Con le ali di un Angelo
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Con le ali di un Angelo
Capisco benissimo, che cosa credete? Immaginate forse che sia un po’ interdetta? E no amici, io sono perfettamente consapevole di tutto ciò che sta per accadere. Anche se un sedile così strano non lo avevo proprio mai visto prima d’ora. Esatto, mi riferisco proprio a questo sul quale sono seduta adesso. E che non si può certo definire comodo, anzi.
Sedie da arredamento sì, certo, ne ho viste parecchie, mi ricordo molto bene la mia casa, la mia mamma e il mio angolino preferito. Ero solita starmene beatamente al caldo sul cuscino a quadretti bianco e blu, quello sistemato sulla sedia della cucina, vicino al caminetto.
E certo, mi piaceva tanto starmene al calduccio quando era freddo e fuori c’era la neve.
Poi non so come mai e perché, sono stata scelta.
La mia mamma era molto combattuta, da un lato era orgogliosa che fossi proprio io quella predestinata alla missione: perché sapeva che sarei passata alla storia, il mondo intero avrebbe parlato di me.
Dall'’altro lato significava, forse, ma io non ci credevo, dirmi addio per sempre. Io, invece, ero certissima che sarei ritornata.
A dirle tutte, avrei preferito starmene sempre vicino a lei, ma non potevo certo rifiutarmi.
Un po’ perché non avrei potuto farlo, e un po’ perché così facendo avrei contribuito a una ricerca molto utile per il mio Paese. Mah! Chissà? Insomma, così motivarono la mia partenza ed io volevo fidarmi, cercavo disperatamente di crederci con tutta me stessa, altrimenti non avrei potuto sopportare tanto tormento.
E così, a seguito di queste considerazioni, ho messo da parte la paura e mi sono calata totalmente nei panni da astronauta.
Beh, le esercitazioni per quel lancio non furono certo una passeggiata.
Ricordo benissimo quanti patimenti dovetti subire per abituarmi agli spazi angusti di quella che sarebbe stata poi la mia casa, - chiamiamola casa - all’interno della capsula spaziale.
Ho sentito pure dire che fui scelta anche perché ero piccolina, e dato che lo spazio a disposizione era poco, io risultavo essere perfetta.
Mah, a volte il nostro destino è segnato dai dettagli, essere piccola, in quella circostanza, non è stata certo una fortuna. Vabbè, torniamo dunque alle esercitazioni.
Mi chiusero, tra l’altro, per giorni e giorni in una piccola gabbia.
Mi pareva di impazzire, non ne potevo più alla fine: ma mi dovevo abituare, dissero, così ho sopportato e sopportato, a rischio di uscirne pazza.
E poi, tutti quei fili che avevo attaccati al corpo, ovunque. Un vero calvario, un’altra sorta di via crucis. Povera me!
Anche per ciò, boh! Pare per controllarmi meglio il respiro e non solo, volevano monitorarmi in tutto e per tutto.
Fu una grande sofferenza, ma io sono forte e ho resistito ad ogni angheria.
Così, dopo l’incubo appena descritto, mi trovo adesso qui in questa navicella spaziale. Eccomi pronta per il lancio, al via dunque.
Tra poco partirò. Ecco, sento già quello che chiamano ‘il conto alla rovescia’. Io di numeri ne capisco poco.
Ora stanno dicendo: meno 8...
Ma santo cielo, che sbadata, non mi sono ancora presentata!
Mi chiamo, anzi mi chiamano Laika. Sono un po’ strani a chiamarmi così, perché a dirle proprio tutte, il mio vero nome è Kudrjavka, che tradotto significa ‘ricciolina’.
A proposito, mi sono anche dimenticata di dirvi che sono russa, e la missione a cui mi sono preparata è stata voluta dal governo sovietico.
Però adesso non fatemi più dire, devo essere molto concentrata, voglio assolutamente ricordarmi tutto di questo giorno così particolare.
Un domani vorrei mettere su famiglia, e così potrò raccontare ai miei figli questa mia impresa eroica. Saranno fieri della loro mamma, senza dubbio sarà così.
