Little Black Dress
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Piacevole, davvero.
Re: Commento
Grazie del bel commento, Vittorio.Vittorio Felugo ha scritto: 24/12/2024, 11:28 Racconto a tema adolescenziale, romantico e malinconico. Complimenti per le descrizioni accuratissime, che "immergono" il lettore nella storia come se la stesse vedendo. Certo, a far tenerezza, più che la protagonista è il povero John, che era disposto pure a baciare sulla bocca una ragazza che aveva appena vomitato pur di giungere al dunque, e si trova invece di fronte un colosso (sette piedi sono circa 2, 13 metri) di zio che deve averlo traumatizzato non poco…
Piacevole, davvero.
A rileggerci…
(Cosa strana: mentre io leggevo te, tu leggevi me.)
Era Tyson Fury, lo zio.
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commento : E continuo a credere che tornerà un giorno
e l rombo del motore - e il rombo del motore
testo pulito e ben scritto. Tutto sommato una storia non molto diversa dalle mie. Anche lo stile non l’ho visto molto distante dal mio, come tu mi hai detto. Confesso che l’ho letto d’un fiato (la prima volta) poi l’ho riletto cercando qualche frase che suonava male, ma non ne ho trovata nemmeno una, quindi bravo!
Un po’ eccessiva la reazione dello zio, il povero John ci ha rimediato pure un naso rotto e non mi meraviglia che persino se gli capitava di incrociarla per strada, lui proseguisse oltre, senza neppure un saluto, ma se l’amore è cieco...
Io non amo troppo i riferimenti a luoghi stranieri, ma qui entriamo in faccende di gusti personali.
Voto 5
Re: commento : E continuo a credere che tornerà un giorno
---Alberto Marcolli ha scritto: 26/12/2024, 11:48 nelle sua scuola - nella sua scuola
e l rombo del motore - e il rombo del motore
testo pulito e ben scritto. Tutto sommato una storia non molto diversa dalle mie. Anche lo stile non l'ho visto molto distante dal mio, come tu mi hai detto. Confesso che l'ho letto d'un fiato (la prima volta) poi l'ho riletto cercando qualche frase che suonava male, ma non ne ho trovata nemmeno una, quindi bravo!
Un po' eccessiva la reazione dello zio, il povero John ci ha rimediato pure un naso rotto e non mi meraviglia che persino se gli capitava di incrociarla per strada, lui proseguisse oltre, senza neppure un saluto, ma se l'amore è cieco…
Io non amo troppo i riferimenti a luoghi stranieri, ma qui entriamo in faccende di gusti personali.
Voto 5
Grazie del tuo commento, ne sono lusingato, anche della segnalazione dei due refusi; capita. Perché è più facile vedere i piccoli errori degli altri che i propri: si è sempre un po' distratti su un proprio testo rispetto a quello di un altro autore. L'ambientazione straniera è dovuta al fatto che, in origine, questo era un "passaggio" appartenente a un testo più ampio, sempre di mia penna, e rielaborato per farlo diventare un racconto, e stravolgerlo in un contesto italiano sarebbe stato abbastanza difficile e scocciante farlo.
Grazie anche del voto, Marcolli.
Comunque, il racconto, a parte la difficoltà di cercare di immedesimarmi, essendo io maschio, nella testa e nel linguaggio di una ragazza adolescente, contiene una messaggio molto semplice, questo:
"Che l'amore esiste se ci credi, e prima o poi arriverà, o continuerà a essere - sempre! - se è già arrivato." Qui, in particolare, si parla di amore di coppia, ma nel nostro essere uomini (o donne) esistono tantissimi altri modi di amare. D'altronde anche la scrittura è una forma di amore, no?
Saluti,
Antonio
P.S. Ultima cosa: in questo testo non siamo distanti nella prosa/contenuti, ma in altri un po' meno. Sarà che col tempo divento più saggio/buono.
Commento
Apprezzabile lo svolgimento in prima persona.
