Ben tornato a casa, Mr. Jones
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Re: Ben tornato a casa, Mr. Jones
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E, nell'era di Onlyfans, anche molto attuale.
A me è piaciuta molto, complimenti!
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Re: Commento
Sarò breve,Lodovico ha scritto: ↑25/03/2024, 10:37 Ciao Antonio. Bella storia, secondo me scritta bene. Né troppo corta né troppo lunga. Rende bene l'idea della ragazza viziata, che sfrutta la sua fortuna per avere ancora più agio.
E, nell'era di Onlyfans, anche molto attuale.
A me è piaciuta molto, complimenti!
Lodovico, sono contento che il mio racconto ti sia piaciuto.
E che non sia stato frainteso il finale che non ha nulla di malizioso/erotico o altro: poi ognuno è libero di vederci quello che vuole, perché una cosa una volta scritta diventa a sé stante: per fortuna! Ma è solo rappresentativo di un personaggio che avevo in mente e che “per necessità” ho dovuto descrivere usando parole e una “scena finale” un po’ audaci per una 15enne.
A presto!
Antonio
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Re: Commento
Volevo creare un racconto leggero e divertente, senza drammi o dilemmi, sfruttando il mio senso dell'ironia. Isabella, con i suoi difetti di civetteria, vanità, la sua furbizia, propensione alla bugia, rappresenta un tipo di intelligenza pratica tipica di molti giovani, ma anche più grandicelli, che hanno un approccio concreto alla vita. Perché "i giovani veri di oggi e di sempre" non si legano "necessariamente e pretestuosamente" (essendo pochi i veri idealisti) a grandi ideali, ma tendono a concentrarsi maggiormente su se stessi e sui propri obiettivi, anche a livello più concreto e non futile, come può essere "apparire in un certo modo". E magari fanno bene! Un po' di egoismo ci vuole nella vita. Grazie di avermi letto, Andr60.Andr60 ha scritto: ↑12/04/2024, 17:19 Per una ragazzina abituata a social, GF e isola dei famosi, la scena finale più che audace è necessaria, per mettere in imbarazzo l'adulto di turno. Un racconto ben scritto che evidenzia le aspettative e i desideri delle adolescenti, o almeno della maggior parte di loro. L'unico augurio che mi sento di fare alla cara Isabella è che stia lontana dai pandori
Isabella è quindi un espediente, riscontrabile ovunque, per estremizzare "questa idea che avevo nella testa".
Magari il gatto… Mr. Pandorino! Ci penso su…
Il racconto riporta oltre venti correzioni, perché l'ho terminato quasi sul sito. E mi meraviglio che abbia un 5 e un 4. Vuol dire che tanto male non scrivo.
Tante belle cose, Andr60
Antonio
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Concordo con chi mi ha preceduto, il racconto è scritto bene, ho poco o nulla da segnalarti, se non le maiuscole uscendo dal discorso diretto in presenza di segni di interpunzione che richiedono la maiuscola. Ma so bene che la maggior parte delle case editrici se ne fotte.
Il racconto segue due strade, quella dell'incontro tra il protagonista e Mr. Jones, a cui si deve il titolo, e quella dell'incontro tra il protagonista e Isabella. I due racconti non si incrociano, ma, a un certo punto, il primo prosegue nel secondo. All'inizio l'attenzione del lettore si concentra sul gatto, nella seconda parte il gatto diventa un mezzo per l'incontro tra la Lolita di turno e un maturo Humbert, che rimane attratto da quell'ombelico e da quei modi spicci, allusivi, provocanti, della disinibita ragazzina. Una faccia da bambina in un corpo di donna. Ho finto di crederci, a Mr Jones che si perde realmente otto volte in un anno per far guadagnare cinquanta euro alla sua padroncina, alla madre che offre per otto volte di seguito tale ricompensa, alle foto del gatto, alla ragazza che adesca un estraneo con tanta naturalezza e che non si scompone quando il suo gatto ritorna (è sparito davvero?), al gatto che ritorna con Humbert al guinzaglio, come se fosse il Behemot di Bulgakov, all'incontro tra Humbert e Mr Jones insieme a Isabella in un parco. Ma un gatto non è un cane, però io ci ho creduto, a tutte queste strane coincidenze, perché sei stato bravo a lasciarmelo credere.
