UFO, nessuna e centomila
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UFO, nessuna e centomila
Era così chiaro quello che stava succedendo, ma nessun uomo riuscì ad opporsi, nessuno voleva farlo. Erano sfacciate, la loro sorellanza si esprimeva soprattutto in veri e propri sabba durante i weekend. Uscivano insieme senza i loro partner e iniziavano altre donne con un rituale. Le novizie si pungevano il seno con un ago e si tagliavano una ciocca di capelli. La ciocca, intrisa nel loro sangue, veniva avvolta in un fazzoletto di carta e poi bruciata. Poco tempo dopo le iniziate scoprivano di essere incinte. C'erano belle ragazze dappertutto ormai, a Teheran, a L'viv, a Madras, a Lima, a Boston. Sempre più uomini erano poveri ma felici. Quelli che non riuscivano a unirsi a queste bellissime donne abbandonavano comunque le loro famiglie e diventavano vagabondi, senzatetto. Spesso si lasciavano morire in strada. La forbice dell'aspettativa di vita tra i due sessi aveva fatto una spaccata alla Carla Fracci. Gli uomini ormai facevano i lavori più umili, quelli che le donne avevano fatto per secoli e adesso non volevano, non dovevano più fare. Erano tempi durissimi per noi, il nostro genere stava andando serenamente incontro all'estinzione, ma per molti era una liberazione diventare quello che sapevamo di essere, il sesso debole.
Sull'origine di questo fenomeno evolutivo, un sospetto è cresciuto in me fino a diventare quasi una certezza. È legato a un episodio che risale al periodo in cui lavoravo ancora come attore di teatro. Lo spettacolo si chiamava "La confessione": dodici attori e dodici attrici per dodici spettatrici e dodici spettatori ogni sera. Gli attori recitavano per le donne e viceversa. Disposti su due doppie file, ventiquattro confessionali con un inginocchiatoio per l'attore-penitente e una sedia per il confessore-spettatore. Ciascuno spettatore ascoltava la confessione di dodici attrici, ciascuna spettatrice faceva lo stesso con dodici attori. Il regista aveva affidato a ciascuno di noi un racconto di un diverso autore contemporaneo. Era una colorita carrellata di misfatti, storie di malavitosi pluriomicidi, necrofilia, coprofagia, violenze psicologiche di ogni genere. Contemporaneamente ventiquattro attori-peccatori confessavano a ventiquattro spettatori le loro storie. Le consegne di regia erano rigide: volume sommesso, sguardo fisso sul confessore, durata perentoria di cinque minuti. Ogni cinque minuti, infatti, un addetto armato di cronometro e nascosto dietro il telo nero del fondale, suonava un campanello. A quel segnale tutti ci alzavamo, a prescindere dal punto del racconto a cui eravamo arrivati, per passare all'inginocchiatoio successivo e ricominciare da capo. Ci si trovava sul finire del mese di repliche. Ormai cominciavo a soffrire la routine dello spettacolo, l'unica cosa che mi stimolava era la possibilità di incontrare ogni sera occhi di donne diversi. Quella sera, verso la metà del mio peregrinare da un confessionale all'altro, mi trovai di fronte due occhi sui quali era impossibile esercitare qualunque, seppur minimo, potere. Lei era una donna dal viso esile, tratti delicatissimi, occhi verde-azzurro, capelli chiari, cortissimi e scolpiti verso l'altro, giubbino e pantaloni in pelle nera. Certo, era una bella donna. Ma sin dai primi secondi in cui le parlai, mi resi conto che sentivo il bisogno irrefrenabile di cedere al suo sguardo anziché imporle il mio. Ero allenatissimo a non mollare il mio interlocutore, ma stavolta era lei a non mollare me. Sentivo forte il desiderio di abbassare gli occhi, perché guardandola stavo sperimentando la caduta in un precipizio. Al tempo stesso provavo un dolore indicibile, come un abbraccio che mi stritolava il corpo, cui si aggiunse un piacere strano, diffuso. Sudatissimo, sentii a malapena lo scampanellio. Mi alzai, con la netta impressione che se avessi distolto lo sguardo anche all'ultimo momento, prima di passare alla confessione seguente, per me sarebbe stata la fine. Dopo lo spettacolo entrai in camerino a pezzi, stanco e dolorante. Mi accorsi di non essere il solo in quella condizione. Anche i miei colleghi uomini avevano "incontrato" quella donna. Orazio, l'unico della compagnia che potevo considerare un amico, era irriconoscibile. Era bianco come la cera, i suoi occhi erano smarriti. Se ne stava seduto in un angolo, non poteva quasi muoversi. Lo aiutai a cambiarsi d'abito. Lo riaccompagnai a casa e cominciammo a parlare di quello che era successo. Anche lui era rimasto molto turbato da quella donna e aveva avuto le stesse sensazioni. Gli chiesi più volte se avesse abbassato gli occhi.
