Le ombre del passato
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Le ombre del passato
- Marino Maiorino
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Il racconto si spiega da sé, e don Gabriele (il don Gabriele sognato) finalmente mette nella zucca di Edoardo ciò che il lettore deve capire.
La trama è felliniana, surrealista, grandguignolesca, ma alle volte è il modo migliore per comunicare qualcosa: disorientare totalmente il lettore per convincerlo a seguire il nostro filo conduttore.
Quello che però mi manca è la tua posizione: tu con chi stai? Al di là dell'ammonimento (le ombre del passato incombono sui nostri destini), tu che hai intenzione di fare? Per chi parteggi? Quanto ti ci vedi coinvolto? Anche perché persino don Gabriele e Edoardo assistono alla rappresentazione (seppure onirica, il che apre un divertente buco di trama: don Gabriele è del tutto innecessario, giacché il solo Edoardo ha sognato le millemila repliche della favola) e lì finisce: il pensiero finale di Edoardo resta una considerazione stimolata da una vaga impressione suscitata dal temporale incipiente, nulla più.
Anche il senso del racconto, di per sé notevole, mi pare estratto forzosamente dalla favola. Di fatto, servono innumerevoli "repliche" perché se ne intenda il senso, e lo stesso Edoardo viene bacchettato ripetutamente da don Gabriele prima che questo gli spieghi il senso della "recita".
Tra parentesi, un "don Gabriele" che è guida nei misteri della natura e del destino dell'uomo come un Virgilio per Dante.
Mi ritrovo così a mediare il voto tra ciò che "si lascia leggere" e "mi piace moltissimo", augurandoti di raggiungere presto quell'armonia che renderebbe racconti del genere degni di un Calvino.
Racconti alla Luce della Luna
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Re: Commento
Ciao Marino, è sempre un piacere leggere i tuoi commenti, sempre arguti e interessanti. Sarebbe bello potersi confrontare prima della stesura finale di un racconto, per raccogliere impressioni e suggerimenti degli altri Bravi Autori ma, evidentemente, per una serie di motivi, la cosa non è fattibile…Marino Maiorino ha scritto: ↑27/09/2022, 17:17 Mi è sempre difficile commentarti perché lavori su troppi piani contemporaneamente, sempre. Questa volta sono riuscito a individuarne un paio, e ho piacere di commentare.
Il racconto si spiega da sé, e don Gabriele (il don Gabriele sognato) finalmente mette nella zucca di Edoardo ciò che il lettore deve capire.
La trama è felliniana, surrealista, grandguignolesca, ma alle volte è il modo migliore per comunicare qualcosa: disorientare totalmente il lettore per convincerlo a seguire il nostro filo conduttore.
Quello che però mi manca è la tua posizione: tu con chi stai? Al di là dell'ammonimento (le ombre del passato incombono sui nostri destini), tu che hai intenzione di fare? Per chi parteggi? Quanto ti ci vedi coinvolto? Anche perché persino don Gabriele e Edoardo assistono alla rappresentazione (seppure onirica, il che apre un divertente buco di trama: don Gabriele è del tutto innecessario, giacché il solo Edoardo ha sognato le millemila repliche della favola) e lì finisce: il pensiero finale di Edoardo resta una considerazione stimolata da una vaga impressione suscitata dal temporale incipiente, nulla più.
Anche il senso del racconto, di per sé notevole, mi pare estratto forzosamente dalla favola. Di fatto, servono innumerevoli "repliche" perché se ne intenda il senso, e lo stesso Edoardo viene bacchettato ripetutamente da don Gabriele prima che questo gli spieghi il senso della "recita".
Tra parentesi, un "don Gabriele" che è guida nei misteri della natura e del destino dell'uomo come un Virgilio per Dante.
Mi ritrovo così a mediare il voto tra ciò che "si lascia leggere" e "mi piace moltissimo", augurandoti di raggiungere presto quell'armonia che renderebbe racconti del genere degni di un Calvino.