Alla fine, il tema del racconto qual è? Credo proprio il turbamento del protagonista nel finale, per quell'elastico e quell'ombelico messi in mostra con impudica innocenza. Non male, ma un po' - da gattaro - mi spiace per Mr. Jones, che passa da coprotagonista a volgare adescatore, il che regala a quel titolo un sapore un pizzico beffardo.
A rileggerti
Re: Commento
Grazie di avermi letto e del tuo commento, sempre accorto e dettagliato, Namio.Namio Intile ha scritto: ↑23/04/2024, 11:41 Ciao, Antonio.
Concordo con chi mi ha preceduto, il racconto è scritto bene, ho poco o nulla da segnalarti, se non le maiuscole uscendo dal discorso diretto in presenza di segni di interpunzione che richiedono la maiuscola. Ma so bene che la maggior parte delle case editrici se ne fotte.
Il racconto segue due strade, quella dell'incontro tra il protagonista e Mr. Jones, a cui si deve il titolo, e quella dell'incontro tra il protagonista e Isabella. I due racconti non si incrociano, ma, a un certo punto, il primo prosegue nel secondo. All'inizio l'attenzione del lettore si concentra sul gatto, nella seconda parte il gatto diventa un mezzo per l'incontro tra la Lolita di turno e un maturo Humbert, che rimane attratto da quell'ombelico e da quei modi spicci, allusivi, provocanti, della disinibita ragazzina. Una faccia da bambina in un corpo di donna. Ho finto di crederci, a Mr Jones che si perde realmente otto volte in un anno per far guadagnare cinquanta euro alla sua padroncina, alla madre che offre per otto volte di seguito tale ricompensa, alle foto del gatto, alla ragazza che adesca un estraneo con tanta naturalezza e che non si scompone quando il suo gatto ritorna (è sparito davvero?), al gatto che ritorna con Humbert al guinzaglio, come se fosse il Behemot di Bulgakov, all'incontro tra Humbert e Mr Jones insieme a Isabella in un parco. Ma un gatto non è un cane, però io ci ho creduto, a tutte queste strane coincidenze, perché sei stato bravo a lasciarmelo credere.
Alla fine, il tema del racconto qual è? Credo proprio il turbamento del protagonista nel finale, per quell'elastico e quell'ombelico messi in mostra con impudica innocenza. Non male, ma un po' - da gattaro - mi spiace per Mr. Jones, che passa da coprotagonista a volgare adescatore, il che regala a quel titolo un sapore un pizzico beffardo.
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Sì, il racconto si sviluppa su due binari paralleli che, anche se non intrecciati, convergono nel finale. Vero pure che esistono "coincidenze poco credibili", ma quando scrivo racconti mischio sempre reale e irreale. Li scrivo da poco e ho sempre paura di presentare testi troppo lunghi. Sto imparando, diciamo.
Mi lusinga molto, e spero che sia vero, che sia riuscito a farti credere questo:
"A Mr Jones che si perde realmente otto volte in un anno per far guadagnare cinquanta euro alla sua padroncina, alla madre che offre per otto volte di seguito tale ricompensa, alle foto del gatto, alla ragazza che adesca un estraneo con tanta naturalezza e che non si scompone quando il suo gatto ritorna (è sparito davvero?), al gatto che ritorna con Humbert al guinzaglio, come se fosse il Behemot di Bulgakov, all'incontro tra Humbert e Mr Jones insieme a Isabella in un parco. Ma un gatto non è un cane, però io ci ho creduto, a tutte queste strane coincidenze, perché sei stato bravo a lasciarmelo credere."
Il mio è un racconto leggero, che gioca sulle false apparenze, la furbizia, le bugie, la vanità, la verità.
E il "cangatto" Mr. Jones, Isabella e Humbert Humbert funzionano abbastanza bene nella piccola allegoria sfumata e simpatica di questo racconto non troppo pretenzioso, ma gradevole da leggere, penso.
