Quell’ultimo giro di valzer

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'inverno 2023/2024.

Sondaggio

Sondaggio concluso il 25/03/2024, 0:00

1 - non mi piace affatto
0
Nessun voto
2 - mi piace pochino
0
Nessun voto
3 - si lascia leggere
4
44%
4 - mi piace
4
44%
5 - mi piace tantissimo
1
11%
 
Voti totali: 9

Avatar utente
Alberto Marcolli
rank (info):
Correttore di bozze
Messaggi: 304
Iscritto il: 08/05/2018, 18:06

Author's data

Quell’ultimo giro di valzer

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

L’altra sera, dopo una stressante giornata di lavoro, ho preferito disertare l’autobus per una salutare camminata lungo il viale che conduce alla mia casa in periferia.
Avevo percorso poco più di un centinaio di metri, quando mi sono ritrovato al centro di una multietnica gioventù femminile, che con mosse seducenti e frasi audaci esibiva un fermento di corpi seminudi nel gelo autunnale.
Non sono nato ieri e la presenza del popolo della notte non è più una sorpresa, eppure quell’apparizione repentina mi ha procurato una stretta al cuore, tant’è per me inaccettabile osservare delle adolescenti costrette a recitare scene avvilenti e subire abusi che infangano le loro vite.
Ho sofferto nel considerare, ancora una volta, come la società nella quale vivo preferisca fingere di non vedere, piuttosto che sporcarsi le mani combattendo contro questo strazio. L’imbarazzo e il tormento erano così forti che non sono riuscito a pronunciare nemmeno una parola, e con la testa bassa sono scivolato via, quasi correndo.
Aprendo la porta di casa, le emozioni appena vissute mi hanno acceso curiosità e memorie lontane, legate ad avvenimenti della storia patria, sepolti da decenni nell’oblio.
Quanti saranno gli italiani, mi son chiesto, che tuttora rammentano quelle pompose passeggiate in carrozza per le vie del centro che un’abbondante dozzina di allegre signorine, sbarcate fresche fresche alla locale stazione ferroviaria, compiva con regolarità quindicinale, prima di procedere al rimpiazzo del personale “di ruolo” nei vari bordelli, in quel tempo operanti un po’ ovunque, su e giù per la penisola? Era questa una ricorrenza assai popolare, celebrata in ogni borgo che avesse il “piacere” d’ospitare almeno una di quelle leggendarie case chiuse, cosi soprannominate dal giorno in cui, nel lontanissimo 1888, una scrupolosa legge del Regio Governo impose, per il loro funzionamento, una serie di regole categoriche, tra le quali vi era, per l’appunto, l’obbligo di mantenere le persiane perennemente accostate, i vetri oscurati e le finestre sbarrate; inoltre, essendo consentita una sola porta d’ingresso, si doveva murare qualsiasi comunicazione con altre abitazioni, case, quartieri, stanze private o botteghe.
Accertata l’impossibilità di sopprimerle, la bigotta morale italiana di fine ‘800 comandava, senza mezzi termini, che quei luoghi di perdizione, regni dell’amore mercenario, fossero il più possibile mimetizzati agli sguardi innocenti dei cittadini per bene, pur sapendo che molti di quei cittadini, cosiddetti “per bene”, non avrebbero resistito alla tentazione di veloci scappatelle, come sarebbe facilmente dimostrabile interrogando sull’argomento qualche nostro parente un po’ avanti negli anni. Si scoprirebbe allora che la folla di avventori, attivi in quei lupanari, apparteneva a tutti i ceti sociali: modesti e facoltosi, scapoli e ammogliati, laici e religiosi. A questo proposito, un antico adagio veneziano riassume, con l’arguzia che contraddistingue quel popolo di naviganti, la morale genuina della nostra cara italietta: «La matina ‘na meseta, dopo disnar ‘na basseta e la sera ‘na doneta», che tradotto recita grossomodo: «Una Messa la mattina, dopo pranzo una partitina (a carte) e la sera una donnettina».
La struttura interna delle case chiuse era all’incirca sempre la stessa, sia si trattasse di case di lusso, frequentate dalla quotata borghesia, o di categoria inferiore, zeppe di soldati, contadini e gente di passaggio. All’ingresso si trovava il bar con accanto uno spazioso salone, arredato con comode poltrone, utili affinché la fauna maschile avesse modo di ammirare e scegliere la ragazza adatta alla bisogna, mentre era nelle camere ai piani superiori che i maschi avrebbero poi consumato qualche scampolo d’effimera voluttà.
In quegli anni, valutata l’assoluta indisponibilità del gentil sesso, eccezion fatta per pochissime encomiabili signore maritate, era tradizione assolvere l’esigenza dell’iniziazione maschile mediante il passaggio in una di queste case. Una tradizione rimasta fino alla conclusione di quella lunghissima parentesi del costume nazionale, disciplinata ma non vietata dal codice civile, che implicitamente ne ammetteva la sua necessità.