Dunque, è il 3 di novembre del 1957 e sono sullo Sputnik 2.
E intanto continuano a contare: meno 4, meno 3, meno 2 e, vai!
E sono andata… Catapultata con una forza incredibile, con uno scossone così violento che addirittura mi tremano tutti i denti. Il rumore dei motori, poi, è pazzescamente alto, da uscire di senno.
E intanto vado. Veloce, molto veloce e già lontanissima nello spazio.
Mi gira un po’ la testa, non un po’, ma tanto, proprio tanto. Mi manca anche l’aria a dire il vero, fatico a respirare e sono assalita da una forte nausea. Ho paura, ho ancora più paura di prima.
Ora sono qui da sola. Non vedo più, attorno a me, i volti sorridenti di quelli che si chiamano uomini. Quando stavo per partire mi circondavano, mi fotografavano, qualcuno mi accarezzava pure. A pensarci ora mi viene da dire: che falsi!
Già, gli uomini, coloro che tutto decidono sulla nostra pelle pelosa, che ci piaccia o no. Anzi no, non ci piace per niente, ma dobbiamo solo subire. Guardo fuori dal finestrino ma attorno a me è tutto buio, buio pesto.
Nero che più nero non si può. Allora mi spavento ancora di più e comincio a piangere. Chiamo la mia mamma umana ma lei non mi risponde, non può.
Però sono sicura, anzi sicurissima, che sarà in ansia per me, mi penserà intensamente come io la sto pensando, chiamando e supplicando con disperazione. Mamma, dove sei? Vieni a prendermi ti prego, portami via con te.
Sono stordita e paralizzata dall’angoscia, sento che non potrò più continuare così per molto. Adesso non riesco proprio più a respirare e non posso uscire da qui. Voglio, vorrei andarmene, ma non posso muovermi, sono legata con forza a questo seggiolino odioso.
Tremo, adesso è buio anche all’interno di questa capsula, ma no, non è così, capisco, in un barlume di lucidità, che sono i miei occhi a non poter più vedere, sto perdendo i sensi, oddio, forse è la fine.
***
Splash, cosa è successo mai? Non sono più legata all’odioso, ora sono libera. Che bello!
Cosa sono tutte quelle luci che mi circondano?
E già, adesso ricordo, si chiamano stelle, e io non sono più imprigionata nello Sputnick, in barba al governo sovietico e a tutte le sue sperimentazioni del cacchio. Perdonatemi, di solito sono una signorina bene educata e non parlo mai male, ma adesso è troppo e una parola un po’ forte ci sta, eccome se ci sta.
Fosse stato per loro sarei morta lentamente e tra atroci sofferenze: sola, al buio, senza poter respirare e dopo una lunga agonia.
Ma qualcosa di straordinario è successo. La capsula maledetta si è aperta ed io, come per magia, ne sono uscita illesa. Già, sto bene e volo, piroetto nello spazio; vicino, ma non troppo, alle stelle che rischiarano tutto attorno a me. Non è più buio adesso.
Guardo con molta attenzione e vedo laggiù una sfera luminosa, chissà perché mi viene in mente che possa essere il luogo da cui sono partita.
La sensazione è netta e chiara, penso proprio che è lì che devo ritornare. Sono certissima che la mia mamma mi starà aspettando e soffrirà per me. Lei non sa ancora che è andato tutto bene, che non sono morta di stenti dopo un lunghissimo travaglio.
Perché, mi sono dimenticata di dirvi, ma questo l' ho saputo quando già ero imprigionata sul sedile maledetto, che lo Sputo, pardon lo Sputnik, non era programmato per riportarmi indietro. E no, proprio no. Che carini vero!
Sapevano già, con assoluta certezza, che sarei morta, sola e disperata, nello spazio. Tutto era minuziosamente programmato.
Ma mi è andata bene, sono stata protetta da qualche angelo vagante che non voleva lasciarmi morire imprigionata tra quelle lamiere; allora mi ha liberato e mi ha pure imprestato un paio di ali.
