Epimeteo liberato
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Epimeteo liberato
Alzò gli occhi al cielo. Il picco aguzzo della montagna si stagliava verso le sfere serene. L'Aquila si assentò dal suo pasto, spargendo gocce di fuoco sulle rocce. Planava tranquilla e fiera.
"Fratello!"
A che stava pensando? Tra le rocce cercava qualcosa per… Ma non riusciva a figurarselo. I ciuffi di arbusti spinosi sarebbero stati un buon cibo per la capra, a cui aveva dato la tigna e zampe agili e tenaci.
"Fratello, tirami giù!"
Allungò un braccio verso le corde lontane. L'Aquila stridette: era proprio maestosa nel cielo, che buon uso faceva dei doni che le aveva affidato! Mai un volo tanto sublime fu altrettanto meritato!
"Zio, cosa fai? Aiutami a salire!"
Il piccolo Deucalione aveva gli occhi piegati di rabbia, le guance rigate, il vestito di pelle tutto sgualcito, le mani ferite e sporche di terra. Sputò e provò ad arrampicarsi di nuovo sulla parete quasi liscia.
Quelle mani! Era proprio come suo padre, che artista sarebbe diventato! La terra sarebbe stata sua amica, così docile per quelle dita! E Gaia gli avrebbe dato tanti figli: sì, uno così un giorno avrebbe potuto far fiorire la vita dalle rocce!
L'Aquila scese in picchiata, si posò sul suo braccio. Gli artigli lo pizzicavano, lui sorrideva scrutando negli occhi fieri. Pulì con le dita il becco sanguinoso: che compito ingrato per un così nobile uccello!
"Fratello, svegliati! Devi liberarmi dal mio tormento, non coccolarlo!"
L'Aquila stridette e risalì con ampi cerchi verso il suo pasto. Deucalione, incredulo, gridò:
"Zio!"
E perse l'equilibrio, rotolò a terra e le rocce gli graffiarono tutta la faccia.
Gli tese una mano, quello la colpì.
"Non voglio niente da te! Non servi a niente! È tutta colpa tua se mio padre è legato lassù!"
L'Aquila straziava il fegato di suo fratello. Il carro di Elio, glorioso, era un fuoco tanto più grande di quello per cui si versavano tante lacrime su tutta la Terra.
Il pianto dirotto del fanciullo lo distrasse dai suoi pensieri.
"Papà, come farò senza di te? Tuo fratello non ci può salvare! Verranno i fulmini, verranno le belve, saremo preda di tutti! Spegneranno il nostro fuoco!" Prese una pietra e con rabbia se la lanciò alle spalle.
A cosa stava pensando? Ah già, doveva fare come gli aveva detto… Chi avrebbe potuto aiutarlo? Non l'Aquila di certo, anche se… Certo, aveva fatto proprio bene a dare all'elefante quella grande mole, nessuno gli avrebbe fatto del male.
"Dé-dé piagge?"
La piccola Pyrra… Il suo volto era più luminoso del sole, più bello di quello di sua madre. Camminava malferma sui piedini nudi, sull'erbetta dolce. La pelle candida del corpo tutto nudo la faceva sembrare una perla preziosa ritrovata all'improvviso in mezzo a un campo; le ciocche libere al vento un'aurora dorata.
"Papà, Dé-dé piagge… "
Lo prese per mano, tenendo stretta nell'altra il suo prezioso vasetto. Lo portò vicino a Deucalione.
"Dé-dé, pecché piaggi?"
Deucalione non rispondeva: aveva smesso di piangere. Già le mani polverose afferravano le braccia tenere, e baciandola picchiettò le gote già rosse col sangue delle sue labbra. Subito la pulì come poteva, poi provò a pulire il fango che le aveva lasciato addosso nel tentativo. Lei ridacchiava, a sua volta gli puliva la faccia dalle lacrime con la mano libera.
La bimba alzò quindi la testa, un lacrimone le fece brillare l'occhio.
"Tìo male… "
Guardò di nuovo Deucalione e sorrise, poi agitò in aria il vasetto.
"Male passa! Tìo gioca ancora! Dé-dé no piagge, apetta tìo, tato tonna!"
Deucalione la strinse forte, e baciò la manina che stringeva il vasetto prezioso.
"Fratello, mi senti?" gridò lui, finalmente "Guarda come sono belli, non mi pento di niente! Nudi e scalzi ammutoliscono anche gli dèi, potevi pensare ad un dono come questo? Stringi i denti, sii paziente, scenderai nella giusta stagione. Questa volta non seguirò il tuo consiglio: tocca a me pensare!"
"Fratello, così mi tradisci? È l'ennesimo inganno di Zeus! È pericolosa come sua madre!"
"Tìo, guadda!" Pyrra scoppiò a ridere, mentre agitava entrambe le braccia verso il cielo. L'Aquila stridette, facendole eco, planò in basso, fece un giro sulla testa dei due bambini e volò via lontano.
Pyrra batteva le mani sul vasetto e rideva. Anche Deucalione rideva, e persino il volto di Prometeo si addolcì.
"Non è un inganno, è un dono! Aspetta e vedrai cosa faranno questi marmocchi: li terrò lontani dalla fretta, e con calma raccoglieranno insieme i mali che abbiamo seminato."
"Aspetterò… fratello. Ma allora vattene di qui, e pensa a loro. Possono rimanere scalzi e nudi solo finché a coprirli sarà l'ombra di un titano."
- Alberto Marcolli
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Commento Epimeteo liberato
Questa tiritera per giustificare il mio commento limitato al testo e stop.
