Abbracciami, ti prego
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Abbracciami, ti prego
Non aveva la forza di alzarsi dal letto o di chiudere la finestra spalancata sulla riva del lago, lussureggiante di olmi.
Né voleva che fosse il suo uomo ad abbandonare il tepore della loro alcova, culla di ovatta dove giacevano insieme dopo mesi di distanza.
Percorsa a tratti da brividi fugaci, si rannicchiò in posizione fetale, voltandosi dalla parte di Marco.
Si intenerì nel guardarlo riposare: i capelli arruffati, il diaframma armonico che regolava il battito, il viso immune dai conflitti della quotidianità.
I riverberi lacustri, accecati di luna piena, ne svelavano il profilo dalla fronte alta, dal naso francese, dalle guance piene.
Era un miracolo che la loro discussione fosse terminata con un abbraccio pentito e che i due fidanzati si fossero riappacificati esausti, stringendosi l’uno all’altra in quella camera d’albergo proiettata sull’amenità del paesaggio.
Marco sollevò le palpebre con una contrazione indispettita del viso, mentre Viola, con occhi luminosi e incantati, ne seguiva la linea sinuosa che il corpo disegnava dal mento fino all’addome scolpito.
“Che cosa succede?” domandò lui. Sulle sue fattezze, stemperate dai conforti della notte, per il tempo di un lampo baluginarono quelle sfumature infantili che, da quando l’innocenza era svanita, rappresentavano una preziosa rarità.
“Niente, ti guardavo” disse Viola sorridendogli materna: luminosità e incanto avevano toccato l’apice. “Scusa se ti ho disturbato.”
“No, non è… non c’entri niente tu. Che ore sono?”
“Le quattro, forse, o le cinque. Che importanza ha?”
“Perché non dormi?”
“Perché sono troppo felice.”
“Cosa?”
“È strano, ma alle volte la felicità ti toglie il sonno. Quando è tanta, non troppa, pensi che non valga la pena dormire e perdersi il piacere della bellezza a occhi aperti.”
Marco la ascoltava, attratto e insieme confuso dalle parole che si immettevano nella mente appannata dal dormiveglia.
“Non è meraviglioso che siamo ancora qui, vicini, a condividere uno spazio nostro, a respirare la stessa aria, a guardarci senza astio?”
“Certo” approvò Marco. Le sue fattezze avevano restituito al retaggio del passato e all’appannaggio del sonno ogni fragilità.
“Mi abbracci?” Viola aveva la voce tenera e supplichevole. Un nuovo brivido le rammentò che la finestra era spalancata e i colpi di vento presso il lago scuotevano gli angoli della camera.
“Sai, sto tremando.”
“Vieni qui.”
Nel proprio petto, Marco ne accolse la testa tiepida, di ciuffi ribelli e ciocche ondulate; poi, con braccia vigorose, la cinse alle spalle, proteggendola con dense premure.
“Ora va meglio?”
“Sì. Ancora, accarezzami ancora, ti prego.”
Marco la accontentò. Il silenzio assorbiva la stanza e Viola dimenticò i brividi, l’insonnia, la valigia da preparare l’indomani, il rientro in città.
Tutto nasceva, cresceva e moriva in quell’abbraccio forte e accessibile, in quelle mani tenaci e soffici, in quella necessità di tacitare ogni parola spendibile per chiarire definitivamente la discussione che solo poche ore prima li aveva spinti sul baratro di una spaccatura insanabile.
Allentando la sistematicità dei suoi gesti, Marco infranse l’aura magica di quel silenzio poroso.
“Vado a chiudere la finestra.”
“No, aspetta, non importa.”
“È solo un attimo. Torno subito qui.”
“Ti prego, resta. Non tremo più accanto a te.”
“Solo un attimo.”
“Ti prego, ti prego, ti prego.”
Viola non lo sentì staccarsi dal materasso né sgusciare oltre la sponda per raggiungere a piedi nudi gli infissi; ma l’assenza dell’abbraccio e delle carezze le ingiunse il supplizio del freddo. Un freddo che ora flagellava la pelle, addentrandosi nella carne e affondando fino alle ossa.
Un freddo che travalicava il confine, talvolta labile e impreciso, della fisicità.
Viola fu colta da un soprassalto di agitazione: il cuore martellava, la bocca reclamava ossigeno.
“Ti prego, ti prego, ti prego…”
Era attanagliata dalla paura; ma le bastò poco per acquisire la consapevolezza di quanto fosse inadeguato quello stato d’animo.
Non c’era una ragione fondata per esserne sopraffatta.
Tornò a distendersi sotto quelle coperte che, durante le intemperanze del sonno, le avevano lasciato scoperte le gambe.
Posò la testa sui cuscini e si spostò verso l’altra metà del letto matrimoniale.
