L'appartamento dei rimpianti
L'appartamento dei rimpianti
Avevano convissuto lì per oltre sei anni, in uno degli appartamenti ricavati dopo la ristrutturazione.
GC avrebbe voluto sposarsi.
GC avrebbe voluto dei figli.
L aveva quella voce nella testa che le ripeteva continuamente che non sarebbe stato il caso:
-La farai solo soffrire, le causerai un sacco di problemi!-
-In fin dei conti le hai fatto perdere già un sacco di tempo!-
-Le persone come te dovrebbero sterilizzarle, per evitare che possano riprodursi e portare avanti il loro patrimonio genetico difettato!-
L aveva sempre pensato che la voce avesse ragione e quindi non aveva mai smesso di far presente a GC, fin dall’inizio, che
“Prima o poi dovrai fare la tua vita”
“Non potrai continuare a buttare via il tuo tempo con una persona come me”
“Io non potrò mai darti nulla di buono e finirò per tarparti le ali”
“Non ce la faccio a pensare al futuro e a programmarlo: ho sempre pensato che io un futuro non ce l’ho”
Alla fine GC era andata a lavorare all’estero, la storia a distanza aveva funzionato inaspettatamente bene e, dopo incredibili viaggi per incontrarsi a metà strada e passare magari anche solo qualche ora assieme, passato poco più di un anno si era licenziata.
Era tornata a casa con la consapevolezza di non poter stare senza L e con la convinzione ancor più marcata che avrebbero dovuto sposarsi e mettere su famiglia.
-Il Matrimonio è una istituzione anacronistica e credo di essere una delle persone meno indicate per mettere su famiglia- era il pensiero di L, immutato.
Alla fine, dopo un altro anno in cui le prime crepe nel loro rapporto si erano via via moltiplicate, fino a minarne le fondamenta e far venire tutto giù in modo improvviso, GC era tornata all’estero e avevano finito per lasciarsi.
Senza rabbia, senza rancore, senza litigi: GC aveva finalmente deciso di farsi la propria vita, come in fin dei conti L aveva invitato a fare praticamente ogni giorno durante gli anni passati assieme.
Essendo l'appartamento di proprietà di GC, nonostante questa le avesse detto che avrebbe potuto restarci senza problemi, L era prima tornata dai suoi genitori, per poi trasferirsi da un amico.
GC alla fine si era pure sposata: L pensava che il marito fosse proprio una brava persona.
L aveva continuato a sopravvivere convivendo con i propri demoni.
Tra di loro era rimasta una bella amicizia: si sentivano ogni giorno ma si vedevano pochissimo perché alla fine GC ed il marito erano sì tornati in Italia, ma nel “profondo Nord”.
L non ce l’aveva minimamente con GC; piuttosto continuava a provare un senso di rimorso per averle fatto perdere del tempo prezioso.
E adesso, assieme, rimettevano piede in quel meraviglioso appartamento che, assieme, avevano arredato e personalizzato: ne era venuto fuori un particolare miscuglio tra minimal e fricchettone.
La casa era ancora piena delle loro cose…
C’era stato l’incontro un’oretta prima a casa di amici comuni e assieme poi il ritorno al cascinale, in quel piccolo quartiere di estrema periferia che un tempo era un paese ben distante dalla città e poi ne era stato inglobato, ma esteticamente manteneva intatta la sua aria di piccolo borgo.
GC si era anche detta felice di vedere la nuova auto di L mentre, a braccetto, scendevano le scale e salutavano gli amici.
L non aveva avuto brutte sensazioni quando l’ex fidanzata le aveva mandato un audiomessaggio circa un mese prima spiegando: -Siccome voglio vendere la casa ed è ancora piena di roba, molta della quale è tua, dovremmo trovarci e fare una cernita: per me puoi portarti via tutto quanto, comunque-
L non aveva avuto una brutta impressione quando l’aveva rivista, in tutto il suo splendore, seduta a tavola intenta a scolarsi il secondo Negroni nella strana cucina verde pistacchio dei loro amici: aveva pensato che non fosse cambiata di una virgola.
Non aveva percepito brutte sensazioni quando si erano abbracciate.
