La strada

Spazio dedicato alla Gara stagionale di primavera 2019.

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Fausto Scatoli
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La strada

Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

La nebbia, leggera ma ininterrotta, copriva la strada e la campagna intorno. Era lievemente sollevata da terra e il nostro alito, che si condensava a ogni respiro, ne pareva un’estensione.
Sembravamo due fuggiaschi, sebbene non ci fosse niente da cui scappare.
Camminavamo da una mezz’ora, forse, e ancora non avevamo capito cosa stesse succedendo.
All’inizio Franz e io ci eravamo guardati ridendo, poi perplessi, poi spaventati. Ma ormai non ci guardavamo più. Tenevamo gli occhi fissi sulla strada, senza parlare, sperando in una deviazione, un punto d’arrivo, l’incontro con un’anima qualsiasi.
Niente. Non c’era niente. Non una persona, niente case, niente luci, né vicine né lontane. Solo campagna, ovunque.
Terra smossa alternata a coltivazioni, con qualche albero isolato che esaltava la monotonia del paesaggio anziché spezzarla.
E la nebbia.
La strada non aveva svincoli, solo qualche ansa leggera che assecondava la natura del terreno. Sembrava non finisse mai. A un certo punto ho pensato che neanche avesse un inizio, che servisse solo a spaccare in due nebbia e campi.
C’era qualcosa di stonato, fuori luogo, che mi disturbava, ma non riuscivo a capire cosa.
Tirava una fredda brezza autunnale, c’era aria di pioggia.
Oltre a ciò, i nostri orologi si erano fermati.
Tutti e due.
Segnavano entrambi un’ora di metà mattina, per quello che può valere ciò che ti dice un orologio fermo. Il cielo non aiutava a capire; in quella zuppa di nebbia e nubi era impossibile distinguere dove finisse l’una e cominciassero le altre.
Eppure quel giorno eravamo partiti da casa nostra, in paese, con un sole smagliante.
E la voglia di una giornata in motocicletta. Liberi e soli, ognuno con la propria fedele compagna a due ruote, amavamo quel modo di perdere tempo, di non avere meta, obbedendo solo all’impulso di fermarci quando volevamo, di andare se volevamo andare.
Meno di un’ora dopo, in aperta campagna, l’improvviso banco di nebbia ci aveva costretto a rallentare. Cinque minuti ad andatura da bicicletta, poi le moto si erano spente.
Insieme.
Non c’era stato verso di farle ripartire.
Ci grattavamo la testa e ci chiedevamo quante possibilità ci fossero che succedesse una cosa del genere. Alla fine ci eravamo rassegnati a lasciarle lì, sul bordo della strada, e a cercare un meccanico. O un telefono, visto che i cellulari non avevano campo. È stato quando abbiamo controllato gli orologi per vedere se avremmo trovato officine aperte che ci siamo accorti che erano fermi anche quelli.
Ci fu un attimo di smarrimento. Andammo avanti in silenzio.
Conoscevamo la zona. Sapevamo che doveva esserci un borgo industriale – capannoni, poche case e i servizi essenziali – ma a questo punto avremmo dovuto incontrarlo.
«L’abbiamo passato» aveva detto Franz.
«No, è più avanti, subito dopo una curva» avevo risposto.
«Quale curva?»
Già, quale curva? La strada che ricordavamo ne era un susseguirsi continuo, questa tirava dritto al nulla. Ecco cosa stonava.
È stato allora che è arrivato il panico. Un panico tranquillo, comunque. Un byker non si mette a frignare come un ragazzino. Però torna indietro alla svelta, dalla sua moto che non tradisce.
Neanche l’ombra, delle moto.
Questo sì che ci aveva steso.