P.S. Ringrazio Dio (o chi per lui) di avere un figlio maschio
Re: Commento
Ciao Andr60, grazie per il tuo gentile commento e per il voto alto…Andr60 ha scritto: 27/12/2024, 13:57 Un racconto piacevole e ben scritto, che solleva alcuni interrogativi: in quale epoca si svolge? Esattamente dove, negli USA? Pare infatti che le adolescenti e pre-adolescenti del XXI° secolo in USA siano le maggiori acquirenti di fazzoletti di carta e di mentine, il che contrasta nettamente con la protagonista del presente racconto
Apprezzabile lo svolgimento in prima persona.
P.S. Ringrazio Dio (o chi per lui) di avere un figlio maschio
Il racconto si svolge, nella sua parte essenziale, in un tardo pomeriggio dell'ultimo sabato di maggio 2004 fino all'alba domenica, a Clifton, New Jersey (USA). Questo è suggerito dalla frase: "Camilla, compagna di banco ed entrambe 'freshman' nella più modesta e popolare Clifton High School… ".
Passaic, che esiste, dove si trova il The Garden Vista Ballroom, è a soli 5 km da Clifton; ho amplificato un po' la distanza per esigenze narrative. Anche le scuole citate esistono realmente.
Nella scena finale, Mary ascolta Beth Orton, pure lei esistente come cantante, attraverso il vecchio mangianastri della madre, un dettaglio che dovrebbe evocare nostalgia, ma riflette anche la sua condizione economica, non potendo permettersi un lettore CD. È interessante notare che la canzone è un evergreen, più famosa nella versione di Rod Stewart, ma originariamente scritta da Gerry Goffin nel 1972.
Riguardo ai fazzoletti e alle mentine, non ho colto il riferimento; mea culpa perché sono un po' stupido; scusami di questo.
Infine, la Mary di questo racconto è la stessa di "Te ne sei accorta, sì?", e questo passaggio è una parte tagliata/bocciata/scartata che ho deciso di proporre come racconto perché mi sembrava carina per come era scritta.
Ti auguro un Buon Anno a te e ai tuoi cari,
Antonio Giordano
Re: Commento
Caro Antonio/Yakamoz, ti ringrazio della spiegazione esauriente. Sì, probabilmente gli/le adolescenti di 20 anni fa erano meno "scafati" di quelli di oggi, anche se ho qualche dubbio in proposito. Sicuramente i social (soprattutto TikTok) hanno cambiato il quadro, accelerando il crollo verticale di molte abitudini e di "valori" (qualunque cosa si attribuisca alla parola). Il riferimento a fazzolettini e mentine si riferisce a varie pratiche sessuali, che poco hanno a che fare con l' amore e i sentimenti e molto al soddisfacimento di un piacere momentaneo, l' hic et nunc tipicamente contemporaneo, che alla fine ti lascia senza nulla, pronto/a ad altre esperienze che ti lasceranno ugualmente insoddisfatto/a. Saluti, e buon anno.Yakamoz ha scritto: 27/12/2024, 22:17 Ciao Andr60, grazie per il tuo gentile commento e per il voto alto…
Il racconto si svolge, nella sua parte essenziale, in un tardo pomeriggio dell'ultimo sabato di maggio 2004 fino all'alba domenica, a Clifton, New Jersey (USA). Questo è suggerito dalla frase: "Camilla, compagna di banco ed entrambe 'freshman' nella più modesta e popolare Clifton High School… ".
Passaic, che esiste, dove si trova il The Garden Vista Ballroom, è a soli 5 km da Clifton; ho amplificato un po' la distanza per esigenze narrative. Anche le scuole citate esistono realmente.
Nella scena finale, Mary ascolta Beth Orton, pure lei esistente come cantante, attraverso il vecchio mangianastri della madre, un dettaglio che dovrebbe evocare nostalgia, ma riflette anche la sua condizione economica, non potendo permettersi un lettore CD. È interessante notare che la canzone è un evergreen, più famosa nella versione di Rod Stewart, ma originariamente scritta da Gerry Goffin nel 1972.
Riguardo ai fazzoletti e alle mentine, non ho colto il riferimento; mea culpa perché sono un po' stupido; scusami di questo.