Venendo alla tua domanda, in merito alla mia posizione, io mi sento un po’ come Edoardo, un uomo che, per fortuna, non ha vissuto l’orrore della guerra ma che, per questo, come tanti della mia generazione, non conosce veramente il rischio di ripetere gli errori compiuti dai nostri avi. Nello specifico, in relazione a questo ma anche a tutti i dubbi e incertezze che caratterizzano la mia esistenza, da quanto sono entrato nell’età adulta, ho progressivamente maturato dentro di me il bisogno di avere accanto a me una guida, spirituale e non, che mi indichi la via da seguire, o quanto meno mi offra i suoi consigli quando mi trovo di fronte a un bivio. Non mi fraintendere: per fortuna ho una famiglia meravigliosa, dei buoni amici e dei buoni colleghi, però mi manca la vicinanza di una persona della statura morale di Don Gabriele… Il nome di questo personaggio è ispirato al parroco della Chiesa che frequentavo al tempo delle elementari, di cui, in verità, ricordo ben poco. Le caratteristiche del personaggio sono invece ispirate a Don Rino Breoni, che è stato mio insegnante di religione al liceo nonché figura di un certo rilievo nell’ambito ecclesiastico di Verona, la città dove vivo. Dopo il liceo ho avuto purtroppo poche possibilità di frequentare Don Rino, abitando io in un’area della città diversa da quella dove lui è stato parroco nei due decenni successivi (e anche per colpa della mia superficialità…). Ogni tanto sono andato a trovarlo, e ogni volta mi sentivo pervaso dalla sua saggezza e autorevolezza. Ora Don Rino ha ormai raggiunto i 90 anni, spero di avere l’occasione di rivederlo. E spero con tutto il cuore di conoscere un’altra persona come lui, chissà…
Per quanto riguarda le altre tue domande / obiezioni, le innumerevoli repliche (il primo atto a cui Edoardo assiste è già il numero centomila) non servono tanto per dare la possibilità a Edoardo di capire l’intreccio della storia (gli atti sono brevissimi e ripropongono sempre gli stessi identici eventi, fino a quelli dove cambia il finale), ma più semplicemente per simulare la storia dell’umanità che si ripete all’infinito (cambiano i personaggi, cambiano i contesti, cambiano i nomi delle guerre, per il resto non cambia mai nulla…).
Dimenticavo: sì, è vero, Don Gabriele non è necessario ai fini del racconto, ma è assolutamente necessario per me, in relazione a quello che ho scritto sopra. Fammi almeno sognare di averlo accanto a me… E grazie per aver letto e commentato il mio racconto.
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Re: Commento
Buongiorno Bladerunner,BladeRunner ha scritto: ↑30/09/2022, 17:56 Buon giorno Messedaglia.
Trovo interessante il senso onirico del racconto. Il messaggio svelato solo durante il sogno, o forse l'incubo (nel senso di incubus) visto la ripetizione forzata delle rappresentazioni, ha un approccio metafisico che mi ha ricordato tanto Jung quanto il metodo paranoico-critico di Dalì. La guida, assillante nel suo ruolo di mentore, ha ricordato anche a me il ruolo di Virgilio.
Il racconto, però, non mi risulta eccessivamente avvincente e scorrevole. In particolare, il prete mi crea fastidio, nel suo continuo anticipare domande che il lettore non si è ancora minimamente posto. Mi ricorda la noiosissima scena dell'architetto in Matrix 3, in cui si dà spiegazioni a domande che il fruitore dell'opera non si è minimamente posto, sino a quel momento. Credo ci sia un termine inglese che definisce questo concetto, ma non me lo ricordo assolutamente.
In ultimo devo dire che avrei preferito una punteggiatura più ricca e forse anche qualche descrizione più dettagliata.
Il mio giudizio si ferma ad un 3.
mizzega, non sei uno che le manda a dire, quindi innanzitutto ti ringrazio per l'onestà nell’esprimere la tua opinione. È il modo con cui è stata espressa che ha, secondo me, qualche difetto.
Hai trovato lo sviluppo della storia noiosissima: va bene, è il tuo giudizio, però non mi sembra giusto esprimersi così nei confronti di chi ha speso del tempo per scrivere un racconto e che ha provato (non dico che ci sia riuscito) a intrattenere chi ha avuto la pazienza di leggerlo. Io sono un novizio in questo campo, ho provato, pur partendo da un tema molto serio, ad alleggerire la trama per non renderla troppo pesante. Va bene, non ci sono riuscito ma, che dire, l’aggettivo noioso sarebbe stato magari più appropriato. Anche solo per una forma di rispetto.
Il prete ti ha dato fastidio: mi spiace, il personaggio che ho descritto è un pallido riflesso della figura a cui mi sono ispirato (e che ho descritto brevemente nella risposta al commento di Marino). Questo è un limite mio, cercherò di migliorare nel portare questo personaggio sulla scena. Ma ti assicuro, il vero Don Gabriele non ti avrebbe dato fastidio.
“ il prete mi crea fastidio, nel suo continuo anticipare domande che il lettore non si è ancora minimamente posto. Mi ricorda la noiosissima scena dell'architetto in Matrix 3, in cui si dà spiegazioni a domande che il fruitore dell'opera non si è minimamente posto, sino a quel momento. Credo ci sia un termine inglese che definisce questo concetto, ma non me lo ricordo assolutamente.”