Seduti sul ciglio della strada, immobili come tutto il resto intorno a noi, come gli orologi, come i cellulari. Ecco come ci eravamo trovati. C’era solo il freddo, la nebbia e quel silenzio che premeva sui timpani.
Non saprò mai dire quanto tempo trascorremmo così. Ogni tanto uno di noi si alzava, solo per rendersi conto che nessun passo aveva senso, in nessuna direzione.
Poi, finalmente, qualcosa cambiò.
Una luce. Davanti a noi apparve prima un bagliore fioco, stemperato dalla nebbia. Poi una macchia più grande che divorava la foschia, fino a diventare luce profonda.
Sì, profonda.
A ripensarci adesso, di sicuro Franz e io non dovevamo avere un’espressione intelligente. A bocca aperta non riuscivamo a parlare, e quanto a muoverci… beh, s’era capito che era inutile. Scappare? E dove?
La luce avanzava e cancellava tutto: strada, alberi, campagna. Forse era lei che si era mangiata le moto, e adesso avrebbe inghiottito anche noi.
“Va bene, basta che ritrovo la mia due ruote” ricordo che pensai prima di venire invaso dal chiarore.
Già. Invaso.
Che strana sensazione, come essere violato nell’intimo e, al contempo, violare qualcosa di superiore. Prima di perdere conoscenza.

Mi svegliai per il fastidio agli occhi. Franz era accanto a me. Anche lui si premeva le dita sulle palpebre.
Il sole. C’era di nuovo il sole.
E la nostra strada di campagna piena di curve con le moto a un centinaio di metri da noi.
Controllammo le tute, ci toccammo la faccia, ci esaminammo a vicenda. Sembrava tutto a posto.
Le nostre amiche partirono al primo colpo, gli orologi segnavano mezzogiorno e le lancette dei secondi si muovevano come di norma. I cellulari erano sempre senza campo.
Percorremmo un tratto di strada respirando un’aria normale, registrando con sollievo il consueto squallore dei depositi industriali del borgo che avevamo cercato inutilmente. Respirando e basta.
Ci fermammo in un’osteria, più per parlare che per mangiare, ma mangiammo di gusto e parlammo poco.
«Che cazzo è successo, Franz?»
«Abbiamo visto la luce» rise.
La cosa buffa era che non riuscivamo a dire più di tanto. Non come avremmo dovuto o come avremmo voluto. Provavamo entrambi uno strano ritegno, e la sensazione di vivere più lenti, a venti centimetri da terra come quella nebbia del cavolo.
«Non andare a dirlo in giro.»
«Non ci penso nemmeno.»
A dire cosa, poi? Che avevamo trovato nebbia? E allora? Che ci eravamo persi? A mezzora da casa? Non siamo tipi che si mettono a spiegare l’inspiegabile, a fare la figura dei toccati.

Eppure, sulla via del ritorno ci prese una strana malinconia. Avremmo trovato ancora quella strada, quella nebbia, quella luce?
No. Nessuno di noi due lo credeva. Qualcosa, fra il naso e la gola, somigliava alla nostalgia, a un’occasione persa.
Ci rendemmo conto, col tempo, che il mistero ci aveva cambiati. In maniera indefinibile, ma lo aveva fatto. Qualcosa era entrato in noi e qualcosa di noi era stato preso, risucchiato.
Questo, sentivamo.
Perché eravamo due che avevano camminato in quella nebbia, che avevano visto quella luce.
Gli altri non lo sapevano, ma noi sì.
Noi e le nostre moto.
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Messaggio da leggere da Isabella Galeotti »