Infine, la Mary di questo racconto è la stessa di "Te ne sei accorta, sì?", e questo passaggio è una parte tagliata/bocciata/scartata che ho deciso di proporre come racconto perché mi sembrava carina per come era scritta.
Ti auguro un Buon Anno a te e ai tuoi cari,
Antonio Giordano
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Buone Feste.
Il titolo e la chiusura del racconto non concordano: ci spera ma non accadrà (quindi non ci spera più)?
Perché ti sei immedesimato ("ficcato", stavo per usare) in una ragazzina così piccola? Già a 16 anni avresti avuto seri problemi, a 14, poi... Perché una scenografia all'americana del 2004? Li ricordo, i cellulari del 2004 (citi il dettaglio al principio del racconto), e anche di seconda mano... Non erano la stessa cosa di oggi. Il tuo linguaggio tradisce invece una familiarità che sarebbe venuta solo in seguito.
Il resto c'è tutto: un'esperienza emozionante di gioventù. Il problema è che a 14 anni non puoi nemmeno tu scrittore sperare che diventi qualcosa di più, a meno di non renderla traumatica (nel male o nel bene), e allora ecco il titolo e la chiusura: un'attesa. Con o senza speranza.
Ma i tuoi lettori non sono 14enni, e credo sia opportuno qualcosa di più definito. Si arriva a un punto della vita nel quale queste attese non le sopporti più, quelle disperate ancor meno. Persino io, che sono sempre stato un attendista immaginando che un giorno sarebbe finalmente arrivata la giusta ricompensa per lo spirito di sacrificio, il giusto lavoro, la dedizione indefessa... "Fesso": la vita può finire domani, no, oggi stesso, e di tutto questo non rimarrà un bel niente!
Non ha a che vedere con la tua protagonista, ma col modo di presentare il racconto al lettore.
Insomma, ora esigo, scusa la protervia. Decidi come accordare titolo e finale del racconto.
A presto.
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Re: Commento
Il fatto che lei resti a guardare il cielo, aspettando un ritorno che non arriverà mai, è struggente, bello, enormemente romantico. È un'immagine potente della speranza, soprattutto di resilienza, che persiste anche quando la ragione sa che non c'è più nulla da sperare. Forse è proprio in quella attesa, vista come un lunga "epifania" che c'è una parte della bellezza della storia: la capacità di continuare a credere, nonostante tutto. Inoltre, la malinconia che pervade il finale non è necessariamente negativa. Al contrario, può essere interpretata come una forma di bellezza, un sentimento profondo e complesso, come piacere nel provare dolore, come sosteneva Seneca, che sempre arricchisce l'esperienza umana. La storia potrebbe anche essere interpretata, nel suo complesso, come una sorta di metafora del ciclo/senso della vita, con la giovinezza che rappresenta l'estate (la preparazione per la festa, simile a un idillio di un insieme di sentimenti "storici dell'animo"), essendo che "Noi siamo fatti della stessa sostanza dei sogni", Shakespeare. Seguito dall'autunno, il confronto col mondo adulto e cattivo che vuole distruggerli, annientarli, infangarli; ecco perché lo zio di Mary appare come un gigante, intrusivo e maldicente. Dall'illusione al vero, quindi, come direbbe Leopardi. Poi, una stagione di riflessione, raffronto e raccoglimento. Da qui l'inverno d'attesa, come preparazione per un nuovo inizio, che precede la primavera e poi una nuova estate, da affrontare con maggiore maturità, consapevolezza e saggezza. E questo racconto, in cui John non è un "vero" protagonista, perché John è solo un simbolo di un amore idealizzato, ossia la voglia di amare ed essere amati, simile a un artefatto d'amore: qualcosa di complementare e diverso che sta dentro di noi e che cerchiamo fuori di noi. Perciò, tutta quanta la faccenda non va letta in modo letterale, tipo semplice "storiella", ma nel senso di crescita, difficoltà a far coincidere i propri sogni, aspetto molto tipico dell'adolescenza, con il mondo vero che esiste fuori, perché la vita non può essere davvero un sogno, ma deve essere inquadrata in un percorso di maturazione. Bisogna capirla, la vita, e tutta la vanità, verità e scopo e distruzione di ogni cosa, fino alla fine. Fino appunto alla morte! Quindi il titolo non lo cambio e neppure il finale! Il racconto poteva essere pure una storia d'amore tra gatti; non sarebbe cambiato assolutamente nulla. Perciò non capisco il quasi divieto a immedesimarmi in quello che voglio e mettere il titolo che più mi piace, essendo entrambi gli aspetti funzionali alla storia stessa.Marino Maiorino ha scritto: 28/12/2024, 11:06 Ciao Antonio,
Buone Feste.