Il icco aguzzo - - picco?
maestosa nel cieo, - - cielo?
scrutando negli occhi fieri – forse scrutandola? o forse - - scrutando i suoi occhi fieri?
tanto più grande di quello per cui si versavano tante lacrime - - tanto… tante
le ciocche libere al vento un'aurora dorata. - - non mi suona bene. Non capisco cosa tu voglia dire.
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Hai rielaborato in chiave moderna quattro o cinque miti: il Titano Prometeo, il preveggente, Epimeteo suo fratello e suo opposto, colui che non vede, entrambi Titani, ma figli di Giapeto. Pandora, Deucalione e Pyrra (non un nome casuale, da Pyr fuoco).
Per Eschilo, Prometeo il preveggente, il potente Titano ha sostenuto l'altro titano, Zeus, nell'omicidio del padre e re Kronos figlio dei primi dei, Urano e Gea. Da Zeus viene tenuto in considerazione finché egli non gli preferisce del genere umano. A cui regala l'arte di dominare il fuoco, con tutto ciò che ne consegue, liberando gli uomini dalle catene della schiavitù portandoli a ergersi, in prospettivo, contro gli stessi dei. Per questo ma anche oer il suo dono di prevedere Prometeo viene incatenato nel modo che sappiamo.
Egli sa chi detronizzerà i nuovi dei, il nuovo Olimpo di Zeus.
Per Eschilo la causa del male di Prometeo risiede nella sua stessa capacità.
Noi moderni possiamo dire che l'Uomo prometeico ha ucciso gli antichi dei. E questo Prometeo lo sapeva sin dall'inizio. La mitologia e la letteratura greca è piena di figure preveggenti punite per il loro stesso dono: Cassandra, Prometeo, Tiresia, e via dicendo.
Epimeteo è di solito associato a una figura negativa, anche se di equilibrio.
Non osa sfidare Zeus, anzi lo asseconda, e provoca la rovina degli uomini.
Ma in fondo Prometeo sapeva anche questo, e il tuo bel racconto alla fine lo lascia intendere.
Prometeo sa qual è il destino di Epimeteo.
Un pezzo coraggioso, a rileggerti.
- Ishramit
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Re: Epimeteo liberato
So che il racconto risulta piuttosto criptico, e lo sarà particolarmente per chi non ha dimestichezza con i personaggi e le loro storie, tuttavia mi è venuta voglia di scriverlo così, avevo bisogno di ragionare su certi temi e questo è il modo in cui lo faccio. E sapevo che nonostante l'opacità qui avrei trovato qualcuno disposto a dargli un'occhiata e a farne scaturire anche qualche pensiero in più, per questo l'ho inserito in gara.
Di conseguenza il tuo commento, Namio, è proprio prezioso: non solo perché renderà un po' più trasparente il racconto al prossimo che ci si cimenterà, ma soprattutto perché non coincide del tutto con il modo in cui avevo letto le fonti su cui mi sono basato. La questione della preveggenza, ad esempio: in realtà mi stavo concentrando di più sull'aspetto etimologico dei nomi, secondo cui Prometeo è colui che pensa prima (di agire) ed Epimeteo quello che pensa dopo, quando è troppo tardi. Non avevo realizzato che in questo fosse implicata anche la preveggenza, ma ha perfettamente senso anche nella logica del racconto. In effetti avevo l'impressione che Prometeo "già sapesse" mentre lo facevo parlare, che a differenza del fratello pensasse già al diluvio. È proprio questo d'altronde il bello del racconto mitico: tiene insieme molte più cose dei discorsi che ci si possono fare intorno.
Grazie ancora, dunque

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Re: Epimeteo liberato
Se ne vuoi sapere di più inizia dal testo di Eschilo, che è bellissimo. Tra parentesi l'INDA rappresenterà il Prometeo incatenato al Teatro Greco di Siracusa già a partire da questo mese insieme alla Medea di Euripide.
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Re: Epimeteo liberato
Namio Intile ha scritto: 04/05/2023, 15:29 Ciao, Ishramit. A proposito di fonti, Eschilo scrisse una trilogia tragica sulla figura di Prometeo. Ci rimane solo il Prometeo Incatenato e alcuni frammenti di Prometeo Liberato. Il mito con Eschilo viene approfondito e la riflessione filosofica prende il posto della narrazione mitica. Con Eschilo Prometeo diventa una figura simbolica, ripresa nel romanticismo da Goethe e Shelley con i loro Prometeo, si trova anche nel Paradiso Perduto di Milton. E poi c'è il Frankstein di Mary Shelley, dal sottotitolo Il moderno Prometeo. È la stessa Shelley a rivelare di aver scritto Frankstein dopo la lettura di Eschilo.
Se ne vuoi sapere di più inizia dal testo di Eschilo, che è bellissimo. Tra parentesi l'INDA rappresenterà il Prometeo incatenato al Teatro Greco di Siracusa già a partire da questo mese insieme alla Medea di Euripide.
Grazie mille per le indicazioni, purtroppo Siracusa mi risulta proprio fuori mano

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vestito, immagino.
una ripetizione di troppo:
*Già* le mani polverose afferravano le braccia tenere, e baciandola picchiettò le gote *già* rosse
Racconto mitico, anche difficile, però il commento di Namio aiuta molto. Si fa leggere e, nonostante una certa impressione di trovarsi di fronte a divinità con l'Alzheimer, tutto torna. Si vota qui? Almeno un quattro ci sta.
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Nonostante ciò mi è piaciuto molto, rileggere una storia mitologica greca in uno stile moderno non può che affascinarmi..
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