La lapide del profeta

Spazio dedicato alla Gara stagionale di primavera 2025.

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Ishramit
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La lapide del profeta

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leggi documento Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.

Nel giorno della sua elezione il m.r.p. Hubert, ottavo priore del Monastero delle anime bambine del Purgatorio, pronunciò queste parole:

Conoscete, fratelli, la nostra tradizione: nel giorno stesso in cui viene eletto all’ufficio del priorato, il nuovo priore di questo monastero deve raccontare una nuova storia per i grandi e per i piccoli, e farla trascrivere nel grande libro rosso delle storie, su cui scrisse per primo il nostro venerabile Fondatore. La storia che voglio raccontarvi però non è nuova: molti di voi la conoscono già, in quanto ne sono stati testimoni. Ma la vostra scelta di eleggermi nonostante i miei avvertimenti, e la chiara intenzione di molti di voi di evitare questo ricordo, mi impongono di approfittare di questa sacra occasione per far sì che tutti sappiano davvero, che nessuno possa fingere di non sapere, che ognuno possa giudicare secondo la propria coscienza.
Ascoltate perciò la mia storia:

C’era una volta un piccolo paradiso sulla terra, una piccola montagna su cui un giovane monaco, insieme ai suoi compagni, costruì un monastero e un rifugio per tutti i bambini che il mondo ha aggredito e che cercano una via per sfuggire alle sue leggi perverse. Lì tutti vivevano come fratelli, si volevano bene e pregavano giocando per quelli che, stando fuori, non sanno più giocare. In quel luogo ogni giorno veniva raccontata una storia, che tutti ascoltavano: erano le storie delle Scritture, o le storie del Fondatore, o le storie di chiunque volesse raccontare una storia.
In quel tempo vi era allora un ragazzo, giunto da poco. Era un ragazzo gentile, assiduo nella preghiera, diligente nei lavori della mente e del corpo. Non amava molto giocare, come tanti che arrivano grandicelli e fanno fatica a tornare bambini, ma non si rifiutava mai ai più piccoli, che per questo gli dimostravano simpatia e affetto sinceri. Il suo nome era Joël, e voglio che sia per sempre ricordato.
In una sola occasione Joël cambiava la sua faccia, rendendola rossa e ruvida e cattiva come quella dei bambini che vogliono sempre vincere nei giochi: quando, dopo l’ascolto delle storie dei Padri, un’altra persona faceva una lode o diceva agli altri quanto quella storia fosse bella, lui sbraitava con parole blasfeme, dicendo che erano soltanto favole per mocciosi, che chi le ascoltava sarebbe cresciuto come un mollusco senz’ossa, o cose del genere. Questo rattristava molto tutti quanti, e soprattutto i piccoli che volevano bene a quel ragazzo così gentile. Molti di loro avevano paura che avesse ragione e iniziarono a chiudersi le orecchie durante le storie, e questo nonostante lui, invece, ascoltasse sempre tutto e fino in fondo.
Un giorno il Padre priore lo chiamò nella sua cella. Nessuno sa cosa si dissero, ma qualcuno raccontò di aver visto Joël uscire in lacrime. A qualcun altro forse lui stesso disse che gli dispiaceva offendere i Padri, e che erano alcuni sogni che faceva che lo riempivano di paura e gli facevano dire quelle cose. In ogni caso, qualche giorno dopo il priore lo chiamò a raccontare una sua storia.