E’ per questo che mi muovo così bene. Certo avrò un po’ di strada da percorrere nell’atmosfera prima di arrivare a casa mia, dalla mia mamma adorata, ma ce la farò, senza dubbio arriverò da lei.
Farò così, appena giunta gratterò con le mie zampette i vetri di quella finestra che dà sul giardino. Dove ci sono le rose per intenderci, e che utilizzo normalmente quando voglio rientrare dentro l’abitazione: dopo essere stata a godermi l’aria, il sole e l’erba nel bel prato che circonda la mia casa. Beh, non vi preoccupate. Ho avuto buone ali dal mio angelo salvatore e sto scendendo sempre più velocemente. Adesso la luna e le stelle si stanno allontanando e quel globo, dal quale sono partita, è sempre più vicino. Vado, vado… sento l’aria fresca attorno a me, altro che quella sensazione claustrofobica e mortale vissuta all’interno di quel congegno infernale.
Che poi, mi chiedo? A cosa sarebbe servito il mio sacrificio, senz’altro avvenuto se non fosse stato per il mio angelo?
Eh, gli uomini, gli umani, che razza! Insensibili e crudeli con tutte le altre creature.
Ho anche sentito dire, però, che molte persone si erano opposte a questo lancio nello spazio: non accettavano la barbarie programmata che avrebbe portato alla mia morte certa.
Questo per dire che, fortunatamente, ci sono anche uomini buoni, che non farebbero mai del male a nessuno, neppure agli animali.
Ma basta con questi pensieri tristi. Io ora sono molto felice.
In barba a tutti, io sto bene e sono viva. Ma zitti! Non ditelo a nessuno. Nessuno lo deve sapere, altrimenti potrebbero riprendermi.
***
Non è stato facile ma alla fine ci sono riuscita. Sono convinta che, se anche non si è fatto mai vedere, il mio angelo mi ha guidato sino a casa.
Sono giunta a tarda sera davanti al mio giardino, ho sentito il profumo delle rose, sì anche a novembre erano fiorite e inebrianti.
L’abitazione era illuminata. A quel punto mi sono avvicinata e ho visto la mia mamma piangere, piangeva tanto mentre era intenta a lavare le stoviglie. Allora, con il musetto un po’ arruffato da quel lungo viaggio, certamente anche molto provata e denutrita, mi sono fatta vedere attraverso i vetri della solita finestra.
Ho sentito un gran rumore, alla mia mamma sono caduti i piatti che aveva tra le mani e ha iniziato a tremare, a barcollare, non si reggeva in piedi. Mi sono spaventata tanto, credevo che cadesse e si facesse male.
Poi, però, si è raddrizzata ed è venuta verso di me.
Singhiozzava forte, ma era un pianto diverso da prima che mi vedesse: era un pianto di gioia.
Ha subito aperto la finestra e io mi sono rifugiata tra le sue braccia calde e amorevoli. Scodinzolavo dalla gioia, nonostante lo sfinimento riuscivo a muovere la coda per dimostrare la mia incontenibile felicità.
E non smettevo di darle baci, va beh, lo so che voi le chiamate leccatine. Santo cielo, non sottilizziamo, le leccatine sono i baci che i cani sanno dare, dovreste saperlo no?
Eravamo così tanto contente per esserci ritrovate che non riuscivamo a smettere di abbracciarci. Tutto riluceva attorno a noi, ero ritornata.
Il mondo, però, mi ricorderà come Laika: la prima cagnolina spedita nello spazio con il "biglietto" di sola andata.