Un discorso completamente opposto va fatto per chi stava dall’altra parte della barricata. I ritmi di lavoro costringevano le signorine a trascorrere una povera vita da carcerate, per essere infine sostituite, alla stregua di un logoro strofinaccio, trascorsa la canonica quindicina. Raccolte in una nuova “squadra” e restaurate alla meglio, affrontavano il trasloco in una diversa città, dove il calvario sarebbe immediatamente ripartito.

Probabile che l’ultimo girotondo, quello del 20 settembre 1958, anteriore di un solo giorno all’entrata in vigore della legge di abolizione delle case chiuse, sia rimasto ben impresso nella mente di una grossa fetta d’italiani, per sentito dire, se non per personale testimonianza.
Qui da noi l’avvenimento fu celebrato in un tripudio di paillettes, lustrini e cosce al vento, con raduno finale nella centralissima piazza Monte Grappa, all’ombra della torre littoria. Volendo coinvolgere proprio tutti, i tenutari dei postriboli cittadini, accantonate le tradizionali rivalità, avevano assoldato pure la banda municipale, incaricandola di suonare quell’ultimo giro di valzer che chiamasse a raccolta tutti gli uomini validi, spronandoli a festeggiare virilmente la serata conclusiva, prima della chiusura definitiva dei casini.
Di quella giornata memorabile, conservo un ricordo preciso, anche se all’epoca, avendo solo otto anni, non ebbi modo di comprendere fino in fondo l’avvenimento e tanto meno il motivo per cui nonno Gustavo mi condusse in piazza, in gran segreto da mamma e papà.
Qualche anno più tardi, quando ne afferrai meglio il significato, era ormai tutto inutile. La signora Merlin, senatrice padovana, cattolica e socialista, aveva cambiato per sempre le italiche abitudini a vantaggio di uno squallido moralismo di facciata, ben sapendo che molte di quelle duemilaseicento prostitute sarebbero state costrette, per sopravvivere, a esercitare sulle pubbliche strade.

Da allora sono trascorsi cinquantadue anni, una vera era geologica che ha messo nel dimenticatoio persino la memoria di quei luoghi, in grado di attirare proprio tutti, dagli zitelloni per scelta agli uomini dal fisico infelice, dai timidi che non osavano fare la prima mossa, ai mariti annoiati da una lunga convivenza con mogli in declino.
Con l’arrivo della modernità le cose si sono ulteriormente evolute. Oggi vanno di moda i siti porno, con ogni genere di offerta a uomini e donne per una comoda quanto illusoria scappatoia, nel tentativo di fuggire dallo squallore di una vita in affannosa ricerca di un benessere tristemente materiale, sempre più irraggiungibile.
Non nego di subire infinitamente il fascino femminile e le birichinate non me le sono certo risparmiate, ma la sola idea di mancare di rispetto a una donna, trattandola come un oggetto da usare, pagare e gettare, mi dà il voltastomaco.
Nell’appartamentino accanto al mio, abita la signorina Miriam, un’arzilla ottantenne in pensione, animatrice volontaria presso la biblioteca comunale, dopo averci lavorato per trent’anni o poco meno. Tra lei e nonno Gustavo era sempre esistita un’amicizia molto speciale. Com’era piacevole osservarli, mentre rievocavano i loro verdi anni, beatamente seduti sulla panchina dei giardinetti, all’ombra di quel paio di pini, sopravvissuti per miracolo ai numerosi piani urbanistici.
Ricordo che il giorno in cui nonno Gustavo morì, la signorina Miriam, sopraffatta dal dolore, non se la sentì di seguire la bara fino al cimitero, e con la scusa di un caffè, mi chiese di accompagnarla a casa. Seduti nel salottino, si mise a parlare come un fiume in piena della sua gioventù, svelandomi, tra le lacrime, che le case chiuse le aveva frequentate pure lei, ma dall’altra parte dell’universo, e che il nonno, assessore alla cultura, era riuscito a salvarla offrendogli la possibilità di un lavoro in biblioteca.
Intuito il suo bisogno di compagnia, la incoraggiai a continuare, e lei iniziò a raccontare, compiaciuta d’aver trovato qualcun altro che la stesse ad ascoltare, ora che il nonno ci aveva lasciati.

