Al bonito sol de Cuba
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Al bonito sol de Cuba
Sono a Cuba. Ottomila chilometri da casa. Mi rilasso alla guida di una vecchia lambretta, a un passo dall’oceano, sotto un cielo cristallino, graffiato da nuvole vagabonde. La sera, passeggiando per i portici dell’Habana Vieja, non odo sibili minacciosi di sirene e la mattina non subisco il quotidiano attacco dei telegiornali, zeppi di notizie funeste.
Trascorro i giorni in totale disinteresse per il mio lontano Paese, assaporando il gusto di una specie di vendetta: scannatevi pure, tanto io qui vivo in pace.
Un taxi mi porta a Cayo Jutias, dove mi fermerò per una settimana. Sabbie bianchissime e foreste di mangrovie. Acque cristalline. Lunghe passeggiate immerso in una vegetazione esuberante. Pranzi con musica dal vivo e balli caraibici.
La popolazione locale vive di pesca e frutta, al ritmo del sole che tramonta dietro gli scogli: l’assenza di desideri complicati evita loro la noia.
E se decidessi di rimanere qui per sempre?
Potrei scrollarmi di dosso fatiche e delusioni, vendere mobilio e villetta con mutuo, recuperare ciò che resta della liquidazione e con il ricavato comprare una barchetta a vela e vagabondare fra queste isole, saziarmi anch’io di pesce e frutti esotici, ebbro di sole e di mare.
Ne parlo all’amico che divide con me l’avventura di questa vacanza tra fantasia e realtà, ma non ottengo risposte sensate.
Invidio chi sa dare un taglio netto al passato, abbandonando i luoghi dove è nato e in cui vive a disagio da anni, sopraffatto dall’inciviltà dilagante di una società che in apparenza non mancherebbe di nulla e, invece, è priva di un bene essenziale: l’umanità.
Tutti propositi bellissimi, ma che, mi secca doverlo ammettere, non fanno per me. Sono qui da due settimane e già sento che le lancette dell’autonomia volgono al rosso.
La mia vita, un po’ come tutti, scorre tra i soliti binari: parenti, amici, routine, lavoro in continua rincorsa della notizia clamorosa, con l’illusione di potermi spendere per un mondo migliore. Ingredienti scomodi che, tuttavia, compongono l’amalgama di cui sono fatto: troppo tardi per pensare di poterlo cambiare.
Quando tornerò a Milano, passerò un giorno intero a sfogliare i giornali dell’ultimo mese, come uno scolaretto che torna a scuola dopo una lunga assenza e deve velocemente allinearsi al programma.
La conta di stupri e scandali mi rimetterà alla pari. Scommetto che succedono più disastri da noi in due settimane che qui in cinque anni.
So quello che mi aspetta e certo non ne godo, eppure già conto le ore che mi separano dalla partenza. Condannatemi se volete, non vi posso dare torto, ma preferisco il mio Paese. M’incazzerò e imprecherò ogni giorno, ma alla fine troverò sempre una ragione per continuare a lottare.
Hanno un bel dire quelli che sono riusciti a rifarsi una vita fregandosene del loro passato: io riesco, per miracolo, a galleggiare restando fermo esattamente là dove la mia storia è iniziata.
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Re: Al bonito sol de Cuba
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Nel finale, in media res in realtà, avviene il ribaltamento dove il protagonista matura la decisione opposta e decide di tornare a casa. Anzi, l'autore inserisce una critica, messa in bocca in modo corretto al protagonista, sulla decisione di andar via, di cambiar vita, e anzi sostiene la necessità di rimanere a casa propria e di lottare per essa, anche per la propria routine. Cosa che, tra parentesi, approvo.
A mio avviso però il limite del racconto sta nella brevità, ossia nella rapidità con la quale il protagonista transita da un proposito a un altro. Cosa che rende il racconto nel complesso troppo schematico e lascia trasparire l'intento didascalico dell'autore.
Ben scritto, non ho nulla da segnalarti dal punto di vista formale.
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Re: Al bonito sol de Cuba
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Re: Al bonito sol de Cuba
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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La seconda è un cinico e disincantato panegirico sulle proprie radici, sull'impossibilità di distaccarsene.
Entrambe sono ben scritte e convincenti, ma sembrano appartenere a due persone diverse, mi manca una cerniera.
Racconto comunque piacevole.
