siamo noi i primi a dover fare i conti con le rivelazioni, gli svelamenti, che questo viaggio ci impone come prezzo da pagare per averlo intrapreso. E i viaggi sono sempre personali, ed è difficile che altri possano vedere e capire ciò che noi abbiamo visto e capito nel mentre.
Quanto Darwin ha visto e capito nel suo viaggio infatti non è stato visto e capito del tutto dalla maggior parte della gente neanche oggi. Incompreso, travisato (il darwinismo sociale e tanto altro) usato per altri fini.
Proprio per questo mi sarei aspettato che la rivelazione causasse una più forte opposizione nei genitori. Gli avrebbero dovuto dire che era pazzo, che la smettesse con queste idee folli e via discorrendo. Invece si sono arresi subito, come se le loro convinzioni non valessero nulla, del tutto simili a molti genitori moderni pronti ad assecondare i figli e ad andargli incontro pur perché contraddire i figli è l'unico vero tabù. Ecco, forse lì avresti potuto osare un contrasto più sostanzioso anche per dare sostanza alle idee del piccolo Charles. Più forti dovevano essere le convinzioni dei genitori più forte doveva essere l'idea del figlio.
Per le cose di mare sono un po' pignolo: il parapetto di una nave a vela è la falca, che di solito sormonta la murata. Quindi o murata o falca, non certo parapetto.
Per il resto è un buon testo e io ti faccio i miei complimenti.
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Messaggio da leggere da Valerio Geraci »

Namio Intile ha scritto: 11/10/2024, 14:13 Mi è piaciuta l'idea. E la rivelazione che giunge alla fine di un lungo viaggio, come sempre. Spesso quel viaggio si chiama vita e siamo noi i primi a dover fare i conti con le rivelazioni, gli svelamenti, che questo viaggio ci impone come prezzo da pagare per averlo intrapreso. E i viaggi sono sempre personali, ed è difficile che altri possano vedere e capire ciò che noi abbiamo visto e capito nel mentre.
Quanto Darwin ha visto e capito nel suo viaggio infatti non è stato visto e capito del tutto dalla maggior parte della gente neanche oggi. Incompreso, travisato (il darwinismo sociale e tanto altro) usato per altri fini.
Proprio per questo mi sarei aspettato che la rivelazione causasse una più forte opposizione nei genitori. Gli avrebbero dovuto dire che era pazzo, che la smettesse con queste idee folli e via discorrendo. Invece si sono arresi subito, come se le loro convinzioni non valessero nulla, del tutto simili a molti genitori moderni pronti ad assecondare i figli e ad andargli incontro pur perché contraddire i figli è l'unico vero tabù. Ecco, forse lì avresti potuto osare un contrasto più sostanzioso anche per dare sostanza alle idee del piccolo Charles. Più forti dovevano essere le convinzioni dei genitori più forte doveva essere l'idea del figlio.
Per le cose di mare sono un po' pignolo: il parapetto di una nave a vela è la falca, che di solito sormonta la murata. Quindi o murata o falca, non certo parapetto.
Per il resto è un buon testo e io ti faccio i miei complimenti.
Ciao Namio, grazie per i complimenti.
Per quanto riguarda la reazione dei genitori non posso che darti ragione, in effetti anche secondo me è la parte più debole del testo, ma ho cercato di renderla meno pesante possibile. Per quanto riguarda invece le "cose di mare", alzo le mani, non ne so abbastanza e in ogni caso non penso siano importanti ai fini del racconto.
Un saluto
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Messaggio da leggere da Maschioneria »