Non saprei raccontare quella storia come fece lui, che si rivelò essere uno dei migliori narratori mai giunti in questo luogo, ma ricordo bene che parlava di un villaggio pieno di bambini, che vivevano in un’epoca di abbondanza ed erano sempre sazi e felici, e i loro canti riempivano sempre il cielo. Il villaggio era come un giardino bellissimo, del tutto privo di pericoli, e per questo non aveva mura, né qualcuno si allontanava mai per cercare cose nuove: avevano tutto ciò di cui avevano bisogno. Un giorno però venne un bambino tutto sporco e puzzolente. Venne e si rifiutò di lavarsi, di mangiare e di cantare, perché veniva dalla Terra dei Draghi e la loro acqua non avrebbe potuto pulirlo, veniva da un villaggio in cui tutti morivano di fame e non poteva sopportare di essere sazio pensando ai suoi parenti, veniva da una terra di lacrime, e cantò solo un lamento per la sua patria. Gli uomini del villaggio gli dissero che allora se ne doveva andare, perché lì volevano solo stare in pace.
E lui se ne andò, ma la sua puzza non se ne andò. Si attaccò all’erba, e l’erba fu mangiata dalle mucche, e grandi e bambini mangiavano le mucche. E successe che un ragazzo dei più forti un giorno iniziò ad avere un fiato che puzzava di morte, e i suoi denti divennero aguzzi, e le sue unghie affilate. Quel ragazzo, mentre tutti cantavano, all’improvviso conficcò le unghie nella spalla di un suo amico e gli strappò una guancia a morsi e, se questo non fosse riuscito a scappare, di certo avrebbe divorato ogni suo piccolo pezzetto. I grandi del villaggio lo chiusero in una gabbia e parlarono molto, parlavano e parlavano, ma intanto il ragazzo diventava sempre più brutto e affamato. I grandi decisero che lo avrebbero tenuto nascosto e nutrito finché non fosse guarito o finché non fosse morto. E tutti gli altri avrebbero continuato a cantare.
Io mi ricordo che qui Joël si fermò a lungo, perché tremava e non riusciva a calmarsi. Poi concluse a bassissima voce, ma io lo udii. Disse: «Ma quando il suo amico ferito… Il ragazzo che tutti avevano già dimenticato… Quando tornerà dalla Terra dei Draghi, quando verrà a divorare tutto, quanti innocenti moriranno scannati come bestie?» E si mise a piangere, e nascose la faccia dietro le mani.
Quasi tutti si misero a piangere con lui, colpiti da quel che avevano visto e sentito, e qualcuno lo abbracciò; persino il priore era mesto in volto. Ma c’era un ragazzo, un ragazzo sciocco e arrogante, che pure era di poco più grande di lui, che ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi e di ridergli in faccia. Gli disse: «Chi piange per una brutta storia come questa è solo un moccioso, che dovrebbe passare il tempo a badare ai porci, e non a spaventare bambini più sciocchi di lui». Joël lo guardò dritto, ma non disse niente.

Il ragazzo sciocco continuò però a tormentarlo, e raccontava ai più piccoli storie cattive su di lui e sui suoi genitori, al punto che alcuni, quando lo vedevano, sputavano per terra e arrivavano a dirgli che era una vipera che seminava zizzania perché era invidioso di noi che abbiamo tanti grandi Padri, mentre lui era un’anima orfana incapace di inventare una storia che avesse senso. Alcuni dei padri vedevano ma non dicevano niente; altri li riprendevano ma non erano capaci di farli smettere.
Joël sapeva che tutto questo era opera del ragazzo sciocco e arrogante, e come il buon cristiano che era cercò prima di riconciliarsi con lui. Gli disse che gli dispiaceva aver offeso i Padri, e che aveva smesso di dire certe cose ingiuste da quando il priore lo aveva aiutato a capire il significato di certe storie. Gli disse anche che là dentro erano orfani tutti quanti, e che, se andava bene parlare male della sua storia, nessuno dovrebbe dire cose cattive sulla mamma di un altro, specialmente se lei non c’è più.
Ma quel ragazzo era sciocco e arrogante e anche bugiardo, e gli rise in faccia e disse a tutti che Joël era venuto a supplicarlo di dire che la sua fosse la miglior storia di sempre, minacciandolo che altrimenti si sarebbe trasformato in un drago e l’avrebbe mangiato. Soprattutto disse a Friedrich, un ragazzino più giovane ma già simile a lui per arroganza e cattiveria, che Joël gli aveva confessato che la sua mamma era una strega, e che anche dall’Inferno poteva proteggerlo con potenti sortilegi.
Quando allora si accorse che la sua buona volontà era stata calpestata e che Friedrich diceva ai bambini più piccoli che se l’avessero guardato i diavoli li avrebbero portati subito all’Inferno, Joël andò dal priore a dirgli che se il ragazzo sciocco non se ne fosse andato, allora sarebbe andato via lui e sarebbe sparito per sempre. Ora, i priori di una volta erano molto santi, e anche quel priore fece di tutto perché i ragazzi si riconciliassero. Disse a Joël di aspettare e parlò a lungo con il ragazzo sciocco. Gli rivelò, solo a lui, che la mamma di Joël era una santa donna, che pur vivendo lontano era stata una grande benefattrice del Monastero e aveva personalmente cucito tanti degli abiti indossati dai ragazzi, compreso quello che aveva lui indosso in quel momento. La donna era purtroppo morta in una razzia durante la guerra tra i re di Francia e d’Inghilterra, e della sua famiglia solo Joël si era salvato per miracolo. Gli chiese quindi di pentirsi e umiliarsi, e di convincere Joël a rimanere, perché in ogni caso nessuno può essere cacciato via da questo luogo, e solo per propria volontà si può andar via.

