Svaso di Pandora: parte prima 1) La scoperta
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Svaso di Pandora: parte prima 1) La scoperta
Era questa una città speciale, incastonata come una perla in un anfiteatro d'acqua al centro d’un profondo golfo naturale, ribattezzato Golfo dei Poeti, accerchiato da magnifica terra, di tal splendore che nel corso dei secoli folgorò più d’un vate.
La particolare conformazione del golfo, ben riparato dalla furia delle mareggiate, parimenti che dagli attacchi nemici, volle che questo luogo incantato fosse culla d’uno dei maggiori porti mercantili del Mediterraneo, oltre d’un grande arsenale militare di strategica importanza.
Da questi luoghi, uomini fedeli ad una lunga tradizione, rispettosi d’un immortale codice d’onore prendevano, prendono e così in futuro ancora prenderanno mare per navigare verso eroiche missioni, che nessun mortale, non appartenente a questa specie d’uomo, mai avrebbe l’ardire d’affrontare.
Son costoro valorosi operatori dotati di gran forza vitale e fisica, forgiati con provate procedure, dotati nei secoli di moderne e geniali armi ed invenzioni da loro stessi messe a punto ed ideate. Ivi, in queste terre, sempre fan ritorno, al termine d’ogni missione o della vita stessa, ed ancor oltre, cosi come quel vate antico descriveva le lor occupazioni con dovizia, riferito a quei che avean già raggiunto i campi elisi:
“Qui un cielo più ampio avvolge in una luce purpurea i campi che hanno un sole proprio e proprie stelle.
Parte esercitano le membra in palestre erbose, gareggiano nel gioco e lottano sulla fulva arena; parte ritmano danze coi piedi e recitano versi.
Qui l'antica stirpe di Teucro, prole bellissima, magnanimi eroi, nati in anni migliori, Ilo, Assaraco e Dardano fondatore di Troia.
Ammira le armi in disparte e i vuoti carri degli eroi.
A terra stanno piantate le lance e cavalli senza briglia pascolano qua e là per il campo.
L'amore che ebbero da vivi per i carri e le armi, la cura nell'allevare splendenti cavalli ora li segue anche sottoterra.
Ecco, a destra e a sinistra ne vede altri che banchettano sull'erba e cantano in coro un lieto peana in mezzo a un odoroso bosco di alloro, dal quale scorre abbondante il fiume Eridano, arrivando fin sulla terra.”
In questa città vivace e laboriosa si svilupparono molteplici attività, di cui molte sconosciute, causa la segretezza ed il mistero nel quale per ovvie ragioni le medesime debbono versare.
Tra i muri d’un laboratorio di salagione delle acciughe, per tutti nato da un gioco tra alcuni amici e dentro il quale nessuno osa ormai più metter naso, ove si fiuta perennemente qualcosa simile ad un odor di sale e pesce misto a rum. Ove fuori, giorno e notte, spesso son stravaccati spaventevoli omoni in perenne stato d’ebbrezza.
Di tal luogo che i vecchi passanti si son fatti ormai convinti sia quello un covo di ammiratori di Bacco, del Bacardi delle zuffe e del Pampero.
Loco di perdizione e di gioventù bruciata da cui star ben lungi e da evitar al pari della pestilenza.
Ivi nella realtà sono riuniti i migliori tra i migliori dei cervelli nazionali.
Sotto la copertura di sale, acciughe, rum, zuffe, ubriachi, sballati e persi d’ogni sorta, batte infatti il cuore pulsante del così detto Opificio Studi cui è affidato lo sviluppo tecnologico di materiali e mezzi progettati ed utilizzati dagli uomini del Gruppo Operativo Arditi Precursori.
«Eureka, belin, Eureka» urlò d’un tratto Gabibbo, l’ufficiale ingegnere più alto in grado presente nell’opificio camuffato da laboratorio di salagione.
«Belandi, mea bezughi, son palanche» esclamò pensando all’avanzamento di carriera conseguente una simile scoperta ed al successivo aumento di stipendio.
Poche palanche forse, ma per un ligure una gioia immensa, ancor maggiore della gioia che una simile scoperta sarebbe stata per il mondo intero negli anni a venire.
Sfogato l’entusiasmo Gabibbo, secondo la ferrea procedura trasmette in chiaro sul canale 16 in VHF (156.8 MHz):
«Mayday, Mayday, Mayday
Delta Eco
Erone di Alessandria, Erone di Alessandria, Erone di Alessandria
May Day, Erone di Alessandria, 44°04’ North, 9°50’ West
Via d’acqua sul lato dritto, rumenta in mare, chiediamo immediata evacuazione»
Era quello il codice che il comando attendeva da anni.
