Se dovessi morire... non vorrei fosse aprile
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Se dovessi morire... non vorrei fosse aprile
«Cos'hai detto?» gli chiese sua moglie.
«Nulla… l'incipit di una poesia che scrissi un anno fa… all'inizio di questo calvario.»
La donna, serrando forte le labbra, riuscì a trattenere il pianto.
Cosa avrebbe potuto dire: le inutili parole di conforto, le aveva spese tutte. Cosa avrebbe potuto inventarsi, di fronte a una sentenza che lei, forse anche più di lui, percepiva ormai prossima?
«Rallenta per favore, fammi godere un po' più a lungo la visione di quest'ultimo brandello di primavera», riprese con voce commossa il marito.
La donna ridusse la velocità, deglutì. «Va bene così?»
«Benissimo… grazie, cara.»
Cura sperimentale, l'aveva chiamata un mese prima il luminare. E lui, ormai rassegnato al peggio, aveva accettato di fare da cavia. D'altronde, il tumore all'ultimo stadio che lo aveva colpito un anno prima, non gli lasciava margini di manovra.
Un mese di altre inutili sofferenze e poi. «Mi lasci andare, professore, voglio chiudere gli occhi nel mio letto.»
Di fronte alla determinazione del paziente, il luminare si piegò: anche perché l'uso del farmaco compassionevole non aveva dato i frutti sperati, e da qualche giorno gli somministravano solo medicinali per alleviare il dolore.
Guardando i campi vestiti dei colori e dei profumi della primavera, un'intera vita che andava verso la sua naturale, drammatica conclusione cominciò a scorrergli davanti agli occhi.
Si rammentò del tempo della forza, quando con giovanile entusiasmo inseguiva il successo al galoppo.
E il dolore muto che divorava gli ultimi brandelli di vita, parve cessare ricordando il giorno che volgendo lo sguardo all'interno del giardino, guardando la moglie e i figli ebbe contezza della raggiunta agiatezza.
Una consapevolezza assai breve. "La felicità, se esiste, è una costruzione fragile e instabile. È un bosco che cresce rigoglioso per anni, e un fulmine incendia e distruggere in un sol giorno", ebbe a pensare mentre il dolore muto tornava a tormentare le sue carni.
L'ansia di perdere il benessere faticosamente costruito, eccolo lì il tormento, lo stigma di una felicità solamente di facciata.
E quando la botta, tremenda, era arrivata davvero; quasi si sentì sollevato: l'ansia di perdere tutto non aveva più ragion d'essere, ora che doveva combattere duramente per conservare qualcosa che valeva immensamente di più della villa, delle belle macchine, dei soldi in banca.
Ora doveva lottare per veder crescere i sui figli, amare la sua donna. Ora doveva sconfiggere il male, poi avrebbe ripensato e rivoltato la sua vita; guardando oltre la facciata, sarebbe andato alla ricerca di una felicità che non fosse solamente apparenza… se il destino o chi per esso glielo avesse concesso.
"Cos'è servito lavorare a testa bassa? Solo ad accumulare denaro, opulenza da esibire inorgoglito indossando un abito firmato, ospitando gli amici in una casa ridondante o guidando un'automobile scintillante… Non è questo che fa degna la vita. Recupererò il tempo speso male, darò più valore ai sentimenti. Parlerò con i miei figli… dirò ancora come allora, più di allora, "ti amo" alla mia donna", pensava nelle lunghe e insonni notti, divorato dal dolore in quel letto d'ospedale: inutili buoni propositi di una vita al capolinea.
«Portami lassù, vuoi?» chiese a sua moglie, indicando con l'indice tremolante le colline all'orizzonte.
«Vuoi andarci adesso?»
«Sì. Voglio fare qualcosa che ho sempre desiderato: camminare con te, mano nella mano tra le vigne.»
«Oh, ma è bellissimo», disse con voce commossa. «Lo faremo domani. Ora sei stanco, devi riposare.»