Titolo semplice. L'ho letto in un baleno, sono abitutata alla nebbia, sono nata nella nebbia. Quindi mi ci sono trovata bene in questo racconto. Sono motociclista, per cui capisco cosa vuol dire abbandonare la creatura, e dover proseguire a piedi, lasciando la tua moto abbandonata sul ciglio della strada, che per giunta viene avvolta immediatamente dalla nebbia. :shock: Proseguire a piedi, con l'abbigliamento tecnico ed il casco...impresa impossibile, infatti quì entriamo nella terza dimensione. Il non essere il non esistere. Per fortuna il protagonista, che è un peccato non abbia un nome, non è solo. Non continuo sarebbe un delitto per chi deve ancora leggere questa storiella. Già i motociclisti, che si salutano con due dita, che alzano il piede, oramai rari. Credo che questi due amici non si lasceranno mai. Dopo tutta questa premessa, esprimo il mio giudizio verso questo brano. Non è avvincente come i tuoi soliti racconti, ma è scorrevole e piacevole. Mi piacerebbe ci fosse un seguito.
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Fausto Scatoli
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Isabella Galeotti ha scritto: 04/04/2019, 9:00 Titolo semplice. L'ho letto in un baleno, sono abitutata alla nebbia, sono nata nella nebbia. Quindi mi ci sono trovata bene in questo racconto. Sono motociclista, per cui capisco cosa vuol dire abbandonare la creatura, e dover proseguire a piedi, lasciando la tua moto abbandonata sul ciglio della strada, che per giunta viene avvolta immediatamente dalla nebbia. :shock: Proseguire a piedi, con l'abbigliamento tecnico ed il casco...impresa impossibile, infatti quì entriamo nella terza dimensione. Il non essere il non esistere. Per fortuna il protagonista, che è un peccato non abbia un nome, non è solo. Non continuo sarebbe un delitto per chi deve ancora leggere questa storiella. Già i motociclisti, che si salutano con due dita, che alzano il piede, oramai rari. Credo che questi due amici non si lasceranno mai. Dopo tutta questa premessa, esprimo il mio giudizio verso questo brano. Non è avvincente come i tuoi soliti racconti, ma è scorrevole e piacevole. Mi piacerebbe ci fosse un seguito.
grazie, Isabella
è una vecchia storia di anni fa, riveduta e corretta per l'occasione
ho sempre avuto la moto, e il saluto con le dita era una specie di obbligo, ma noto con dispiacere che ormai è abbandonato.
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Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Tra "il sogno e son desto" Franz e le moto (mi sono venuti in mente i nazisti, avrei scelto un altro nome...), il racconto scorre ordinato e senza refusi. Il contenuto però, non mi ha coinvolto, pur essendo narrato bene, come ho già detto.
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Fausto Scatoli
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Laura Traverso ha scritto: 04/04/2019, 18:53 Tra "il sogno e son desto" Franz e le moto (mi sono venuti in mente i nazisti, avrei scelto un altro nome...), il racconto scorre ordinato e senza refusi. Il contenuto però, non mi ha coinvolto, pur essendo narrato bene, come ho già detto.
ciao, Laura
Franz è il nomignolo di un mio amico (Franzini, in realtà), non pensavo potesse portare ai nazisti :shock:

peccato non averti coinvolto, magari ci riuscirò la prossima volta :)
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Marco Daniele
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Messaggio da leggere da Marco Daniele »

L'etichetta che mi viene istintivamente da affibbiare a questo racconto è "realismo magico", perché sei capace di far irrompere in maniera egregia una dimensione che potremmo definire sovrannaturale (o comunque non-normale, rimane il mistero su cosa sia effettivamente successo e questo mi piace molto) nella realtà dei due motociclisti: la nebbia, il tempo che sembra fermarsi, la sparizione delle moto (che per un motociclista dev'essere un sacrilegio immagino), la luce... e alla fine c'è quella nota di malinconia, di tristezza che trasmette l'idea di aver solo sfiorato e mai raggiunto effettivamente il mistero.

Unico appunto formale: è biker e non byker.