Ultima cosa, le maiuscole uscendo dal discorso diretto in presenza di segni di interpunzione che richiedono la maiuscola: condivido, però si vede di tutto oggi, perché in teoria, per essere proprio pignoli, quando necessita, andrebbe messa pure una virgola dopo le caporali se la frase continua, e molti la usano. Me compreso, ma non in questo racconto.
Cari saluti, Namio Intile
Antonio
P.S. Gattaro anch'io
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è piaciuto anche a me, il tuo racconto, e non ripeterò cose già dette.
Isabella che a QUASI 15 anni vuole già tutto dalla vita... Dici che il finale non ha nulla di malizioso/erotico... Allora sono io
È appena finito Eurovision: Cipro ha fatto gareggiare una 17enne, qui a Barcellona spopola Rosalia, la rappresentante della Grecia (ma non solo lei) aveva una coreografia molto poco allusiva ed esplicitamente esplicita, la concorrente austriaca sembrava uscita da un festino sadomaso, la Gran Bretagna ha fatto talmente ... che non l'hanno votata nemmeno in patria (0 punti al televoto!!!), e il Paese che mi ospita ha mandato una "zorra" (zoccola) di 56 anni.
Nel tempo dell'immagine esplicita sbattuta in faccia ai minori (ero ragazzo quando si gridava allo scandalo per gli United Colours di un Oliviero Toscani), la tua Betty, che alle star dei social si ispira, fa tanta tenerezza, con la sua naturale malizia. Mi sembra di ricordare confidenze di coetanee, limort...cciloro, ricevute dieci anni e più dopo i fatti, quindi non credo che le Betty di oggi siano diverse dalle Betty di una volta. Quello che è cambiato è la società, il suo modo di far passare certi messaggi e di accettarli come materiale accessibile, a minori di quasi 15 anni e anche meno. Non sono cambiati i ragazzi o le loro pulsioni, ma ciò che la società permette loro di vedere/toccare/sperimentare.
In questo, non mi ritrovo. La nostra società millanta di proteggere i minori da tutto, proprio nell'età che è quella dell'esplorazione: del mondo, degli altri, del sé. Gli si fa "istituzionalmente" (scuola, famiglia, ma anche Soloni ministeriali) un "cordone sanitario" intorno, che oggi è vanificato (volevo usare "sfondato", ma il termine presuppone uno sforzo che non è assolutamente necessario) dai social e dai mezzi per accedervi. Li si vorrebbe eternamente minori (il potere vorrebbe minori proprio tutti), salvo poi pretendere che allo scoccare dei 18 anni siano adulti responsabili, irreprensibili e assennati... Con quale esperienza di vita?
Da ragazzo leggevo avidamente di altre culture, soprattutto "primitive", e del loro modo di educare i futuri adulti. Mi impressionava il legame tra sessuofobia di una società e violenza, ma credo che oggi non siamo incamminati verso una società meno violenta perché più permissiva: in qualunque società primitiva "sessualmente libera", gli adulti sanno qual è il loro posto, e le trasgressioni restano reprensibili.
Ecco, l'amaro che mi lascia il tuo quadro (perché certamente hai dipinto qualcosa di reale), è quello della nostra società che, nel suo progresso, ancora non sa conciliare la crescita dei giovani con la propria crescita, e finisce per proporre loro gli stessi messaggi che già propina agli adulti: arrivismo, ricerca del "benessere", ostentazione, "furbettismo" nel procurarsi i soldi per permettersi quello che, altrimenti, non sarebbe alla propria portata.
Lodovico ha proposto un racconto che fa il resoconto della generazione di 50 anni fa, coi suoi ideali che ancora oggi rimbombano. Tu non puoi fare ancora nessun resoconto ma io mi preoccupo, davvero, di ciò che sarà di questi ragazzi il cui obiettivo è un piercing o 50 euro per uno "sfizio", da qui a 50 anni.