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commento Con le ali di un Angelo
avrei preferito di gran lunga starmene sempre vicino a lei, --- io toglierei “di gran lunga” -- avrei preferito starmene sempre vicino a lei,
Un po’ perché non avrei potuto farlo, e un po’ perché così facendo avrei – verbo fare ripetuto – io preferirei -- Un po’ perché non avrei potuto farlo, e un po’ perché avrei
Insomma, così motivarono la mia partenza e io ci credevo, cercavo disperatamente di crederci con tutta me stessa, --- credevo … crederci --- meglio usare un sinonimo.
casa,- chiamiamola casa --- serve uno spazio dopo la virgola
Un domani voglio mettere su famiglia --- Un domani vorrò mettere su famiglia
contare: meno 4, meno tre, meno due e, vai! – o i numeri o le lettere
come io sto la sto pensando -- come io la sto pensando
penso proprio che è lì che --- penso proprio che sia lì che
Ho avute buone ali dal mio angelo – preferirei -- Ho avuto buone ali dal mio angelo
il mio angelo mi ha guidato --- il mio angelo mi abbia guidato
ma questo lo ho saputo --- ma questo l’ho saputo
commento
Ho trovato il racconto un po' prolisso. Forse un buon lavoro di scrematura lo migliorerebbe.
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Ma a conti fatti la storia di Ricciolina mi è piaciuta. Toccante il finale con il ritorno a casa (quanto mi piacciono i Ritorni), dove riesci a emozionare con l'inserimento delle giuste descrizioni.
Un lieto fine che fa bene al cuore.
A rileggerti
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Re: commento Con le ali di un Angelo
Ti ringrazio per l'attenta lettura del mio racconto. Verissime le tue precisazioni di cui ho fatto tesoro apportando le necessarie modifiche. Grazie ancora e ciao.Alberto Marcolli ha scritto: 28/12/2021, 14:07 e io --- io preferirei ed io
avrei preferito di gran lunga starmene sempre vicino a lei, --- io toglierei “di gran lunga” -- avrei preferito starmene sempre vicino a lei,
Un po’ perché non avrei potuto farlo, e un po’ perché così facendo avrei – verbo fare ripetuto – io preferirei -- Un po’ perché non avrei potuto farlo, e un po’ perché avrei
Insomma, così motivarono la mia partenza e io ci credevo, cercavo disperatamente di crederci con tutta me stessa, --- credevo … crederci --- meglio usare un sinonimo.
casa,- chiamiamola casa --- serve uno spazio dopo la virgola
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penso proprio che è lì che --- penso proprio che sia lì che
Ho avute buone ali dal mio angelo – preferirei -- Ho avuto buone ali dal mio angelo
il mio angelo mi ha guidato --- il mio angelo mi abbia guidato
ma questo lo ho saputo --- ma questo l’ho saputo
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Ho trovato il racconto un po' prolisso. Forse un buon lavoro di scrematura lo migliorerebbe.
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Re: Commento
Caro Namio, grazie per aver letto e commentato, sempre al meglio, il mio racconto. Mi fa moltissimo piacere che la storia ti sia piaciuta, soprattutto nel finale che, come hai detto, riesce a emozionare. Purtroppo per la cagnolina, come ben tutti sappiamo, non è andata così, ma mi piace averlo creduto, almeno durante la stesura dei racconto. Grazie ancora, ciaoNamio Intile ha scritto: 28/12/2021, 15:36 Al netto di qualche svista formale, il racconto si fa leggere molto bene: e procede in prima persona col punto di vista della nostra cagnetta. Tale punto di vista a mio avviso è il pezzo forte del racconto: funziona, lascia che ci si immedesimi nelle vicissitudini della protagonista, permette di emozionarsi. Qualche dubbio nutro invece sulla voce narrante, dove spesso si intravede l'autrice, che è onnisciente e spiega al lettore il necessario come anche il superfluo. Avrei preferito che la voce narrante avesse seguito l'io narrante più da vicino.
Ma a conti fatti la storia di Ricciolina mi è piaciuta. Toccante il finale con il ritorno a casa (quanto mi piacciono i Ritorni), dove riesci a emozionare con l'inserimento delle giuste descrizioni.
Un lieto fine che fa bene al cuore.
A rileggerti
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Invece sono molto attratto dai racconti narrati in prima persona e quando il narrante non è umano la sfida è ancora più bella. Ma il fatto che non sia umano (e umanizzare i sentimenti dei cani mi sembra un clamoroso equivoco etologico) poteva essere una occasione per considerazioni disumane (non umane) del narratore.