Due minimamente: non mi riferisco all’aspetto stilistico, ci mancherebbe, lungi da me, anzi, con l’utilizzo reiterato di questi avverbi hai espresso in modo efficace il tuo punto di vista: ti invito solamente ad avere meno certezze e più ragionevoli dubbi quando esprimi un giudizio. Scrivi che vengono date “delle spiegazioni a domande che il fruitore dell’opera non si è minimamente posto”. Come fai a esserne così sicuro? E se magari anche solo lo 0,1% dei fruitori dell’opera si fosse posto quella domanda? Non sarebbe comunque degno di essere preso in considerazione?
Ti ringrazio infine per aver letto e commentato il racconto. Un paio di avverbi di modo e di superlativi assoluti di meno, e mi sarei limitato ai ringraziamenti finali.
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Re: Commento
Ciao BladeRunner,BladeRunner ha scritto: ↑01/10/2022, 14:08 Ciao.
Perdona la mia franchezza, ma, visto che qui siamo chiamati a dare dei giudizi, non mi sono posto il dubbio di dover edulcorare il mio pensiero.
Ho visto, però, che mi sono espresso male e sono stato frainteso: non è don Gabriele in se a darmi fastidio, è il suo agire. Si vede che il don è descritto con amorevole ricordo e ciò stride ancora di più con il suo agire eccessivamente pedante.
Sono tutte mie opinioni, comunque. L'intervento in sé è una lunga opinione.
Come vedi, anche nel paragrafo qui sopra ho utilizzato "eccessivamente" perché fa parte della mia maniera di esprimere il mio pensiero. Se non credessi in ciò che dico, probabilmente userei termini che tradirebbero la mia incertezza.
Se rileggi il mio intervento, il termine "noiosissima" era riferito alla scena di Matrix, non al tuo racconto. Dire che me la ricorda, non vuol dire che sia altrettanto noioso, difatti sostenevo che "non mi (opinione personale) risulta eccessivamente (come sopra) avvincente e scorrevole".
Riguardo alle domande che il fruitore non si pone: credo che, se le spiegazioni non piovessero dall'alto, ma si portasse il lettore ad avere la necessità di avere delle risposte, funzionerebbe meglio.
Mi spiace non essere stato in grado di far passare il mio pensiero in maniera costruttiva. Lungi da me l'idea di essere un demolitore. A mio avviso il racconto ha un alto potenziale. Appena avrò tempo, dopo aver letto e commentato i racconti dell'autunno, voglio cercare e leggere anche altri tuoi racconti.
mi sono fatto un appunto, per serbarne memoria: Bladerunner a volte può sembrare rude nei suoi commenti, ma è solo il suo modo di esprimersi, con franchezza e sincerità.
Scherzi a parte, grazie per la tua risposta, l'ho molto apprezzata. E mi scuso anch'io, ho risposto istintivamente al tuo commento. E ribadisco, la tua sincerità è sicuramente un pregio. Mi sono segnato alcuni chiarimenti relativi al tuo commento precedente, cercherò di applicarli nei racconti che scriverò in futuro. E naturalmente spero di leggere presto qualcosa di tuo.
Ciao e ancora grazie.
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Un racconto didascalico il tuo col titolo che ritorna nel finale e sta a significare che gli uomini non imparano dai loro sbagli, dal loro passato. La narrazione è centrata sui due protagonisti, Edoardo e don Gabriele, i quali si incontrano per assistere a una rappresentazione teatrale che subito si rivela originale, una variazione sul tema si potrebbe dire, della favola di Fedro o Esopo. Il testo italiano è sempre ripreso da Fedro per inciso. La rappresentazione è originale in quanto potrebbe benissimo essere intitolata Le ombre del passato, ed è all'interno della rappresentazione che l'autore espone benissimo il proprio pensiero.
L'esposizione dei dialoghi, il battibecco tra don Gabriele ed Edoardo mentre si svolge la rappresentazione, invero pare un po' forzata, perché sembra prevalere l'intento dell'autore di esporre e spiegare il proprio punto di vista a discapito della storia in sé del Lupo e dell'Agnello per metafora e per realismo dell'incontro/scontro tra il maestro e il suo discente, tra Gabriele ed Edoardo, sicuro della propria dottrina il sacerdote, incerto e dubbioso l'altro. Forse questa opposizione la dovevi metter più in risalto perché ogni narrazione si nutre della contrapposizione. Manca a mio avviso una cornice narrativa solida in cui incardinare le tue considerazioni la quale possa anche mettere a tacere la mia coscienza, la sospensione del dubbio, l'antitesi tra realtà e rappresentazione. Alla fine credo che te ne sia accorto e tu abbia tentato un rimedio: in realtà nel finale si scopre che Edoardo a teatro si è addormentato e ha sognato ogni cosa nel modo in cui è stata narrata. Con l'ironica e onirica trovata del sogno provi non solo ad alleggerire l'incontro/scontro tra i protagonisti, ma a inserire il tuo pensiero in una cornice narrativa ricordandoti che il tuo è un racconto e non un discorso.