Iniziò a stringere interamente a sé il suo uomo, a sfiorarne le forme monodimensionali.
Lacrime roventi colavano a profusione lambendo le labbra di Viola: con schietta e lucida brutalità, le dimostravano che il freddo non derivava dalle persiane o dagli scuretti proiettati sul lago né dai colpi di vento. Fuori non c’erano né acque placide né lune piene, mentre tra le pareti della stanza non c’erano né il chiarore dei riverberi né le carezze protettive di Marco.
Di là dalla finestra, sporadici pini marittimi punteggiavano di verde la macchia di cemento di un quartiere popoloso.
Di qua dalla finestra, Viola, soffocata dal pianto, si aggrappava a quell’uomo che, attraverso un vetro di quindici centimetri per dieci, sorrideva di plastica.
Non lo vedeva né lo sentiva dalla conclusione anticipata della loro vacanza potenzialmente riparatrice.
Varcato il punto di non ritorno di una discussione furibonda, goccia estrema di un vaso già stracolmo, il penultimo giorno di quella pace armata in riva al lago, Marco aveva stipato in fretta i suoi effetti personali e aveva abbandonato l’albergo. Tra gli olmi e le barche aveva gettato la chiave di una storia lunga cinque anni.
Viola, adesso, nel solitario abbandono del suo bilocale metropolitano, devastata dalla disperazione, ne artigliava la foto, rubata alla serenità di un tempo anteriore, non sospetto.
Era straziante assaggiare quel sorriso, irrimediabilmente e definitivamente atono, sconnesso non soltanto dal momento storico in cui esisteva, ma anche da quello, successivo, in cui avrebbe potuto essere recuperato e riabilitato.
Per mezzo di quel vivido sogno autunnale, Viola prese coscienza di essere condannata a macerarsi nell’inevitabile rimpianto di non aver fermato il suo amore quando, sulla soglia di una camera d’albergo, l’aveva guardata con occhi commossi e pietosi, come se, in quello sprazzo di tregua, attendesse da lei uno slancio che denunciasse un coinvolgimento emotivo; come se attendesse una corsa impulsiva dal letto alla porta; come se attendesse che i denti serrati e l’orgoglio arretrassero per permettere a una voce tenera e supplichevole di sussurrare ancora una volta: “Abbracciami, ti prego”.
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però devo dire che è scritto bene e non ho notato refusi.
forse si potrebbero variare alcune parole o brevi frasi, ma si tratta di gusti personali.
ne consegue che, pur non avendomi colpito, ammetto che si lascia leggere senza problemi.
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Re: Abbracciami, ti prego
Approfitto dell’occasione per formalizzare il mio congedo (definitivo) dalle Gare Stagionali (non da Braviautori), dove ho riscontrato – e non è una novità dell’ultima edizione – dinamiche di voto da parte di alcuni che, secondo i canoni nei quali mi riconosco, esulano dalla concezione del sano, proficuo e rispettoso confronto tra autori.
Mi fermo qui: non è questa la sede opportuna per scendere nei dettagli.
Ci tenevo soltanto a specificare, a scanso di equivoci, che l’assenza di commenti da parte mia verso gli altri racconti non deriva da indifferenza, ma, semplicemente, dalla scelta, ragionata e consapevole, di non essere ammesso a tutti gli effetti alla gara.
Un’ultima cosa, prima di togliere il disturbo: ringrazio Massimo Baglione e il suo staff – completamente estranei allo stato d’animo che ha dato espressione a queste mie considerazioni – per la pazienza e la dedizione sempre dimostrate a favore del portale.
Un saluto
- Massimo Baglione
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Re: Abbracciami, ti prego
mi dispiace che, per colpa di qualcuno che non si sa divertire e rilassare neppure qui, persone brave, prolifiche e piacevoli come te ne debbano risentire fino a questo punto.
Da parte mia ho fatto il possibile per calmierare le votazioni in maniera che il sistema tenga meno conto di quei guizzi di... boh, non mi viene neppure il termine ...ma purtroppo di più non posso o non so fare.
A me piace dare per scontato che se qualcuno ha la voglia e il tempo di iscriversi in un sito come il nostro e, soprattutto poi, di partecipare alle sue attività letterarie, un minimo di cervello e di equilibrio e di buona volontà ce la debba avere. Tuttavia a volte mi pare di star a presiedere un asilo di bamboccioni invece che una bella e sana comunità di teste creative (offendetevi pure, oggi me ne frego).
Spero che vorrai prenderti una pausa dalle Gare solo per ripensarci a mente fredda e per non dare troppo peso a queste vicende, perché davvero non lo meritano.
Se vuoi parlarne in privato, sai dove trovarmi
Buon lavoro a tutti.