Ma il ragazzo sciocco, arrogante e bugiardo era anche mollusco e vigliacco: ammutolì e si nascose nel suo letto, sperando di non vedere Joël mai più. Un giorno Friedrich venne a dirgli che Joël se n’era andato, e che mentre se ne andava, lui era riuscito a colpirlo in testa con delle palle fatte di escrementi di pollame e altra robaccia. Quel ragazzo mandò via Friedrich e pianse a lungo, ma non andò mai a cercarlo, come avrebbe dovuto.
Ora, figli miei, è giusto che sappiate che quel ragazzo sciocco, arrogante, bugiardo e vigliacco è l’uomo che i più grandi tra voi hanno eletto come priore. Che il Signore abbia misericordia di tutti noi e risparmi dalla sua ira almeno i più piccoli.

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Queste parole le ho scritte io, padre Hubert, priore di questo monastero, di mio pugno, perché siano note a tutti e soprattutto come avvertimento per chi mi succederà:

Dopo un’intera settimana dacché fu raccontata questa storia, il fratello Friedrich andò dal priore accusandolo di aver infangato il suo nome insieme al proprio, e confessando di essersi pentito di aver convinto molti a votarlo, e supplicandolo di ricompensarlo almeno con l’incarico di maestro. Il priore ha perciò stabilito che mai più, anche sotto l’autorità dei suoi successori, venga affidato a fra Friedrich un incarico diverso da quello attuale, che consiste nel servizio delle cucine. Lì pianga i propri peccati senza lamentarsi, perché non ha mai voluto allontanarsi dalla malvagità che l’accompagna dalla prima giovinezza, e continua a mostrarsi insensibile verso il dolore da lui stesso provocato.
Se poi l’incarico non lo aggrada, che il fratello Friedrich si senta libero di allontanarsi da questo luogo, da cui per volontà dei Padri non è possibile allontanare nessuno.
Questo ho scritto di mia mano dopo la prima settimana, confidando che non ci sia bisogno di scrivere altro dopo un mese.
Ultima modifica di Ishramit il 20/04/2025, 21:43, modificato 4 volte in totale.
Vittorio Felugo
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Questo racconto mi ha appassionato molto, e ti faccio i complimenti per l'originalità e la fantasia. Ci sono però dei passaggi poco chiari (almeno secondo me). Inizialmente Joel sembra il ribelle, poi pare che il ribelle sia l'altro ragazzo, che si scopre poi essere il neoeletto priore. O forse ho capito male io. Comunque, a parer mio, una trama così elaborata avrebbe meritato un racconto più ampio, in grado di spiegare bene tutto ciò che rimane oscuro. Questo asilo (nel senso di ricovero) per bambini/ragazzi sembra collocarsi in un luogo fantastico, proiettato nel passato (o nel futuro?); ma la citazione di Francia e Inghilterra rivelano che si trova da qualche parte sulla terra, forse proprio in Francia (o in Inghilterra?). L'uso del discorso indiretto, per me che uso tantissimo i dialoghi, è una scelta coraggiosa, ma che forse appesantisce un po' il testo.
Ripeto, mi piace, ma probabilmente è troppo "compresso", dati i limiti imposti dalle regole della gara, e si perde qualcosa.
Voto 4.
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Vittorio Felugo ha scritto: 18/04/2025, 11:45 Questo racconto mi ha appassionato molto, e ti faccio i complimenti per l'originalità e la fantasia. Ci sono però dei passaggi poco chiari (almeno secondo me). Inizialmente Joel sembra il ribelle, poi pare che il ribelle sia l'altro ragazzo, che si scopre poi essere il neoeletto priore. O forse ho capito male io. Comunque, a parer mio, una trama così elaborata avrebbe meritato un racconto più ampio, in grado di spiegare bene tutto ciò che rimane oscuro. Questo asilo (nel senso di ricovero) per bambini/ragazzi sembra collocarsi in un luogo fantastico, proiettato nel passato (o nel futuro?); ma la citazione di Francia e Inghilterra rivelano che si trova da qualche parte sulla terra, forse proprio in Francia (o in Inghilterra?). L'uso del discorso indiretto, per me che uso tantissimo i dialoghi, è una scelta coraggiosa, ma che forse appesantisce un po' il testo.
Ripeto, mi piace, ma probabilmente è troppo "compresso", dati i limiti imposti dalle regole della gara, e si perde qualcosa.
Voto 4.
Ciao Vittorio, grazie per il commento utile e lusinghiero :)
In realtà non hai capito male: diciamo che il tema del racconto dovrebbe essere proprio il passaggio di testimone dello "scandalo" con le simmetrie e le inversioni che questo comporta. Immagino però che l'effetto sia stato in una certa misura straniante e che certi passaggi vadano gestiti in maniera un po' più chiara, ci tornerò.