PS. A me Franz fa venire in mente il marito della principessa Sissi :lol:
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Messaggio da leggere da Roberto Bonfanti »

Il racconto mi piace, le descrizioni sono buone e adatte all'atmosfera della storia, il mistero è ben congegnato e poi ci sono le moto (sono motociclista anch’io e vedo che sono in buona compagnia).
A mio parere, però, ci sarebbe qualcosa da rivedere nella forma, mi sembra che i tempi verbali di alcune frasi non concordino con quelli di altre.
Una considerazione sul finale: i due protagonisti escono cambiati da questa strana esperienza, ma i “segni” di questo cambiamento sono poco evidenti. Ovviamente capisco l’esigenza di lasciare le sensazioni in sospeso, senza dover razionalizzare tutta la vicenda, ma mi manca qualcosa che spieghi meglio in che modo vengono mutati da questa storia.
Comunque, ribadisco, non male.
Che ci vuole a scrivere un libro? Leggerlo è la fatica. (Gesualdo Bufalino)
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Messaggio da leggere da Angelo Ciola »

Racconto che descrive molto bene l'angoscia e l'atmosfera in cui sono avvolti i due protagonisti del racconto. La nebbia fitta che si frappone tra i tuoi occhi e il resto del mondo a volte può effettivamente dare spiacevoli impressioni. Mi sembra forse un po' debole la parte finale ma il resto del racconto è piacevole.
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Messaggio da leggere da Alessandro Mazzi »

Racconto che si lascia leggere in maniera molto scorrevole. Sulla forma nulla da dire: il racconto è scritto in maniera perfetta. La narrazione è molto fluida e scorre senza problemi. L'unica pecca a mio avviso è il contenuto, che non è riuscito a coinvolgermi pienamente. Ma questa è una semplice considerazione soggettiva. La valutazione resta comunque positiva.
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Beh, non è niente male. Quindi bravo. Però ritengo che il tempo passato che hai usato non funziona molto. Diminuisce la tensione, allenta la suspense. Io avrei adoperato il presente. Con il presente la chiusura finale, la parte meno riuscita del racconto, avresti potuto costruirla in modo più scorrevole e convincente.

A presto.
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Fausto Scatoli
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Re: Commento

Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

Marco Daniele ha scritto: 04/04/2019, 22:34 L'etichetta che mi viene istintivamente da affibbiare a questo racconto è "realismo magico", perché sei capace di far irrompere in maniera egregia una dimensione che potremmo definire sovrannaturale (o comunque non-normale, rimane il mistero su cosa sia effettivamente successo e questo mi piace molto) nella realtà dei due motociclisti: la nebbia, il tempo che sembra fermarsi, la sparizione delle moto (che per un motociclista dev'essere un sacrilegio immagino), la luce... e alla fine c'è quella nota di malinconia, di tristezza che trasmette l'idea di aver solo sfiorato e mai raggiunto effettivamente il mistero.

Unico appunto formale: è biker e non byker.

PS. A me Franz fa venire in mente il marito della principessa Sissi :lol:
hai ragione, è biker
la storia vuole essere il resoconto di una sensazione sfiorata e non vissuta del tutto, della quale, forse proprio perché non completa, il protagonista sente nostalgia.
grazie del commento
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Roberto Bonfanti ha scritto: 05/04/2019, 20:08 Il racconto mi piace, le descrizioni sono buone e adatte all'atmosfera della storia, il mistero è ben congegnato e poi ci sono le moto (sono motociclista anch’io e vedo che sono in buona compagnia).
A mio parere, però, ci sarebbe qualcosa da rivedere nella forma, mi sembra che i tempi verbali di alcune frasi non concordino con quelli di altre.
Una considerazione sul finale: i due protagonisti escono cambiati da questa strana esperienza, ma i “segni” di questo cambiamento sono poco evidenti. Ovviamente capisco l’esigenza di lasciare le sensazioni in sospeso, senza dover razionalizzare tutta la vicenda, ma mi manca qualcosa che spieghi meglio in che modo vengono mutati da questa storia.
Comunque, ribadisco, non male.
grazie del commento.
se devo essere sincero, non ho proprio pensato a dire qualcosa che spieghi meglio il cambiamento avvenuto.
può essere uno spunto per il futuro, grazie.
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AACiola ha scritto: 11/04/2019, 19:05 Racconto che descrive molto bene l'angoscia e l'atmosfera in cui sono avvolti i due protagonisti del racconto. La nebbia fitta che si frappone tra i tuoi occhi e il resto del mondo a volte può effettivamente dare spiacevoli impressioni. Mi sembra forse un po' debole la parte finale ma il resto del racconto è piacevole.
grazie del commento.
in effetti, la nebbia è protagonista, proprio perché può dare sensazioni strane, anche di smarrimento.
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