Il titolo e la chiusura del racconto non concordano: ci spera ma non accadrà (quindi non ci spera più)?
Perché ti sei immedesimato ("ficcato", stavo per usare) in una ragazzina così piccola? Già a 16 anni avresti avuto seri problemi, a 14, poi… Perché una scenografia all'americana del 2004? Li ricordo, i cellulari del 2004 (citi il dettaglio al principio del racconto), e anche di seconda mano… Non erano la stessa cosa di oggi. Il tuo linguaggio tradisce invece una familiarità che sarebbe venuta solo in seguito.
Il resto c'è tutto: un'esperienza emozionante di gioventù. Il problema è che a 14 anni non puoi nemmeno tu scrittore sperare che diventi qualcosa di più, a meno di non renderla traumatica (nel male o nel bene), e allora ecco il titolo e la chiusura: un'attesa. Con o senza speranza.
Ma i tuoi lettori non sono 14enni, e credo sia opportuno qualcosa di più definito. Si arriva a un punto della vita nel quale queste attese non le sopporti più, quelle disperate ancor meno. Persino io, che sono sempre stato un attendista immaginando che un giorno sarebbe finalmente arrivata la giusta ricompensa per lo spirito di sacrificio, il giusto lavoro, la dedizione indefessa… "Fesso": la vita può finire domani, no, oggi stesso, e di tutto questo non rimarrà un bel niente!
Non ha a che vedere con la tua protagonista, ma col modo di presentare il racconto al lettore.
Insomma, ora esigo, scusa la protervia. Decidi come accordare titolo e finale del racconto.
A presto.
Buone feste, Marino,
Antonio
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Re: E continuo a credere che tornerà un giorno
e grazie per dar retta a 'stu cacaca...
Non nego che "Il fatto che lei resti a guardare il cielo, aspettando un ritorno che non arriverà mai, è struggente, bello, enormemente romantico." Non discuto questo. E dopo aver letto il resto, nemmeno mi arrogo il diritto di chiederti di scegliere tra titolo e finale.
Forse mi sono immedesimato più di quello che credi, forse mi ha preso il mio aspettare, che fa male. Fa male, Anto'.
Buone Feste
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Re: Di gioventù, d’amore e di altre sciocchezze...
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Re: Di gioventù, d’amore e di altre sciocchezze...
"solo il titolo"... Non lo so, il titolo è persino peggiorato (sapendo da dove partivi): "sciocchezze"!
Perché, Anto'? Che t'ha fatto, l'amore, per trattarlo così?
Buon 2025
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Re: Di gioventù, d’amore e di altre sciocchezze...
Ricambio gli auguri, Marino! Felicissimo 2025…Marino Maiorino ha scritto: 03/01/2025, 15:27 Ciao Antonio,
"solo il titolo"… Non lo so, il titolo è persino peggiorato (sapendo da dove partivi): "sciocchezze"!
Perché, Anto'? Che t'ha fatto, l'amore, per trattarlo così?