Nato d'uomo e di donna, di R. Matheson, un esempio su tutti.
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Re: commento
Meno male che i palati non sono tutti uguali, sai che noia altrimenti... Circa la revisione grammaticale non c'è stata necessità di effettuarla, in quanto i suggerimenti avuti non riguardavano la parte grammaticale. In merito al sapore speziato a cui fai cenno, direi che, dal mio punto di vista, ce ne era d'avanzo nella storia ed è per ciò che ho voluto dare un lieto fine ad un dramma enorme, anche se "solo" nei confronti di un animale. Punti di vista, ovvio. Comunque è sempre utile ricevere pareri sui racconti in gara; pertanto di ringrazio moltissimo per il tempo dedicato alla lettura del mio scritto. CiaoMacrelli Piero ha scritto: 29/12/2021, 9:09 Al netto della revisione grammaticale che non ho titolo per consigliarla, direi che il racconto va bene, ma manca di qualche sapore più speziato. Il dolciastro del lieto fine non appaga il mio palato.
Invece sono molto attratto dai racconti narrati in prima persona e quando il narrante non è umano la sfida è ancora più bella. Ma il fatto che non sia umano (e umanizzare i sentimenti dei cani mi sembra un clamoroso equivoco etologico) poteva essere una occasione per considerazioni disumane (non umane) del narratore.
Nato d'uomo e di donna, di R. Matheson, un esempio su tutti.
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Re: Commento
Ciao Andr60, hai detto bene...so perfettamente quante Laike sono state sacrificate, e non solo dal governo sovietico, gli USA non sono stati da meno. Vero sì, ci vorrebbe per loro un sindacato, anche se di fatto c'è (LAV e tantissime altre associazioni) e fanno quello che possono... Non arrivano a nulla i sindacati per gli umani, quindi capirai...Andr60 ha scritto: 29/12/2021, 12:13 Un racconto che scorre bene, anche se assumere un punto di vista "bestiale" porta ad antropomorfizzare eccessivamente la protagonista. Mi è piaciuto il finale surreale-mistico, sospeso tra sogno e realtà. Tra l'altro, oltre a Laika molti altri animali sono diventati astro/cosmonauti loro malgrado: alcuni sono sopravvissuti, altri no, ma l'immaginazione degli autori si è concentrata sulla cagnetta. Urge la costituzione di un loro sindacato, visto che quelli umani ormai sono inutili.
Ti ringrazio molto per aver letto il mio racconto e per averlo commentato positivamente, mi fa piacere che tu abbia apprezzato il finale, "sospeso tra sogno e realtà". Era proprio ciò che volevo esprimere, grazie ancora, ciao
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Re: Commento
Eh, magari Laika avesse potuto vendicarsi... Ma una sorta di vendetta, in barba ai potenti e cattivi, è già stata quella di essere ritornata. Ti ringrazio molto per il commento e il tempo dedicato a leggere il mio racconto, ti informo però che il tuo commento non è stato calcolato in quanto ritenuto troppo breve ( non da me ma dal sistema...) ciaoRobertoBecattini ha scritto: 29/12/2021, 18:59 Quasi disneyano, molto cinofilo. D'accordo sul fatto che l'io narrante dev'essere il cane, senza umanizzarlo troppo. Mi è piaciuto il finale alla "Brazil". Ci vorrebbe la vendetta di Laika )
Commento: Con le ali di un Angelo
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Re: Commento: Con le ali di un Angelo
Intanto grazie molte per il tempo dedicato alla lettura del mio racconto. Mi fa piacere che ti sia anche piaciuto. Però ti è sfuggito un particolare non di poco conto; e certo che sì che ho fatto riferimenti alla assurda missione spaziale:ElianaF ha scritto: 30/12/2021, 17:24 Il racconto mi è piaciuto, anche se lo avrei accorciato qui e là. Trama originale, con sentimenti molto umanizzati ed Unione Sovietica con giardini fioriti, nessun riferimento ad una missione spaziale ritenuta inutile dal punto di vista scientifico, ma perfetta dal punto di vista mediatico in piena guerra fredda.