Capisco bene le critiche sull' "oscurità" del racconto, ma il mio intento era proprio vedere se potesse funzionare proposto in questo modo. Ho voluto dargli la forma della "traccia", o meglio del "documento", che il lettore reale è invitato a decifrare con la difficoltà di non essere il destinatario primario di quella forma comunicativa: a differenza di chi in futuro avrebbe letto per dovere dal libro rosso, e ancora più rispetto a chi ha ascoltato il discorso in prima persona, tu come lettore naturalmente non hai a disposizione tante informazioni che l'oratore/scrittore dà invece per scontate, dato che parla a persone ben informate dei fatti con l'intento di suscitare una reazione. La sfida è ad immaginare da questi indizi cosa possa davvero essere successo e quale possa essere la reazione conseguente. So che è una richiesta onerosa per il lettore medio, ma è il modo in cui mi piace giocare :wink:

Se sei interessato a capirci qualcosa di più, l'ambientazione comunque è comune con altre cose che ho scritto, tra cui "In paradiso si gioca tutto il tempo" che ha vinto una di queste gare ormai quasi 4 anni fa. Ma la mia idea generale è che questi racconti (più o meno lunghi) collegati dovrebbero essere tutti leggibili come "primo accesso", senza che sia necessario essere già al corrente di altre storie perché quella che si sta leggendo funzioni.

Riguardo infine all'idea che forse questa storia meriterebbe più spazio... Non lo escludo, magari un giorno potrei dargli una forma meno criptica e valorizzare diversi spunti che senz'altro ci sono :)
ElianaF
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Commento: La lapide del profeta

Messaggio da leggere da ElianaF »

La scrittura è fluida e appassionante, ma la trama per me è confusa, a partire dal titolo.
Il racconto si chiude o proseguirà? Dal finale sembra che "il cattivo" sia Friedrich, ma non è il priore il cattivo?
Altra nota negativa dal mio punto di vista: è un racconto tutto al maschile.
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Re: Commento: La lapide del profeta

Messaggio da leggere da Ishramit »