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Re: Commento
Grazie, Marino, per il tuo bel commento al mio racconto. Anzi, più che commento, è una vera e propria recensione. Sì, il mio voleva essere un racconto leggero, ma non privo di un messaggio sociale o visione del mondo d'oggi in riferimento ai giovani che lo popolano, e che tu hai perfettamente colto/individuato, e rivalutandomi in questo tuo passaggio:Marino Maiorino ha scritto: ↑12/05/2024, 9:22 CIao Antonio,
è piaciuto anche a me, il tuo racconto, e non ripeterò cose già dette.
Isabella che a QUASI 15 anni vuole già tutto dalla vita… Dici che il finale non ha nulla di malizioso/erotico… Allora sono io
È appena finito Eurovision: Cipro ha fatto gareggiare una 17enne, qui a Barcellona spopola Rosalia, la rappresentante della Grecia (ma non solo lei) aveva una coreografia molto poco allusiva ed esplicitamente esplicita, la concorrente austriaca sembrava uscita da un festino sadomaso, la Gran Bretagna ha fatto talmente… che non l'hanno votata nemmeno in patria (0 punti al televoto!), e il Paese che mi ospita ha mandato una "zorra" (zoccola) di 56 anni.
Nel tempo dell'immagine esplicita sbattuta in faccia ai minori (ero ragazzo quando si gridava allo scandalo per gli United Colours di un Oliviero Toscani), la tua Betty, che alle star dei social si ispira, fa tanta tenerezza, con la sua naturale malizia. Mi sembra di ricordare confidenze di coetanee, limort… cciloro, ricevute dieci anni e più dopo i fatti, quindi non credo che le Betty di oggi siano diverse dalle Betty di una volta. Quello che è cambiato è la società, il suo modo di far passare certi messaggi e di accettarli come materiale accessibile, a minori di quasi 15 anni e anche meno. Non sono cambiati i ragazzi o le loro pulsioni, ma ciò che la società permette loro di vedere/toccare/sperimentare.
In questo, non mi ritrovo. La nostra società millanta di proteggere i minori da tutto, proprio nell'età che è quella dell'esplorazione: del mondo, degli altri, del sé. Gli si fa "istituzionalmente" (scuola, famiglia, ma anche Soloni ministeriali) un "cordone sanitario" intorno, che oggi è vanificato (volevo usare "sfondato", ma il termine presuppone uno sforzo che non è assolutamente necessario) dai social e dai mezzi per accedervi. Li si vorrebbe eternamente minori (il potere vorrebbe minori proprio tutti), salvo poi pretendere che allo scoccare dei 18 anni siano adulti responsabili, irreprensibili e assennati… Con quale esperienza di vita?
Da ragazzo leggevo avidamente di altre culture, soprattutto "primitive", e del loro modo di educare i futuri adulti. Mi impressionava il legame tra sessuofobia di una società e violenza, ma credo che oggi non siamo incamminati verso una società meno violenta perché più permissiva: in qualunque società primitiva "sessualmente libera", gli adulti sanno qual è il loro posto, e le trasgressioni restano reprensibili.
Ecco, l'amaro che mi lascia il tuo quadro (perché certamente hai dipinto qualcosa di reale), è quello della nostra società che, nel suo progresso, ancora non sa conciliare la crescita dei giovani con la propria crescita, e finisce per proporre loro gli stessi messaggi che già propina agli adulti: arrivismo, ricerca del "benessere", ostentazione, "furbettismo" nel procurarsi i soldi per permettersi quello che, altrimenti, non sarebbe alla propria portata.
Lodovico ha proposto un racconto che fa il resoconto della generazione di 50 anni fa, coi suoi ideali che ancora oggi rimbombano. Tu non puoi fare ancora nessun resoconto ma io mi preoccupo, davvero, di ciò che sarà di questi ragazzi il cui obiettivo è un piercing o 50 euro per uno "sfizio", da qui a 50 anni.
"Ecco, l'amaro che mi lascia il tuo quadro (perché certamente hai dipinto qualcosa di reale), è quello della nostra società che, nel suo progresso, ancora non sa conciliare la crescita dei giovani con la propria crescita e finisce per proporre loro gli stessi messaggi che già propina agli adulti: arrivismo, ricerca del "benessere", ostentazione, "furbettismo" nel procurarsi i soldi per permettersi quello che, altrimenti, non sarebbe alla propria portata."