"E già, adesso ricordo, si chiamano stelle, e io non sono più imprigionata nello Sputnick, in barba al governo sovietico e a tutte le sue sperimentazioni del cacchio. Perdonatemi, di solito sono una signorina bene educata e non parlo mai male, ma adesso è troppo e una parola un po’ forte ci sta, eccome se ci sta.
Fosse stato per loro sarei morta lentamente e tra atroci sofferenze: sola, al buio, senza poter respirare e dopo una lunga agonia".
E ancora: "Perché, mi sono dimenticata di dirvi, ma questo l' ho saputo quando già ero imprigionata sul sedile maledetto, che lo Sputo, pardon lo Sputnik, non era programmato per riportarmi indietro. E no, proprio no. Che carini vero! Sapevano già, con assoluta certezza, che sarei morta, sola e disperata, nello spazio. Tutto era minuziosamente programmato".
E ancora: "Ho anche sentito dire, però, che molte persone si erano opposte a questo lancio nello spazio: non accettavano l'inutile barbarie programmata che avrebbe portato alla mia morte certa".
Come vedi non ho parlato solo di giardini fioriti.
Ma non c'è problema, a volte capita che sfuggano dei particolare leggendo i racconti, poco male. Ciao e grazie ancora.
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nulla da segnalare nella stesura e nella punteggiatura.
l'unico appunto che faccio è l'esagerazione delle descrizioni da parte di Laika, le avrei ridotte un poco.
come avrei ridotto anche la lunghezza del testo, asciugandolo qua e là.
ma va bene anche così.
piaciuto il finale, anche se purtroppo non andò così.
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Re: Commento
Mi fa davvero piacere che il racconto ti sia piaciuto, anche nella stesura del testo. Circa il tuo appunto sulle troppe descrizioni da parte di Laika, che dirti? Può darsi... Per me è stato un dolore grande questa storia vera e terribile, pertanto non mi pareva mai abbastanza sottolineare, attraverso la voce della cagnolina, l'indignazione per quella missione mostruosa. Grazie molte ancora, ciaoFausto Scatoli ha scritto: 04/01/2022, 9:49 bella l'idea di scrivere una storia simile dal punto di vista della cagnolina.
nulla da segnalare nella stesura e nella punteggiatura.
l'unico appunto che faccio è l'esagerazione delle descrizioni da parte di Laika, le avrei ridotte un poco.
come avrei ridotto anche la lunghezza del testo, asciugandolo qua e là.
ma va bene anche così.
piaciuto il finale, anche se purtroppo non andò così.
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Simpatico e ingegnoso lo stratagemma di far vedere la storia dalla parte di un cane, e che cane! Non mi disturba il fatto che il protagonista si comporti come un umano e che tutta la narrazione sia fatta di conseguenza.
Il racconto mi è piaciuto anche se non entusiasmato, ma comunque il mio voto è positivo:4
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Re: Commento
Ti ringrazio molto per il positivo commento e voto. E si, ho voluto offrire, con questo scritto raccontato dalla cagnolina, un tributo alla povera Laika, il cui destino non è certo stato roseo come nel racconto. Grazie ancora, ciaoTemistocle ha scritto: 08/01/2022, 19:10 All'inizio di questa mia avventura su Bravi Autori mi soffermavo su quelli che possono essere refusi o imperfezioni, ma ho visto che c'è chi lo fa molto meglio di me e con più competenza, ora ho deciso di darè solo il mio giudizio sulla storia e come viene narrata.
Simpatico e ingegnoso lo stratagemma di far vedere la storia dalla parte di un cane, e che cane! Non mi disturba il fatto che il protagonista si comporti come un umano e che tutta la narrazione sia fatta di conseguenza.
Il racconto mi è piaciuto anche se non entusiasmato, ma comunque il mio voto è positivo:4
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Un racconto originale nello spunto narrativo e ben condotto. Forse, come gia' scritto da qualcuno, andrebbe un tantino snellito, in certi momenti mi sono reso conto di aver saltato dei paragrafi nella lettura,.