Bene, dunque. Con qualche accortezza il testo potrebbe funzionare molto bene e il mio giudizio è positivo.
Quanto alla sostanza del pensiero dell'autore, le ombre del passato, ne abbiamo già discusso in altra sede.
Io non sono un credente e quindi l'impostazione metafisica di un bene e di un male assoluto, come di un Dio buono e di un Dio cattivo che si oppongono e combattono mi è estraneo. Come mi è estraneo il concetto di male e bene relativo e di libero arbitrio. Di libero nella vita umana v'è ben poco a mio avviso. Non scegliamo se nascere cani o uomini o se non nascere affatto. Non scegliamo né il dove né il come né il quando. Neanche il perché e soprattutto il con chi.
Il libero arbitrio di un uomo del paleolitico superiore in cosa può accostarsi a quello di un uomo moderno? Non voglio entrare qui in diatribe infinite, ma mettendo da parte il concetto deterministico di un Dio che ci ha donato il libero arbitrio privandoci di ogni libertà, rimane il fatto della memoria come tu l'hai esposto. L'uomo non impara o sembra non imparare dal suo passato e quindi sembra costretto a ripetere in eterno i propri errori in uno stato quasi di coazione. È qui vive l'incontro scontro tra il sacerdote ed Edoardo. L'uomo di fede ripone la propria fiducia illimitata nella bontà divina, per cui il passato è peccato (cioè male), il presente è redenzione e il futuro salvezza (cioè bene). Edoardo si comporta da non credente. L'uomo per lui è irredimibile, è costretto a ripetere i propri errori almeno finché non si accorga che la storia, la storiografia, la Storia, può insegnargli la via giusta. Esiste dunque una speranza. Edoardo è un uomo moderno, e come tale solo in apparenza dissimile dal fedele Gabriele. Se l'uomo si comporterà rettamente, se studierà la storia, la storiografia, la Storia, per Edoardo l'umanità si potrà salvare. Capire i nessi di causa ed effetto porterà pian piano l'umanità sulla giusta via. È l'essenza del pensiero scientifico, mutuato da quello cristiano: il passato è errore, il presente è ricerca, il futuro è progresso. Il progresso come capacità di rintracciare i propri errori. Il pensiero scientifico è l'alter ego laico del pensiero cristiano, come la psicanalisi dove il passato è malattia, il presente è terapia e il futuro guarigione. O anche il comunismo, dove il passato è ingiustizia sociale, il presente è rivoluzione, e nel futuro regnerà la giustizia tra gli uomini.
I due protagonisti solo apparentemente sono il contrasto.
Io, ripeto, non credo che la metafisica sia una soluzione. Il futuro non è salvezza, non è speranza, non è guarigione, non è giustizia, non è progresso. Il futuro è solo il tempo che verrà. Non sarà un dio a cambiare la situazione, né la fiducia nella scienza storiografica o in qualsiasi altra scienza.
Quanto alla memoria. L'uomo sbaglia perché non ricorda o sbaglia perché vuole sbagliare? Perché in fondo ritiene che comportarsi in quella maniera ritenuta errore sia in realtà la via migliore per ottenere dei vantaggi? Chissà.
Senza considerare che religione, etica, morale, leggi, spesso creano dei microcosmi non comunicanti. Ogni luogo in ogni tempo fabbrica la propria idea del giusto e dello sbagliato. Vedi Russia e Ucraina ognuna incontrovertibilmente sicure delle proprie ragioni anche a costo dell'annichilimento totale.
E la memoria poi, è tutta uguale?
Una volta mi lamentai con un esponente delle forze dell'ordine del duro trattamento riservato ad alcuni giovincelli che facevano uso di droga quando venivano fermati per la prima volta. Mi rispose tranquillo, da uomo retto e giusto, che ricordavano meglio una buona legnata che mille prediche. La legnata era educativa, serviva a non farli sbagliare in futuro. O almeno era il miglior tentativo.
E forse anche questa è una parte di verità, esiste una memoria del corpo più efficace e immediata di quella formata e appresa per via culturale. Per ricordare bene devi farti del male insomma.