Namio Intile ha scritto: 17/04/2019, 16:12 Beh, non è niente male. Quindi bravo. Però ritengo che il tempo passato che hai usato non funziona molto. Diminuisce la tensione, allenta la suspense. Io avrei adoperato il presente. Con il presente la chiusura finale, la parte meno riuscita del racconto, avresti potuto costruirla in modo più scorrevole e convincente.

A presto.
probabilmente hai ragione, il presente avrebbe creato più atmosfera
magari provo a sistemarlo.
grazie del commento
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Messaggio da leggere da Selene Barblan »

Ciao, ho apprezzato l'atmosfera che hai voluto dare al tuo racconto; nella descrizione iniziale e circa a metà del racconto trovo che hai saputo trasformare le parole in immagini. Trovo anche interessante il tema e lo svolgimento, anche se mi sembra che nel finale hai accelerato un pò.
Mi ha convinto meno la parte subito dopo l'introduzione, dove si spiega cos'è successo prima dell'arrivo della nebbia. Mi sembra meno spontaneo, più costruito, rende meno scorrevole la lettura.
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Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

Selene Barblan ha scritto: 30/04/2019, 21:31 Ciao, ho apprezzato l'atmosfera che hai voluto dare al tuo racconto; nella descrizione iniziale e circa a metà del racconto trovo che hai saputo trasformare le parole in immagini. Trovo anche interessante il tema e lo svolgimento, anche se mi sembra che nel finale hai accelerato un pò.
Mi ha convinto meno la parte subito dopo l'introduzione, dove si spiega cos'è successo prima dell'arrivo della nebbia. Mi sembra meno spontaneo, più costruito, rende meno scorrevole la lettura.
grazie per il commento.
non sei la prima che lo fa notare, quindi mi sa che avete davvero ragione :)
proverò a modificare qualcosa.
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Messaggio da leggere da Draper »

A parte quanto già segnalato dagli altri, soprattutto da Roberto (mi riferisco ad alcune disparità di concordanza dei tempi verbali), non mi sembra ci sia molto da aggiungere. Il racconto si è lasciato leggere molto bene, ha dei bei ritmi e sinceramente non ho trovato parti che funzionassero peggio o meglio di altre. Tutto è molto coeso. L'unico problema - ma forse è una mia percezione - è che ho percepito il racconto come "stemperato". Mi spiego meglio. La situazione che i protagonisti vivono è senz'altro anomala, ma proprio perché così carica di mistero, in alcuni punti del testo ho notato l'ingresso di una certa ironia del narratore che forse non ha dato una grande mano all'umore generale dell'opera, perché ha introdotto un elemento che ha "raffreddato" la tensione. Sulla battuta de "i biker non frignano", per esempio, la sensazione è scattata subito. Spero di essermi spiegato, in qualche modo, altrimenti cercherò di essere più chiaro. Se la cosa è voluta, allora non c'è alcun problema, però al tuo posto rivedrei in generale il clima narrativo più che la sostanza della storia, che a me non è dispiaciuta per niente :D Per quel che riguarda invece l'arco narrativo dei personaggi - o le spiegazioni ad esso relative - non ho appunti da fare, a me sembrano costruiti nel modo giusto. Quel po' di vaghezza sul come e sul perché fanno sicuramente il gioco della storia :D A rileggerti
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Messaggio da leggere da Teseo Tesei »