Buon 2025
Di male in peggio, e al peggio non c'è mai fine! Riflettendoci, ho pensato che tu avessi ragione a proposito del titolo, e ne ho scelto un altro, che è più brutto di quello di prima; e pure su questo ti do ragione. Hai qualche suggerimento da proporre? "Little Black Dress" potrebbe andare bene, ma se poi cambio un titolo al giorno, non è più un racconto e sembra la testata di un giornale, col rischio che Max mi piglia a calci! Che faccio ora? Metto l'annuncio? AAA Cercasi titolo per racconto! In fondo, il titolo non è necessariamente importante; serve a catturare l'attenzione "come il nome di qualsiasi cosa", e idem per la copertina. Ho letto la tua risposta dall'altra parte: bravo! Tutto pertinente o logico quello che hai scritto. Ma io ho un po' il vizio di fare l'avvocato del Diavolo, mai con cattiveria e solo per stimolare la conversazione. Poi sono di animo curioso, un po' su tutte le cose, e mi piace sempre chiedere/approfondire. A tal proposito:
"Mi si grida da Seir:
«Sentinella, a che punto è la notte?
Sentinella, a che punto è la notte?»
La sentinella risponde:
«Viene la mattina, e viene anche la notte.
Se volete interrogare, interrogate pure;
tornate un'altra volta»", Isaia.
Perché la Sentinella non lo sa, ma chiede a chi ha chiesto di ritornare e chiedere ancora. Siamo tutti in attesa di qualche risposta che non sempre arriva come dovuto. Fuori adesso piove. Che bella la pioggia! Mi piace il rumore. Ora vado a metterti il voto: cinque. Poi dovrei rispondere a Ombrone, che ha scritto un racconto "entertainment", carino/vivace ma discutibile per una questione di "mentalità".
"Oro, oro, oro
Quanto oro ti darei
Oro, oro, oro
Per averti così
Distesa, pura, ma tu ci stai
Perché accetti e ci stai?
Perché non ti elevi su di noi
E resti lì celeste così?
Io ti vorrei immune dal sesso
Perché ti daresti anche adesso?", dice Mango, e non si sbaglia.
Esiste una bella poesia di Khalil Gibran sull'Amore, e penso che come testo si avvicini molto al "concetto di cosa è l'amore".
Ah, sull'amore di coppia, ma questa è una cosa che ho scritto io, in quel "romanzone" che sto cercando di revisionare bene:
«Cos'è per te l'amore?»
«L'amore è come una carezza che esprime tutto quello che hai dentro. Scopare, invece, è solo voglia, attrazione, divertimento, ma se c'è di mezzo pure l'amore, allora le due cose si uniscono per essere qualcosa di perfetto.»
"Amore e desiderio, con una sottile connessione tra i due: volevo far intendere in questo piccolo discorso."
Ombrone, questa è per me la "perfezione".
A rileggerci presto, caro Marino…
E se per caso ti trovi a passare da queste parti, Ombrone, la mia risposta è qui.
"Ultima cosa ancora! Ma se per leggere te devo ascoltare il "Trillo del diavolo", per leggere Ombrone che devo fare? Metto un "pornazzo" per creare l'atmosfera giusta?"
Mi scuso per il divago in ragionamenti sparsi…
- Marino Maiorino
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Re: Di gioventù, d’amore e di altre sciocchezze...
io il voto ancora non te l'ho dato: l'eclettismo (tuo) va goduto e stimolato fino in fondo!
"Toujours l'amour"... A te sembrerà una carezza, a me sembra che sia data con la forza di un uragano, e non riesco a pensare di sco...re senza amare (limite mio e di Venditti, diceva, poi ognuno si conosce nella sua intimità).
No, non è che devi ascoltare il "Trillo" per leggermi: la mia domanda era se qualcuno l'avesse fatto perché il testo segue la musica e la musica accompagna il testo. Piccolo tentativo di sinestesia per chi avesse cercato di sperimentarla.
Per farla breve, credo che tu abbia rivisto un po' anche il testo, oppure in seconda lettura ha perso qualcosa che mi aveva intrigato di più alla prima, non potrei giurarlo, e non voglio assegnare un voto affrettato. Il titolo originale ("E continuo a credere che tornerà un giorno") era più determinato, tralasciando il fatto che fosse in evidente contrasto con l'epilogo del racconto. Il nuovo titolo è più "leggero", e all'amore non piace essere trattato con leggerezza, nemmeno quello di una 14enne che aspetta illusa il ritorno del suo primo moroso.