Lui scosse il capo. «Programmare è un lusso che non posso più permettermi, nemmeno a brevissima scadenza… Domani, potrebbe essere tardi… sarà sicuramente tardi.»
La donna gli dedicò uno sguardo dolorosamente amorevole. «Come vuoi tu, caro», disse. Uscendo dalla rotatoria prese la strada per le colline. «Mezz'ora, e saremo lassù», aggiunse.
«Grazie, cara», pronunciò sorridendo.
Gli sembravano ancora troppo lontane, irraggiungibili, le colline che ora riempivano l'orizzonte.
«Se dovessi morire…
non vorrei fosse aprile,
con i prati in fiore
e il Sole sul colle
che scalda le vigne.
Riaccende speranze
osservare il germoglio,
allontana cupezza il profumo del fiore
spuntato in giardino.
Germoglia l'amore
il male è sconfitto,
aprile rimani
con me anche domani», declamò con la voce dolente che si faceva sempre più flebile, sino a chiosare in un inudibile, implorante sussurro.
Il dolore sparì come d'incanto. Si sentì improvvisamente forte. Fu la sensazione di un attimo, forse l'attimo che azzera tutto.
Inspirò profondamente, trattenne il fiato più a lungo possibile; poi esalò un lunghissimo respiro, chiuse gli occhi e si addormentò: ora lo sguardo era un fermo immagine rilassato, stranamente sereno. Le ingiurie del dolore, lo avevano abbandonato.
Sua moglie, guardandolo con occhi pieni di lacrime, si chiese se valesse ancora la pena raggiungere le colline.
«Lui direbbe di sì», si rispose singhiozzando, iniziando a salire la strada che s'inerpicava in mezzo ai vigneti.
FINE
- Laura Traverso
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E' questo il terzo racconto che leggo di te: ho sempre apprezzato, oltre al tuo modo di scrivere, anche e soprattutto i contenuti, in cui emerge una sensibilità certamente non comune. Voto ovvio, 5. Ciao
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Re: Commento
È quando la vita prende svolte impreviste e imprevedibili, come lo può essere una malattia o la perdita di una persona cara, che l'uomo si guarda dentro e comprende che, forse, non ha dato il giusto peso alle vere priorità che fan degno l'esistere; il problema è che, non potendo leggere il futuro che ci aspetta, si arriva alle giuste riflessioni, sempre troppo tardi per porvi rimedio. Ti ringrazio. Ciao, Laura.Laura Traverso ha scritto: 25/09/2022, 19:54 Bellissimo! mi è piaciuto molto questo racconto, scritto benissimo, che racconta un fine vita con molto garbo e sensibilità. Evidenziando quanto poco si dia importanza all'esistenza a scapito dell'accumulo, dell'avere, dell'esibire. Come se la vita fosse tutta lì… L'inserimento della poesia da al racconto un tocco aggiuntivo di gradevolezza. Anche il finale è incantevole, con la decisione di andare sulla collina. Potrebbe essere anche interpretato, questo desiderio, come una metafora, nel senso di salire… verso il cielo. La morte è poi descritta con molta dolcezza, assieme alla decisione della moglie di proseguire, con lui "addormentato", sino in cima, percorrendo la strada tortuosa tra i vigneti per poi arrivare alle colline.
È questo il terzo racconto che leggo di te: ho sempre apprezzato, oltre al tuo modo di scrivere, anche e soprattutto i contenuti, in cui emerge una sensibilità certamente non comune. Voto ovvio, 5. Ciao
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Re: Commento
Sì, è vero; una parte serve a dare il meglio ai propri cari, ma la parte superflua… quella che serve solamente ad alimentare l'ego personale, potrebbe benissimo essere ridimensionata senza arrecare danno al tenore di vita della famiglia. Per quanto riguarda i dialoghi mielosi, devi tenere conto della sitruazione, lei sa, come ne è consapevole lui, che stanno percorrendo una strada senza ritorno; è il sentimento, la commozzione, la disperazione che permea il dialogo, a farlo apparire mieloso. Con il tuo apprezzamento per la poesia, mi hai fatto venir voglia di postarla nella sezione della gara poetica… ci farò un pensierino. Ti ringrazio. Ciao, Pino.Francesco Pino ha scritto: 25/09/2022, 22:43 A primo impatto avrei detto così così. La storia ha una propensione emozionale molto forte, dato l'argomento trattato, e c'è anche spazio per uno spunto di riflessione:
"Cos'è servito lavorare a testa bassa? Solo ad accumulare denaro… " ecc. A me piace pensare che serva a più di questo, a dare il meglio possibile alla propria famiglia. Lottare per veder crescere i propri figli, certamente, ma mi piace pensare che niente di quel che si fa per loro nell'immediato sia tempo perso. Riflessioni
I dialoghi mi sembrano un po' troppo mielosi, parliamo davvero così tra marito e moglie?