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Al bonito sol de Cuba
Dirò che sono d'accordo con tutti i commentatori. Anche con l'ignoto voto 2.
Partecipare a queste gare per la prima volta implica un periodo di ambientazione e mi sto facendo un'esperienza grazie a tutti voi.
So bene che questo mio racconto, come il precedente, non vuole impegnare molto il lettore, ma si limita a lanciare un piccolo messaggio, nulla più. Nel racconto dell'estate era "non perdere mai la speranza nel futuro". Il secondo è "volenti o nolenti le tue radici contano e "staccare" non è affatto semplice.
Ho scritto racconti di ben altro spessore, ma non mi sembrano adatti a quella che ritengo una gara "sportiva", dove la scrittura dovrebbe, a mio parere, essere prima di tutto breve, "leggera" e scorrevole. Qualità che in fin dei conti mi avete riconosciuto.
Con la prossima gara proverò a premere un po' sull'acceleratore e attenderò con impazienza le vostre considerazioni.
Grazie a tutti.
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È vero che il nostro voto dovrebbe essere dato all'opera, non al tema o alle sue conclusioni, ma ci sono opere nelle quali l'una e le altre vanno di pari passo. Restando a Milano, il sicuro solito sé, protagonista e scrittore hanno perso una grande opportunità.
Racconti alla Luce della Luna
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Re: commento
Temo che tu abbia scritto il tuo commento molto di corsa e questo spiega il tuo giudizio sommario.Giovanni p ha scritto: ↑18/10/2021, 9:28 Ho dato il massimo voto possibile solo per la scrittura dato che la storia, mi dispiace ma è un opinione personale, non mi dice nulla. La scirttura è da professionasta, si vedono le immagini di Cuba, si riesce a vedere e sentire la lambretta che va, ed a visualizzare il ritorno a casa e quello che ne comporta. Il disincanto finale descritto con i toni schietti coi quali è descritto mi lascia un po' di magone.
Permettimi una osservazione in forma diretta:
- dici che il finale ti lascia un po' di magone. Bene.
Non hai pensato che l'unico scopo di questo raccontino minimale, senza pretese, era proprio paragonare il "presunto e quindi abbastanza immaginario" mondo dell'isola di Cuba, scelto a puro pretesto (non sono mai stato su quest'isola), al nostro mondo "evoluto", allo scopo di farne risaltare il "magone" e l'insoddisfazione che esso provoca in tutti noi?
Se vuoi rispondermi, lo gradirei.
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Lo scopo di questo raccontino minimale è proprio quello di provocare reazioni come la tua. Ti informo che non sono mai stato a Cuba, e nemmeno in tutte le Americhe, e che ho scelto questo posto al solo scopo di contrapporlo al nostro mondo e generare, tramite il comportamento del protagonista, appunto quelle reazioni personali che ciascuno di noi è giusto che abbia. La tua non condivisione del finale è pertanto un "pregio" del racconto, NON un difetto.Marino Maiorino ha scritto: ↑17/10/2021, 8:41 Meh, si lascia leggere, parte bene (da curare qualche tempo, al principio, che non sa se restare al futuro o diventare presente, ma su questo si sorvola), e poi annega nella disillusione più cocente. Considerato che la mia personale esperienza di vita mi ha fatto lasciare casa e famiglia più volte, che con la mentalità latinoamericana ci convivo, e quindi SO che la vita è quella che uno vive giorno per giorno, non quella che uno sogna, non riesco a condividere il finale. Anzi mi ricorda perché ho lasciato l'Italia un'altra volta.
È vero che il nostro voto dovrebbe essere dato all'opera, non al tema o alle sue conclusioni, ma ci sono opere nelle quali l'una e le altre vanno di pari passo. Restando a Milano, il sicuro solito sé, protagonista e scrittore hanno perso una grande opportunità.
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Re: Commento
Non sono mai stato a Cuba, questo "paradiso" a me ignoto l'ho scelto al solo scopo di contrapporlo al nostro modo, tanto "evoluto" quanto sbagliato in moltissimi suoi aspetti.