ElianaF ha scritto: 23/04/2025, 10:26 La scrittura è fluida e appassionante, ma la trama per me è confusa, a partire dal titolo.
Il racconto si chiude o proseguirà? Dal finale sembra che "il cattivo" sia Friedrich, ma non è il priore il cattivo?
Altra nota negativa dal mio punto di vista: è un racconto tutto al maschile.
Purtroppo la mia risposta è andata perduta per una "manutenzione straordinaria" (?). Ad ogni modo ti ringrazio per il feedback, capisco le critiche anche se almeno in parte sono dovute al genere letterario (il racconto è sotto forma di documento e quindi è chiaro che presenti solo il punto di vista di chi l'ha scritto, e che si inserisca in un mondo in cui sono successe e succederanno altre cose... Che il lettore non ha i mezzi per scoprire), ma sicuramente la sfida sta nel rendere testi del genere interessanti e gradevoli anche senza poter "riempire" i vuoti :wink:. Si trattava di una sorta di esperimento e anche sapere che per te è stato confusionario o straniante ha il suo valore :D
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Messaggio da leggere da Yakamoz »

Dalla lettura riscontro che hai una bella prosa, bravo! Il racconto è essenzialmente un fantasy con elementi morali e religiosi. La trama è un intreccio di più eventi, che si attaccano come anelli a una catena. Esistono alcune lacune narrative: nel senso che non tutto viene spiegato come dovrebbe (credo volute dall'autore), ma esiste sempre la fantasia del lettore che può compensare. Faccio due esempi dal testo:

1) "In una sola occasione Joël cambiava la sua faccia, rendendola rossa e ruvida e cattiva come quella dei bambini che vogliono sempre vincere nei giochi: quando, dopo l'ascolto delle storie dei Padri, un'altra persona faceva una lode o diceva agli altri quanto quella storia fosse bella, lui sbraitava con parole blasfeme, dicendo che erano soltanto favole per mocciosi, che chi le ascoltava sarebbe cresciuto come un mollusco senz'ossa, o cose del genere."

Le storie dei Padri di cosa parlavano? Non viene detto nulla.

2) "Gli uomini del villaggio gli dissero che allora se ne doveva andare, perché lì volevano solo stare in pace."

Ma tu più volte hai scritto che "da cui, per volontà dei Padri, non è possibile allontanare nessuno". Non è un po' incoerente? Quindi, diciamo che è stato indotto ad allontanarsi e non "quasi allontanato", come sembra leggendo il testo.

Anche il finale è leggermente ambiguo, che poi sarebbe il climax, questo:

"Ora, figli miei, è giusto che sappiate che quel ragazzo sciocco, arrogante, bugiardo e vigliacco è l'uomo che i più grandi tra voi hanno eletto come priore. Che il Signore abbia misericordia di tutti noi e risparmi dalla sua ira almeno i più piccoli."

Non tanto in quello che c'è scritto, ma nel seguito che non c'è scritto: cioè, il ragazzo sciocco, arrogante, bugiardo e vigliacco (eletto, una volta grande, a Priore) come muta/cambia la sua vita/condotta e fa ammenda dopo la dipartita di Joël? Non viene detto: tocca sempre al lettore immaginarlo. Ma qualcosina si poteva dire, no?

Ma, malgrado queste piccole lacune e altre "cosette", il racconto si presenta comunque coinvolgente e "soprattutto" aperto a molteplici interpretazioni (difetto e pregio) da parte del lettore. Si legge poi con piacere, grazie a una prosa e un ritmo complessivamente buoni, anche se nella parte centrale è un po' lento.

Mi fermo qui, per non essere troppo noioso.

Saluti, Ishramit,

Antonio

Voto: 5

Motivo del voto:
C'è qualcosa da perfezionare nel racconto, per via di molte aspetti che restano un po' all'ombra, come se appartenesse a una "saga", ma nel suo complesso, a orecchio, mi è sembrato scritto con una certa volontà, entusiasmo, impegno (anche una buona tecnica narrativa) da parte dell'autore.