Era una vita peggiore di quella delle suore di clausura, ma senza le messe e le giaculatorie quotidiane, mormorò soffocando un singhiozzo; le giornate trascorrevano cadenzate dal ritmo alienante delle semplici e delle doppie a una media di trenta, quaranta finti orgasmi. Un’esistenza precaria, legata al reggere della bellezza. Bisognava, infatti, poter interpretare un ruolo appetitoso che sapesse stuzzicare le voglie maschili. Rientrare nella schiera dei “bocconcini” o delle languide bambolone, oppure della maschietta, della falsa profuga russa o della bolognese, fertile di sofisticate promesse. Un lavoro estenuante che sfiancava in poche stagioni, e le case di lusso scritturavano solo carne fresca, non usurata dal mestiere.
«Bruciavamo in fretta, e la prospettiva di lauti guadagni era comunque un’illusione.» proseguì Miriam.
«Allargando le gambe, mantenevamo un esercito di parassiti, e lo Stato era forse il peggiore di tutti: tassa sulla licenza ... tassa sugli introiti giornalieri!»
Poco prima che arrivasse la legge Merlin, la tariffa di una marchetta semplice era di quattrocento lire che, per una media di quaranta giornaliere, fruttava un incasso lordo di circa duecentocinquantamila lire a quindicina: una cifra importante, ma già il tenutario ne reclamava la metà. Il corredo era a nostro carico, e bisognava rinfrescarlo di novità: mutandine ricamate, veli, sciarpe di merletto e pagliaccetti. Vanità femminili sulle quali sfogavamo le nostre frustrazioni di recluse: un sollievo fugace quanto dispendioso. Ovviamente c’era da pagare la retta per il cibo, le spese mediche e le piccole necessità di tutti i giorni. Tirate le somme, restavano duecentomila lire, purtroppo ancora da dividere, perché i “pappa” esistevano anche allora: autentiche sanguisughe che nel sistema delle case di tolleranza agivano come reclutatori di ragazze da piazzare nel circuito delle quindicine, trattando gli ingaggi e incassando la percentuale sulle marchette giornaliere.
Per sopravvivere bisognava quindi compensare con la produttività, in altre parole saper farsi scegliere nelle “passate” fra i clienti del salone. Concentrare tutta la propria sensualità in quel «saliamo?» ammaliatore, capace di scollare il “flanellone” dalla panca o dal divanetto, e per meglio riuscire si cercava il sostegno del guardaroba. Funzionava il “ti vedo e non ti vedo”: spacchi, scollature, trasparenze e pizzi traforati. Il nudo integrale non “tirava”; preferibile, per una platea di consumatori cattolici, il chiaroscuro, l’accennato o il tutto coperto tranne il pezzo forte, rappresentato da chiappe matronali o seni da maggiorata. Era di moda, negli ultimi anni, anche il tipo acqua e sapone: dopo le tragedie della guerra, i maschi italiani desideravano un’avventura domestica, che li illudesse di aver conquistato la ragazza della porta accanto.
Per la signorina Miriam, l’adescamento era l’unico momento divertente del mestiere. Su in camera, era solo noia, fatica e sciacquio di bidet.
Ogni tanto si creavano dei fugaci affetti, ma non c’era niente di soave. Per «loro», per la clientela, forse. La regola professionale, infatti, era metterli a proprio agio, quasi fossimo delle giovani mammine o delle amorevoli cugine. Per fortuna era raro imbattersi nel perverso, quello che pretendeva la «bilancia», cioè la presenza di una seconda ragazza. Il grosso dei consumatori erano maschi impacciati che occorreva accompagnare per mano, come se fossero alle prime armi. Non mancavano quelli che Miriam ricordava con il nome di “teneroni”, quelli che prima, durante e anche dopo, parlavano incessantemente dei loro amori mancati, alla ricerca di conforto per un’insopportabile solitudine. E che dire dei “monsignori”, quelli che pagavano non per “fare”, ma per tentare di redimerti, o forse in loro c’era solo la morbosità di voler conoscere la triste verità di una prostituta, con figlio a balia. Naturalmente, tra i clienti fissi e le signorine, a volte si creava una certa familiarità, specie se si trattava di studenti squattrinati, piazzati nel salone a “far flanella”, sordi ai richiami perentori della maitresse:
- Qui non si chiacchiera, si ciula!
Su tutto regnava la fatica alienante di un’impietosa catena di montaggio, e ti ritrovavi a trent’anni che eri già da sbatter via, buona per il giro dei casini da battaglia, a 150 lire la marchetta, quelli dove la maitresse, per incitare i fannulloni a sgombrare, utilizzava l’arma degli spruzzi di flit, un puzzo terribile che timbrava indelebilmente i vestiti dei malcapitati, con ovvie conseguenze una volta ritornati nelle loro case.