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Re: Abbracciami, ti prego
le parole spese a mio sostegno confermano, anzi rafforzano l’opinione che ho sempre avuto di te.
Obiettivamente, non potresti fare di più per scongiurare il manifestarsi di sgradevoli e deprecabili azioni che sconfessano lo spirito di Braviautori e, nello specifico, delle Gare stagionali.
Ciò premesso, vengo al dunque.
Non ho la tendenza a tornare sui miei passi; di qui, l’irrevocabilità della decisione di non partecipare più ad alcuna edizione delle Gare, a meno che non cambi qualcosa nell’atteggiamento di chi, a mio avviso, sta concorrendo a rovinarne lo spirito originario (confronto e rispetto, non competizione cieca e pressappochismo).
In assenza di tale inversione di rotta, come anticipato, sarò io a togliere il disturbo.
Scrivere significa non solo adrenalina, voluttà, necessità impellente di dar forma a un pensiero; ma anche esercizio, applicazione, studio e tanto, tantissimo tempo dedicato.
Scrivere, in sintesi, è sacrificio.
Non accetto pertanto che il frutto, spesso tormentato, di tutto questo sia dato in pasto a soggetti (ho un po’ di difficoltà a usare il termine “colleghi”) buoni a operare all’insegna del – passatemi il neologismo - distruttivismo.
Per (nostra) fortuna, siamo di fronte a una sparuta minoranza nella quale trova spazio, però, un assortimento niente male: chi dà voti molto bassi e non trova il coraggio o la voglia (personalmente, apprendere la causa precipua non ha valore), di fornirne il motivo; chi – ma questa è un’ipotesi, non un dato di fatto – vota di riflesso (tu dai uno a me; io do uno a te), prescindendo dalla qualità dell’opera in questione.
(Per inciso, anche a me è capitato, nell’edizione in corso, di assegnare voti inferiori al tre ad alcune opere: è un’opzione valida per ogni avente diritto e non oserei contestarla a priori. Ma la mia assenza di commento chiarificatore – come spiegato in un precedente intervento – nasce da un’altra ragione - il non essere ammesso alla gara - e interessa tutti i racconti votati, quindi anche quelli ai quali non ho esitato ad accreditare un bel quattro o un esaustivo cinque.)
Da questo gioco di calcoli, ripicche, sterili svilimenti, voglio uscire al più presto.
L’aspetto maggiormente frustrante è il vedere la propria opera (e mi prendo la libertà di parlare in generale, al di là della mia esperienza personale) demolita da chi si fa scudo dell’anonimato, comunque non assoluto, del meccanismo di voto.
Un numero (uno? due?), facile da selezionare, rapido e non compromettente, zero rischi e zero responsabilità, ai danni di un racconto magari neppure letto fino in fondo.
E tutto questo alla faccia di chi suda sulle pagine e prova a fare del proprio meglio.
“Il mio racconto non ti piace?” mi verrebbe da dire. “Non c’è problema: però dimmi il perché?”
Questo, ahimè, non sempre avviene.
Se l’ispirazione e la capacità di oggettivarla non mi abbandoneranno, continuerò a pubblicare sulla mia pagina di Braviautori; così chi, nel bene o nel male, vorrà omaggiarmi di un commento, dovrà abbassare la maschera del “leone da tastiera” e mostrarsi con la propria identità; impiegare almeno cinque minuti e un paio di frasi, anche soltanto per rispetto nei confronti del “collega” che ha usato lo stesso alfabeto e le stesse regole grammaticali per comporre qualcosa di molto più impegnativo, almeno in termini di tempo investito.
Grazie per l’attenzione.
- Massimo Baglione
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Re: Abbracciami, ti prego
Re: Abbracciami, ti prego
Questo perché (come dici giustamente) ogni partecipante si è preso la briga di pensare, e poi di scrivere una storia, che è parte di sé e che poi mette a disposizione di altri. Uno sforzo tanto più apprezzabile oggi, visto che per molti pigiare i tasti dei propri smartphone è il massimo dell'impegno, e sapere cosa fanno i Ferragnez e le Kardashian il massimo della curiosità.
Inoltre, essendo privo dei mezzi culturali che mi permetterebbero una critica sensata, posso affidarmi solo al gusto personale, tanto insindacabile quanto soggettivo.
Per fare un esempio: non darò mai un voto ad un racconto riguardante una storia d'amore svolta (secondo il mio giudizio del tutto soggettivo) in modo melenso, romantico, ecc., poiché non incontra il mio gusto personale, che sarà senz'altro diverso da quello di un altro che invece lo giudica bello e interessante.
Il giochino di dare voti bassi a chi ci ha dato voti bassi è effettivamente da asilo infantile e può dare molto fastidio, d'altra parte siamo qui per passare il tempo e divertirci (nel senso di non pensare ai nostri problemi ma ad altro), quindi il mio consiglio, anche se non richiesto, è di non prendersela troppo.