Che storia! Direbbero alcuni conoscenti. Certamente i due protagonisti si sono persi. Esistono molteplici modalità di perdersi. Come questi due si siano persi ed in quale modo non è chiarissimo, ma certamente, ed è quel che importa: Alla fine si sono ritrovati.
Le stelle brillano soltanto in notte oscura.
https://www.youtube.com/watch?v=HTRHL3yEcVk

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Stefano Giraldi Ceneda
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Messaggio da leggere da Stefano Giraldi Ceneda »

Il mio giudizio sul racconto di Fausto è positivo.
A differenza di quanto ho letto in alcuni dei commenti precedenti, trovo che “La strada" sia addirittura superiore ad altre opere di Fausto, almeno in termini di potenzialità.
Non si è raggiunta una sintesi plastica tra gli elementi narrativi, ma sussistono le basi per affinarla.
Del resto, la perfezione non esiste, ma sulla perfettibilità si può lavorare.
Coraggio e in bocca al lupo per le prossime fatiche letterarie.
P.S. Esprimerò il voto dopo attenta rilettura.
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Gabriele Ludovici
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Messaggio da leggere da Gabriele Ludovici »

Sicuramente è descritta bene l'atmosfera di smarrimento, quasi mistica, in cui incappano i due motociclisti abbandonati al proprio destino. In generale mi piace ma credo che - come hanno fatto notare anche altri - nei limiti del racconto breve non si esaurisca la tensione narrativa: i due protagonisti si sono ritrovati, ma effettivamente cosa è successo in quel "blackout"? Manca questo dettaglio, per il resto è scritto molto bene.
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A cura di Massimo Baglione e Massimo Fabrizi
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Contiene opere di: Alberto Tristano, nwRoberto Guarnieri, Ramona Cannatelli, nwSer Stefano, Giorgio Aprile, Gianluca Santini, Matteo Mancini, Giorgia Rebecca Gironi, nwMariella Vallesi, Tommaso Chimenti, Diego Salvadori, Giulia Conti, Beatrice Traversin, Maria Cristina Biasoli, Massimiliano Campo, Il Cazzaro di 6502, Polissena Cerolini, Patrizia Birtolo, Paolo Capponi, Paolo Cavicchi, nwLuca Romanello, Igor Lampis, Diego Di Dio, Leonardo Boselli, David Parronchi, VS, Antonella Tissot, nwSam L. Basie, nwAnnamaria Trevale, Bruno Ugioli, Ilaria Spes, nwBruno Elpis, nwMassimiliano Prandini, Andrea Marà, Riccardo Fumagalli, Joshi Spawnbrød, Daniele Picciuti, Gian Filippo Pizzo, Flavio Valerio Nervi, Ermanno Volterrani, nwManuela Costantini, nwMatteo Carriero, Eva Bassa, nwLorenzo Pompeo, nwAndrea Andreoni, Valeria Esposito, Stefano Caranti, Riccardo Carli Ballola, Stefano Pierini, Giuseppe Troccoli, Francesco Scardone, Andrea Cavallini, Alice Chimera, nwCosimo Vitiello, Mariaeleonora Damato, Stefano Mallus, Sergio Oricci, Michele Pacillo, Matteo Gambaro, nwAngela Di Salvo, Marco Migliori, Pietro Chiappelloni, Sergio Donato, Ivan Visini, Ottavia Piccolo, Ester Mistò, Alessandro Mascherpa, Gianmarco Amici, Raffaella Munno, Michele Campagna, nwDiego Bortolozzo, Lorenzo Davia, Marco Solo, Gianluca Gendusa, Caterina Venturi, Lorenzo Crescentini, Silvia Tessa, Simona