P.S. C'è qualche virgola da aggiustare, tipo qui:

"Ma il ragazzo sciocco, arrogante e bugiardo era anche mollusco e vigliacco…"

"era" è separato da una virgola, e sarebbe più giusto così:

"Ma il ragazzo sciocco, arrogante e bugiardo, era anche mollusco e vigliacco…"

Giusto per non separare il soggetto dal suo verbo. Ma tu sei bravo a scrivere, quindi rileggiti e correggiti da solo.

Ciao :)
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Yakamoz ha scritto: ieri, 0:45 Dalla lettura riscontro che hai una bella prosa, bravo! Il racconto è essenzialmente un fantasy con elementi morali e religiosi. La trama è un intreccio di più eventi, che si attaccano come anelli a una catena. Esistono alcune lacune narrative: nel senso che non tutto viene spiegato come dovrebbe (credo volute dall'autore), ma esiste sempre la fantasia del lettore che può compensare. Faccio due esempi dal testo:

1) "In una sola occasione Joël cambiava la sua faccia, rendendola rossa e ruvida e cattiva come quella dei bambini che vogliono sempre vincere nei giochi: quando, dopo l'ascolto delle storie dei Padri, un'altra persona faceva una lode o diceva agli altri quanto quella storia fosse bella, lui sbraitava con parole blasfeme, dicendo che erano soltanto favole per mocciosi, che chi le ascoltava sarebbe cresciuto come un mollusco senz'ossa, o cose del genere."

Le storie dei Padri di cosa parlavano? Non viene detto nulla.

2) "Gli uomini del villaggio gli dissero che allora se ne doveva andare, perché lì volevano solo stare in pace."

Ma tu più volte hai scritto che "da cui, per volontà dei Padri, non è possibile allontanare nessuno". Non è un po' incoerente? Quindi, diciamo che è stato indotto ad allontanarsi e non "quasi allontanato", come sembra leggendo il testo.

Anche il finale è leggermente ambiguo, che poi sarebbe il climax, questo:

"Ora, figli miei, è giusto che sappiate che quel ragazzo sciocco, arrogante, bugiardo e vigliacco è l'uomo che i più grandi tra voi hanno eletto come priore. Che il Signore abbia misericordia di tutti noi e risparmi dalla sua ira almeno i più piccoli."

Non tanto in quello che c'è scritto, ma nel seguito che non c'è scritto: cioè, il ragazzo sciocco, arrogante, bugiardo e vigliacco (eletto, una volta grande, a Priore) come muta/cambia la sua vita/condotta e fa ammenda dopo la dipartita di Joël? Non viene detto: tocca sempre al lettore immaginarlo. Ma qualcosina si poteva dire, no?

Ma, malgrado queste piccole lacune e altre "cosette", il racconto si presenta comunque coinvolgente e "soprattutto" aperto a molteplici interpretazioni (difetto e pregio) da parte del lettore. Si legge poi con piacere, grazie a una prosa e un ritmo complessivamente buoni, anche se nella parte centrale è un po' lento.

Mi fermo qui, per non essere troppo noioso.

Saluti, Ishramit,

Antonio

Voto: 5

Motivo del voto:
C'è qualcosa da perfezionare nel racconto, per via di molte aspetti che restano un po' all'ombra, come se appartenesse a una "saga", ma nel suo complesso, a orecchio, mi è sembrato scritto con una certa volontà, entusiasmo, impegno (anche una buona tecnica narrativa) da parte dell'autore.

P.S. C'è qualche virgola da aggiustare, tipo qui:

"Ma il ragazzo sciocco, arrogante e bugiardo era anche mollusco e vigliacco…"

"era" è separato da una virgola, e sarebbe più giusto così:

"Ma il ragazzo sciocco, arrogante e bugiardo, era anche mollusco e vigliacco…"

Giusto per non separare il soggetto dal suo verbo. Ma tu sei bravo a scrivere, quindi rileggiti e correggiti da solo.