Non aveva provato cose sgradevoli nemmeno quando, raggiunto il cascinale, aveva aperto il cancello motorizzato del parcheggio usando il telecomando appeso alla chiave della propria auto:
-Non ci credo: funziona ancora?-
-La macchina è nuova ma il telecomando è sempre quello: un tasto per il cancello mio ed uno per questo-
Un minimo aveva ripensato a quanto era bello tornare dal lavoro, premere quel pulsante, infilarsi nel posteggio e, parcheggiata la propria auto accanto a quella di GC, scendere ed osservare un istante il panorama, prima di correre da lei e dalla loro cagnolina. Il parcheggio affacciava su campagna apparentemente incontaminata: pareva di trovarsi a centinaia di chilometri dalla città e, alla sera, la visuale sul tramonto era libera per chilometri!
Parcheggiarono in uno dei due posti riservati al loro appartamento. Percorsero il vialetto che conduceva al portico con l’ingresso: le siepi ed i praticelli erano in condizioni sempre perfette, curatissimi dall’inquilina impicciona che abitava a piano terra, alla destra del portone.
Salirono: le ripide scale secolari non erano cambiate di una virgola.
Erano protette dalle Belle Arti: non le si poteva demolire per sostituirle con una scalinata meno ripida e pericolosa.
Tante volte le due si erano dette che, prima o poi, qualcuno si sarebbe ammazzato volando giù per quei gradini o, quantomeno, si sarebbe fatto parecchio male.
Entrarono: il rumore della porta blindata riportò in mente ad L un miliardo di cose.
Già il corridoio, con l’originale soppalco, era invaso da cose buttate alla rinfusa.
Raggiunsero la cucina che era riempita da libri ed altre cianfrusaglie.
-Guarda: quelli sono i tuoi!- le fece GC indicando una selva di testi appoggiati sul piano di lavoro tra fornelli e frigorifero all’americana.
Quanto era bello tagliare le verdure guardando la campagna dalla finestra…
Quanto era bello il frigo con la macchina del ghiaccio…
Si misero ad infilare in grosse buste di tessuto tutti i libri di L, che in seguito iniziò a trovare cose interessanti anche tra tutti gli altri tomi messi un po’ ovunque:
-Ma questi sono miei!!!!!!-
-Infatti! Era improbabile che fosse roba mia!-
-Volevi buttarli via?-
-Cavolo, scusa...-
- “Never let me go” di Ishiguro? Se fosse finito nella spazzatura non ti avrei mai perdonata! E non puoi disfarti di questi!-
-Prendili tu: per me puoi portarteli via anche tutti. Quelli che volevo salvare li ho già portati da mia zia, in attesa di riuscire a trasferirli su...-
-Oh mio Dio: Peto!-
“Peto” era un libro su un cane, in lingua portoghese: un giorno che erano a far la spesa in un supermercato di Lisbona, durante una vacanza, lo avevano visto e avevano riso così tanto che avevano dovuto comprarlo.
Risero nuovamente, assieme.
Riempirono l’auto nuova fiammante di L con libri, alcune action figures e soprammobili stravaganti; poi tornarono nell’appartamento.
In salotto GC tentò di convincere L a portarsi via il mobiletto, con due cassetti molto capienti, dove un tempo tenevano tutti i joystick delle loro console, gli hard disk esterni ed i videogiochi.
-Oh, cavolo...- mormorò L, osservando un particolare mobile addossato contro una parete.
Era fatto a ponte ed era di un vistosissimo arancione. Aveva quattro ruote nascoste e una larghezza di poco superiore al loro letto matrimoniale: ci scorreva sopra, appositamente progettato per mangiare a letto o appoggiarci un laptop, un libro od un tablet.
“Consolle scorrevole Malm”, questo il suo nome ufficiale.
L non aveva mai avuto rimpianti o rimorsi per la fine della loro storia; ma a quel punto la sua mente fu sovrastata da ricordi di loro due a letto.
Gambe Chilometriche (per questo stava quel GC) intenta a studiare per l’università, mentre L scriveva i suoi romanzi e quel mobile strano con sopra i due laptop.
Il lungo lavoro per la tesi di GC, alla fine praticamente tutta realizzata da L.
Tutta la roba che avevano fumato a letto: su quella consolle arancione c’era sempre il kit per “far su”.
Le tonnellate di serie tv che avevano visto in quella stanza, per non parlare di tutti gli anime in giapponese che avevano amato.
Il sesso.
Ah, il sesso…
Quel mobile andava ovviamente fatto scorrere in fondo al letto per non dar fastidio la notte e durante il sesso ma, anche se era parcheggiato oltre la fine del materasso, misteriosamente finiva sempre che per la foga ci sbattevi una caviglia o un tallone contro!
