Intervista all'uomo invisibile

Prima della recensione per punti darei un parere generale: è un racconto non impegnativo ma divertente, con un risvolto profondo appena accennato che non permette di classificarlo unicamente come umoristico.
Punti di forza:
1) Scorrevolezza; essendo in sostanza un ininterrotto scambio di battute risulta facile da leggere. Non richiede di sforzare l'immaginazione, tutto è comprensibile.
2) Umorismo; portare in un ambiente realistico un personaggio fantastico dell'immaginario comune, che si confronta con problemi di vita quotidiani, risulta essere spiritoso senza però cercare a tutti i costi di strappare una risata.
3) Risvolti profondi; il tema dell'invisibilità sociale, anche se appena accennato fornisce un piacevole spunto di riflessione.
Punti di debolezza:
1) Ambientazione; in teoria non sarebbe necessaria ma il racconto termina con poche righe narrate da un narratore esterno. Questo lascia un attimo allibiti siccome tutto il resto del racconto è costituito unicamente da dialoghi. Per risolvere questa questione potrebbero bastare poche righe all'inizio del racconto esterna al dialogo.
2) Errori di battitura; non sono molti ma in un racconto tanto breve e tanto dinamico saltano subito all'occhio. Non sono particolarmente gravi, "le" invece di "lei" per esempio, con una buona e attenta lettura si possono correggere facilmente.

Primo racconto della serie delle "interviste" che leggo. Scenario chiaramente fantastico. Racconto leggero, sì, ma che richiama temi importanti, primo tra tutti l'invisibilità di ognuno di noi nella società di oggi, sopratutto se si pensa agli enormi e pervasivi contesti urbani. Il finale, per me, è stata una sorpresa. Per me ha suonato un po' come un avvertimento: invisibili sì, però attenzione a ignorarci completamente! Ma magari è solo una mia interpretazione molto soggettiva. Racconto piacevole come tutti quelli che ho letto di questo autore. Complimenti.

Breve, carino, leggero ma con qualche considerazione un po’ amara, e un pizzico noir sul finale. Ma com’è che fai fare sempre una brutta fine ai giornalisti? La considerazione è a proposito delle due categorie dell’essere invisibile; il nostro eroe fa parte di quelli che attirano l’attenzione, un po’ come fenomeni da circo, gli altri invece sono invisibili perché facciamo finta di non vederli. Se ci fosse stato un barbone sulla scala, il giornalista l’avrebbe schivato pur senza vederlo.

Intervista impossibile a un personaggio fantastico ad esempio un fantasma

Non so, sono spiazzato. È un racconto leggerino, e ci può stare, ma è poco originale. Soprattutto ciò che mi mette in difficoltà è la poca attenzione alla forma. I tempi verbali sono spesso sbagliati e non per errori di battitura. Ha due pregi, accenna all'invisibilità sociale e fa sorridere.