Ripensando a quel periodo, oggi ho acceso il computer e vagando a caso per la rete ho scoperto sull’argomento una storiella davvero spiritosa, vera o falsa non saprei. Un testimone di allora racconta che qui in provincia di Varese, negli anni in cui i bordelli funzionavano a pieno ritmo, il tram da Luino raddoppiava le corse domenicali, mentre al trenino della Valmorea aggiungevano regolarmente due carrozze. Molti mariti, dovendo motivare alle mogli sospettose quei frequenti viaggi festivi, si erano inventati la scusa di una gara di bocce nel capoluogo. Partivano dunque con la loro pesante valigetta, ma giunti a destinazione, non volendo trasportare fino al casino quell’inservibile fardello, se ne liberavano abbandonandolo nel deposito bagagli della stazione ferroviaria. Al ritorno, forse per la fretta o piuttosto per via di un comprensibile rilassamento, quelle bocce finivano spesso dimenticate, finché, alla fine del ’58, preso atto che l’entrata in vigore della Legge Merlin aveva ridotto drasticamente quel gran viavai di uomini, le ferrovie scrissero alla bocciofila di viale Belforte affinché venissero a prelevare la marea di bocce che intasavano i magazzini.

Stuzzicato dalla curiosità di conoscere la sua reazione, ho ripetuto la storiella alla signorina Miriam, e lei, con un’arguzia degna di un filosofo greco, ha commentato:
«Mio caro Alberto, sai cosa ti dico? Le palle le avranno anche ritirate, ma i cervelli no, quelli sono ancora là, sepolti in quel deposito ammuffito!».
Ultima modifica di Alberto Marcolli il 27/02/2024, 11:39, modificato 8 volte in totale.
Marirosa
rank (info):
Foglio bianco
Messaggi: 39
Iscritto il: 22/10/2023, 19:22

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Marirosa »

Ho letto il racconto. La scrittura è molto buona, pulita e il testo si lascia leggere. Purtuttavia, alcune frasi mi hanno lasciato perplessa. Per esempio:
"Dall’imbarazzo, non sono riuscito a pronunciare nemmeno una parola, e sono scivolato via, quasi correndo." Nell' ultimo passaggio si crea quasi un ossimoro e non riesco a figurarmi la scena. Il protagonista è scappato, ok ma come? A passo di corsa, quasi, o più lentamente, come per non essere visto?
E anche la battuta finale l'ho riletta più volte, ma mi suona sempre con un qualcosa che non torna.
"− Caro Alberto.(Qui avrei messo una virgola) Le palle le avranno anche ritirate,(qui invece non avrei messo la virgola) ma i cervelli no, quelli sono ancora là, sepolti in quel deposito ammuffito!"
Comunque in generale, ho letto il racconto più volte, per quanto il racconto possa essere interessante sotto il profilo storico, trattandosi per lo più di una rievocazione di un abitudine del passato, solo lievemente paragonata, (e forse anche paragonabile) a quella attuale e non mi ha suscitato granché. Anche le immagini, ho faticato a "visualizzarle" e ci sono riuscita solo parzialmente e comunque senza davvero "vedere" i luoghi o i personaggi descritti, ammetto di aver dovuto richiamare alla mente altri testi che contenevano simili rievocazioni storiche per poter "entrare" meglio nello spirito del racconto. Comunque un bel racconto che si lascia leggere, voto 3.
Ultima modifica di Marirosa il 12/01/2024, 9:22, modificato 1 volta in totale.
Avatar utente
Massimo Baglione
rank (info):
Site Admin
Messaggi: 9665
Iscritto il: 11/04/2007, 12:20
Località: Belluno
Contatta:

Author's data

Re: Quell’ultimo giro di valzer

Messaggio da leggere da Massimo Baglione »

Ricordatevi di specificare esattamente "Commento" nel campo "Titolo" del messaggio usato per commentare i racconti (senza prefissi come "Re:" o altro), altrimenti non verranno conteggiati dal sistema, grazie!
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
Immagine

Immagine <<< io ero nel Club dei Recensori di BraviAutori.it.

Immagine

www.massimobaglione.org
Avatar utente
Alberto Marcolli
rank (info):
Correttore di bozze
Messaggi: 304
Iscritto il: 08/05/2018, 18:06

Author's data

Re: Commento

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

A. Giordano ha scritto: 16/01/2024, 15:15 Mie personali osservazioni
Forse potresti utilizzare il termine "tumulto" invece di "fermento", in quanto mi sembra che quest'ultimo rimanga un po' nascosto nella frase. Tumulto, per me, comunica meglio l'idea di confusione o eccesso.

Solitamente l’editor non suggerisce il cambio di un termine, ritenendolo una scelta di stile da parte dell’autore, a meno di voler eseguire un editing profondo, che io non ho mai fatto, non essendo un vero professionista, con laurea specifica e tutto il resto. Ma visto che tu lo hai fatto, ti dirò: accetto la proposta.
- - - - -
La parte del periodo "che infangano per sempre le loro vite" mi sembra troppo pessimistica, come se non ci fosse speranza, né possibilità di redenzione. Come bestie marchiate a fuoco da un falso moralismo. Forse sarebbe meglio usare "che infangano la loro esistenza".