A rileggerti
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Ciao Andr60,Andr60 ha scritto: ↑01/10/2022, 18:16 La vera caratteristica dell'umanità è la coazione a ripetere gli stessi errori, poiché da una generazione all'altra i ricordi delle tragedie diventano sempre più sfumati, per scomparire del tutto... fino alla tragedia successiva. Solo gli anziani (o meglio, i vecchi, in linguaggio non edulcorato dal politically correct) saggi potrebbero fornire una guida alle giovani generazioni, un modo per interpretare una realtà altrimenti caotica e ai più incomprensibile. Sarà per questo che vengono umiliati o, nella migliore delle ipotesi, ignorati dai media dei gggiovani?
già, bisognerebbe ascoltare di più le persone anziane, portatrici della memoria storica di una nazione…
Grazie per aver letto e commentato il mio brano. E a proposito, grazie per il link che hai inserito nella risposta al mio commento al tuo racconto, ho ritrovato un sarcasmo molto simile a quello che caratterizza le tue opere
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Re: Commento
Ciao Namio, grazie per la tua accurata e approfondita disamina.Namio Intile ha scritto: ↑10/10/2022, 17:34 Ad eundem rivum lupus et agnus venerant siti compulsi Superior stabat lupus longeque inferior agnus. È la versione di Fedro, mio padre me la recitava ogni mattina quando ero piccolo, e ho finito per mandarla giù a memoria.
Un racconto didascalico il tuo col titolo che ritorna nel finale e sta a significare che gli uomini non imparano dai loro sbagli, dal loro passato. La narrazione è centrata sui due protagonisti, Edoardo e don Gabriele, i quali si incontrano per assistere a una rappresentazione teatrale che subito si rivela originale, una variazione sul tema si potrebbe dire, della favola di Fedro o Esopo. Il testo italiano è sempre ripreso da Fedro per inciso. La rappresentazione è originale in quanto potrebbe benissimo essere intitolata Le ombre del passato, ed è all'interno della rappresentazione che l'autore espone benissimo il proprio pensiero.
L'esposizione dei dialoghi, il battibecco tra don Gabriele ed Edoardo mentre si svolge la rappresentazione, invero pare un po' forzata, perché sembra prevalere l'intento dell'autore di esporre e spiegare il proprio punto di vista a discapito della storia in sé del Lupo e dell'Agnello per metafora e per realismo dell'incontro/scontro tra il maestro e il suo discente, tra Gabriele ed Edoardo, sicuro della propria dottrina il sacerdote, incerto e dubbioso l'altro. Forse questa opposizione la dovevi metter più in risalto perché ogni narrazione si nutre della contrapposizione. Manca a mio avviso una cornice narrativa solida in cui incardinare le tue considerazioni la quale possa anche mettere a tacere la mia coscienza, la sospensione del dubbio, l'antitesi tra realtà e rappresentazione. Alla fine credo che te ne sia accorto e tu abbia tentato un rimedio: in realtà nel finale si scopre che Edoardo a teatro si è addormentato e ha sognato ogni cosa nel modo in cui è stata narrata. Con l'ironica e onirica trovata del sogno provi non solo ad alleggerire l'incontro/scontro tra i protagonisti, ma a inserire il tuo pensiero in una cornice narrativa ricordandoti che il tuo è un racconto e non un discorso.
Bene, dunque. Con qualche accortezza il testo potrebbe funzionare molto bene e il mio giudizio è positivo.
Quanto alla sostanza del pensiero dell'autore, le ombre del passato, ne abbiamo già discusso in altra sede.
Io non sono un credente e quindi l'impostazione metafisica di un bene e di un male assoluto, come di un Dio buono e di un Dio cattivo che si oppongono e combattono mi è estraneo. Come mi è estraneo il concetto di male e bene relativo e di libero arbitrio. Di libero nella vita umana v'è ben poco a mio avviso. Non scegliamo se nascere cani o uomini o se non nascere affatto. Non scegliamo né il dove né il come né il quando. Neanche il perché e soprattutto il con chi.