I grandi occhi chiari di GC e quelli verdi e dal taglio aggressivo di L si incontrarono.
Si scambiarono un sorriso imbarazzato.
Gli zigomi di GC si fecero rossastri.
Balbettò un -Beh...sono stati degli anni fantastici-
-Sì, davvero favolosi-
L si sentì annegare nei ricordi e nei rimpianti: aveva la piena convinzione di aver fatto solo il bene di GC lasciandola libera; ma in quel momento le mancò il respiro.
Nella testa risuonarono queste domande: “E se mi fossi sforzata?”
“Se davvero l’avessi sposata?”
“Se fossi cambiata almeno un po’?”
“Passeremmo ancora tanto tempo in quel letto favoloso, con quel mobile geniale?”
“Avremmo formato una famiglia e saremmo invecchiate assieme?”
Non era la solita voce, ma la sua stessa coscienza.
Mentre si sentiva letteralmente morire trovò la forza di sorridere alla ex e spronarla: -Andiamo: ti accompagno da tua zia...-
- Alberto Marcolli
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Commento - L'appartamento dei rimpianti
Questo periodo è troppo lungo e si legge a fatica. 13 sarebbe preferibile scriverlo in lettere.
Controllare l’uso della d eufonica.
“Quella mobile andava ovviamente fatto scorrere” per me c’è un errore.
A un certo punto del racconto appare inequivocabile che L e GC sono due donne: e si va in confusione.
Cito alcuni punti: “-Le persone come te dovrebbero sterilizzarle” riferito a L . Ora, era CG che voleva figli, chiaramente con il seme di un donatore (presumo). Perché sterilizzare anche L?
CG, poi, si è pure sposata felicemente con un uomo, ovviamente. Senza una seppur minima spiegazione, mi suona strano.
Quando GC si sposa non si dice dove vada ad abitare L.
Apparentemente tutte due abbandonano l’appartamento con tutto il suo contenuto. Mah!
Quando tornano nel loro antico appartamento, perché mai lo trovano in totale disordine?
“Già il corridoio, con l’originale soppalco, era invaso da cose buttate alla rinfusa.”
E la “la cucina riempita da libri ed altre cianfrusaglie.”
Mi fermo qui.
Per me è un racconto al momento non valutabile. Se riterrai opportuno rivederlo, allora potrò rileggerlo e se del caso valutarlo, spero.
Re: Commento - L'appartamento dei rimpianti
Alberto Marcolli ha scritto: ↑23/09/2021, 20:32
Ciao Alberto, grazie per il tempo speso a leggere e a commentare.
Ho corretto l'errore che hai segnalato (era sparito un "consolle"), ho cambiato il periodo che era effettivamente troppo lungo e fatto altre modifiche.
Ho inserito una frase che spiega che l'appartamento era di proprietà di GC e dove fosse "finita" L.
Per quanto riguarda la casa in disordine GC dice chiaramente ad L che "quello che volevo salvare l'ho già portato da mia zia" e quindi è chiaro che lei in quella casa c'è già tornata.
Le due abbandonano l'appartamento con tutto il loro contenuto: non credo sia indispensabile spiegare nel racconto che L non aveva inizialmente posto per i libri e gli altri oggetti lasciati là mentre GC, essendo la casa sua ed essendo "di buona famiglia", non aveva tutta sta fretta di vendere la casa e si è decisa solo dopo diverso tempo.
Non comprendo come possa sembrarti strano che GC si sia sposata con un uomo "senza una spiegazione": accade spesso che gente divorzi dopo anni di matrimonio eterosessuale per mettersi con una persona dello stesso sesso ed accade anche il contrario, ovvero che persone che hanno passato anni con un individuo dello stesso sesso si leghino sentimentalmente ad una persona del sesso opposto: non è tutto bianco o nero, non devono piacerti o solo gli uomini o solo le donne...e oltretutto in questo racconto il fatto che le protagoniste siano due donne è un dettaglio di scarsa importanza: non è su quello che volevo porre l'attenzione.
Ti saluto e ti auguro buona giornata.
- Alberto Marcolli
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Re: L'appartamento dei rimpianti
Ho trovato ancora qualche refuso:
"e della loro cagnolina." diventa --> e dalla loro cagnolina.
