Suicidio sull'Orient Espress
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- Alberto Marcolli
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commento Suicidio sull'Orient Espress
“la trovavo piuttosto rumorosa” toglierei il piuttosto. Il lettore non capisce cosa pensare: è rumorosa sì o no? Ni, è una via di mezzo!
“bianco ed affilato” – la d eufonica non ci vuole.
“parenti ed amici” - la d eufonica non ci vuole.
“un uomo ed una donna” - la d eufonica non ci vuole.
tornato ad occuparsi … cose ad estranei … soggiorno ad Istanbul - la d eufonica non ci vuole
“il famoso vagone in cui gode dell'ottima cucina” – direi che ti è rimasto un “si” nella penna!
“della buona compagnia” – toglierei il buona – perché non lasciare al lettore il giudizio se la compagnia di … diplomatici, banchieri, ufficiali, … sia buona o meno?
“che salivo sul quel treno per raggiungere” – su quel treno –
“E sono già cinque anni che lei abita nella zona Sultanhamet,” questo passaggio al presente mi suona strano. Potrebbe anche starci, forse, ma io avrei scritto – Ed erano già cinque anni che lei abitava nella zona Sultanhamet, -
Mi fermo qui. Lascio ad altri proseguire se lo vorranno.
Il duro lavoro dello scrittore, purtroppo, è quello di rileggere – rileggere – e rileggere ancora a distanza anche di settimane, facile a dirsi, naturalmente, ma so benissimo di essere io il primo a non farlo a dovere.
Commento sul contenuto del racconto.
“Annie s'era invaghita di un farmacista per via di quella sua acqua di lavanda che esportava in tutta Europa. E sono già cinque anni che lei abita nella zona Sultanhamet” – il pianeta donne non finisce mai di stupirmi, ma invaghirsi di un uomo per dell’acqua di lavanda proprio non l’avevo mai sentito. Magari una scappatella ci potrebbe anche stare, ma sono già cinque anni che questa Annie sta lì ad annusare lavanda!
“inglesi, probabilmente saliti alla stazione di Londra.”
Detto così sembra che l’Oriente Express partisse da Londra. Ora, io non conosco l’Orient Express, e nel 1921 non ero ancora nato, per fortuna, ma Wikipedia ci dice che il treno partiva da Parigi.
“Era la seconda volta che salivo sul quel treno per raggiungere Istanbul, d'altra parte era mio dovere andare a trovare mia sorella almeno una volta all'anno. Non che mi piacesse la città, anzi, la trovavo piuttosto rumorosa, piena di gente strana, disordinata; ma quella stupida di Annie s'era invaghita di un farmacista per via di quella sua acqua di lavanda che esportava in tutta Europa.”
Fin qui ho capito che la protagonista raggiungeva Istambul per andare a trovare sua sorella, e qualche riga sotto avevo ovviamente associato il nome di Annie alla sorella stessa. Ma più avanti scopro che:
“Sarei arrivata il giorno dopo nel pomeriggio a Belgrado, già vedevo mia sorella e il suo insignificante marito attendermi alla stazione, per proseguire poi verso Istanbul.”
Quindi la sorella non è Annie (mannaggia!). Altra domanda: marito e sorella salgono anche loro sul treno per Istanbul? Forse no direi, o sì?
Tutto sbagliato. Sorella e marito turco (quindi l’invaghimento si è concluso in matrimonio (mannaggia!) salgono a Belgrado e tornano a Istanbul con la protagonista, ovvero la sorella di Annie.
Mi dispiace. Trovo la storia sostanzialmente banale, o per lo meno mal raccontata, e il testo necessita di una doverosa “sistemata”. Non mi sono mai permesso di disprezzare un racconto in gara e non lo farò certo adesso. Quindi non esprimo alcun giudizio. Mi aspetto che Anto58 riveda, se vuole, il suo “Suicidio sull’Orient Espress”, io mi limito ad attendere fiducioso.
Scusa per il “pippone”. Non sono romano, ma nel loro dialetto significa lungo discorso noioso.
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In ogni caso a mio parere un racconto deve essere magico, dare emozioni, interesse, non è una telecronaca di avvenimenti storici realmente accaduti… troppa analisi toglie il respiro! Cmq grazie per il commento.
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Quando si ambienta un racconto sull'Orient Express nel 1921 direi che si voglia dire qualcosa al lettore. E il rimando ad Agatha Christie, col suo celebre omicidio, è quasi scontato. Appena ho letto il titolo ho pensato a un giallo. Un suicidio che non è tale scoperto a posteriori, mi sono detto. Ma alla fine il suicidio rimane un suicidio e la protagonista conclude il racconto riflettendo sui perché di quell'azione a distanza di anni. Forse il titolo non funziona. Annuncia già tutto. Si capisce che a quella coppia succederà proprio quello che il titolo suggerisce e la suspence piano piano scema. O forse è l'ambientazione stessa a trarre in inganno. Insomma, titolo e ambientazione inducono delle aspettative che poi vengono tradite, perché il punto è proprio il suicidio.
Ma non solo, la prima parte, l'introduzione con le descrizioni, è forse troppo lunga e sbilancia il finale. O forse è il finale che dovrebbe permettere alla protagonista di spiegare qualcosa in più a proposito del suicidio, svelando l'enigma. Ma credo che per l'autore l'enigma importi poco, è quell'azione in sé a provocare i ricordi della protagonista. Ma a questo punto la protagonista dovrebbe esplicitare la natura del suo malessere legato a quel suicidio. Perché ci pensa ancora a distanza di anni.
Insomma, manca un po' di equilibrio, a mio modo di vedere, tra la parte introduttiva e quella centrale (peripezie e climax quasi del tutto assenti) e il finale. Lo schema del racconto è un po' zoppo.
Peccato, perché la prosa è di gran livello e l'autore dimostra ottime capacità descrittive preparate da una valida ricerca storica. Sembrava di esserci su quei vagoni.
A mio avviso il racconto dovrebbe essere sviluppato nella parte centrale e il finale approfondito.
Ma gli elementi per un ottimo racconto ci sono tutti. Anche il titolo, riuscendo a mostrare passo passo al lettore il signficato di quel suicidio per la protagonista, avrebbe un altro spessore.
A rileggerti
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Questo treno è sempre stato mal visto dall'Impero austro-ungarico, in quanto faceva concorrenza al vero Orient Express e alla compagnia Lloyd. Per questa ragione non fu Trieste, ma Venezia capolinea del Simplon, perchè Trieste era austro-ungarica e vi erano troppe ragioni economiche dietro. Nel 19, poi, con i nuovi confini si estese anche il Simplon, per poi ampliare le tratte. Questo treno, oltre alla storia, ha aiutato le persone dopo le guerre jugoslave a tornare a casa, in seguito all'esilio in Italia. Ha portato tonnellate e tonnellate di aiuti umanitari in quei territori devastati dalla guerra, ha riconciliato famiglie perdute.
Detto questo, il racconto è scritto molto bene, il tutto ricercato e messo in una bellissima cornice. Mi aspettavo una trama più coinvolgente, manca quasi del tutto il climax e qualche colpo di scena. Peccato.
A presto.
Haiku - il giro del mondo in 17 sillabe
A cura di Lorenzo Pompeo.
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