Ma ti fai manipolare (peggio, lasci manipolare i tuoi racconti) da estranei troppo facilmente! Io ho espresso una mia personalissima opinione, mica è la bibbia dell'Inquisizione, che cerchi di togliere il racconto da qualche "indice" cambiandone titoli o contenuti! Parlane col tuo racconto più che con me, perché lui sa cosa vuole esprimere, e io, come qualunque altro lettore, posso solo leggere ciò che sono in grado di comprendere. Che tu sappia scrivere l'abbiamo assodato, ma scrivi sempre con piena coscienza del racconto? O ti lasci "distrarre" da te stesso?
Per il resto, rinnovo gli auguri di un Felice 2025. Speriamo.
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Bella atmosfera di turbamenti e sogni adolescenziali.
Con quelle dolcim malicnoniche allo sguardo retrospettivo, , che rimangono sogni (ero talmente ubriaca che alla fine ho vomitato quando ha provato a baciarmi è una situazione da vita reale).
L'unico punto è la fine un po' in calando e l'ambientazione americana i, che non sempre amo,
Ma ho visto negli altri commenti che appunto è un estratto da un opera più grande (mi ricordo il tuo racconto della ragazzina che si prostituiva nel motel)
Re: Commento
Grazie di avermi letto, Ombrone. Poi è bello ricevere un riscontro positivo da te, che scrivi altrettanto bene. Il problema, penso io, è il numero di battute che limitano un po': è un aspetto che vale un po' per tutti qui. Perché scrivere qualcosa d'interessante in poche battute è difficile e, viceversa, se ne usi troppe, corri il rischio di non essere "troppo" letto. È una questione di equilibrio tra concisione, creatività e altre cose, come comprensibilità e chiarezza, ecc.Ombrone ha scritto: 04/01/2025, 11:58 Al solito nn ti smentisci
Bella atmosfera di turbamenti e sogni adolescenziali.
Con quelle dolcim malicnoniche allo sguardo retrospettivo, , che rimangono sogni (ero talmente ubriaca che alla fine ho vomitato quando ha provato a baciarmi è una situazione da vita reale).
L'unico punto è la fine un po' in calando e l'ambientazione americana i, che non sempre amo,
Ma ho visto negli altri commenti che appunto è un estratto da un opera più grande (mi ricordo il tuo racconto della ragazzina che si prostituiva nel motel)
Ti rinnovo gli auguri di un felicissimo 2025,
Antonio
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Ecco, forse al tuo racconto manca quel Come eravamo, che è duale, perché i ricordi non sono solo di Mary, ma anche di John.
E invece ti sei concentrata solo su Mary, mentre il povero John è rimasto al rango di comparsa. E forse potevi sviluppare il tema della differenza sociale e altro ancora.
Quindi, è un buon racconto, riuscito, che funziona abbastanza bene e che ha potenzialità per crescere. Naturalmente so anche che un racconto di poche migliaia di battute non può pretendere di mettere molta carne sul fuoco. Va cercato un punto di caduta.
Re: Little Black Dress
Titolo definitivo, sperando che a Marino Maiorino possa piacere
Re: Commento
Ho bisogno di un po' di tempo per risponderti bene, caro Namio. Sono un po' raffreddato e non riesco a scrivere il "papiello". Scusami!Namio Intile ha scritto: 07/01/2025, 16:17 Ciao, Antonio. Il racconto consiste in un lungo ricordo della protagonista appena adolescente che rivede il suo primo appuntamento con un ragazzo. Forse avresti dovuto contestualizzare il ricordo. Perché Mary ricorda? È sola quando ricorda? Il ricordo, che si trasforma in racconto, ha uno scopo? Ecco, forse potresti legare il racconto al ricordo in modo da renderlo più credibile, ma anche più solido. Mary ricorda perché ha visto John. Non so se hai mai visto Come Eravamo la pellicola del 72, mi pare, con Robert Redford e Barbara Streisand. Katie vede Hubbel seduto su uno sgabello di un bar appena finita la guerra e ricorda il loro primo incontro, quando erano due ragazzi al college. E scatta un flashback riuscitissimo, che è un capolavoro, e che serve da motore al proseguire della storia tra i due, che arriva al matrimonio, al successo di lui, alla figlia e al divorzio. Quel Come eravamo che dà il la anche a quella bellissima canzone che è The way we were.