In cui, per coincidenza, sia le Brigate rosa, La cantautrice calva, in parte anche il racconto di Intile e il mio sono in qualche modo legati fra loro come "tema", o almeno lo lambiscono, simili a onde sul bagnasciuga, di quello che viene poi veicolato nei relativi racconti. Certo, lo facciamo in modo diverso, essendo persone diverse, con età differenti, stili diversi, argomentando in modo diverso: più formale Lodovico, And60 più ironico, Intile più introspettivo, io più "scenografico" per certi versi. Mi spiace che Intile abbia intravisto, travisando, in Isabella una specie di "Lolita", ma non c'è Lolita qui. Se avessi voluto rappresentare una Lolita, lo avrei fatto con maggiore spregiudicatezza e voluttà. Qui c'è solo la deriva di una società moderna da palcoscenico - e calza bene il tuo esempio dell'Eurovision, specchio dei nostri tempi, ma oggi tutto nella nostra vita è un po' palco - ricca e miserabile, e che fa storcere il naso o lascia l'amaro in bocca, come bene dici tu. In generale, per induzione e inconsapevolezza siamo tutti da show.
Per quanto riguarda invece la scena finale:
"E quando distolsi la mia attenzione da Mr. Jones per riguardarla, mi ritrovai di fronte a lei, tutta scosciata e profumosa di J'adore, e io accucciato ad altezza dei suoi shorts che lasciavano scorgere l'elastico delle mutandine, a fissare, turbato, il suo ombelico. Tanto vicino da poterlo toccare. In cui, simile a un anello, si incastonava una piccola pietruzza sbrilluccicante, al sole di quel pomeriggio, come d'un riflesso adamantino."
Sì, è maliziosa, molto allusiva ma non disturbante, e nondimeno iconica del mio voler far intendere, e un po' anche poetica.
Come si dice? Lancio la pietra e nascondo la mano = Vott' a preta e accov 'a mano!
È stato un piacere leggerti, Marino
Tante belle cose,
Antonio
Re: Ben tornato a casa, Mr. Jones
"Un po' romanzato il testo, ma fatti tutti veri al 99%. Costruzione delle frasi con un "intercalare napoletano", che sembreranno errori in italiano ma non lo sono nel mio dialetto, che poi è una vera lingua. In effetti, in origine era scritto in un napoletano molto stretto, ma poi l'ho "italianizzato", per chi abbia voglia, e pazienza, di leggerlo."
Era d'estate! Agosto, sette anni fa. Stavo sul corso di Salerno. Quello di sotto, perché c'è anche quello di sopra. Erano le tre di notte! Mi ricordo di un semaforo che pareva un albero di Natale. E la mia auto, una specie di scatola di ferro con le ruote, tipo panda, che non partiva. Buttata in una traversa vicino al bidone della monnezza. Che a guardare da lontano, non si capiva quale fosse la macchina e quale il bidone. Sì, non era proprio una tragedia! Salerno nel centro è tranquilla di notte. Anche a tarda notte. Silenziosa. Tanto da riuscire a intendere il click del semaforo quando cambiava colore. Okay, non possiamo tornare a casa. Fumiamoci 'na bella sigaretta! Vado alla macchinetta. Nulla! Non mi riconosce mai il codice fiscale. Perché c'è una rivalità storica tra Salerno e Nocera. Se il C.F. è marcato Nocera, non ti dà niente. Difatti, manco cinque minuti dopo, arriva un tizio con altri tizi e prende le sigarette. Ma subito e senza problemi! Poi mi guarda dritto in faccia, e mi dice: "Vuoi fumà?" Rispondo: "Sì, ma provo e riprovo e non mi dà nulla. Fa solo 'introdurre carta!'". "Pigliati le mie!" Ma non quelle che aveva appena scaricato. La rimanenza del pacchetto che aveva appresso. Ce ne stavano tre o quattro. Le prendo. Tanto! Ca mala sciorte che tengo! Magari è il serial killer delle sigarette avvelenate col cianuro, penso tra me. Ero incerto