In fondo,molti velieri erano condotti da...brigantoni.
Lodo lo sforzo non indifferente fatto dall'autore nell'immaginare il viaggio di un idolo della scienza.
Il finale non mi piace,il resto si lascia leggere.
Terradipoeti
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Il racconto evoca con intensità il momento di transizione di Charles Darwin, dal ritorno alla sua famiglia alla consapevolezza di dover affrontare le difficoltà che derivano dalle sue scoperte scientifiche. L’ambientazione descritta, con la sua calma mattutina e la separazione tra mare e terraferma, simboleggia il confine tra il conosciuto e l’ignoto, tra il passato e il futuro. La figura di Darwin, in bilico tra il supporto familiare e le sfide che lo attendono nel mondo, è tratteggiata con grande delicatezza, mettendo in luce il coraggio necessario per sfidare le convinzioni radicate e percorrere una strada di cambiamento.
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Messaggio da leggere da Bobinsy »

Si racconta come Darvin, di ritorno da un viaggio, riceva dai genitori il sostegno necessario a rendere pubblica la sua scoperta, inaccettabile all'epoca.
Lo stile della narrazione trasforma il lettore in osservatore.
La prosa, molto lineare, ed il tono che usi per la speigazione di Darvin mi hanno ricordato certi documentari, certe divulgazioni per ragazzi.
Forse è proprio quello il target a cui pensavi... non so.
Se fosse un cibo (ma non lo è), direi che potrebbero mancare un po' sale e pepe.
E comunque anche i cibi leggeri piacciono molta gente.
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Alberto Marcolli
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commento: La rivelazione

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Il racconto è ben scritto.
Per me uno scrittore, anche se amatoriale, dovrebbe cercare di raccontare una storia sua, magari prendendo spunto da fatti di cronaca o storici, e poi aggiungendoci qualche cosa di suo: ad esempio una vicenda da lui immaginata, o autobiografica, o di attualità.
Questo è il limite del tuo racconto. Secondo me, avresti potuto (o dovuto) metterci qualche cosa di tuo, giusto per dimostrare che non hai solo raccontato di Darwin.
voto 3
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L'Altro

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A cura di Massimo Baglione.
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Contiene opere di: Furio Bomben, nwAntonio Mattera, Maria Letizia Amato, Massimo Tivoli, nwVespina Fortuna, nwThomas M. Pitt, nwLaura Massarotto, Pasquale Aversano, nwIda Dainese, nwIunio Marcello Clementi, Federico Pavan, nwFrancesca Paolucci, nwEnrico Teodorani, nwGiorgio Leone, Giovanna Evangelista, nwAlberto Tivoli, nwAnna Rita Foschini, nwFrancesco Zanni Bertelli, nwGabriele Ludovici, nwLaura Traverso, Luca Valmont, nwMassimo Melis, Abraham Tiberius Wayne, nwStefania Fiorin.

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Raccolta delle migliori opere che hanno partecipato alla selezione per l'antologia 256K. Ci sono 256 racconti da non più di 1024 battute. A chiudere l'antologia c'è un bellissimo racconto del maestro della fantascienza italiana Valerio Evangelisti. Ogni pagina, è corredata da una cronologia dei vecchi computer dagli anni '50 agli '80. A ogni autore è stato inoltre assegnato un QR Code. Da non perdere!
A cura di Massimo Baglione e Massimo Fabrizi
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Déjà vu - il rivissuto mancato

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antologia poetica di AA.VV.

Talvolta, a causa di dinamiche non sempre esplicabili, uno strano meccanismo nella nostra mente ci illude di aver già assistito a una scena che, in realtà, la si sta vivendo solo ora. Il dèjà vu diventa così una fotocopia mentale di quell'attimo, un incontro del pensiero con se stesso.
Chi non ha mai pensato (o realmente vissuto) un'istantanea della propria vita, gli stessi gesti e le stesse parole senza rimanerne perplesso e affascinato? Chi non lo ha mai rievocato come un sogno o, perché no, come un incubo a occhi aperti?
Ventitrè autori si sono cimentati nel descrivere le loro idee di déjà vu in chiave poetica.
A cura di Francesco Zanni Bertelli.

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La Gara 15 - Risorse a piccoli sorsi

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