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Re: Abbracciami, ti prego
Basterebbe leggere con un minimo di attenzione, purché se ne abbia reale interesse, gli interventi postati giorni addietro nelle sezioni opportune del portale per comprendere le ragioni (condivisibili o meno, chiaramente) del mio comportamento.
Premessa chiusa.
Dato che, a quanto pare, ho una certa propensione al "gioco", con fare ludico, mi domando:
"Se il mio voto, anziché 3, fosse stato 4 o 5, avrei avuto comunque il piacere di leggere il commento cui sto rispondendo?"
Chissà...
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Re: Abbracciami, ti prego
E' in risposta a un tuo post non di commento al testo, nel topic di un tuo racconto, quindi per me va bene.Stefano Giraldi Ceneda ha scritto: ↑20/09/2020, 23:12 Mi vedo costretto, per replicare, a usare uno spazio che, in teoria (la direzione mi corregga se sbaglio), sarebbe riservato ad altri contenuti.
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Re: Abbracciami, ti prego
Resta.
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Re: Abbracciami, ti prego
Grazie molte Namio per l'incoraggiamento, ma davvero mi sono un poco stancata, non ho detto che il mio sarà un addio, è solo un momento di pausa. Non so dire adesso se la pausa sarà definitiva o meno. Grazie per le tue parole, mi hanno fatto piacere, ciaoNamio Intile ha scritto: ↑21/09/2020, 17:50 Ma dai, Laura. Le cose che non vanno sono mille, ma se si lascia la propria casa incustodita non potrà che andare peggio.
Resta.
Il Bestiario del terzo millennio
raccolta di creature inventate
Direttamente dal medioevo contemporaneo, una raccolta di creature inventate, descritte e narrate da venti autori. Una bestia originale e inedita per ogni lettera dell'alfabeto, per un bestiario del terzo millennio. In questa antologia si scoprono cose bizzarre, cose del tutto nuove che meritano un'attenta e seria lettura.
Ideato e curato da Umberto Pasqui.
illustrazioni di Marco Casadei.
Contiene opere di: Bruno Elpis, Edoardo Greppi, Lucia Manna, Concita Imperatrice, Angelo Manarola, Roberto Paradiso, Luisa Gasbarri, Sandra Ludovici, Yara Źagar, Lodovico Ferrari, Ser Stefano, Nunzio Campanelli, Desirìe Ferrarese, Maria Lipartiti, Francesco Paolo Catanzaro, Federica Ribis, Antonella Pighin, Carlotta Invrea, Patrizia Benetti, Cristina Cornelio, Sonia Piras, Umberto Pasqui.
BReVI AUTORI - volume 1
collana antologica multigenere di racconti brevi
BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:
Fantascienza + Fantasy + Horror
Noir + Drammatico + Psicologico
Rosa + Erotico + Narrativa generale
La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Fausto Scatoli. Giorgio Leone, Annamaria Vernuccio, Luca Franceschini, Alphaorg, Daniel Carrubba, Francesco Gallina, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Giuseppe C. Budetta, Luca Volpi, Teresa Regna, Brenda Bonomelli, Liliana Tuozzo, Daniela Rossi, Tania Mignani, Enrico Teodorani, Francesca Paolucci, Umberto Pasqui, Ida Dainese, Marco Bertoli, Eliseo Palumbo, Francesco Zanni Bertelli, Isabella Galeotti, Sandra Ludovici, Thomas M. Pitt, Stefania Fiorin, Cristina Giuntini, Giuseppe Gallato, Marco Vecchi, Maria Lipartiti, Roberta Eman, Lucia Amorosi, Salvatore Di Sante, Valentina Iuvara, Renzo Maltoni, Andrea Casella.
Human Takeaway
(english version)
What if we were cattles grazing for someone who needs a lot of of food? How would we feel if it had been us to be raised for the whole time waiting for the moment to be slaughtered? This is the spark that gives the authors a chance to talk about the human spirit, which can show at the same time great love and indiscriminate, ruthless selfishness. In this original parody of an alien invasion, we follow the short story of a couple bound by deep love, and of the tragic decision taken by the heads of state to face the invasion. Two apparently unconnected stories that will join in the end for the good of the human race. So, this is a story to be read in one gulp, with many ironic and paradoxical facets, a pinch of sadness and an ending that costed dearly to the two authors. (review by Cosimo Vitiello)
Authors: Massimo Baglione and Alessandro Napolitano.
Cover artist: Roberta Guardascione.
Translation from Italian: Carmelo Massimo Tidona.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2020 - (a colori)
A cura di Tullio Aragona.
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Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2016 - (in bianco e nero)
A cura di Tullio Aragona.
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Gara d'autunno 2020 - Beu, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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