Ecco, forse al tuo racconto manca quel Come eravamo, che è duale, perché i ricordi non sono solo di Mary, ma anche di John.
E invece ti sei concentrata solo su Mary, mentre il povero John è rimasto al rango di comparsa. E forse potevi sviluppare il tema della differenza sociale e altro ancora.
Quindi, è un buon racconto, riuscito, che funziona abbastanza bene e che ha potenzialità per crescere. Naturalmente so anche che un racconto di poche migliaia di battute non può pretendere di mettere molta carne sul fuoco. Va cercato un punto di caduta.
Ti dirò solo questo:
Little Black Dress è un'appendice introduttiva di un capitolo, come una sorta di diario. Poi il testo continua così:
"Passò ancora una buona mezz'oretta di viaggio tranquillo in cui restammo entrambi zitti, poi successe una cosa che mi lasciò sconcertato, ma più perplesso che sconcertato. La biondina mi poggiò una mano su una coscia e scivolando, lentamente, la portò verso la giuntura dei cavallo dei pantaloni per sentire se mi veniva duro. Era davvero impazzita?
No! Non credo, probabilmente si era solo resa conto che l'unica arma che in quel momento aveva, e poteva usare contro di me, era lei stessa, anche in considerazione del fatto che era una ragazza più che graziosa e con un suo discreto fascino. Perciò, dovevo stare attento e fidarmi poco di lei perché non era tanto debole di cervello come avevo creduto all'inizio.
«Leva quella mano da lì!»
«Perché?», fece lei.
«Perché mi distrai dalla guida.»
«Se ti abbassi i pantaloni, posso farti qualcosa di più piacevole, rilassante ed eccitante, se vuoi.»
«Mentre guido?»
«Sarebbe ancora più divertente, no?», e rise. «Ma se fermi l'auto, posso farti anche una pompa se vuoi.»
Intanto che parlava, l'occhio mi cadde sulla mano sinistra con cui reggevo il volante, dove, tra il sangue raggrumato, c'era ben incisa la chiostra dei suoi denti del suo morso di prima; e nello specchietto retrovisore guardai pure il mio naso, perché mi faceva male, rotto e tumefatto, e mi venne logico pensare: "Altro che pompa! Questa sarebbe capace di staccarmelo a morsi!"
«Non possiamo fermarci, perché siamo già in ritardo sulla nostra tabella di marcia», risposi nel frattempo che lei con la sua mano con più insistenza mi strofinava l'uccello. «Smettila ora! Togli quella mano da lì!»"
"Sì, parla di altri personaggi, lo si evince, in scene molto crude, sia in questo capitolo che in quello che precede. L'idea di mettere un ricordo "carino e da diario", come una "zeppa", tra due eventi molto drammatici non mi sembrava una scelta molto inappropriata. Quindi, un suo punto di caduta esiste."
Grazie della tua preziosa osservazione, Namio.
Questo racconto, LBD, è un estratto: e fuori dal suo contesto non figura, purtroppo, come dovrebbe.
A presto…
- Marino Maiorino
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Re: Little Black Dress
Ancora Buon Anno!
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Re: Little Black Dress
Mi ricordo che durante le notti di San Lorenzo, di fronte al balcone di casa mia, c'era una ragazzina di circa 13 anni, mia coetanea a quel tempo, che aspettava, seduta su una piccola sedia dal suo balcone, le stelle cadenti per esprimere i suoi desideri. Non sapevo chi fosse né come si chiamasse. Ma ogni anno, in quelle notti, la vedevo rimanere lì per ore con gli occhi rivolti al cielo. Io non mi mettevo di certo fisso a guardarla, capitava solo ogni tanto che la sbirciassi, e non perché fossi cotto di lei. Era soltanto pura curiosità la mia. Questo rituale si ripeté per tre o quattro anni, tanto che anche mia mamma notò quella ragazzina che si appostava sul suo balcone di fronte al nostro: non troppo vicino ma lei si vedeva bene. E una volta le chiesi: "Non si stanca di guardare stelle che non cadono mai?", dato che e raro vederne una. Mamma rispose: "Non si stanca perché aspetta la stellina cadente che le porti l'amore". Che dolcezza in quella ragazzina! E pensare che all'epoca la consideravo "una mezza scema". Ora, da anni, non c'è più nessuno che nelle calde notti d'agosto stia appostata a guardare le stelle da lì. Chissà dove sarà finita la mia "guardastelle", e chissà se l'ha mai vista una stella cadente e se qualche suo desiderio si è avverato davvero. Io lo spero per lei. Non lo saprò mai. Ahimè! E questo testo nasce dall'immagine di lei: pura, innocente e sublime, che guarda in alto, lontano, verso le stelle.