«Sì, li ho abbassati» confessò. «Il problema è che li ho rialzati e l'ho guardata».
Servirono molti altri incontri per farmi dire ciò che aveva visto. E non desidero raccontare la descrizione che mi fece di quella vista. Posso solo dire che non aveva niente di umano. Rimasi in contatto anche con gli altri compagni e seppi che alcuni di loro erano diventati padri di bellissime bambine, nello stesso anno, il 2022. Sapevo che lo spettacolo "La confessione" era un format di successo che veniva rappresentato in molti teatri del mondo, e cercai di ottenere informazioni che confermassero la mia folle teoria, ma senza successo.
Non ne ho più bisogno ormai, mi basta guardare mia figlia negli occhi, quando ci riesco.
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troppo sui particolari.La seconda parte non mi piace molto come idee e pessimismo.Dico la verità: a me il teatro non piace molto,specialmente quel genere.
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Forse a tratti la narrazione è leggeremente "carica", ma è talmente forte la curiosità di proseguire nella lettura da non farlo pesare più di tanto.
In definitiva, sono scenari al momento surreali e utopistici ma il futuro è sempre pieno di sorprese, positive o negative che siano. Film del passato, che ai tempi parevano altamente improbabili, si sono in seguito trasformati in realtà.
Chissà...
Complimenti. Ciao
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Comunque ribadisco: un ottimo lavoro.
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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ero indeciso fra il 4 e il 5, poi il 5 mi è sembrato giusto. complimenti
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- Marino Maiorino
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Come la miglior fantascienza, tira in ballo temi caldi oggi ma proiettandoli e "risolvendoli" in un futuro.
Il tema che qui viene risolto è la differenza di genere (o almeno così sembra fare la prima parte del racconto). Ti giuro, è stata una goduria veder fallire in quel modo Wall Street!
Poi il racconto sposta l'attenzione sul come, e qui assume un'aura inquietante, anche se devo ammettere che è al tempo stesso conturbante.
Ah, se le donne facessero squadra... Non avrebbero bisogno di essere aliene, e vivremmo tutti in un mondo molto migliore.
Bravo, bravo, bravo!
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Re: Commento
Grazie, grazie, grazie) !Marino Maiorino ha scritto: ↑11/07/2022, 15:47 Bellissimo, senza dubbio!
Come la miglior fantascienza, tira in ballo temi caldi oggi ma proiettandoli e "risolvendoli" in un futuro.
Il tema che qui viene risolto è la differenza di genere (o almeno così sembra fare la prima parte del racconto). Ti giuro, è stata una goduria veder fallire in quel modo Wall Street!
Poi il racconto sposta l'attenzione sul come, e qui assume un'aura inquietante, anche se devo ammettere che è al tempo stesso conturbante.
Ah, se le donne facessero squadra... Non avrebbero bisogno di essere aliene, e vivremmo tutti in un mondo molto migliore.
Bravo, bravo, bravo!
