Spiacente ma, in questo browser, la lettura a voce non funziona.Il giorno oggi m'ha ucciso
e stanotte,
cenando di un pasto frugale
inseguito dal sole calante,
ho visto il caldo acquietarsi,
quel caldo che oggi
nell'afoso agosto
veniva a tratti soffiato
da un timido vento
ostinato,
che spazza via un prima
e che accetta di farsi
spartiacque.
Per strada qualcuno
ancora rimane,
e la città è viva.
Eppure, come il caldo
rotto dal vento, anch'essa
è smossa da un'antitetica
staticità.
Ormai è il fumo
che accompagna
i miei pensieri solitari,
è ancora la combustione
di una sigaretta
ad accendere
spegnendo per sempre
i freschi ricordi passati.
Soltanto nella notte
le voci per strada
si distinguono una ad una,
soltanto in un agosto
sfumato, sfocato,
posso immergermi
nelle storie di ognuno,
"anche se ceniamo a mezzanotte
quale è il problema?",
poi la spesa sul sedile
vuoto
del passeggere
e le chiavi e il rombo e
il parcheggio libero:
di nuovo il silenzio.
Passano così
le vite delle persone,
e tanto quanto in quella
della coppia in litigio per la cena
mi pare d'esser entrato nella mia,
ora che i pellegrinaggi
di città in città
m'appaiono così annebbiati
e cerco di appigliarmi
alla vacuità dell'oggi
recuperando uno ieri fittizio.
È così che oggi
ti ho salutato:
cercando di legittimarmi nel passato
per non dover ancora una volta
inventarmi un futuro.
