La luna inutile
- Gabriele Ludovici
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La luna inutile
– Brindisino?
– Lalà lalà lalààà!
Si respirava un’atmosfera piuttosto euforica nella sede dell’associazione culturale “StraLunati” di Coldelmonte. Alterigio Qualunquelli, presidente del direttorio generale dei comitati periferici dell’associazione, aveva da poco annunciato una notizia di quelle “bomba”. Ebbene sì, il loro spettacolo teatromusidanzante — ancora senza nome, senza trama e senza programma — aveva ottenuto il patrocinio della Provincia. In altre parole, degli ingenti fondi a disposizione da spendere a piacimento e senza dover rendere conto a nessuno, eccezion fatta per il poco esigente pubblico coldelmontano.
– In alto i calici!
L’impatto tra la ventina di bicchieri causò una leggera pioggia di prosecco misto ai residui dello Chardonnay e delle Ceres bevute nelle due ore precedenti. In sede erano attrezzati con un ben rifornito baretto, nelle occasioni importanti ingaggiavano persino un barman ma per quell’incontro improvvisato si era deciso di optare per qualcosa di più facilmente mescibile.
Dopo la breve riunione conclusasi con un salomonico vabbè poi al limite ci si aggiorna dopo le feste, il variegato gruppo di artistintellettuali si era addentrato già da qualche minuto nelle lande delle chiacchiere senza costrutto. Qualunquelli, ridendo sotto i baffi, si soffermò ad ammirare la propria creatura: un manipolo di inetti disposti a poco per mettere in scena il nulla. Personaggi ibridi, sfuggenti ma ancorati a delle necessità di cui non avevano mai fatto virtù: il dover sostenere le ormai defunte aspettative di genitori e insegnanti. Dell’arte lì non importava niente a nessuno, l’avevano messa da parte prima di impararla; era il mezzo per raggiungere un fine francamente ignoto a tutti.
Rotte ufficialmente le righe con l’ultimo brindisi, i presenti si divisero in capannelli. Alcuni improvvisarono una tragedia greca sull’imminente sessione d’esami universitari, curiosamente senza contemplare l’ipotesi di mettersi a studiare per superarli ma prodigandosi, in un secondo momento, nella presa in giro di professori e matricole. A dirla tutta i primi iniziavano a essergli coetanei e i secondi potenzialmente figli, ma oramai dieci-quindici anni fuori corso equivalevano, accademicamente parlando, a un quarto d’ora di ritardo. Boccheggiavano come pesci sazi, ingurgitando patatine e birre come se gli avessero installato un meccanismo all’altezza delle mascelle.
Poco più in là stavano i veterani, appesi ai loro drummini spenti e rispenti. Dalle loro micronuvole di tabacco si propagavano blandi temporali di esternazioni unidirezionali, piccoli comunicati stampa per un pubblico inesistente. Il leitmotiv era “dimostro la mia apertura mentale fingendomi intollerante”. Il menu presentava etero che parlavano male gay, gay che insultavano neri, neri che inneggiavano ai partiti xenofobi, donne che contestualizzavano stupri in presenza di abbigliamenti femminili troppo succinti e uomini che lamentavano la scarsa copertura mediatica degli episodi di violenza contro i loro pari sesso, evidenziato dalla mancanza di un termine come “uominicidio”.
Verso le ventitré molti membri degli StraLunati si resero conto di trovarsi nel limbo di metà settimana e che l’indomani si sarebbero dovuti alzare a un orario decente, come promesso a loro stessi. Con una certa flemma, iniziò il valzer della ricerca di cappotti, sciarpe, borse e tascapane.
Nello stesso momento il signor Donato imboccò il vicolo in cui si trovava la sede dell’associazione culturale. L’anziano uomo era uno dei pochi invisibili di quella cittadina piuttosto benestante. Sulla settantina, costantemente avvinazzato, indossava un logoro cappotto blu scuro stretto stretto, a evidenziare una pancia colma più di vizi che di pane. La sua testa era nuda, calva e tonda, imperlata di sudore a dispetto del clima rigido; sul volto si scorgevano appena dei lineamenti arrossati dal freddo e contratti in una smorfia rassegnata. A Coldelmonte nessuno ricordava più perché si fosse ridotto in quel modo: la disoccupazione, un incidente, un divorzio, psicofarmaci o tutto questo insieme.