se fumare o no. Meditabondo, come direbbero quelli che parlano sciantoso. Poi mi stufo di pensarci su e appiccio e fumo. Proprio a lato, nella traversa, mi accorgo, tra il lusco e il brusco, che c'era uno che mi guardava. Sì, proprio uno che mi guardava alle tre di notte. Solo io, lui, la sigaretta accesa, la notte e il semaforo. Si avvicina! Oh, Mamma! "E chist ke vole mo?", dico citt citt tra me. "Tranquillo! So' police man", e mostra il tesserino. "Gioventù, che fai qui?", poi mi chiede. Volevo quasi rispondere: "È estate, caro! Fa caldo! Mi annoiavo a stare a casa, co' stu' cauro! Ma sì! Una botta di vita! Facciamo una cosa trasgressiva! Andiamo a battere sul marciapiede del corso inferiore di Salerno vicino o' semaforo! E fumiamo, che fa lussuria!" L'idea era pure buona. C'era solo un piccolo problemino, diciamo. Che non sono gay. Nulla contro a chi tiene la polvere sulle orecchie, per carità! So' tutti cazzi loro. Ma io amo solo la "patacca mienz a casce dè femmine". Pilu e Patacca. Pure patacca senza pilu, come alternativa. Ma siccome era police man, ho fatto il serio per non essere portato al manicomio con un TSO e ho spiegato la storia della macchina e compagnia cantante. E lui mi fa con gentilezza: "Ma non stare qui. Vai un po' più avanti che ci stanno due bar, uno di rimpetto all'altro, sempre aperti tutta la notte. Uno è pure pizzeria/rosticceria/panineria/pasticceria/gelateria e polleria. L'altro, invece, è solo bar". Ci vado, tanto che cosa dovevo fare? Caruccio come Bar. Spiccava con le sue lucine accese e l'insegna, ma solo perché era notte e c'era tutto appicciato solo lui. Però troppo tamarro come posto. Cincischio un po', attraverso la strada e vado a quello di fronte. Più classico nello stile di bar e senza puzzo di fritto. Entro e ci trovo dentro due anime perse del purgatorio, i baristi. Ma due baristi talmente brutti e da funerale che sembravano gli addetti che portano le casse da morto. E mi metto pure un poco "appaura", come dicono a Napoli. Piglio il caffè, pure buono perché illy, e scappo subito via e ritorno al bar di prima. E vedo anche gente. Camerieri e altro, donne e maschi, provenienti dagli alberghi/ristoranti, e affini turistici, che hanno quel posto come punto di ritrovo a fine turno di fatica, e alcuni che si sono fermati e mangiano cose e bevono Fanta, birra, Coca-Cola e Sprite. Mi sistemo fuori. Su una sedia di plastica vicino al muro. Accanto a una signora di quarant'anni, che presumo essere qualcuna che ha smesso di lavorare da poco. Una donna d'aspetto familiare. Non bella e non brutta. Normale. Che ogni tanto parla con altre persone che sembrano suoi colleghi. Poi lei, curiosa, dopo un po', mi guarda con occhi interrogativi. Come a dire: "Ma tu chi cazz sj? Nun t'aggia mai vista da 'sti part?" Spiego la mia storia e lei risponde: "Caffè per il giovanotto! Nun ce pensà!" Accetto per non offendere, con due caffè uno appresso all'altro mica muoio. Arriva in un bicchierino di plastica, in compagnia di altri sopra un vassoio, portati da un cameriere/banchista che sembra una femmina prena che a momenti deve sgravare. Perché con la scusa che li vende, ogni tanto se li mangia lui i panzerotti, per questo teneva la panza. Poi entrano anche due guardie giurate, due guardie della finanza, due scuri scuri che sembrano agenti segreti. Tutti accoppiati! Come negli sposalizi. Insomma, si crea movimento davanti al bar. E poco appresso a quei momenti, dopo l'uscita di due guardie svizzere del Papa, arriva un'auto, una scassarola, forse una Golf, ma vecchio tipo già allora. Escono fuori