Ciao :)

Ciao Yamakoz, ti ringrazio molto per il tuo commento e la tua valutazione, sicuramente lusinghieri :) . Le lacune che dici ci sono sicuramente e come hai immaginato sono in effetti volute: l'idea era di proporre un testo destinato non al lettore effettivo (tu o chiunque altro possa leggerlo qua) ma a destinatari che fanno parte del contesto, e per cui non è necessario (e anzi più efficace retoricamente) esplicitare certi eventi o dati di dominio comune. Certamente si può fare qualcosa per ridurre lo spaesamento del lettore finale e ci lavorerò su ;)

Per quanto riguarda il punto 2, comunque, per quanto quel "racconto nel racconto" sia - come hai giustamente indovinato - una sorta di allegorizzazione della realtà del monastero, non necessariamente deve essere ambientato in luogo che abbia esattamente le sue stesse regole. Il narratore d'altronde è un ragazzo turbato da ciò che sta vivendo e percependo, non uno che voglia dare una lezione morale, e si presume che il priore non abbia voluto alterare più di quanto fosse inevitabile (data la lontananza nel tempo) il racconto originario. Per questo gli ho fatto lasciare quella discrepanza.

In quanto al finale, capisco che si vorrebbe sapere di più :P Questo priore è uno che ha voluto cambiare vita e far luce su un passato di cui si vergogna, una sorta di giustiziere che ha voluto mettersi in gioco con tutta la sua persona per cambiare delle cose che ritiene inaccettabili o... un ipocrita che sta scaricando addosso ad un capro espiatorio le proprie mancanze? Per ora questo è l'unico racconto in cui questa persona compare, quindi non abbiamo modo di saperlo davvero. Sinceramente non l'ho nemmeno deciso :roll:
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Concordo con i commenti precedenti, nel senso che il racconto evidenzia una prosa incisiva e coerente col tema fantasy della trama e la storia è coinvolgente. La trama è complessa (il racconto dentro un altro racconto è sempre una modalità rischiosa, poiché spezza il ritmo della narrazione), ma l'autore ne ha esplicitato le motivazioni. Do il voto massimo poiché mi pare giusto premiare, oltre al contenuto in sé, anche il fatto che l'autore si sia "sforzato" un po' più degli altri. :)
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Andr60 ha scritto: ieri, 19:11 Concordo con i commenti precedenti, nel senso che il racconto evidenzia una prosa incisiva e coerente col tema fantasy della trama e la storia è coinvolgente. La trama è complessa (il racconto dentro un altro racconto è sempre una modalità rischiosa, poiché spezza il ritmo della narrazione), ma l'autore ne ha esplicitato le motivazioni. Do il voto massimo poiché mi pare giusto premiare, oltre al contenuto in sé, anche il fatto che l'autore si sia "sforzato" un po' più degli altri. :)
Grazie mille Andr60 :)
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Poliziesco ambientato a Chicago e Nuovo Messico

Un poliziesco vecchio stile, cazzuto, ambientato un po' a Chicago e un po' in New Mexico, dove un poliziotto scopre di avere un figlio già adulto e, una volta deciso di conoscerlo, si accorgerà che non sarà così semplice. Una storia dura e forse anche vera.
Frank Malick, attempato sergente della polizia di Chicago, posto finalmente di fronte alle conseguenze d'una sua mancanza commessa molti anni prima, intraprende un viaggio fino in Nuovo Messico alla ricerca di qualcosa a metà tra il perdono delle persone che aveva fatto soffrire e la speranza di un'improbabile redenzione.
Di Massimo Baglione e Cataldo Balducci.

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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.



I sette vizi capitali

I sette vizi capitali

antologia AA.VV. di opere ispirate alle inclinazioni profonde, morali e comportamentali dell'anima umana

A cura di Massimo Baglione.

Contiene opere di: nwMarco Bertoli, Federico Mauri, Emilia Pietropaolo, nwFrancesca Paolucci, nwEnrico Teodorani, nwUmberto Pasqui, Lidia Napoli, nwAlessandro Mazzi, Monica Galli, nwAndrea Teodorani, nwLaura Traverso, nwNicolandrea Riccio, nwF. T. Leo, Francesco Pino, nwFranco Giori, Valentino Poppi, Stefania Paganelli, nwSelene Barblan, Caterina Petrini, nwFausto Scatoli, nwAndr60, Eliana Farotto.

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