Aiuti, Chiara Micheli, nwAnna Tasinato, Valentina Giuliani, Giulio D'Antona, Maria Francesca Cupane, Veruska Vertuani, Giacomo Scotti, Chiara Zanini, nwLorenzo Fontana, Tiziana Ritacco, Margherita Lamatrice, Aurora Torchia, nwLuigi Milani, Maurizio Brancaleoni, Gloria Scaioli, Filomena, Piergiorgio Annicchiarico, Morik Chadid, Chiara Perseghin, Massimo Ferri, nwSimone Messeri, Davide Dotto, Serena M. Barbacetto, Roberto Bernocco, Anthony Strange, Cristian Leonardi, Fabiola Lucidi, nwRoberto Bommarito, Antonio Russo De Vivo, Giacomo Gailli, Giovanni Duminuco, Federico Pergolini, Fabrizio Leonardi, Amigdala Pala, Natale Figura, nwCeleste Borrelli, Francesca Panzacchi, Andrea Basso, nwGiacomo Inches, nwUmberto Pasqui, Mario Frigerio, nwLuigi Bonaro, nwLuca Romani, Anna Toro, Giuseppe Varriale, nwMaria Lipartiti, Marco Battaglia, Arturo Caissut, Stefano Milighetti, Davide Berardi, Paolo Secondini, nwSusanna Boccalari, Andrea Indiano, Alexia Bianchini, Penelope Mistras, Anna Grieco, Samantha Baldin, Serena Bertogliatti, nwValentina Carnevale, Gloria Rochel, nwAndrea Leonelli, James Carroll Wish, Marco Ferrari, Giovanni Ferrari, nwMew Notice, Maurizio Vicedomini, nwParide Bastuello, Alessandra Lusso, Mirko Giacchetti, Francesco Manarini, Massimo Rodighiero, nwDaniela Piccoli, Alessandro Trapletti, nwMarco Tomasetto, nwConrad, Giovanni Sferro, nwMorgana Bart, Omar Spoti, Massimo Conti, Andrea Donaera, Roberto Alba, Libeth Libet, Angela Rosa, Valentina Coscia, Antonio Matera, Fabio Brusa, nwStefano Olivieri, nwIsabella Galeotti, Chiara de Iure, Ilaria Ranieri, Lorenzo Valle, Francesco Fortunato, Valentina Tesio, Elena Pantano, Maria Basilicata, Antonio Costantini, Riccardo Delli Ponti, Giovanna Garofalo, nwEliseo Palumbo, Federica Neri, nwAlessandro Napolitano, Stefano Valente, Linda Bartalucci, nwLuisa Catapano, nwDiego Cocco, Riccardo Sartori, nwDario Degliuomini, nwGianni Giovannone, Nicola Fierro, Federico Marchionni, Romeo Mauro, Francesco Azzurli, Filippo Pirro, Luca Marinelli, Triptil Pazol, Marco Sartori, nwIunio Marcello Clementi, Maria Lucia Nosi, Valentina Vincenzini, Jacopo Mariani, Diletta Fabiani, Lodovico Ferrari, Paolo Franchini, nwTullio Aragona, Davide Corvaglia, Davide Figliolini, Beniamino Franceschini, Roberto Napolitano, Valeria Barbera, Federico Falcone, Stefano Meglioraldi, Eugenia Bartoccini, Andrea Gatto, Sonia Galdeman, Filomena Caddeo, Dario D'Alfonso, Chantal Frattini, Viola Cappelletti, Maria Stella Rossi, Serena Rosata, Francesco Di Mento, Giuseppe Sciara, Mario Calcagno, Tanja Sartori, Andrea Giansanti, Lorenzo Pedrazzi, Alessio Negri Zingg, Ester Trasforini, Daniele Miglio, Viola Killerqueen Lodato, Delos Veronesi, Giuseppe De Paolis, nwDiego Capani, Stefano Colombo, Aislinn, nwMarco Marulli, Sanrei, Emanuele Crocetti, Andrea Borla, Elena Noseda, Anna Notti, Andreea Elena Stanica, Marina Priorini, Lucia Coluccia, nwSimone Babini, Fiorenzo Catanzaro, Francesco Mastinu, Cristina Cornelio, nwRoberto Paradiso, Andrea Avvenengo, Maria Boffini, Mara Bomben, Alex Panigada, Federico Iarlori, Marika Bernard, Alessandra Ronconi, Francesco Danelli, Gabriele Nannetti, Salvatore Ingrosso, Paolo Oddone, Valerio Evangelisti.