Tutto vero, giuro!
Grazie del voto, Marino
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Re: Little Black Dress
Magari anche quella ragazzina poi ha imparato tutto quello che c'è da sapere sull'amore, le attese, le aspettative, il riconoscersi, sulle stelle cadenti che cadono per un fenomeno meteorologico e quelle che cadono per annunciare davvero qualcosa.
E poi ci si ritrova di nuovo a fissarlo, quel cielo, o a non volerlo fissare più, nemmeno se è stato il tuo sogno d'infanzia.
Alle volte, ci si aggrappa a ciò che non si conosce, quando si navigano acque che non si capiscono. In fondo, anche Colombo ebbe problemi alla bussola mentre "buscava el Levante por el Poniente", eppure si mantenne fedele a quell'ago lì che, all'epoca, chi sapeva come funzionava?
Racconti alla Luce della Luna
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Re: Little Black Dress
Little Black Dress è più "iconico" come titolo per questo racconto.
So' cuntent ka te piaciut', Mari'.
Cia',
Nntuniu'
Spiego a chi possa interessare:
Nntuniù o Nntuniuccio: è una versione ipocoristica, tra vezzeggiativo e diminutivo, del nome Antonio in napoletano. Si usa per chiamare di solito i bambini ma anche i grandi.
La Gara 54 - Sotto il cielo d'agosto
A cura di Giorgio Leone.
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Gara d'autunno 2019 - Mattoni, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2013 - (in bianco e nero)
A cura di Tullio Aragona.
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Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone, Enrico Teodorani, Cristina Giuntini, Maria Rosaria Spirito, Francesco Zanni Bertelli, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi, Angela Catalini.
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Masquerade
antologia AA.VV. di opere ispirate alla maschera nella sua valenza storica, simbolica e psicologica
A cura di Roberto Virdo' e Annamaria Ricco.
Contiene opere di: Silvia Saullo, Sandro Ferraro, Luca Cenni, Gabriele Pagani, Paolo Durando, Eliana Farotto, Marina Lolli, Nicolandrea Riccio, Francesca Paolucci, Marcello Rizza, Laura Traverso, Nuovoautore, Ida Daneri, Mario Malgieri, Paola Tassinari, Remo Badoer, Maria Cristina Tacchini, Alex Montrasio, Monica Galli, Namio Intile, Franco Giori.
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BReVI AUTORI - volume 1
collana antologica multigenere di racconti brevi
BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:
Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale
La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Fausto Scatoli. Giorgio Leone, Annamaria Vernuccio, Luca Franceschini, Alphaorg, Daniel Carrubba, Francesco Gallina, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Giuseppe C. Budetta, Luca Volpi, Teresa Regna, Brenda Bonomelli, Liliana Tuozzo, Daniela Rossi, Tania Mignani, Enrico Teodorani, Francesca Paolucci, Umberto Pasqui, Ida Dainese, Marco Bertoli, Eliseo Palumbo, Francesco Zanni Bertelli, Isabella Galeotti, Sandra Ludovici, Thomas M. Pitt, Stefania Fiorin, Cristina Giuntini, Giuseppe Gallato, Marco Vecchi, Maria Lipartiti, Roberta Eman, Lucia Amorosi, Salvatore Di Sante, Valentina Iuvara, Renzo Maltoni, Andrea Casella.