A primo impatto avrei detto così così e avrei votato 3, ma quella poesia mi è piaciuta tantissimo, dai… è bellissima.
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- Alberto Marcolli
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Commento : Se dovessi morire... non vorrei fosse aprile
Augurandomi che non si tratti di vicenda personale riguardante amici, parenti ecc., in questo caso mi scuso, io sono sempre fuggito da questi argomenti per me troppo "facili" da narrare. Mi spiego, non intendo facili nel senso di banali, ma semplicemente talmente tanto sfruttati da offrire tonnellate di spunti dai quali attingere, volontariamente o no.
La mia impressione è quella di Francesco Pino, con una aggravante, a me la poesia non ha incantato, colpa mia che sono diventato un arido signore avanti negli anni, con molte esperienze negative alle spalle.
Il testo è pur sempre ben scritto e questo è quello che conta. Per gli argomenti ognuno sceglie i suoi e prometto di leggere gli altri tuoi racconti per farmi un quadro più preciso.
Per me il voto è 4.
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Re: Commento
momenti, sentimenti difficili da descrivere, ci ho provato, lasciando al lettore l'onere di decidere sulla verosomiglianza. Ti ringrazio. Ciao, Fra Free.FraFree ha scritto: 26/09/2022, 13:17 Un racconto toccante e verosimile. I pensieri e i sentimenti di una persona che sta per morire credo siano proprio questi, da te esposti con garbo e lirismo. Il modo di trattare un tema dolente, comune a tante persone, senza cadere nel patetico, è apprezzabile, come l'intermezzo della poesia.
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Re: Commento
Dovremmo cercare di accettarla, dici. Facile a dirsi, se non si è ancora giunti alla fatidica data; ma ti posso assicurare che lì giuntì, si cercherà di scavalcare l'ostacolo senza procurarsi troppi danni, per poi provare a spostare in avanti di qualche lustro il tragico traguardo. Ti ringrazio. Ciao, Letylety.Letylety ha scritto: 26/09/2022, 13:45 La famosa ruota gira, gira e gira. A tutti capiterà il momento del trapasso. Ho fissato una data: sessant'anni. Dopo questa età qualsiasi cosa possa accadere dovremmo cercare di accettarla con la giusta accettazione come il protagonista di questo racconto sentito e commovente. Molto bella la poesia.
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Re: Commento : Se dovessi morire... non vorrei fosse aprile
No, nulla di personale, è un racconto dove ho provato a descrivere le ultime ore di un malato terminale. Per quanto riguarda gli argomenti, mi piace toccare ogni genere, dal fantascientifico, all'horror, dal romantico all'erotico, dallo storico al giallo, dal drammatico al sociale, ecc… Ti ringrazio. Ciao, Alberto.Alberto Marcolli ha scritto: 26/09/2022, 20:07 Commentare questi racconti è sempre per me un problema.
Augurandomi che non si tratti di vicenda personale riguardante amici, parenti ecc., in questo caso mi scuso, io sono sempre fuggito da questi argomenti per me troppo "facili" da narrare. Mi spiego, non intendo facili nel senso di banali, ma semplicemente talmente tanto sfruttati da offrire tonnellate di spunti dai quali attingere, volontariamente o no.