La missione di Gabibbo e colleghi era terminata ed aveva prodotto i risultati sperati, così che tutto il personale e le attrezzature dell’Opificio Studi dovevano essere evacuate in tempo lampo. Queste ultime tre informazioni erano criptate nell’ultima frase della trasmissione.
Il personale interno dell’Opificio si fiondò in una frenetica corsa all’imballo di strumenti, attrezzi e materiali, mentre il personale esterno si alzò da terra, ove da anni fingeva d’essere sbronzo ed “acciuchito”, montando lesto di guardia, con le armi in pugno. Neanche quell’ “acciugheria” si fosse destata d’un tratto, e per incanto tutti i fumi dell’alcool fossero scomparsi, disponendo gli occupanti in gran allerta come dei gatti con sentore di cani nei paraggi.
In men di 5 minuti dieci autocarri medi con 30 uomini in tuta da combattimento verde speranza giunsero in soccorso al laboratorio di salagione delle acciughe, così che in un istante sparirono tutti e tutto.
«Li han presi sti bezughi, era ora belandi»
esclamò un gruppetto di anziani intrisi d’esperienza. Ma d’esperienza nel riconoscer solo quello che a quei giovini era stato ordinato di lasciar intravedere. Nonni esperti ma incapaci, dunque, di distinguer tra verità ed astuzia.
Uno tra questi, pensionato e Livornese, ma ex collega di quegli scalmanati scomparsi per magia, replicò:
«Rinnoviamoci coscritti».
Aggiungendo:
«Non sempre l’esperienza apre l’occhietti belli a quel che fissa il dito e cavalca l’onda. In codesto l’è migliore l’inesperto che un’cessa mai di sognar con l’occhi fissi sulla luna e che a cavalcar onde preferisce lo spaziar il vasto mare dalla luna illuminato. Anzi sovente con codesta convinzione d’esser tanto esperti il novello s’avvantaggia» mormorò con un fil di voce.
«Ci si deve rinnovare dentro al core belli miei».
«Ma rinnovare pé davvero e un’fà finta».
Quest’ultimo pur non conoscendo le ragioni alla base di tutto quel trambusto sapeva molto bene che spesso quel che sembra e pare è ben diverso da quel che nella realtà è ed accade, e specie coi “novelli”, mai per caso fortuito.
Distinguere questo è semplice per alcuni mentre lo è molto meno per altri.
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Speriamo dunque che le gare stagionali non siano più veloci dello scrittore.

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Mi è piaciuto l'uso del dialetto nei dialoghi, cosa che in genere apprezzo sempre; ritengo che la vera ricchezza della lingua italiana siano i suoi dialetti parlati che, quando presenti, rendono personaggi, dialoghi, ambientazioni, più vere, o sincere se vuoi.
Poco altro da segnalarti. Nel nord Italia avrei messo nel primo periodo. E poi non hai chiuso un'incidentale: "Da questi luoghi, uomini fedeli ad una lunga tradizione, rispettosi d’un immortale codice d’onore" proprio qui.
Il voto è una via di mezzo per il motivo elencato sopra.
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Re: Svaso di Pandora: PARTE PRIMA 1) La scoperta
In effetti essendo tornato solo ieri ed avendo poco tempo a disposizione ho fatto un copia incolla di un racconto che sto preparando tra una pausa e l'altra.
Quello è solo il primo capitolo.
Sono al capitolo 28 attualmente.
Sarebbe stato piuttosto lungo metterci tutto.
Più tardi pubblico la bozza, non ancora terminata, dell'ultimo capitolo nell'apposita area e lascio il link qui in coda.
E' una lunga storia avventurosa, peraltro scritta con l'intento di promuovere riflessione.
Non scrivo mai solo per il piacere di farlo.
Dedicata ad un particolare pubblico a cui teniamo molto.
Si tratta della popolazione di un determinato territorio nazionale.
Nonostante la storia dovrebbe stare in piedi da sola e poter essere letta da tutti come un normale racconto, nella realtà ci sono significati che solo la popolazione cui è dedicata può capire ed apprezzare.
Per intenderci Pandora è una località.
Con il suo svaso, viceversa: Non posso ancora rivelare cosa venga inteso.
Avevo buttato giù una trama per la gara, ma poi ho preferito procedere come detto.
Ho preferito partecipare, con l'intento di commentare tutti i racconti entro domani.
Non nego che questi confronti siano, dal mio punto di vista, stimolanti.