Il libero arbitrio di un uomo del paleolitico superiore in cosa può accostarsi a quello di un uomo moderno? Non voglio entrare qui in diatribe infinite, ma mettendo da parte il concetto deterministico di un Dio che ci ha donato il libero arbitrio privandoci di ogni libertà, rimane il fatto della memoria come tu l'hai esposto. L'uomo non impara o sembra non imparare dal suo passato e quindi sembra costretto a ripetere in eterno i propri errori in uno stato quasi di coazione. È qui vive l'incontro scontro tra il sacerdote ed Edoardo. L'uomo di fede ripone la propria fiducia illimitata nella bontà divina, per cui il passato è peccato (cioè male), il presente è redenzione e il futuro salvezza (cioè bene). Edoardo si comporta da non credente. L'uomo per lui è irredimibile, è costretto a ripetere i propri errori almeno finché non si accorga che la storia, la storiografia, la Storia, può insegnargli la via giusta. Esiste dunque una speranza. Edoardo è un uomo moderno, e come tale solo in apparenza dissimile dal fedele Gabriele. Se l'uomo si comporterà rettamente, se studierà la storia, la storiografia, la Storia, per Edoardo l'umanità si potrà salvare. Capire i nessi di causa ed effetto porterà pian piano l'umanità sulla giusta via. È l'essenza del pensiero scientifico, mutuato da quello cristiano: il passato è errore, il presente è ricerca, il futuro è progresso. Il progresso come capacità di rintracciare i propri errori. Il pensiero scientifico è l'alter ego laico del pensiero cristiano, come la psicanalisi dove il passato è malattia, il presente è terapia e il futuro guarigione. O anche il comunismo, dove il passato è ingiustizia sociale, il presente è rivoluzione, e nel futuro regnerà la giustizia tra gli uomini.
I due protagonisti solo apparentemente sono il contrasto.
Io, ripeto, non credo che la metafisica sia una soluzione. Il futuro non è salvezza, non è speranza, non è guarigione, non è giustizia, non è progresso. Il futuro è solo il tempo che verrà. Non sarà un dio a cambiare la situazione, né la fiducia nella scienza storiografica o in qualsiasi altra scienza.
Quanto alla memoria. L'uomo sbaglia perché non ricorda o sbaglia perché vuole sbagliare? Perché in fondo ritiene che comportarsi in quella maniera ritenuta errore sia in realtà la via migliore per ottenere dei vantaggi? Chissà.
Senza considerare che religione, etica, morale, leggi, spesso creano dei microcosmi non comunicanti. Ogni luogo in ogni tempo fabbrica la propria idea del giusto e dello sbagliato. Vedi Russia e Ucraina ognuna incontrovertibilmente sicure delle proprie ragioni anche a costo dell'annichilimento totale.
E la memoria poi, è tutta uguale?
Una volta mi lamentai con un esponente delle forze dell'ordine del duro trattamento riservato ad alcuni giovincelli che facevano uso di droga quando venivano fermati per la prima volta. Mi rispose tranquillo, da uomo retto e giusto, che ricordavano meglio una buona legnata che mille prediche. La legnata era educativa, serviva a non farli sbagliare in futuro. O almeno era il miglior tentativo.
E forse anche questa è una parte di verità, esiste una memoria del corpo più efficace e immediata di quella formata e appresa per via culturale. Per ricordare bene devi farti del male insomma.
A rileggerti
Tu come altri hai sottolineato la forzatura del dialogo tra il protagonista e il sacerdote. Con il senno di poi potevo concentrarmi nell'esporre la tragi-commedia dell’umanità sul palco, evitando le forzature che mi sono state obiettate. Sicuramente il racconto sarebbe stato più efficace. Ma quel dialogo, per quanto non così funzionale all’evolversi del racconto, serviva a me come percorso personale di crescita. Ho comunque compreso il problema di fondo, questo inquinamento provocato da pensieri e opinioni di chi scrive può rivelarsi disarmonico ai fini della narrazione. Magari in futuro cercherò di tenere (un po’) più a freno la mia parte personale, rimanendo più distaccato di fronte agli eventi raccontati.
Ancora grazie per le tue analisi, sono una fonte di apprendimento inesauribile!
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Re: Commento
Ciao Laura, grazie di aver apprezzato il racconto! Sì, ho affrontato dei temi impegnativi, che in qualche modo riflettono il caos interiore che sto vivendo, ora che mi sto piano piano avvicinando alla soglia dei cinquant'anni, sospeso tra l'ingenuità che ha caratterizzato la prima parte della mia esistenza, e l'acquisizione (almeno spero) di una visione più equilibrata e consapevole di tutto quello che mi circonda. Il problema è che, in questo processo, mi sento anni luce distante dal grado di maturità che avevano alla mia età i miei genitori, i miei professori, e più in generale tutti coloro che generosamente mi hanno offerto degli insegnamenti di vita... Ancora grazie e ciao!Laura Traverso ha scritto: ↑18/10/2022, 18:07 Ciao, sono rimasta sorpresa da questo racconto, scritto benissimo e denso di significati. Nel procedere nella lettura, nell'alternanza continua del bene e del male, nelle metafore comprese attraverso i dialoghi tra il sacerdote e Edoardo; il mio pensiero, a proposito di "non avere memoria" è andato alla nostra tragica e attuale situazione. Infatti come anche tu ben descrivi, l'uomo non impara mai dagli errori del passato e tende a ripetere l'orrore: mi riferisco, soprattutto, alle guerre. Il desiderio di dominio e prevaricazione sui più deboli è la causa del male nel mondo, è insito in una buona parte delle persone, da che mondo è mondo. In questo tuo racconto hai spaziato davvero su tanti temi fondamentali per l'essere umano: sull'esito e l'importanza della rivolta, sulla possibilità di cambiare il destino che sembra essere ineluttabile, sul contenere il male, sul libero arbitrio, sulle tante possibilità che ci vengono concesse, ma che alla fine... non impariamo mai! Bello anche il finale, inondato di sole, ma con all'orizzonte già nubi nere: il "buio" che avanza... Dal mio punto di vista il tuo scritto non è di immediata comprensione, ma dopo averlo inteso lo si apprezza molto. Bravo! Voto alto
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Commento : Le ombre del passato
Eliminarli tutti è impossibile, ma in alcuni casi?