"Quella consolle mobile andava ovviamente fatto scorrere" diventa --> Quella consolle mobile andava ovviamente fatta scorrere
Ti ricordo di sistemare, se vuoi, le "d" eufoniche.
Il mio voto è 3
Re: L'appartamento dei rimpianti
Alberto Marcolli ha scritto: ↑24/09/2021, 11:34
Grazie per il voto e anche per aver trovato altri refusi (e per questi ovviamente chiedo scusa).
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Gc, invece, ne esce ben più pratica e decisa, sa quello che vuole e anche come ottenerlo, non si fa problemi a mettere da parte ciò che non le è funzionale, che sia una fidanzata, una casa o dei libri.
Il racconto scorre, è scritto correttamente e non cerca l'effetto, non male.
Due cose: Ci hai detto per cosa sta GC, ma L? Nei dialoghi il trattino finale non si mette, tranne quando il testo continua, inoltre ci vorrebbe uno spazio fra trattino e prima lettera della frase.
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Re: Commento
Roberto Bonfanti ha scritto: ↑26/09/2021, 11:06
Ti ringrazio per il tempo che hai speso per leggere il mio racconto e commentarlo.
Sono davvero molto felice che hai compreso L e GC e quasi non ci credo: è davvero merito mio?
Quel "non si fa problemi a mettere da parte ciò che non le è funzionale, che sia una fidanzata, una casa o dei libri" avrei voluto davvero pensarlo io.
Hai ragione: non ho scritto che cosa significa quel "L" ma non è una dimenticanza...
Ti ringrazio anche per i consigli sui dialoghi: provvederò appena possibile a sistemare tutto.
Ti auguro una buona domenica.
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Sono solo mie impressioni da semplice lettore.
Il mio voto è stato 3 perché non posso dire di essere rimasto colpito dal racconto ma d'altra parte mi è piaciuta la storia e la narrazione, tutto sommato, è più che sufficiente.
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Re: Commento
Generalmente scrivo pezzi che sono o tutto dialogo (o flusso mentale) o molto descrittivi: in questo racconto i dialoghi sarebbero stati abbastanza superflui e avrebbero finito per cambiare l'atmosfera.
Il punto non era ciò che L e GC si sarebbero dette e nemmeno ciò che L avrebbe pensato (avrei potuto fare pagine di flusso di coscienza su di lei), e oltretutto cercavo di restare breve...
La descrizione della consolle è esagerata e la gente poteva cercarsela su Google: tecnicamente hai ragione, ma quello strano mobile era un po' il fulcro del racconto, ciò che ha fatto da trigger per i ricordi ed i rimpianti di L. Quella consolle scorrevole era importante, davvero: meritava spazio.
Re: Commento
Temistocle ha scritto: ↑04/10/2021, 9:05
Grazie per il tempo che mi hai dedicato.
Generalmente scrivo pezzi che sono o tutto dialogo (o flusso mentale) o molto descrittivi: in questo racconto i dialoghi sarebbero stati abbastanza superflui e avrebbero finito per cambiare l'atmosfera.
Il punto non era ciò che L e GC si sarebbero dette e nemmeno ciò che L avrebbe pensato (avrei potuto fare pagine di flusso di coscienza su di lei), e oltretutto cercavo di restare breve...
La descrizione della consolle è esagerata e la gente poteva cercarsela su Google: tecnicamente hai ragione, ma quello strano mobile era un po' il fulcro del racconto, ciò che ha fatto da trigger per i ricordi ed i rimpianti di L. Quella consolle scorrevole era importante, davvero: meritava spazio.
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Buongiorno e buon sabato.Giovanni p ha scritto: ↑15/10/2021, 16:32 interessante sembra la scenografia di un film o uno spettacolo teatrale. i tanti dialoghi rendono la storia veloce da leggere, ma piena di immagini. è uno stile al quale non sono abituato, ma che potrei iniziare leggere. buon lavoro.
Grazie per aver letto il mio racconto.
Effettivamente, essendo una persona che più che leggere ha sempre "guardato" ed ha pensieri molto vividi: quello che scrivo voglio che sia in qualche modo "visto", così come lo vedo io.
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Molto dolce, a un tratto insinua la paura di una trappola mortale dovuta alla gelosia, che poi svanisce, fortunatamente.
E lo fa perché è un ben reso fiume, un turbine di passioni che scorre libero, prepotente, tra due persone che si sono amate... una delle due ama ancora...