Non era silenzioso il signor Donato, aveva molto da dirsi in quelle lunghe notti da trascorrere passando da un androne all’altro, alla ricerca di portoni semichiusi e condòmini compiacenti. Quella sera però si era trincerato in un silenzio causato dall’incessante battere dei propri denti. La temperatura si stava rapidamente abbassando, una robusta tramontana aveva già fatto pulizia di nubi nel cielo.
Nella penombra di quel vicolo male illuminato, l’anziano scorse il gruppetto di persone che sostava davanti all’associazione. Si avvicinò seguendo l’istinto di cercare punti riparati in prossimità di luoghi frequentati. Nessuno si curò di lui, gli artistintellettuali erano impegnati in una discussione sulla figura della settimana bianca nella cinematografia di Vanzina.
Il signor Donato era molto miope e per altri motivi ci vedeva persino doppio, ma sull’insegna listata in oro scorse nitidamente “…Luna…” e “culturale”, quindi si sentì come in dovere di dare il proprio contributo. Gli piaceva comporre dei semplici versi, riusciva così a memorizzarli facilmente. Non si considerava di certo un poeta ma, in fondo, non si considerava proprio nulla e ormai aveva perso da tempo l’abitudine di interrogarsi sulla propria esistenza. Certo, le poche volte in cui si era arrischiato a recitare versi in pubblico era divenuto oggetto di scherno e battute sul suo stato, come dire?, lievemente alterato. Tuttavia, rassicurato dalla lettura delle parole luna e culturale, si fece coraggio e prese a declamare:
– Freddo è l’oblio in cui sono immerso, triste e beffardo è il destino perverso…
Erano lì, erano in venti. Dalle vacanze vanziniane passarono, del tutto indifferenti alle parole dell’anziano, a caldeggiare l’eventualità di una vegan week di gruppo per riprendersi dai cenoni e presentarsi all’appuntamento di Capodanno in forma smagliante. Avrebbero documentato la loro impresa attraverso delle stories da pubblicare sul profilo Instagram dell’associazione; l’hashtag sarebbe stato #felicevegannonuovo.
Donato, confuso da quei discorsi pieni di parole a lui ignote, proseguì:
– Dimenticato da questo universo, prendo soltanto… il che m’è concesso…
Bocciata la vegan week per paura di perdere eventuali follower vegani suscettibili, i membri dell’associazione affrontarono la spinosa questione di come organizzare la cena-raccolta fondi per la carestia in Niger evitando che la loro sede si riempisse di immigrati. Venne proposta una selezione di massimo cinque esponenti del centro di accoglienza locale, purché venissero già mangiati.
– Luna che ascolti ogni mio turbamento, pronta tu accogli il mio vuoto lamento…
L’anziano uomo pronunciò questo passaggio con un tono di voce elevato, esalando un umile effluvio di Tavernello enfatizzato dall’assenza forzata di igiene orale. Di tacito ma comune accordo, gli artistintellettuali si salutarono in una girandola di goliardiche bestemmie, gridolini, notifiche e altri suonini indistinguibili che si ovattavano con l’accelerare dei loro passi.
– Questi che vedo saranno un po’ umani?…
La domanda dell’anziano svanì nei vapori del suo fiato. Le sagome di quei tizi erano già lontane, claudicavano verso le invitanti luci del centro.
– Possiate morì tutti quanti domani – concluse il signor Donato.
- Gabriele Ludovici
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Re: La luna inutile
Posso dirti che questa storia prende spunto da un episodio a cui ho assistito, e si sposa con quel comportamento ricorrente - un po' snob - che hanno alcune persone. C'è chi pensa di essere artista solo basandosi sulle proprie velleità, guardando addirittura con sospetto e commiserazione coloro che si impegnano per ottenere risultati.
Sulla punteggiatura c'è sempre da imparare, di punti e virgola ne ho messi pochi ma di solito abbondo... Lavoro come editor e posso confermarti che lo si usa di rado, mentre è utilissimo perché scandisce i tempi dei periodi alla perfezione.