- Alberto Marcolli
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Commento a UFO, nessuna e centomila
Ma qualcuna dedicata a far “funzionare in senso pratico” l’economia c’era? Con la disoccupazione maschile al 64% chi lavorava? Le macchine robotizzate? Ma consulenti finanziarie, broker, manager, politiche, sportive con sanno progettarle, costruirle e farle funzionare.
Questo racconto, inizia con una primavera mai stata così bella e poi ci presenta una surreale e rapida, ma tristemente possibile, estinzione del genere umano. Già ne esistono tante di ipotesi, una in più non guasta. Meno male che il racconto si colloca in un futuro intorno al 2050, questo significa che noi vecchietti ce ne saremo già andati al Creatore.
Non trovo coerente con il racconto la frase: “La prostituzione aveva letteralmente cambiato sesso.” Non vedo queste Artemidi aver bisogno si fare sesso con dei poveri ometti convertiti al lavoro più vecchio del mondo. Se il desiderio sessuale fosse sopravvissuto in esse, credo l’avrebbero soddisfatto con dee greche loro simili.
Mi fermo qui, perché rischio di essere troppo critico di un testo sicuramente ben scritto, ma bisognoso di una verifica fattuale che lo renda “verosimile” pur se collocato nella fantascienza, almeno spero sia veramente fantascienza.
A proposito, in un’altra vita ho fatto veramente il broker, e posso assicurare che i miei clienti mi avrebbero abbandonato al volo se mi fossi permesso l’ipotesi di voler colpire chirurgicamente, con i loro soldi, l’economia mondiale.
Voto 4 soprattutto per la scrittura.
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Re: Commento a UFO, nessuna e centomila
Grazie Alberto per le osservazioni, ne ho tenuto conto e ho tolto alcune frasi che indeboliscono la credibilità della storia.Alberto Marcolli ha scritto: ↑19/07/2022, 14:00 una generazione di donne nate dopo il 2020, bellissime, intelligenti, ambiziose. Molte di loro erano consulenti finanziarie, broker, manager, altre emergevano nella politica, altre ancora erano atlete sportive.
Ma qualcuna dedicata a far “funzionare in senso pratico” l’economia c’era? Con la disoccupazione maschile al 64% chi lavorava? Le macchine robotizzate? Ma consulenti finanziarie, broker, manager, politiche, sportive con sanno progettarle, costruirle e farle funzionare.
Questo racconto, inizia con una primavera mai stata così bella e poi ci presenta una surreale e rapida, ma tristemente possibile, estinzione del genere umano. Già ne esistono tante di ipotesi, una in più non guasta. Meno male che il racconto si colloca in un futuro intorno al 2050, questo significa che noi vecchietti ce ne saremo già andati al Creatore.
Non trovo coerente con il racconto la frase: “La prostituzione aveva letteralmente cambiato sesso.” Non vedo queste Artemidi aver bisogno si fare sesso con dei poveri ometti convertiti al lavoro più vecchio del mondo. Se il desiderio sessuale fosse sopravvissuto in esse, credo l’avrebbero soddisfatto con dee greche loro simili.
Mi fermo qui, perché rischio di essere troppo critico di un testo sicuramente ben scritto, ma bisognoso di una verifica fattuale che lo renda “verosimile” pur se collocato nella fantascienza, almeno spero sia veramente fantascienza.
A proposito, in un’altra vita ho fatto veramente il broker, e posso assicurare che i miei clienti mi avrebbero abbandonato al volo se mi fossi permesso l’ipotesi di voler colpire chirurgicamente, con i loro soldi, l’economia mondiale.
Voto 4 soprattutto per la scrittura.
- Domenico Gigante
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In realtà la storia umana di quasi tutte le culture umane è caratterizzata da un potere maschile che ha relegato la donna al ruolo di madre sposa o di prostituta serva, ossia al ruolo di oggetto. E tutti sappiamo della soppressione delle nate femmine in parecchie culture in diverse epoche storiche.