La mia impressione è quella di Francesco Pino, con una aggravante, a me la poesia non ha incantato, colpa mia che sono diventato un arido signore avanti negli anni, con molte esperienze negative alle spalle.
Il testo è pur sempre ben scritto e questo è quello che conta. Per gli argomenti ognuno sceglie i suoi e prometto di leggere gli altri tuoi racconti per farmi un quadro più preciso.
Per me il voto è 4.
- Nunzio Campanelli
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Re: Commento
Hai ragione: nessuno può sapere cosa si prova in punto di morte; anche perché non può essere un comportamento standardizzato: ogni essere umano, in quanto unico e irripetibile, reagisce in modo dverso. Io ho provato ha immaginare la reazione basandomi sul mio sentire, e mi è uscito questo personaggio. Ti ringrazio. Ciao, Nunzio.Nunzio Campanelli ha scritto: 27/09/2022, 6:42 Il racconto è ben scritto. Verrebbe da dire troppo, nel senso che tutto va come si pensa che dovrebbe andare, diciamo così. La realtà è che nessuno sa cosa si prova veramente in punto di morte, cosa si pensa, cosa si spera. Qui si è scelto di rappresentare l'inevitabilità della fine, con i due protagonisti rassegnati al compiersi di un evento appunto inevitabile. Vi assicuro che non è così, che non tutti sono così ragionevoli in quei momenti. La poesia non mi piace, ma inserita in quel contesto però ci può stare.Quanto sopra naturalmente partendo dal presupposto che il racconto tratti la finzione, non la realtà. Non è mia intenzione fornire lezioni di vita a nessuno.
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Re: Commento
A volte, molto spesso credo, la consapevolezza di non aver speso nel migliore dei modi il tempo vissuto, si raggiunge quando è ormai troppo tardi per porvi rimedio. Ti ringrazio. Ciao, Andr60Andr60 ha scritto: 28/09/2022, 19:15 Nessuno sa come reagirebbe di fronte alla propria morte, poiché è un'esperienza che, salvo casi particolari, si vive una volta sola. Questo racconto descrive con delicatezza una possibile reazione di un uomo qualunque, di fronte alla propria finitezza e alle prese col dolore della malattia e la speranza delusa di un'ultima cura. Trovo bella la poesia, si inserisce bene nel contesto e descrive il rimpianto del protagonista per avere vissuto più per le futilità dell'esistenza che per le cose davvero importanti, delle quali si rende conto quando è troppo tardi. Non è, e non sarà, certamente l'unico.
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Mi è rimasta però l'impressione di un viaggio in solitaria: è lui, le sue considerazioni, ma i ragazzi e la moglie sono ombre. Lui vorrebbe averne di più, si rende conto di averli trascurati, ma resta fondamentalmente solo: ora che è arrivato al capolinea, anche se dice che non c'è più tempo per programmare, è lui che vuole.
Non mi consola il fatto che in questi mesi, nonostante la condanna ormai certa, non abbia scoperto di più di chi gli sta accanto, cosa che avrebbe fatto saltare oltre ogni scala il vuoto dell'addio.
Voto alto.
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Re: Commento
Probabilmente i mesi passati a combattere il male, hanno assorbito ogni sua energia, lasciando ai soli rimpianti, a discapito dei sentimenti, il poco tempo rimasto. Ti ringrazio. Ciao, Marino.Marino Maiorino ha scritto: 29/09/2022, 12:35 Piaciuto, molto. Il viaggio nell'intimo di uno di noi in una situazione estrema è completo, preciso, doloroso.
Mi è rimasta però l'impressione di un viaggio in solitaria: è lui, le sue considerazioni, ma i ragazzi e la moglie sono ombre. Lui vorrebbe averne di più, si rende conto di averli trascurati, ma resta fondamentalmente solo: ora che è arrivato al capolinea, anche se dice che non c'è più tempo per programmare, è lui che vuole.
Non mi consola il fatto che in questi mesi, nonostante la condanna ormai certa, non abbia scoperto di più di chi gli sta accanto, cosa che avrebbe fatto saltare oltre ogni scala il vuoto dell'addio.