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Re: commento
Buongiorno, non credo di aver dato un giudizio "sommario". Credo di aver riconosciuto il valore e la qualità della tecnica di scrittura, sul discorso del magone è ovvio che la mia era una nota positiva. I racconti secondo me devono lasciare delle emozioni a chi legge, o far ragionare sennò è tempo perso. Non credo di aver denigrato questa storia, né chi l'ha scritta. Ho solo detto che secondo me la storia di sé per sé non sarebbe gran cosa se non fosse scritta così bene. Chiedo scusa ma questo non è un giudizio sommario. Come voto ho dato 3 non 1, avrei dato 4 o 5 se avessi provato altre emozioni come il magone finale. Non credo neppure di aver penalizzato la storia sul discorso del gusto personale sennò il voto sarebbe stato più basso di 3,anche perché secondo me non è giusto penalizzare un opera di qualsiasi tipo secondo i propri gusti. Mi si perdoni la scrittura da non professionista, questo è il primo concorso al quale partecipo.Alberto Marcolli ha scritto: ↑22/10/2021, 9:54 Temo che tu abbia scritto il tuo commento molto di corsa e questo spiega il tuo giudizio sommario.
Permettimi una osservazione in forma diretta:
- dici che il finale ti lascia un po' di magone. Bene.
Non hai pensato che l'unico scopo di questo raccontino minimale, senza pretese, era proprio paragonare il "presunto e quindi abbastanza immaginario" mondo dell'isola di Cuba, scelto a puro pretesto (non sono mai stato su quest'isola), al nostro mondo "evoluto", allo scopo di farne risaltare il "magone" e l'insoddisfazione che esso provoca in tutti noi?
Se vuoi rispondermi, lo gradirei.
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Re: commento
Grazie per la risposta. È dialogando che si migliora. Ho giudicato sommario il tuo giudizio perché hai esordito scrivendo che la storia non ti dice nulla. Ho scelto di partecipare a queste gare con raccontini minimali allo solo scopo di sollecitare delle piccole reazioni, senza scrivere di morti, sangue, mostri, sogni irreali, fantascienza, ecc. che avrai notato come qui abbondino. Ti aspettavi più emozioni oltre al magone finale, ma hai gradito anche la "lambretta" iniziale. Concorderai che in 3100 caratteri, spazi compresi, sarebbe stato molto difficile andare oltre.Giovanni p ha scritto: ↑27/10/2021, 7:34 Buongiorno, non credo di aver dato un giudizio "sommario". Credo di aver riconosciuto il valore e la qualità della tecnica di scrittura, sul discorso del magone è ovvio che la mia era una nota positiva. I racconti secondo me devono lasciare delle emozioni a chi legge, o far ragionare sennò è tempo perso. Non credo di aver denigrato questa storia, né chi l'ha scritta. Ho solo detto che secondo me la storia di sé per sé non sarebbe gran cosa se non fosse scritta così bene. Chiedo scusa ma questo non è un giudizio sommario. Come voto ho dato 3 non 1, avrei dato 4 o 5 se avessi provato altre emozioni come il magone finale. Non credo neppure di aver penalizzato la storia sul discorso del gusto personale sennò il voto sarebbe stato più basso di 3,anche perché secondo me non è giusto penalizzare un opera di qualsiasi tipo secondo i propri gusti. Mi si perdoni la scrittura da non professionista, questo è il primo concorso al quale partecipo.
Sulle altre tue opinioni sul metodo di giudizio da utilizzare, concordo al cento per cento.
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Re: Al bonito sol de Cuba
Grazie mille per avermi risposto mi ha fatto piacere.
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A me più che un racconto sembra questo.
Niente di male in tutto ciò, ma la mia idea di 'racconto' è un po' diversa; né più giusta né sbagliata: semplicemente diversa.
La scrittura è, naturalmente, eccellente, e questo giustifica il mio voto.
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Conoscerete che son stato vivo
da un'ombra che avrà la mia fronte.
E questo racconto ha una sua propria inquitudine, nascosta tra le righe.
È un raccontare onesto, senza troppe illusioni, senza scadere in un discorso lapalissiano. E, allo stesso tempo permette di gustare l'allegria di una gita. Bonito.
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scelta rispettabilissima, ovviamente.
conosco più di una persona che è riuscita a dare un taglio netto e spostarsi in un altro continente, con ritmi e modi di vivere diversi.
non è semplice per nulla, e quindi li ammiro.
quasi certamente io farei come il tuo protagonista, anche se per esserne sicuro dovrei provare.
scritto bene e senza refusi.
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Antologia visual-letteraria (Volume tre)
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La spina infinita
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
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