- Laura Traverso
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Re: La luna inutile
Grazie per il 5 Mi fa piacere che tu abbia colto l'essenza di questo racconto.
@Giacomo
Figurati... le critiche sono importantissime invece, non basta una vita per imparare tutto ciò che serve per padroneggiare bene la lingua italianaColosio Giacomo ha scritto: ↑16/01/2019, 13:34 Allora ritiro la critica...a questo punto credo bene che tu conosca il punto e virgola, e mi f piacere. ciaociao
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Re: La luna inutile
Gabriele Ludovici ha scritto: ↑16/01/2019, 14:31 @Laura
Grazie per il 5 Mi fa piacere che tu abbia colto l'essenza di questo racconto.
@Gabriele:
Dimenticavo... carinissimo anche il disegno di " Donato e gli altri"
@Giacomo
Figurati... le critiche sono importantissime invece, non basta una vita per imparare tutto ciò che serve per padroneggiare bene la lingua italiana
- Gabriele Ludovici
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Niente da segnalare se non questa frase: “Il menu presentava etero che parlavano male gay…”. Mi suonerebbe meglio così: “Il menu presentava etero che parlavano male dei gay…”
https://chiacchieredistintivorb.blogspot.com/
Intervista su BraviAutori.it: https://www.braviautori.it/forum/viewto ... =76&t=5384
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Re: La luna inutile
La frase "incriminata" ha un refuso, grazie per la segnalazione. Prima di pubblicarlo qui l'ho leggermente modificato e non mi sono accorto dell'errore
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Trama: Una serata fra persone stra-lunate che finisce con i versi di un poeta-accattone.
Personaggi: Sono tanti e tutti simili tra loro. Perfetto il signor Donato.
Argomento: Simpatico.
Lettura: Divertente e scorrevole.
Grammatica e Sintassi: Praticamente nulla da segnalare. Strano solo un ? seguito da una virgola.
Giudizio: Carino, sembra quasi la descrizione di un evento vissuto, solo un po' romanzato per esigenze di copione.
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Re: Commento
Grazie Mi fa piacere che tu lo apprezzi.
@Daniele
Sì, è un po' insolito il ? seguito da una virgola, a volte lo preferisco a una interruzione netta della frase o agli incisiDaniele Missiroli ha scritto: ↑19/01/2019, 18:45 Strano solo un ? seguito da una virgola.
Giudizio: Carino, sembra quasi la descrizione di un evento vissuto, solo un po' romanzato per esigenze di copione.
Si tratta in effetti di un episodio a cui ho assistito, un po' romanzato per marcare la differenza... tra le due parti in causa!
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Per le potenzialità che ho notato tra le righe, lo stile dell'autore si adatterebbe molto bene anche a un racconto più lungo, perché il linguaggio incalza gli eventi e ne veicola con levità il succedersi. L'originalità dell'idea è indiscussa e indiscutibile.
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A Giacomo
Giacomo, ti assicuro che nel racconto di Gabriele di nonsense non ce n'è, purtroppo. Per quanto l'ironia possa far apparire esagerato il contesto o le reazioni dei presenti, in moltissimi luoghi della "cultura" odierna c'è puzza di riciclo, pigrizia mentale e inettitudine. Si è avverato quello che Foucault e Debord avevano previsto già un cinquantennio fa, e molti dei sedicenti intellettuali di oggi - soprattutto certi universitari, non tutti - più che sfoggio di cultura fanno sfoggio di erudizione, erudizione e nozionismo fini a se stessi, che vanno bene solo per vincere un quiz televisivo. Imparano senza apprendere e sentono senza ascoltare, ripetendo a pappagallo il sapere stampato e parlando per aforismi come dei Baci Perugina. Questa storia è un ritratto fin troppo fedele dei risultati prodotti dall'estinzione del senso critico.
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Re: La luna inutile
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faccio parte di una associazione culturale no profit, quindi afferro bene quanto vuol dire il racconto che, purtroppo, è l'immagine sin troppo reale di molte situazioni.
non è semplice far rimanere culturale una associazione, ma se ci si tiene si eliminano determinati personaggi già in partenza, mettendo dei bei paletti.
a parte questo, storia ben scritta e piuttosto scorrevole. apprezzata
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Re: Commento
Grazie!