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Solo due considerazioni:
1) Si legge facile ed è scorrevole, ma probabilmente avrebbe guadagnato qualcosa se fosse stato un po' più asciutto. Forse potevi ridurlo di un 20%
2) A mio giudizio lo svelamento del protagonista avviene troppo presto e in una maniera un po' naif. Secondo me potevi tenere nascosto il nome e lasciar capire che si trattava di un animale dai dettagli. Quindi svelare solo all'ultima frase chi si cela dietro la voce narrante. La cosa avrebbe forse avuto un effetto "shock" più forte (che, per altro, nel mio caso c'è stato comunque, ma ha fatto calare la tensione troppo presto).
Comunque, complimenti, idea originale.
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Re: Commento
Ciao Mariovaldo, grazie per aver apprezzato il mio racconto. So bene quanta crudeltà l'uomo rivolga verso gli animali, da non poterci neppure pensare. Non parliamo poi della vivisezione, crimine inaccettabile, senza se e senza ma, dal mio punto di vista. Ed è vero, in pochi ne sono disturbati, anzi ai più manco viene in mente... Ma rimanendo in tema della nostra Laika, e di tante come lei, che vuoi che ti dica? Povero amore, magari fosse andata così, come ho raccontato... Grazie ancora.Mariovaldo ha scritto: 26/01/2022, 8:42 Ricordo bene quella impresa spaziale e ricordo pure quanto mi fece dispiacere il sacrificio programmato della cagnolina, solo in parte giustificato dal Progresso. In Suo nome si sono sacrificate molte esistenze, e non solo di cagnoline. Del resto l'uso di animali e la crudelta' della loro vivisezione avvengono purtroppo tuttora e pare che nessuno, o pochi, ne siano disturbati.
Un racconto originale nello spunto narrativo e ben condotto. Forse, come gia' scritto da qualcuno, andrebbe un tantino snellito, in certi momenti mi sono reso conto di aver saltato dei paragrafi nella lettura,.
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Re: Commento
Grazie Domenico, certamente mi fa piacere che ti sia piaciuto il mio racconto apprezzandone la prima parte, in contrapposizione alla seconda. Si è vero, forse avrei potuto prolungare lo svelamento di Laika e posticipare ancora, come bene hai detto, l'effetto shock (lieta però che tu lo abbia avvertito comunque). Tutti i suggerimenti sono sempre utili e importanti. Ancora grazie per il bel commento e votoDomenico Gigante ha scritto: 26/01/2022, 9:52 Molto carino come racconto! Mi è piaciuta molto soprattutto la contrapposizione tra l'atmosfera claustrofobica della prima parte e il senso di liberazione nella seconda.
Solo due considerazioni:
1) Si legge facile ed è scorrevole, ma probabilmente avrebbe guadagnato qualcosa se fosse stato un po' più asciutto. Forse potevi ridurlo di un 20%
2) A mio giudizio lo svelamento del protagonista avviene troppo presto e in una maniera un po' naif. Secondo me potevi tenere nascosto il nome e lasciar capire che si trattava di un animale dai dettagli. Quindi svelare solo all'ultima frase chi si cela dietro la voce narrante. La cosa avrebbe forse avuto un effetto "shock" più forte (che, per altro, nel mio caso c'è stato comunque, ma ha fatto calare la tensione troppo presto).
Comunque, complimenti, idea originale.
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Si capisce ben presto che a raccontare è la cagnetta, ma questo non mi ha rovinato il gusto della lettura, non credo che tu avessi puntato troppo sull'effetto sorpresa quanto sulla simpatia che ispira "Ricciolina", umanizzata sì, ma con coerenza e bello stile; se un cane potesse parlare mi piace pensare che lo farebbe proprio così.
Non ho niente da segnalarti tranne uno "sputnik" con una "c" di troppo.
Un altro bel racconto dove è evidente il tuo amore per gli animali, l'ho gradito molto.