È che l'amore non finisce mai.
Come? Che sono due donne? Fortunatamente l'amore non si fa questi problemi.
Racconti alla Luce della Luna
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Re: Commento
Ciao Marino, e scusa il ritardo nella risposta.Marino Maiorino ha scritto: ↑22/10/2021, 6:51 Mi è piaciuto, moltissimo, il racconto. Qualche refuso e la punteggiatura qua e là inciampano, ma a me piacciono le storie.
Molto dolce, a un tratto insinua la paura di una trappola mortale dovuta alla gelosia, che poi svanisce, fortunatamente.
E lo fa perché è un ben reso fiume, un turbine di passioni che scorre libero, prepotente, tra due persone che si sono amate... una delle due ama ancora...
È che l'amore non finisce mai.
Come? Che sono due donne? Fortunatamente l'amore non si fa questi problemi.
Sono davvero felice che che il racconto ti sia piaciuto (addirittura "moltissimo"), davvero davvero tanto, giuro.
Sono davvero anche molto felice per aver letto che lo hai trovato dolce, visto che ho sempre paura che ciò che scrivo alla fine lo risulti ben poco, visto il mio stile...
Ti ringrazio per aver dedicato del tempo a questo racconto ed anche a lasciare un commento.
Un abbraccio.
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Rispetto alla forma mi verrebbe spontaneo darti qualche suggerimento, ma non so se osare perché probabilmente sono io che non mi so riconoscere in un linguaggio giovane.
Per farti qualche esempio (alla fin fine oso, anche perché tu ben conosci il Dragone) ci sono alcune tue frasi o locuzioni che a me sembrano un pochino troppo gergali o troppo usate, vanno bene nei dialoghi, ma spesso neanche li. Te ne indico alcune: L non ce l’aveva minimamente, L non aveva avuto brutte sensazioni, circa un mese prima, la sua mente fu sovrastata.
Metti nei tuoi testi davvero tanti verbi con -mente, un docente mi ha detto che in un racconto uno va bene, due sono troppi ed è vero, se provi a ometterli o a sostituirli i tutto ci guadagna, secondo me.
A parte ciò il tuo racconto l'ho letto volentieri.
Re: commento
Buongiorno. Ti ringrazio per aver letto e votato questo racconto ed anche e soprattutto per averne letti pure altri! Bacione ed abbraccio virtuali, ma sinceri.Stefyp ha scritto: ↑06/11/2021, 17:56 Leggendo i tuoi racconti, e ne ho letti un po' anche se non ho avuto il tempo di commentarli tutti, immagino tu sia giovane o per lo meno molto più giovane di me. Mi piace leggere i tuoi testi sono freschi, immediati e ti calano molto bene nell'atmosfera che di volta in volta tu vuoi creare.
Rispetto alla forma mi verrebbe spontaneo darti qualche suggerimento, ma non so se osare perché probabilmente sono io che non mi so riconoscere in un linguaggio giovane.
Per farti qualche esempio (alla fin fine oso, anche perché tu ben conosci il Dragone) ci sono alcune tue frasi o locuzioni che a me sembrano un pochino troppo gergali o troppo usate, vanno bene nei dialoghi, ma spesso neanche li. Te ne indico alcune: L non ce l’aveva minimamente, L non aveva avuto brutte sensazioni, circa un mese prima, la sua mente fu sovrastata.
Metti nei tuoi testi davvero tanti verbi con -mente, un docente mi ha detto che in un racconto uno va bene, due sono troppi ed è vero, se provi a ometterli o a sostituirli i tutto ci guadagna, secondo me.
A parte ciò il tuo racconto l'ho letto volentieri.
Ti ringrazio anche per i consigli e le osservazioni.
Sono giovane (comunque maggiorenne) e ti assicuro che mi sforzo parecchio per scrivere non usando il mio slang, che è un gran casino e risulta spesso incomprensibile anche ai ragazzini...
Generlamente scrivo quello che penso, ovveroriporto in testo ciò che si forma dentro la mia testa sottoforma di voce (scrivo quello che sento nella mia mente), ma sto sforzandomi parecchio perchè non sia una "riproduzione diretta".