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Re: Svaso di Pandora: PARTE PRIMA 1) La scoperta
Operazione
SVASO DI PANDORA
E’ questa un opera fantasiosa, nella quale nomi, luoghi, personaggi ed eventi narrati sono puro frutto della fantasia dell’autore. Qualsiasi somiglianza con persone, gruppi, organizzazioni, reali, viventi o defunte, eventi o luoghi esistenti è da ritenersi puramente casuale. Tutti i diritti sono riservati. Ogni riproduzione o rielaborazione, totale o parziale, ogni diffusione in formato digitale non espressamente autorizzata dall’autore è da considerarsi violazione del diritto d’autore e pertanto punibile penalmente.
Tutti i personaggi fantastici son ribattezzati con un nome in codice ancor diverso da quello inventato, così che vuoi per paranoia, vuoi per tranquillità vissero e vivranno tutti felici e contenti.
Castigat sorridendo mores!
Autore: Teseo Tesei
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Re: Svaso di Pandora: PARTE PRIMA 1) La scoperta
Al solo scopo di levare alcuni dubbi ai più curiosi.
2. La partenza.
Al comando non pareva vero di poter impiegare la nuova arma.
Gioia ed eccitazione per la nuova missione, sebbene accompagnate da ordine e disciplina erano palpabili.
“Tutti in sala briefing”!
Ordinò l’ammiraglio Impettito, Comandante in capo del Raggruppamento, ad un nutrito gruppo d’operatori selezionato tra i migliori.
Impettito era uomo ritto, tutto d’un pezzo, solito deambulare con petto in fuori, spalle larghe, braccia tese ed aderenti al busto ed occhi più fuori che dentro rispetto alle cavità orbitali, oltre che per il suo nomignolo dagli uomini affibbiato: “China no”; derivante dal fatto che non era solito strisciare o far l’inchino di fronte a nessuno.
Un giorno ebbe a dire che si sarebbe inginocchiato solo al cospetto di Dio e non prima d’avergli ben piantato lo sguardo tra gli occhi ed averlo per ben squadrato così da esser certo fosse davvero Lui.
Giunti in sala briefing Impettito urlò:
"Decima, marinai"!
Ritti in piedi gli uomini levarono all’unisono una voce altissima, rispondendo:
"Decima, Comandante"!
“Signori, siamo in possesso dell’arma tanto attesa, ed il battello è pronto”.
“Ora la missione è possibile” e continuò.
“Il comandante Todaro avrà il comando dell’arma e dell’unità navale”
“Minchia”!
Gli fece eco Todaro da buon siciliano, non riuscendo a frenare l’emozione d’un tale onore, pur conscio dell’onere inscindibile che questo comportava.
Impettito continuò:
“Al comandante Teseo è affidato il buon esito della missione ed in questo delicato compito sarà affiancato dai signori Perseo, Cadmo, Eracle, Egeo.”
“Eutimene invece sarà ufficiale di rotta”.
“Buona fortuna e buono svaso signori.
Portate i miei saluti a Pandora”.
Una voce unanime, perfettamente sincronizzata, somigliante ad un grido, espressione della stretta unione fra chi dava ordini e chi li eseguiva, rappresentativa del rinnovato quotidiano sentimento di lealtà e fiducia tra quegli uomini, scandì il tempo con un nuovo:
“Decima”!
Tutto era pronto, armi, attrezzature, mezzi, materiali, tuttavia una sola cosa, invero, incuriosiva tutti.
Nessun di loro, sia ben chiaro, temeva la morte, pur avendola più e più volte rifuggita ed accarezzata durante le diverse missioni.
"Perché, per noi" come disse Todaro:
"la morte in combattimento è una cosa bella, profumata".
Infatti, proprio per questo, Todaro aveva piazzato in bella vista in plancia del battello un teschio con una rosa rossa in bocca. Che illuminato dalla fioca luce, color arancio diffusa in quel luogo, a suo avviso, sarebbe stato utile per ricordare a tutti i presenti, di quale pasta fossero fatti, ed a quale specie di uomo appartenessero. Semmai se lo fossero scordati.
Cosa in realtà davvero piuttosto improbabile, ma questa era la sua intenzione.
Nessuno era quindi spaventato, ma incuriositi, in vero, lo erano molti.
Nessuno infatti poteva immaginare a cosa andava incontro, considerato che prima d’allora mai uomo aveva provato la nuova arma, né quel battello appositamente per essa studiato e modificato.
“E’ quasi ora, cinque primi, comandante”
disse Segundo, il secondo, a Todaro.
La partenza doveva avvenire in gran segreto così che il comando aveva concordato un black out generale che avrebbe interessato l’intera citta, l’arsenale, le aree portuali e tutto il golfo.