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Re: Con le ali di un Angelo
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Re: Commento
Ciao Roberto, mi fa veramente molto piacere la tua opinione così tanto positiva nei confronti del mio racconto. Grazie, grazie molte: per l'attenzione prestata e per il voto moltissimo gratificante.Roberto Bonfanti ha scritto: 13/02/2022, 11:25 Emozionante questo finale alternativo regalato alla povera Laika.
Si capisce ben presto che a raccontare è la cagnetta, ma questo non mi ha rovinato il gusto della lettura, non credo che tu avessi puntato troppo sull'effetto sorpresa quanto sulla simpatia che ispira "Ricciolina", umanizzata sì, ma con coerenza e bello stile; se un cane potesse parlare mi piace pensare che lo farebbe proprio così.
Non ho niente da segnalarti tranne uno "sputnik" con una "c" di troppo.
Un altro bel racconto dove è evidente il tuo amore per gli animali, l'ho gradito molto.
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Re: Con le ali di un Angelo
Grazie Domenico, ciao
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Già, la storia di Laika, e degli altri animali mandati in orbita per prova.
Sarebbe bello immaginare che sia andata realmente così.
Il racconto è ben scritto, e hai dato un giro di speranza a una vicenda che altrimenti sarebbe ben triste. Brava.
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Re: Commento
Grazie Marino per avere apprezzato il mio racconto. E già, purtroppo non è andata cosi per la povera Laika e i tanti come lei, sacrificati barbaramente: sarebbe bello poter credere nel finale del mio racconto; invece è solo un'illusione... Grazie ancora, ciaoMarino Maiorino ha scritto: 16/03/2022, 16:07 Purtroppo per mestiere e passione avevo indovinato chi fosse la protagonista abbastanza prima che ne svelassi il nome. Leggerlo è però stata una conferma a un sospetto, segno che eri stata brava a non rivelare troppo.
Già, la storia di Laika, e degli altri animali mandati in orbita per prova.
Sarebbe bello immaginare che sia andata realmente così.
Il racconto è ben scritto, e hai dato un giro di speranza a una vicenda che altrimenti sarebbe ben triste. Brava.
Masquerade
antologia AA.VV. di opere ispirate alla maschera nella sua valenza storica, simbolica e psicologica
A cura di Roberto Virdo' e Annamaria Ricco.
Contiene opere di: Silvia Saullo, Sandro Ferraro, Luca Cenni, Gabriele Pagani, Paolo Durando, Eliana Farotto, Marina Lolli, Nicolandrea Riccio, Francesca Paolucci, Marcello Rizza, Laura Traverso, Nuovoautore, Ida Daneri, Mario Malgieri, Paola Tassinari, Remo Badoer, Maria Cristina Tacchini, Alex Montrasio, Monica Galli, Namio Intile, Franco Giori.
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BiciAutori - racconti in bicicletta
Trentun paia di gambe hanno pedalato con la loro fantasia per guidarci nel puro piacere di sedersi su una bicicletta ed essere spensierati, felici e amanti della Natura.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina e logo di Diego Capani.
Contiene opere di: Alessandro Domenici, Angelo Manarola, Bruno Elpis, Cataldo Balducci, Concita Imperatrice, Cristina Cornelio, Cristoforo De Vivo, Eliseo Palumbo, Enrico Teodorani, Ettore Capitani, Francesco Paolo Catanzaro, Germana Meli (gemadame), Giovanni Bettini, Giuseppe Virnicchi, Graziano Zambarda, Iunio Marcello Clementi, Lodovico Ferrari, Lorenzo Dalle Ave, Lorenzo Pompeo, Patrizia Benetti, Raffaella Ferrari, Rebecca Gamucci, Rosario Di Donato, Salvatore Stefanelli, Sara Gambazza, Sandra Ludovici, Sonia Piras, Stefano Corazzini, Umberto Pasqui, Valerio Franchina, Vivì.
La spina infinita
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
A cura di Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
La Gara 5 - A modo mio
A cura di Pia.
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La Gara 16 - Cinque personaggi in cerca di storie
A cura di Manuela.
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La Gara 54 - Sotto il cielo d'agosto
A cura di Giorgio Leone.
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