cinque di loro, tre guaglioni e due guaglione. I tre ragazzi sono appena maggiorenni, quasi imberbi, la prima ragazza che esce teneva un diciotto anni. Ma l'ultima a uscire da quella macchina! Oh, Maronna e tutti i santi del paradiso! Era una piccirella! Ninnella come età, ma alta quasi un metro e settanta. Però con la faccia da muccosa, e pure guardandola da lontano, si capiva che non poteva avere più di quindici anni. Capelli lunghi e biondi, lei. Ma quasi vestita annura! Dei pantaloncini che sembravano la parte di sotto di un costume da bagno e un top che invece era la parte di sopra, sempre di un costume. Scarpe sportive, pelle abbronzata e una specie di camicetta che pareva confezionata con la stoffa che si usa per infilarci dentro i confetti delle bomboniere. Quando entrò nel bar, tutti per pudore abbassarono gli occhi e si creò come un silenzio di chiesa. Disse poche parole con una voce sottile, fina fina, per ordinare qualcosa e poi uscì. Manco a farlo apposta, appena fuori, si presentò un gattino che aveva fame. Lei si abbassò e gli buttò qualcosa. Poi l'amica la chiamò, e essa se ne fujette come un lampo. E questa è l'ultima immagine, come 'nu sciore e rose, di lei che ricordo: chinata sulle ginocchia accanto a un piccolo 'attariello muort' 'e fame. La signora quarantenne al mio lato dicette in perfetto italiano: "Se fosse mia figlia, non la farei uscire così!", 'nzufunnamene pè sfruculiamme, ma 'j nun rispunnette niente.
'Ntunjù (Antonio)
"Gloria, gloria alle tue gambe!
Alla tua schiena e alle tue guance!
Voglia, voglia, anche tu ne hai voglia
Stiamo insieme, hai trent'anni ormai!"
(Paolina)
Sembra un altro racconto, vi autorizzo a votarlo.
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Re: Ben tornato a casa, Mr. Jones
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Ciao, Laura Traverso,Laura Traverso ha scritto: ↑21/05/2024, 22:46 Ciao Antonio, ma che bell'abbinamento sei riuscito a fare nel tuo racconto: il gatto e la ragazzina. Mi è piaciuta molto la tua storia, con notevoli colpi di scena. La descrizione del gatto è fatta molto bene (io adoro gli animali) e tutto il resto anche, comprese le bugie tanto ben orchestrate da Isabella per arrivare ad ottenere ciò a cui (purtroppo) la maggioranza delle ragazzette aspira. Spiazza molto la descrizione della timida Betty al momento della consegna del gatto, a dopo quando la ritrova nel parco col nuovo "trofeo" all'ombelico. Fa parte dei colpi di scena di cui già ho detto e che ho apprezzato. Ritengo che la storia narrata sia scritta molto bene, scorrevole e con una trama originale. Bravo! 5
ti ringrazio per il tuo commento e per il voto (5 addirittura!) che hai assegnato al mio racconto. Concordo pienamente con le tue osservazioni. Il personaggio di Isabella/Betty, pur con la sua vena "leggera, divertente e qualche piccolo colpo di scena", rappresenta in modo abbastanza efficace "quel tipo di ragazzine, ma poteva benissimo essere anche un ragazzo" che nel mondo odierno si trovano spesso troppo influenzati negativamente da ciò che vedono in TV, leggono o ricevono come insegnamento da famiglia, scuola e altro. Influssi, di un mondo sempre più distorto e superficiale, che possono portare i giovani di oggi a vivere in una sorta di "mondo di plastica, finzioni e falsi arrivismi", perdendo di vista i più giusti valori che una società vera e autentica dovrebbe avere.
Sì, sono bravino a descrivere gatti, ne ho avuti due. E uno era come Mr. Jones nel racconto, che purtroppo è passato a miglior vita due anni fa. Ma aveva oltre 18 anni. Tanti per un gatto!