Idem c.s
------------------------------------------------------------------------------------
“Ho sofferto nel considerare come la società in cui vivo preferisca fingere di non vedere invece di impegnarsi attivamente per combattere questo strazio.”
Trovo questa frase retorica, come se fosse stata scritta solo per dire: "a me questa cosa non piace". Il fenomeno della prostituzione è concatenato con altri problemi come la droga, l'immigrazione illegale e la schiavitù moderna. Si tratta di un sistema molto più complesso, governato da diverse organizzazioni criminali. Inoltre, si parla di "società" ma essa è formata da singole persone che non hanno affatto potere. Sarebbe più corretto dire: "Ho sofferto nel considerare come la società e lo Stato nella quale vivo preferiscano fingere di non vedere invece di impegnarsi attivamente per combattere questo strazio", poiché lo Stato è la massima rappresentanza della società. La verità è che il commercio del sesso porta soldi, che alimentano l'economia sia legale che illegale, compreso lo Stato attraverso tasse e imposte, anche se non direttamente, ovviamente.

Concordo con la tua analisi. Per evitare di cadere in “infodump”, tolgo tutta la frase.
--------------------------------------------------------------------------------------
In realtà funziona pure oggi così. L’attrazione è in quel che non si vede ma si immagina. Io avrei scritto “Era di regola il “ti vedo e non ti vedo”: spacchi, scollature, trasparenze e pizzi traforati…”

Eseguo le modifiche di punteggiatura, ma non cambio la frase. Vorrei si capisse che l’io narrante è un vecchietto, certamente non aggiornato sulla situazione attuale.
Avatar utente
Laura Traverso
rank (info):
Editorialista
Messaggi: 1022
Iscritto il: 27/05/2016, 16:40
Località: GENOVA
Contatta:

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Laura Traverso »

Devo dirti, Alberto, che l'argomento trattato mi ha messo una profonda tristezza. E' rappresentato nel tuo racconto un altro aspetto miserabile dell'umanità, secondo me, da qualsiasi parte si voglia vedere la faccenda. Provo dolore per le poverette costrette a un ritmo da catena di montaggio, e anche per i timidi, gli infelici, i disabili, i soli ecc in cerca di conforto a pagamento. Gli unici che davvero mi danno un senso di disagio sono gli sposati, con tutte le menzogne messe in atto: le bocce e altro. Che pena! Che squallore! Non so se fosse meglio prima della chiusura di dette case. Prima ci si ingrassava anche lo Stato, adesso solo i papponi, per le donne cambia poco. Forse sbattute in strada come ora sarà peggio piuttosto che comunque "protette" tra le quattro miserabili mura. Fatto sta che darò un 4, solo per l'argomento triste. Il racconto scorre e si legge bene.
Andr60
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 551
Iscritto il: 15/11/2019, 15:45

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Andr60 »

Condivido l'osservazione che, più che un racconto, mi pare un mini-saggio sulle case chiuse della penisola. Ben scritto e scorrevole, si legge con interesse e regala gustosi aneddoti come quello delle bocce usate come alibi. Purtroppo per la Merlin, le lucciole oggi risplendono più all' aperto che in case riscaldate, e il mestiere continua a essere esercitato esentasse, un vero insulto alle casse dello Stato.
Avatar utente
Marino Maiorino
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 830
Iscritto il: 15/10/2012, 0:01
Località: Barcellona
Contatta:

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Alberto, come mai questa cosa? Dove hai lasciato l'anima? Qui non ce la trovo, e certo le due chiacchiere con l'ottuagenaria vicina non redimono un testo che non è nemmeno un amarcord, ma si avvicina pericolosamente al documentario.
E dire che non ti mancava certo (è lì nel testo!) materiale per farne un capolavoro!
Sembri impacciato, e credo sia questo che ha fatto incespicare la tua penna, abitualmente assai più incisiva.
È la morale? Cominci in effetti col disagio nel vedere le ragazze per strada, ed è un disagio che ti tiri dietro per almeno mezzo racconto, fino a quando la vicina "si confessa".
Non emetti nessun giudizio, né ne cerchi uno, né affondi nei sentimenti di quelle vite. Sarà l'alienazione di quel mestiere, non lo so, mi resta l'impressione che ti sia sentito in difficoltà ad affrontare il tema. Nemmeno qualche guizzo di detti antichi serve ad animare una narrazione che resta fredda, estranea, i cui unici momenti di introspezione sono mediati dal nonno in un'età alla quale non potevi capirlo, e quelli della vicina che ascolti quasi per cortesia.
A migliori note la prossima volta!
Scusa se paio impietoso, ma ti leggo sempre con trepidazione...
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

Immagine
Immagine

ImmagineRacconti alla Luce della Luna

Autore presente nei seguenti libri di BraviAutori.it:
Immagine Immagine

Autore presente nei seguenti ebook di BraviAutori.it:
Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine
Athosg
rank (info):
Apprendista
Messaggi: 111
Iscritto il: 17/12/2016, 13:41