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La donna dipinta per caso

La donna dipinta per caso

racconti e poesie imperniati sulla donna in tutte le sue sfaccettature

Il libro contiene quattro racconti lunghi, undici racconti brevi e trentuno poesie. Il tema principale è la donna in tutte le sue sfaccettature: amante, madre, figlia, gioco, musa, insegnante, dolore, tecnologia, delusione e speranza. Nella prefazione è ospitato un generoso commento del prof. Carlo Pedretti, professore emerito di storia dell'arte italiana e titolare della cattedra di studi su Leonardo presso l'Università della California a Los Angeles, dove dirige il Centro Hammer di Studi Vinciani con sede italiana presso Urbino. Copertina e alcune illustrazioni interne di Furio Bomben.
Di Massimo Baglione.

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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.



Biblioteca labirinto

Biblioteca labirinto

Cinque scaffali di opere concatenate per raccontare libri, biblioteche e personaggi letterari

Riportare la lettura e la biblioteca al centro dell'attenzione dovrebbe essere un dovere di ciascuno di noi. Se in qualche misura ci riesce una raccolta di racconti non si può che gioirne, nella speranza che possa essere contagioso, come deve esserlo tutto ciò che ci spinge a riflettere e a interrogarci sull'essenza del nostro esistere.
A cura di Lorenzo Pompeo e Massimo Baglione.
introduzione del Prof. Gabriele Mazzitelli.

Contiene opere di: nwAlberto De Paulis, Monica Porta, nwLorenzo Pompeo, nwClaudio Lei, nwNunzio Campanelli, nwVittoria Tomasi, Cristina Cornelio, Marco Vecchi, Antonella Pighin, Nadia Tibaudo, nwSonia Piras, nwUmberto Pasqui, nwDesirée Ferrarese.

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Alcuni esempi di nostri ebook gratuiti:


La Gara 40 - La musica è letteratura

La Gara 40 - La musica è letteratura

(agosto 2013, 50 pagine, 1,14 MB)

Autori partecipanti: nw2013Federica, nwAngelo Manarola, nwNunzio Campanelli, nwLodovico, nwLeggEri, nwAnto Pigy, nwMastronxo, nwDesiree Ferrarese, nwRovignon, nwPolly Russell, nwLorella15, nwMonica Porta may bee, nwNozomi, nwFreecora, nwKaipirissima, nwFilippo19,
A cura di Antonella Pighin.
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La Gara 52 - Colpo di fulmine

La Gara 52 - Colpo di fulmine

(maggio/giugno 2015, 19 pagine, 422,19 KB)

Autori partecipanti: nwPatrizia Chini, nwGloria D. Fedi, nwLaura Chi, nwAlberto Tivoli, nwRicci Giuliana, nwMaddalena Cafaro,
A cura di Giorgio Leone.
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La Gara 23 - Pochi istanti prima del sogno

La Gara 23 - Pochi istanti prima del sogno

(agosto/settembre 2011, 85 pagine, 1,87 MB)

Autori partecipanti: nwMarco Marulli, nwSilvia Marulli, nwLicetti, nwTania Maffei, Polissena e Sabina, nwLucia Manna, Erania Pinnera, nwNathan, nwRitavaleria, nwCordelia, nwDaniela Piccoli, nwElisar, nwAlessandro, nwConrad, nwMorgana Bart, nwAleeee76, nwSkyla74, nwMastronxo, nwAngela Di Salvo, nwNevestella, nwGiosep, nwParolina, nwSkyla74,
A cura di Ser Stefano.
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