Per quanto riguarda il mio folle amore per gli avverbi...beh...ho eliminato le continue overdose di punti esclamativi ed interrogativi che usavo fin da quando ho imparato a scrivere, ho ridotto in modo esponenziale anche l'abuso dei puntini di sospensione e cercherò di limitare un tantino pure gli avverbi ma, in tutta franchezza, è una cosa che fa parte del mio stile, che sento mia (e poi li amo davvero) e non penso che ciò che scrivo ci guadagnerebbe. Ci guadagnerebbe dal punto di vista dei docenti, ma ci perderebbe assai perchè vedrei il tutto molto meno mio, molto meno perosnale. E' come per le foto: io adoro fare foto supersature e continuerò a farle sempre così, perchè è lo stile che più sento mio e che più amo.
Re: Commento
Grazie per aver letto e commentato.
In effetti può sembrare più una sceneggiatura perchè io riporto in testo le immagini che vedo nella mente e le voci che sento: ogni cosa che scrivo è come se fosse il racconto di un video che ho visto...
Re: Commento
Perdonami il ritardo con cui ti rispondo. Ti ringrazio per aver letto, commentato e soprattutto dato un gran bel voto!!Egidio ha scritto: ↑25/10/2021, 10:35 La storia è scritta bene. Non ho notato refusi: evidentemente, li avevi già corretti prima. Il fatto che le due protagoniste siano omosessuali e abbiano una relazione, poi interrotta, è indice dell'estrema libertà di costumi che regna nella società odierna. Senza, con questo, voler dare giudizi morali sulle tendenze sessuali delle persone. Voto 4
Sul fatto della "estrema libertà di costumi che regna nella società odierna" ci sarebbe da discutere per mesi, ma il racconto non vuole assolutamente porre l'attenzione sul fatto che la coppia di ex della storia sia dello stesso sesso, perchè l'ultima cosa che dovrebbe contare quando si parla di una coppia è il sesso di chi la compone.
Re: L'appartamento dei rimpianti
Un abbraccio sincero.
Re: L'appartamento dei rimpianti
Guarda...questo tuo commento mi ha fatta essere raggiante per almeno mezz'ora. Grazie.
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le immagini sono molto visive e risultano chiare agli occhi del lettore, così come i caratteri delle protagoniste.
quello che viene a mancare, dal mio punto di vista, è l'emozione.
in una storia simile dovrebbe addirittura debordare, mentre io ne vedo e sento pochina.
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Commento: L'appartamento dei rimpianti
L'ho trovato molto scorrevole, interessante, plausibile e con punti di vista condivisibili ed estremamente attuali. Mi sono piaciuti anche i riferimenti che hai inserito nel testo cosa che mi ha fatto pensare che L in fondo sia un po' nerd come me e la cosa mi è piaciuta parecchio.
Sicuramente non sono un'esperta della grammatica italiana - nonostante mi piacerebbe esserlo - però sono sincera quando ammetto che nonostante i piccoli refusi qua e là quello che hai scritto mi ha lasciato qualcosa, un bel ricordo agrodolce, un'immagine molto visiva, ed è una cosa che non tutti sono capaci di fare.
Complimenti.
Re: Commento: L'appartamento dei rimpianti
No, Gaby, il tuo cervello non è bacato. Nelle mie vene e nelle mie arterie scorre una miscela formata al 49% da sangue e dal 51% di nerditudine: la “mia” L si chiama “L” proprio per “L”.Gabi Celeste Pisani ha scritto: ↑16/11/2021, 11:25 Tralasciando il fatto che il mio cervello bacato ogni volta che leggeva L, lo trasformava in quell' "L" lì che niente c'entra con questa storia - ma è colpa sua, non tua - devo dire che mi è veramente piaciuto.
L'ho trovato molto scorrevole, interessante, plausibile e con punti di vista condivisibili ed estremamente attuali. Mi sono piaciuti anche i riferimenti che hai inserito nel testo cosa che mi ha fatto pensare che L in fondo sia un po' nerd come me e la cosa mi è piaciuta parecchio.
Sicuramente non sono un'esperta della grammatica italiana - nonostante mi piacerebbe esserlo - però sono sincera quando ammetto che nonostante i piccoli refusi qua e là quello che hai scritto mi ha lasciato qualcosa, un bel ricordo agrodolce, un'immagine molto visiva, ed è una cosa che non tutti sono capaci di fare.
Complimenti.
Proprio per quel “L” lì, sì, il solo ed unico L.
Mi avevano anche chiesto del perché avessi scritto a cosa si riferiva quel GC ma non quel L; ma speravo che qualcuno ci arrivasse.