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Athosg »

Le case chiuse le ho viste solo in qualche film ma lavorando di fantasia un po' ne sento la nostalgia. Era un mondo rurale, dove la domenica si beveva vino fino a essere ubriachi e non c'era altro al di fuori che questi postriboli. Credo che gli italiani siano molto più porcelli ora. Youporn ha un seguito incredibile da parte di entrambi i sessi. Hai scritto un saggio e mi è rimasta questa curiosità: la signorina cos'ha fatto dopo aver terminato la professione?
Avatar utente
Fausto Scatoli
rank (info):
Terza pagina
Messaggi: 792
Iscritto il: 26/11/2015, 11:04
Contatta:

Author's data

Commento

Messaggio da leggere da Fausto Scatoli »

mah, sono combattuto.
perbacco, è un racconto che si può definire storico, visto che riporta la situazione e i comportamenti di oltre sessanta anni fa, però lo trovo privo di anima, manca qualcosa.
di contro, è scritto benissimo, quasi senza refusi.
nel complesso direi che si lascia leggere.
l'unico modo per non rimpiangere il passato e non pensare al futuro è vivere il presente
Immagine

http://scrittoripersempre.forumfree.it/

Autore presente nei seguenti libri di BraviAutori.it:
Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine Immagine
Avatar utente
Alberto Marcolli
rank (info):
Correttore di bozze
Messaggi: 304
Iscritto il: 08/05/2018, 18:06

Author's data

Re: Commento

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Marino Maiorino ha scritto: 10/02/2024, 10:25
A migliori note la prossima volta!
Il racconto è stato scritto almeno venti anni fa e ne ho numerosissime versioni.
Ho scelto la più ridotta di tutte, ma evidentemente troppo stringata. Ho allora cambiato il testo che ora è di 14.000 caratteri. Dovrebbe essere più completo, visto che ho avuto più di un commento in cui si lamentava qualcosa di mancante. Non è detto che i principi qui declamati siano tutti condivisibili, ma tant'è, io la penso così.
Avatar utente
Alberto Marcolli
rank (info):
Correttore di bozze
Messaggi: 304
Iscritto il: 08/05/2018, 18:06

Author's data

Re: Commento

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

Athosg ha scritto: 15/02/2024, 0:09 mi è rimasta questa curiosità: la signorina cos'ha fatto dopo aver terminato la professione?
Ciao,
Testo scritto da almeno vent'anni, e rispolverato per la gara, scegliendo una versione ridotta, per non annoiare troppo i lettori.
Vista la tua curiosità, e quelle di altri, ho provveduto a caricare un'altra versione, sempre antica, ma decisamente più completa. Se ti va, rileggi il racconto/saggio, e vi troverai la risposta.
Rispondi

Torna a “Gara d'inverno, 2023/2024”


Alcuni esempi di nostri ebook gratuiti:


La Gara 40 - La musica è letteratura

La Gara 40 - La musica è letteratura

(agosto 2013, 50 pagine, 1,14 MB)

Autori partecipanti: nw2013Federica, nwAngelo Manarola, nwNunzio Campanelli, nwLodovico, nwLeggEri, nwAnto Pigy, nwMastronxo, nwDesiree Ferrarese, nwRovignon, nwPolly Russell, nwLorella15, nwMonica Porta may bee, nwNozomi, nwFreecora, nwKaipirissima, nwFilippo19,
A cura di Antonella Pighin.
Scarica questo testo in formato PDF (1,14 MB) - scaricato 248 volte..
nwLascia un commento.

La Gara 52 - Colpo di fulmine

La Gara 52 - Colpo di fulmine

(maggio/giugno 2015, 19 pagine, 422,19 KB)

Autori partecipanti: nwPatrizia Chini, nwGloria D. Fedi, nwLaura Chi, nwAlberto Tivoli, nwRicci Giuliana, nwMaddalena Cafaro,
A cura di Giorgio Leone.
Scarica questo testo in formato PDF (422,19 KB) - scaricato 194 volte.
oppure in formato EPUB (189,80 KB) (nwvedi anteprima) - scaricato 244 volte..
nwLascia un commento.

La Gara 23 - Pochi istanti prima del sogno

La Gara 23 - Pochi istanti prima del sogno

(agosto/settembre 2011, 85 pagine, 1,87 MB)

Autori partecipanti: nwMarco Marulli, nwSilvia Marulli, nwLicetti, nwTania Maffei, Polissena e Sabina, nwLucia Manna, Erania Pinnera, nwNathan, nwRitavaleria, nwCordelia, nwDaniela Piccoli, nwElisar, nwAlessandro, nwConrad, nwMorgana Bart, nwAleeee76, nwSkyla74, nwMastronxo, nwAngela Di Salvo, nwNevestella, nwGiosep, nwParolina, nwSkyla74,
A cura di Ser Stefano.
Scarica questo testo in formato PDF (1,87 MB) - scaricato 680 volte.
oppure in formato EPUB (655,20 KB) (nwvedi anteprima) - scaricato 239 volte..
nwLascia un commento.