Qualche esempio:
“l’essere che qualcuno che si reputa onnipotente” -- due in 4 parole
“Ma ecco che subito gli attori escono fuori per essere omaggiati da un pubblico che non c’è. I primi si tolgono il travestimento da lupi: innanzitutto la pelliccia, poi gli artigli. Ora è il turno degli altri, che si svestono del loro vello e della loro mansuetudine. Rimangono nudi, spogliati delle maschere che indossavano …
--- quattro in quattro righe
sia il bene e che il male. ---- sia il bene che il male.
depistare da delle semplici --- depistare da semplici
Tutto ad un tratto --- Tutto a un tratto
Noto una certa verbosità nello stile. Forse gli aggettivi sono troppi e tolgono spazio al libero intuito del lettore.
È un po’ il vizio di tutti noi scrittori “amatoriali” quello di voler spiegare tutto, senza immaginare che così facendo si rende il testo noioso.
Anche se doloroso, l’autore deve riuscire, nella rilettura, meglio se dopo una settimana, a mettersi dalla parte del lettore e vivere le sue emozioni.
Un esempio fra i tanti:
Vengo pervaso da un profondo senso di sconforto – perché non cambiare in un semplice: “lo sconforto mi assale”? lasciamo al lettore immaginarsi come sarà questo sconforto: profondo? Angosciante? Triste? Leggero? Deludente?...
Secondo esempio:
“da qui si domina l’intera città, con un misto di ammirazione e di orgoglio osservo l’ansa del fiume…” --- proviamo a scrivere, invece:
“da qui si domina l’intera città, osservo l’ansa del fiume…”
- abbiamo già detto che da qui si domina l’intera città, perché aggiungere dell’altro? Lasciamo sia il lettore a immaginarsi come sarà la vista della città dall’alto di una collina. È capitato più o meno a tutti d’osservare dall’alto una città, una pianura e chissà cos’altro, e ciascuno ne avrà ricavato le sue emozioni personali, lasciamogliele! Se le descriviamo pure come devono essere gli togliamo il piacere magari di un ricordo, di un suo momento particolare di vita vissuta, ecc.
Una mia banale osservazione sulla faccenda dei lupi e degli agnelli. I lupi mangiano carne, gli agnelli mangiano erba, e tutti e due devono mangiare per sopravvivere. I lupi a spese degli agnelli, gli agnelli a spese dell’erba del prato, è il ciclo della vita. Poi c’è l’uomo, e la faccenda peggiora, ma come uscirne?
“Ai posteri l’ardua sentenza” scriveva il Manzoni.
Onestamente non so che voto dare. La tentazione sarebbe quella di un 5 per il tuo coraggio nell'affrontare un tema filosofico di quelli tosti, ma correrei il rischio di inorgoglirti troppo. Mi limito, perciò, a proporti qualche mia idea, vedi tu se ti “ispira” o meno.
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Re: Commento : Le ombre del passato
Ciao Alberto,Alberto Marcolli ha scritto: ↑05/11/2022, 15:22 Ben 77 “che” in 280 righe – uno ogni tre righe.
Eliminarli tutti è impossibile, ma in alcuni casi?
Qualche esempio:...
sì, certo, le tue idee mi ispirano, grazie mille, anzi, a dir la verità speravo in tuo commento al mio racconto, le tue analisi dei testi in gara sono sempre molto interessanti e argute. So inoltre i temi che affronto non sono tra i tuoi preferiti, quindi grazie anche per aver speso del tempo a leggere il mio racconto, in futuro (non prestissimo) cercherò di scrivere dei brani meno fantasiosi e magari più vicini ai tuoi gusti...