Trascorsi alcuni minuti, quando le tenebre ebbero il sopravvento su tutto, si udirono degli ordini secchi e decisi:
“Chiudere i boccaporti”
“Propulsione elettrica, motori avanti piano, alla via, bene così”
Era Todaro con la sicurezza di chi aveva compiuto migliaia di volte quelle manovre, sebbene su battelli diversi da questo.
“Prepararsi all’immersione” aggiunse.
“Come, comandante andiamo già in immersione”?
Chiese stupito Segundo?
Il battello si allontanava silenzioso, lontano da occhi indiscreti.
I nostri eroi, in tuta da combattimento color verde speranza, erano ormai in viaggio per Pandora.
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originale lo è di sicuro, e gli inserimenti dialettali non mi danno certo fastidio, visto che pure io li uso spesso, però non sono rimasto soddisfatto, al termine della lettura.
forse perché è solo una parte di una storia più lunga, non so.
segnalo una serie di d eufoniche e qualche virgola mancante.

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Re: Svaso di Pandora: parte prima 1) La scoperta
Essendo nuovamente in partenza ci sentiamo al prossimo rientro.
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Un appunto: un vero livornese un bel dé (attenzione, non deh!) a intercalare il discorso ce lo infila sempre.
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Antologia visual-letteraria (Volume uno)
Collage di opere grafiche e testuali pubblicate sul portale www.BraviAutori.it
Il libro è un collage di opere grafiche e testuali pubblicate sul portale www.BraviAutori.it e selezionate tenendo conto delle recensioni ricevute, del numero di visualizzazioni e, concedetecelo, il nostro gusto personale. L'antologia non segue un determinato filone letterario e le opere sono state pubblicate volutamente in ordine casuale.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Dino Licci, Annamaria Trevale,
Sara Palladino, Filippo C. Battaglia,
Gilbert Paraschiva, Luigi Torre, Francesco Vespa, Luciano Somma, Francesco Troccoli,
Mitsu, Alda Visconti Tosco, Mauro Cancian,
Dalila, Elisabetta Maltese, Daniela Tricarico,
Antonella Iacoli, Jean Louis,
Alessandro Napolitano, Daniela Cattani Rusich, Simona Livio,
Michele Della Vecchia, Giovanni Saul Ferrara, Simone De Foix, Claudia Fanciullacci,
Giorgio Burello, Antonia Tisoni,
Carlo Trotta, Matteo Lorenzi,
Massimo Baglione, Lorenzo Zanierato, Riccardo Simone, Monica Giussani,
Annarita Petrino,
Luigi Milani, Michele Nigro,
Paolo Maccallini,
Maria Antonietta Ricotti, Monica Bisin, Gianluca Gendusa, Cristiana, Simone Conti,
Synafey, Cicobyo, Massimiliano Avi, Daniele Luciani,
Cosimo Vitiello, Mauro Manzo.
Carosello
antologia di opere ispirate dal concetto di Carosello e per ricordare il 40° anniversario della sua chiusura
Nel 1977 andava in onda l'ultima puntata del popolare spettacolo televisivo serale seguito da adulti e bambini. Carosello era una sorta di contenitore pubblicitario, dove cartoni animati e pupazzetti vari facevano da allegro contorno ai prodotti da reclamizzare. Dato che questo programma andava in onda di sera, Carosello rappresentò per molti bambini il segnale di "stop alle attività quotidiane". Infatti si diffuse presto la formula "E dopo il Carosello, tutti a nanna".
Per il 40° anniversario della sua chiusura, agli autori abbiamo chiesto opere di genere libero che tenessero conto della semplicità che ha caratterizzato Carosello nei vent'anni durante i quali è andato felicemente in onda. I dodici autori qui pubblicati hanno partecipato alle selezioni del concorso e sono stati selezionati per questo progetto letterario. Le loro opere sono degni omaggi ai nostri ricordi (un po' sbiaditi e in bianco e nero) di un modo di stare in famiglia ormai dimenticato.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Giorgio Leone,
Enrico Teodorani,
Cristina Giuntini,
Maria Rosaria Spirito,
Francesco Zanni Bertelli,
Serena Barsottelli,
Alberto Tivoli,
Laura Traverso, Enrico Arlandini, Francesca Rosaria Riso, Giovanni Teresi,
Angela Catalini.
Vedi ANTEPRIMA (357,78 KB scaricato 132 volte).
Fungo più, fungo meno...
Nessuno li ha mai raccontati in maniera avvincente.
Cosa può accadere se una élite di persone geneticamente Migliore si accorge di non essere così perfetta come crede?
Una breve storia di Fantascienza scritta da Carlo Celenza, Ida Dainese, Lodovico Ferrari, Massimo Baglione e Tullio Aragona.
Vedi ANTEPRIMA (1,11 MB scaricato 158 volte).
Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.