Alcuni esempi di nostri libri autoprodotti:


256K

256K

256 racconti da 1024 Karatteri

Raccolta delle migliori opere che hanno partecipato alla selezione per l'antologia 256K. Ci sono 256 racconti da non più di 1024 battute. A chiudere l'antologia c'è un bellissimo racconto del maestro della fantascienza italiana Valerio Evangelisti. Ogni pagina, è corredata da una cronologia dei vecchi computer dagli anni '50 agli '80. A ogni autore è stato inoltre assegnato un QR Code. Da non perdere!
A cura di Massimo Baglione e Massimo Fabrizi
con la partecipazione di: Alessandro Napolitano e Paolo Oddone.

Contiene opere di: Alberto Tristano, nwRoberto Guarnieri, Ramona Cannatelli, nwSer Stefano, Giorgio Aprile, Gianluca Santini, Matteo Mancini, Giorgia Rebecca Gironi, nwMariella Vallesi, Tommaso Chimenti, Diego Salvadori, Giulia Conti, Beatrice Traversin, Maria Cristina Biasoli, Massimiliano Campo, Il Cazzaro di 6502, Polissena Cerolini, Patrizia Birtolo, Paolo Capponi, Paolo Cavicchi, nwLuca Romanello, Igor Lampis, Diego Di Dio, Leonardo Boselli, David Parronchi, VS, Antonella Tissot, nwSam L. Basie, nwAnnamaria Trevale, Bruno Ugioli, Ilaria Spes, nwBruno Elpis, nwMassimiliano Prandini, Andrea Marà, Riccardo Fumagalli, Joshi Spawnbrød, Daniele Picciuti, Gian Filippo Pizzo, Flavio Valerio Nervi, Ermanno Volterrani, nwManuela Costantini, nwMatteo Carriero, Eva Bassa, nwLorenzo Pompeo, nwAndrea Andreoni, Valeria Esposito, Stefano Caranti, Riccardo Carli Ballola, Stefano Pierini, Giuseppe Troccoli, Francesco Scardone, Andrea Cavallini, Alice Chimera, nwCosimo Vitiello, Mariaeleonora Damato, Stefano Mallus, Sergio Oricci, Michele Pacillo, Matteo Gambaro, nwAngela Di Salvo, Marco Migliori, Pietro Chiappelloni, Sergio Donato, Ivan Visini, Ottavia Piccolo, Ester Mistò, Alessandro Mascherpa, Gianmarco Amici, Raffaella Munno, Michele Campagna, nwDiego Bortolozzo, Lorenzo Davia, Marco Solo, Gianluca Gendusa, Caterina Venturi, Lorenzo Crescentini, Silvia Tessa, Simona Aiuti, Chiara Micheli, nwAnna Tasinato, Valentina Giuliani, Giulio D'Antona, Maria Francesca Cupane, Veruska Vertuani, Giacomo Scotti, Chiara Zanini, nwLorenzo Fontana, Tiziana Ritacco, Margherita Lamatrice, Aurora Torchia, nwLuigi Milani, Maurizio Brancaleoni, Gloria Scaioli, Filomena, Piergiorgio Annicchiarico, Morik Chadid, Chiara Perseghin, Massimo Ferri, nwSimone Messeri, Davide Dotto, Serena M. Barbacetto, Roberto Bernocco, Anthony Strange, Cristian Leonardi, Fabiola Lucidi, nwRoberto Bommarito, Antonio Russo De Vivo, Giacomo Gailli, Giovanni Duminuco, Federico Pergolini, Fabrizio Leonardi, Amigdala Pala, Natale Figura, nwCeleste Borrelli, Francesca Panzacchi, Andrea Basso, nwGiacomo Inches, nwUmberto Pasqui, Mario Frigerio, nwLuigi Bonaro, nwLuca Romani, Anna Toro, Giuseppe Varriale, nwMaria Lipartiti, Marco Battaglia, Arturo Caissut, Stefano Milighetti, Davide Berardi, Paolo Secondini, nwSusanna Boccalari, Andrea Indiano, Alexia Bianchini, Penelope Mistras, Anna Grieco, Samantha Baldin, Serena Bertogliatti, nwValentina Carnevale, Gloria Rochel, nwAndrea Leonelli, James Carroll Wish, Marco Ferrari, Giovanni Ferrari, nwMew Notice, Maurizio Vicedomini, nwParide Bastuello, Alessandra Lusso, Mirko Giacchetti, Francesco Manarini, Massimo Rodighiero, nwDaniela Piccoli, Alessandro Trapletti, nwMarco Tomasetto, nwConrad, Giovanni Sferro, nwMorgana Bart, Omar Spoti, Massimo Conti, Andrea Donaera, Roberto Alba, Libeth Libet, Angela Rosa, Valentina Coscia, Antonio Matera, Fabio Brusa, nwStefano Olivieri, nwIsabella Galeotti, Chiara de Iure, Ilaria Ranieri, Lorenzo Valle, Francesco Fortunato, Valentina Tesio, Elena Pantano, Maria Basilicata, Antonio Costantini, Riccardo Delli Ponti, Giovanna Garofalo, nwEliseo Palumbo, Federica Neri, nwAlessandro Napolitano, Stefano Valente, Linda Bartalucci, nwLuisa Catapano, nwDiego Cocco, Riccardo Sartori, nwDario Degliuomini, nwGianni Giovannone, Nicola Fierro, Federico Marchionni, Romeo Mauro, Francesco Azzurli, Filippo Pirro, Luca Marinelli, Triptil Pazol, Marco Sartori, nwIunio Marcello Clementi, Maria Lucia Nosi, Valentina Vincenzini, Jacopo Mariani, Diletta Fabiani, Lodovico Ferrari, Paolo Franchini, nwTullio Aragona, Davide Corvaglia, Davide Figliolini, Beniamino Franceschini, Roberto Napolitano, Valeria Barbera, Federico Falcone, Stefano Meglioraldi, Eugenia Bartoccini, Andrea Gatto, Sonia Galdeman, Filomena Caddeo, Dario D'Alfonso, Chantal Frattini, Viola Cappelletti, Maria Stella Rossi, Serena Rosata, Francesco Di Mento, Giuseppe Sciara, Mario Calcagno, Tanja Sartori, Andrea Giansanti, Lorenzo Pedrazzi, Alessio Negri Zingg, Ester Trasforini, Daniele Miglio, Viola Killerqueen Lodato, Delos Veronesi, Giuseppe De Paolis, nwDiego Capani, Stefano Colombo, Aislinn, nwMarco Marulli, Sanrei, Emanuele Crocetti, Andrea Borla, Elena Noseda, Anna Notti, Andreea Elena Stanica, Marina Priorini, Lucia Coluccia, nwSimone Babini, Fiorenzo Catanzaro, Francesco Mastinu, Cristina Cornelio, nwRoberto Paradiso, Andrea Avvenengo, Maria Boffini, Mara Bomben, Alex Panigada, Federico Iarlori, Marika Bernard, Alessandra Ronconi, Francesco Danelli, Gabriele Nannetti, Salvatore Ingrosso, Paolo Oddone, Valerio Evangelisti.