77 che... Quando scrivo cerco di stare molto attento a non ripetere troppe volte gli stessi termini, è un mio pallino, ma di questo non mi ero minimamente accorto... 77 che sono troppi, e sono sicuro di averne abusato anche nei miei precedenti racconti, in futuro cercherò di starci più attento.
Quando scrivo spesso temo di non dare abbastanza dettagli e spunti al lettore, ma, effettivamente, c'è poi il rischio di cadere nell'errore opposto. Terrò ben presente i tuoi suggerimenti.
Grazie per aver individuato alcuni errori / refusi, li ho prontamente corretti.
Spero, se e quando, di rileggere ancora qualche tua analisi testuale dei miei brani (ma non solo, leggo con interesse anche i tuoi commenti ai racconti degli altri BA)
La Gara 8 - La vendetta dei cattivi
A cura di Miriam.
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Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2016 - (in bianco e nero)
A cura di Tullio Aragona.
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Gara d'inverno 2020-2021 - Una rampa per l'abisso, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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Gare letterarie stagionali - annuario n° 1 (2018 - 2019)
Le Gare letterarie stagionali sono concorsi a partecipazione libera, gratuiti, dove chiunque può mettersi alla prova nel forum di BraviAutori.it, divertirsi, conoscersi e, perché no, anche imparare qualcosa. I migliori testi delle Gare vengono pubblicati nei rispettivi ebook gratuiti i quali, a ogni ciclo di stagioni, diventano un'antologia annuale come questa che state per leggere.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Alessandro Mazzi, Angelo Ciola, Aurora Gallo, Ida Dainese, Carlo Celenza, Carol Bi, Daniele Missiroli, Draper, Edoardo Prati, Fabrizio Bonati, Fausto Scatoli, Gabriele Ludovici, L.Grisolia, Laura Traverso, Liliana Tuozzo, Lodovico, Marco Daniele, Namio Intile, N.B. Panigale, Nunzio Campanelli, Pierluigi, Roberto Bonfanti, Seira Katsuto, Selene Barblan, SmilingRedSkeleton, Stefano Giraldi Ceneda, Teseo Tesei, Tiziano Legati, Tiziana Emanuele.
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I sogni di Titano
Il "cubo sognatore" su Titano aveva rivelato una verità sconvolgente sull'Umanità, sulla Galassia e, in definitiva, sull'intero Universo, una verità capace di suscitare interrogativi sufficienti per una vita intera. Come poteva essere bonariamente digerito il concetto che la nostra civiltà, la nostra tecnologia e tutto ciò che riguardava l'Umanità… non esisteva?
"Siamo solo… i sogni di Titano", aveva riportato il comandante Sylvia Harrison dopo il primo contatto col cubo, ma in che modo avrebbe potuto l'orgoglio dell'Uomo accettarlo? Ovviamente, l'insaziabile sete di conoscenza dell'Essere umano anelava delle risposte, e la sua naturale curiosità non poteva che spingerlo alla ricerca dell'origine del cubo e delle ragioni della sua peculiare funzione.
Gli autori GLAUCO De BONA (vincitore del Premio Urania 2013) e MASSIMO BAGLIONE (amministratore di BraviAutori.it) vi presentano una versione alternativa del "Tutto" che vi lascerà senza parole. Di Glauco De Bona e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
L'Altro
antologia AA.VV. sulle diversità del Genere Umano
Attraverso il concorso "L'Altro - antologia sulle diversità del Genere Umano", gli autori erano stati chiamati a esprimersi sulle contrapposizioni fra identità, in conflitto o meno, estendibili anche a quelle diversità in antitesi fra di loro come il terreste e l'alieno, l'Uomo e l'animale, l'Uomo e la macchina, il normale e il diversamente abile, il cristiano e il musulmano, l'uomo e la donna, il buono e il cattivo, il bianco e il nero eccetera. La redazione cercava testi provocatori (purché nei limiti etici del bando), senza falsi moralismi, variegati, indagatori e introspettivi. Ebbene, eccoli qua! La selezione è stata dura e laboriosa, ma alla fine il risultato è questo ottimo libro.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Furio Bomben.
Contiene opere di: Furio Bomben, Antonio Mattera, Maria Letizia Amato, Massimo Tivoli, Vespina Fortuna, Thomas M. Pitt, Laura Massarotto, Pasquale Aversano, Ida Dainese, Iunio Marcello Clementi, Federico Pavan, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Giorgio Leone, Giovanna Evangelista, Alberto Tivoli, Anna Rita Foschini, Francesco Zanni Bertelli, Gabriele Ludovici, Laura Traverso, Luca Valmont, Massimo Melis, Abraham Tiberius Wayne, Stefania Fiorin.
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