E’ inebriante sapere che, in questo sito, c’è un’altra vera Nerd: mi fai felice!
[Comunque DeathNote l’ho amato con ogni atomo che compone il mio corpo ma, dopo la dipartita di L e l’arrivo dei “cuccioli di L”, il livello generale si abbassa assai]
Visto che siamo in vena di nerdeggiamenti, voglio essere sincera e confessarti che il tuo nome purtroppo, pur scritto diverso, mi fa venire in mente Gabi Brown di Attack On Titan: lei ha ammazzato Sasha Blouse e questa cosa mi farà male fino a che vivrò.
Se tu non sei un’esperta di grammatica italiana figurati io: non l’ho MAI studiata e non ne so praticamente nulla!
Ti ringrazio per le belle parole...oltretutto sapere che il racconto ti ha lasciato qualcosa di “agrodolce” mi fa capire che ho centrato l’obbiettivo.
Un bacio ed un abbraccio, e spero vivamente di leggere quanto prima qualcosa di tuo!
Un lavoro Fantastico
Antologia di opere ispirate a lavori inventati e ai mestieri del passato riadattati al mondo attuale.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Gabriele Laghi, Alessandro Mazzi, Isabella Galeotti, Marco Bertoli, Carlo Ragonese, Stefania Paganelli, Elegant Stork, Selene Barblan, Domenico De Stefano, Andrea Teodorani, Eliana Farotto, Andrea Perina, Gabriella Pison, F. T. Leo, Ida Dainese, Lisa Striani, Umberto Pasqui, Lucia De Falco, Laura Traverso, Valentino Poppi, Francesca Paolucci, Gianluca Gemelli.
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Downgrade
Riduzione di complessità - il libro Downpunk
è probabilmente il primo libro del genere Downpunk, ma forse è meglio dire che il genere Downpunk è nato con questo libro. Sam L. Basie, autore ingiustamente sconosciuto, presenta una visione dell'immediato futuro che ci lascerà a bocca aperta. In un futuro dove l'individuo è perennemente connesso alla globalità tanto da renderlo succube grazie alla sua immediatezza, è l'Umanità intera a operare su se stessa una "riduzione di complessità", operazione resa necessaria per riportare l'Uomo a una condizione di vita più semplice, più naturale e più... umana. Nel libro, l'autore afferma che "anche solo una volta all'anno, l'Essere umano ha bisogno di arrangiarsi, per sentirsi vivo e per dare un senso alla propria vita", ma in un mondo dove tutto ciò gli è negato dall'estremo benessere e dall'estrema tecnologia, le menti si sviluppano in maniera assai precaria e desolante, e qualsiasi inconveniente possa capitare diventerà un dramma esistenziale.
Di Sam L. Basie
A cura di Massimo Baglione.
Vedi ANTEPRIMA (2,50 MB scaricato 289 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
BReVI AUTORI - volume 2
collana antologica multigenere di racconti brevi
BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:
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La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Ida Dainese, Daniele Missiroli, Fausto Scatoli, Angela Di Salvo, Francesco Gallina, Thomas M. Pitt, Milena Contini, Massimo Tivoli, Franca Scapellato, Vittorio Del Ponte, Enrico Teodorani, Umberto Pasqui, Selene Barblan, Antonella Jacoli, Renzo Maltoni, Giuseppe Gallato, Mirta D, Fabio Maltese, Francesca Paolucci, Marco Bertoli, Maria Rosaria Del Ciello, Alberto Tivoli, Debora Aprile, Giorgio Leone, Luca Valmont, Letteria Tomasello, Alberto Marcolli, Annamaria Vernuccio, Juri Zanin, Linda Fantoni, Federico Casadei, Giovanna Evangelista, Maria Elena Lorefice, Alessandro Faustini, Marilina Daniele, Francesco Zanni Bertelli, Annarita Petrino, Roberto Paradiso, Alessandro Dalla Lana, Laura Traverso, Antonio Mattera, Iunio Marcello Clementi, Federick Nowir, Sandra Ludovici.
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La Gara 24 - Andate tutti all'Inferno!
A cura di Alessandro Napolitano e Giovanni Capotorto.
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La Gara 6 - Un racconto in una fotografia
A cura di Alessandro Napolitano e Dafank.
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La Gara 7 - L'Incubo
A cura di CMT.
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