Voto alto.
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Re: Se dovessi morire... non vorrei fosse aprile
La poesia, scritta dal protagonista mentre lottava contro il male, potrebbe rappresentare (anche se in reatà non è questo il motivo per il quale l'ho inserita a quel punto del racconto) il desiderio di riscatto, la rivincita della mente (poetica) sul dolore. Ti ringrazio. Ciao, BladeRunner (nick da urlo, complimenti).BladeRunner ha scritto: 01/10/2022, 14:29 Mi ha commosso.
Un racconto deve puntare a suscitare emozioni e hai colto nel segno, con questo.
Impeccabile la forma, i dialoghi mostrano la stanchezza della sofferenza, non c'è banalità nelle descrizioni dei sentimenti.
Il finale è da urlo. Complimenti!
La poesia, invece, non mi ha appassionato troppo, anche se, messa in quel punto del racconto è ineccepibile.
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Re: Se dovessi morire... non vorrei fosse aprile
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Re: Commento
accarezzare i gatti aiuta a combattere o fridd ncuoll. Ti ringrazio. Ciao, Rosmary.Rosmary ha scritto: 27/10/2022, 22:25 A me dovrebbero lasciarmi o in mezzo ai gatti o vedere per l'ultima volta un'opera teatrale.
Ho le lacrime agli occhi.
È bellissima, in napoletano si dice o Fridd ncuoll…
Ma è commovente. La struttura niente da eccepire
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Re: Commento
Chiedo venia. Confesso la mia ignoranza: non conosco il napoletano. Ho provato a tradurre, ma, evidentemente, ho toppato. Ad ogni modo, l'errore mi è servito ad apprendere qualcosa di nuovo che mi potrebbe tornare utile in futuro; e per questo ti devo ringraziare doppiamente.Rosmary ha scritto: 31/10/2022, 18:23 Fridd ncuoll non significa esattamente freddo ma significa pelle d'oca.
Probabilmente non conosci il napoletano.
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Malgrado ci sia qualche punto da rivedere non posso non dare almeno 4 ad una storia bella, che tratta un argomento difficile senza perdersi in troppi fronzoli e frasi fatte.
Sinceramente mi piace il tuo modo di scrivere, complimenti.
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Re: Commento
Fronzoli e frasi fatte, credo che non avrebbero fatto un buon servizio all'orgomento. Ti ringrazio. Ciao, Giovanni.Giovanni p ha scritto: 10/11/2022, 22:02 Buona sera,
Malgrado ci sia qualche punto da rivedere non posso non dare almeno 4 ad una storia bella, che tratta un argomento difficile senza perdersi in troppi fronzoli e frasi fatte.
Sinceramente mi piace il tuo modo di scrivere, complimenti.
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Ne ho scritto uno di tenore simile tempo addietro e mi ci sono voluti anni per arrivare a una forma definitiva,
Chissà perché ci si domandi del valore della vita solo quando questa giunge al suo limite.
La narrazione funziona soprattutto nei dialoghi, la voce narrante è invece, a mio avviso, il punto debole del testo.
Si rammentò del tempo della forza, quando con giovanile entusiasmo inseguiva il successo al galoppo.
E il dolore muto che divorava gli ultimi brandelli di vita, parve cessare ricordando il giorno che volgendo lo sguardo all'interno del giardino, guardando la moglie e i figli ebbe contezza della raggiunta agiatezza.
Una consapevolezza assai breve. "La felicità, se esiste, è una costruzione fragile e instabile. È un bosco che cresce rigoglioso per anni, e un fulmine incendia e distruggere in un sol giorno", ebbe a pensare mentre il dolore muto tornava a tormentare le sue carni.
Se la voce narrante è un io narrante, ossia è il protagonista a raccontare quanto sto leggendo (pure se adoperi una forma impersonale... si rammentò) non ha poi molto senso ricorrere al pensiero del protagonista, con quell'ebbe a pensare, per esprimere un concetto che avrebbe benissimo potuto essere espresso dal narratore.