Un caro saluto e ti auguro di trascorrere una bella giornata, Laura Traverso
Antonio
Anonimania 2022 (settembre) - Prima edizione
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La Gara 31 - Oops! – piccola enciclopedia degli errori
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L'Animo spaziale
Tributo alla Space Opera
L'Animo Spaziale è un tributo alla space opera. Contiene una raccolta di racconti dell'autore Massimo Baglione, ambientati nella fantascienza spaziale. Un libro dove il concetto di fantascienza è quello classico, ispirato al Maestro Isaac Asimov. La trilogia de "L'Animo Spaziale" (Intrepida, Indomita e Impavida) è una storia ben raccontata con i giusti colpi di scena. Notevole la parentesi psicologica, in Indomita, che svela la complessa natura di Susan, elemento chiave dell'intera vicenda. "Intrepida", inoltre, ha vinto il primo premio nel concorso di letteratura fantascientifica "ApuliaCon 2006" (oggi "Giulio Verne"). I racconti brevi "Mr. Sgrultz", "La bottiglia di Sua Maestà" e "Noi, sorelle!" sono stati definiti dalla critica "piccoli capolavori di fantascienza da annoverare negli annali.
Di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Kriminal.e
Kriminal.e è una raccolta di testi gialli "evoluti", che contengono cioè elementi tecnologici legati all'elettronica moderna.
Copertina di Diego Capani.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Tullio Aragona, Nunzio Campanelli, Lorella Fanotti, Lodovico Ferrari, Emanuele Finardi, Concita Imperatrice, Angelo Manarola, Francesca Paolucci, Umberto Pasqui, Antonella Pighin, Alessandro Renna, Enrico Teodorani.
Vedi ANTEPRIMA (172,07 KB scaricato 190 volte).
La Paura fa 90
90 racconti da 666 parole
Questo libro è una raccolta dei migliori testi che hanno partecipato alla selezione per l'antologia La Paura fa 90. Ci sono 90 racconti da non più di 666 parole. A chiudere l'antologia c'è un bellissimo racconto del maestro dell'horror Danilo Arona. Leggete questa antologia con cautela e a piccole dosi, perché altrimenti correte il rischio di avere terribili incubi!
A cura di Alessandro Napolitano e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Maria Arca, Pia Barletta, Ariase Barretta, Cristiana Bartolini, Eva Bassa, Maria Cristina Biasoli, Patrizia Birtolo, Andrea Borla, Michele Campagna, Massimiliano Campo, Claudio Candia, Carmine Cantile, Riccardo Carli Ballola, Matteo Carriero, Polissena Cerolini, Tommaso Chimenti, Leonardo Colombi, Alessandro M. Colombo, Lorenzo Coltellacci, Lorenzo Crescentini, Igor De Amicis, Diego Di Dio, Angela Di Salvo, Stefano di Stasio, Bruno Elpis, Valeria Esposito, Dante Esti, Greta Fantini, Emilio Floretto Sergi, Caterina Franciosi, Mario Frigerio, Riccardo Fumagalli, Franco Fusè, Matteo Gambaro, Roberto Gatto, Gianluca Gendusa, Giorgia Rebecca Gironi, Vincenza Giubilei, Emiliano Gotelli, Fabio Granella, Mauro Gualtieri, Roberto Guarnieri, Giuseppe Guerrini, Joshi Spawnbrød, Margherita Lamatrice, Igor Lampis, Tania Maffei, Giuseppe Mallozzi, Stefano Mallus, Matteo Mancini, Claudia Mancosu, Azzurra Mangani, Andrea Marà, Manuela Mariani, Lorenzo Marone, Marco Marulli, Miriam Mastrovito, Elisa Matteini, Raffaella Munno, Alessandro Napolitano, Roberto Napolitano, Giuseppe Novellino, Sergio Oricci, Amigdala Pala, Alex Panigada, Federico Pergolini, Maria Lidia Petrulli, Daniele Picciuti, Sonia Piras, Gian Filippo Pizzo, Lorenzo Pompeo, Massimiliano Prandini, Marco Ricciardi, Tiziana Ritacco, Angelo Rosselli, Filippo Santaniello, Gianluca Santini, Emma Saponaro, Francesco Scardone, Giacomo Scotti, Ser Stefano, Antonella Spennacchio, Ilaria Spes, Antonietta Terzano, Angela Maria Tiberi, Anna Toro, Alberto Tristano, Giuseppe Troccoli, Cosimo Vitiello, Alain Voudì, Danilo Arona.