Vedi nwANTEPRIMA (566,01 KB scaricato 940 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon



La donna dipinta per caso

La donna dipinta per caso

racconti e poesie imperniati sulla donna in tutte le sue sfaccettature

Il libro contiene quattro racconti lunghi, undici racconti brevi e trentuno poesie. Il tema principale è la donna in tutte le sue sfaccettature: amante, madre, figlia, gioco, musa, insegnante, dolore, tecnologia, delusione e speranza. Nella prefazione è ospitato un generoso commento del prof. Carlo Pedretti, professore emerito di storia dell'arte italiana e titolare della cattedra di studi su Leonardo presso l'Università della California a Los Angeles, dove dirige il Centro Hammer di Studi Vinciani con sede italiana presso Urbino. Copertina e alcune illustrazioni interne di Furio Bomben.
Di Massimo Baglione.

Vedi nwANTEPRIMA (2,11 MB scaricato 807 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon

Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.



Biblioteca labirinto

Biblioteca labirinto

Cinque scaffali di opere concatenate per raccontare libri, biblioteche e personaggi letterari

Riportare la lettura e la biblioteca al centro dell'attenzione dovrebbe essere un dovere di ciascuno di noi. Se in qualche misura ci riesce una raccolta di racconti non si può che gioirne, nella speranza che possa essere contagioso, come deve esserlo tutto ciò che ci spinge a riflettere e a interrogarci sull'essenza del nostro esistere.
A cura di Lorenzo Pompeo e Massimo Baglione.
introduzione del Prof. Gabriele Mazzitelli.

Contiene opere di: nwAlberto De Paulis, Monica Porta, nwLorenzo Pompeo, nwClaudio Lei, nwNunzio Campanelli, nwVittoria Tomasi, Cristina Cornelio, Marco Vecchi, Antonella Pighin, Nadia Tibaudo, nwSonia Piras, nwUmberto Pasqui, nwDesirée Ferrarese.

Vedi nwANTEPRIMA (211,75 KB scaricato 220 volte).

nwinfo e commenti

compralo su   amazon