L'uomo ha quindi sempre reificato la donna per servirsene a proprio piacimento. La donna è il primo soggetto alienato della storia.
Nel racconto avviene il ribaltamento, un capovolgimento che dà da pensare. La donna sopra l'uomo. Con l'uomo ridotto a oggetto utile solo nella cura della casa e, si presume, nella riproduzione (e lì con quella deriva fantascientifica un po' il racconto perde) .
Se il ribaltamento fa e deve far riflettere e lo considero riuscito, mi pare fuori tema quell'attribuire il cambiamento a un evento esterno, l'UFO del titolo, che fa scivolare il racconto nel genere fantascientifico e quindi nell'irreale. Mentre il tuo poteva benissimo essere un testo di denuncia della condizione femminile e basta dove il capovolgimento dei ruoli di per sé è stordente.
Un racconto riuscito in parte dunque.
A mio avviso poi le donne bellissime che seducono e intrappolano gli uomini e quindi donne come esseri umani perfidi e cattivi, satanici, è sempre un retaggio di quella cultura del maschio che il racconto stesso prova a mettere alla berlina. Doserei questi elementi con attenzione per non cadere in banali trappole dettate dalla consuetudine
BReVI AUTORI - volume 1
collana antologica multigenere di racconti brevi
BReVI AUTORI è una collana di libri multigenere, ad ampio spettro letterario. I quasi cento brevi racconti pubblicati in ogni volume sono suddivisi usando il seguente schema ternario:
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La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Fausto Scatoli. Giorgio Leone, Annamaria Vernuccio, Luca Franceschini, Alphaorg, Daniel Carrubba, Francesco Gallina, Serena Barsottelli, Alberto Tivoli, Giuseppe C. Budetta, Luca Volpi, Teresa Regna, Brenda Bonomelli, Liliana Tuozzo, Daniela Rossi, Tania Mignani, Enrico Teodorani, Francesca Paolucci, Umberto Pasqui, Ida Dainese, Marco Bertoli, Eliseo Palumbo, Francesco Zanni Bertelli, Isabella Galeotti, Sandra Ludovici, Thomas M. Pitt, Stefania Fiorin, Cristina Giuntini, Giuseppe Gallato, Marco Vecchi, Maria Lipartiti, Roberta Eman, Lucia Amorosi, Salvatore Di Sante, Valentina Iuvara, Renzo Maltoni, Andrea Casella.
Kriminal.e
Kriminal.e è una raccolta di testi gialli "evoluti", che contengono cioè elementi tecnologici legati all'elettronica moderna.
Copertina di Diego Capani.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Tullio Aragona, Nunzio Campanelli, Lorella Fanotti, Lodovico Ferrari, Emanuele Finardi, Concita Imperatrice, Angelo Manarola, Francesca Paolucci, Umberto Pasqui, Antonella Pighin, Alessandro Renna, Enrico Teodorani.
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Antologia visual-letteraria (Volume tre)
Questa antologia a tema libero è stata ispirata dalle importanti parole di Sam L. Basie:
Dedicato a tutti coloro che hanno scoperto di avere un cervello, che hanno capito che non serve solo a riempire il cranio e che patiscono quell'arrogante formicolio che, dalle loro budella, striscia implacabile fino a detonare dalle loro mani. A voi, astanti ed esteti dell'arte.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Iunio Marcello Clementi, Noemi Buiarelli, Marco Bertoli, Liliana Tuozzo, Alessandro Carnier, Martina Del Negro, Lodovico Ferrari, Francesca Gabriel, Pietro Rainero, Fausto Scatoli, Gianluigi Redaelli, Ilaria Motta, Laura Traverso, Pasquale Aversano, Giorgio Leone, Ida Dainese, Marino Maiorino.
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La Gara 18 - Brividi a Natale
A cura di Mastronxo.
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GrandPrix d'estate 2022 - La qualità della vita - e le altre poesie
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 56 - Amicizia ritrovata
A cura di Ida Dainese.
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