Avresti potuto scrivere: Io mi rammentai del tempo, o se vuoi nel tuo modo impersonale: Si rammentò... Ebbe una consapevolezza assai breve, la felicità, se fosse mai esistita, era una...
Ecco, il narratore può benissimo a mio avviso semplificare e tagliare quei pensieri tra virgolette.
La medesima cosa sotto.
L'ansia di perdere il benessere faticosamente costruito, eccolo lì il tormento, lo stigma di una felicità solamente di facciata.
E quando la botta, tremenda, arrivò davvero; quasi si sentì sollevato: l'ansia di perdere tutto non aveva più ragion d'essere, ora che doveva combattere duramente per conservare qualcosa che valeva immensamente di più della villa, delle belle macchine, dei soldi in banca.
Ora doveva lottare per veder crescere i sui figli, amare la sua donna. Ora doveva sconfiggere il male, poi avrebbe ripensato e rivoltato la sua vita; guardando oltre la facciata, sarebbe andato alla ricerca di una felicità che non fosse solamente apparenza… se il destino o chi per esso glielo avesse concesso.
"Cos'è servito lavorare a testa bassa? Solo ad accumulare denaro, opulenza da esibire inorgoglito indossando un abito firmato, ospitando gli amici in una casa ridondante o guidando un'automobile scintillante… Non è questo che fa degna la vita. Recupererò il tempo speso male, darò più valore ai sentimenti. Parlerò con i miei figli… dirò ancora come allora, più di allora, "ti amo" alla mia donna", pensava nelle lunghe e insonni notti, divorato dal dolore in quel letto d'ospedale: inutili buoni propositi di una vita al capolinea.
Quel pensava, questi pensieri sono per me superflui, considerato il PdV della voce narrante.
Ti segnalo... quando la botta era arrivata, adoperare quindi il trapassato.
Il racconto comunque funziona, soprattutto grazie al bel finale con quella salita interrotta.
Complimenti, a rileggerti.
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Re: Commento
Sì, avrei potuto semplificare, evitando di evidenziare il pensiero del protagonista… ma mi è venuto naturale farlo. È un… chiamiamolo vizio, che mi porto dentro da quando ho cominciato a scrivere racconti… una specie di marchio di fabbrica, se vogliamo. Dovrei cambiare un po' il mio stile, tendente leggermente al barocco, con uno un po' più minimalista… ma dopo tanti anni, è assai impegnativo cambiare. Ora vedo se riesco a sistemare quell'era al posto di è. Ti ringrazio. Ciao, Namio.
Masquerade
antologia AA.VV. di opere ispirate alla maschera nella sua valenza storica, simbolica e psicologica
A cura di Roberto Virdo' e Annamaria Ricco.
Contiene opere di: Silvia Saullo, Sandro Ferraro, Luca Cenni, Gabriele Pagani, Paolo Durando, Eliana Farotto, Marina Lolli, Nicolandrea Riccio, Francesca Paolucci, Marcello Rizza, Laura Traverso, Nuovoautore, Ida Daneri, Mario Malgieri, Paola Tassinari, Remo Badoer, Maria Cristina Tacchini, Alex Montrasio, Monica Galli, Namio Intile, Franco Giori.
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BiciAutori - racconti in bicicletta
Trentun paia di gambe hanno pedalato con la loro fantasia per guidarci nel puro piacere di sedersi su una bicicletta ed essere spensierati, felici e amanti della Natura.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina e logo di Diego Capani.
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La spina infinita
"La spina infinita" è stato scritto quasi vent'anni fa, quando svolgevo il mio servizio militare obbligatorio, la cosiddetta "naja". In origine era una raccolta di lettere, poi pian piano ho integrato il tutto cercando di dare un senso all'intera opera. Quasi tutto il racconto analizza il servizio di leva, e si chiude con una riflessione, aggiunta recentemente, che riconsidera il tema trattato da un punto di vista più realistico e maturo.
Di Mario Stallone
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 5 - A modo mio
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