Grazie, chiaramente il racconto non è una frecciata alle associazioni culturali in generale perché so bene che la maggior parte di esse nascono e vivono grazie alla sincera passione di chi se ne occupaFausto Scatoli ha scritto: ↑09/02/2019, 18:27 eh, comprendo benissimo l'ultima frase del signor Donato e non dico che la faccio mia, però...
faccio parte di una associazione culturale no profit, quindi afferro bene quanto vuol dire il racconto che, purtroppo, è l'immagine sin troppo reale di molte situazioni.
non è semplice far rimanere culturale una associazione, ma se ci si tiene si eliminano determinati personaggi già in partenza, mettendo dei bei paletti.
a parte questo, storia ben scritta e piuttosto scorrevole. apprezzata
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Profondo e veritiero. Ho frequentato haime...centri culturali, ma ben pochi erano concreti. Purtroppo la maggior parte erano come tu li hai descritti in questa ironica storia. Il passo del brano è incalzante. Il personaggio del clohard è perfetto, tra un tavernello ed uno stornello, ha fatto più bella figura lui che non tutti quei perditempo.
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A Quattro mani
antologia di opere scritte a più mani
Una collaborazione, di qualunque natura essa sia, diventa uno stimolo, la fusione di peculiarità ben definite, la concretizzazione di un'intesa, la meraviglia di scoprire quel qualcosa che individualmente non si sarebbe mai potuta fare. È una prova, una necessità di miglioramento, il superamento dei propri limiti stilistici o di quei blocchi creativi che sovente ci pongono di fronte a un disarmante "foglio bianco". Gli autori di questa antologia ci hanno voluto provare.
A cura di Massimo Baglione.
Copertina di Antonio Abbruzzese.
Contiene opere di: Chiara Masiero, Mauro Cancian, Stefania Fiorin, Anna Rita Foschini, Ida Dainese, Alberto Tivoli, Marina Paolucci, Maria Rosaria Spirito, Marina Den Lille Havfrue, Cristina Giuntini, David Bergamaschi, Giuseppe Gallato, Maria Elena Lorefice.
Vedi ANTEPRIMA (802,46 KB scaricato 179 volte).
Blue Bull
Poliziesco ambientato a Chicago e Nuovo Messico
Un poliziesco vecchio stile, cazzuto, ambientato un po' a Chicago e un po' in New Mexico, dove un poliziotto scopre di avere un figlio già adulto e, una volta deciso di conoscerlo, si accorgerà che non sarà così semplice. Una storia dura e forse anche vera.
Frank Malick, attempato sergente della polizia di Chicago, posto finalmente di fronte alle conseguenze d'una sua mancanza commessa molti anni prima, intraprende un viaggio fino in Nuovo Messico alla ricerca di qualcosa a metà tra il perdono delle persone che aveva fatto soffrire e la speranza di un'improbabile redenzione.
Di Massimo Baglione e Cataldo Balducci.
Vedi ANTEPRIMA (482,65 KB scaricato 267 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Downgrade
Riduzione di complessità - il libro Downpunk
è probabilmente il primo libro del genere Downpunk, ma forse è meglio dire che il genere Downpunk è nato con questo libro. Sam L. Basie, autore ingiustamente sconosciuto, presenta una visione dell'immediato futuro che ci lascerà a bocca aperta. In un futuro dove l'individuo è perennemente connesso alla globalità tanto da renderlo succube grazie alla sua immediatezza, è l'Umanità intera a operare su se stessa una "riduzione di complessità", operazione resa necessaria per riportare l'Uomo a una condizione di vita più semplice, più naturale e più... umana. Nel libro, l'autore afferma che "anche solo una volta all'anno, l'Essere umano ha bisogno di arrangiarsi, per sentirsi vivo e per dare un senso alla propria vita", ma in un mondo dove tutto ciò gli è negato dall'estremo benessere e dall'estrema tecnologia, le menti si sviluppano in maniera assai precaria e desolante, e qualsiasi inconveniente possa capitare diventerà un dramma esistenziale.
Di Sam L. Basie
A cura di Massimo Baglione.
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