La seduta
La seduta
Due mesi dopo, Martina fu nominata sua assistente personale, e quello fu il colpo di grazia per il quarto matrimonio (già traballante) di Maurilio.
Debuttò in TV con un talk show pomeridiano, "Confidenze", in una fascia di ascolto destinata ai giovani e adolescenti. Il successo fu immediato e talmente strepitoso che, nemmeno tre mesi dopo, Baldanzo lo volle spostare in orario serale e, contrariamente ai dubbiosi del suo staff, il programma diventò la rivelazione della stagione, tanto che vinse nettamente il Telecardellino d'oro, premio riservato al migliore programma televisivo dell'anno.
Il successo fu dovuto, secondo tutti i critici del settore, al fatto che Martina, a differenza di altri conduttori, non fosse per nulla invasiva ma anzi lasciasse briglia sciolta ai giovani protagonisti, in modo che parlassero dei loro problemi senza timori e ritrosie. Martina se ne stava in un angolo, seduta su un gradino, per raccogliere le loro confidenze (da cui il titolo), come un'amica che passasse di lì per caso e si lasciasse coinvolgere nella discussione, a volte stimolandola, ma sempre senza prevaricazioni.
La formula vincente durò per altre due stagioni, poi il genio di Martina ne escogitò un'altra: trasformò la trasmissione in uno show di primi appuntamenti tra coppie di ragazzi, con tutte le timidezze e gli imbarazzi tipici dell'età, trattando sempre la materia con estrema delicatezza, tanto che fu citata come esempio da giornali vicini alla Chiesa come "Focolare domestico". Gli stessi giornali la sconfessarono poco dopo, quando (per prima in Pulcheria) osò formare le prime coppie gay e lesbiche, dando un grande contributo alla lotta per i diritti civili LGBTQ. Il protagonista della puntata (uomo, donna o… altro) si sedeva al centro dello studio su un grande trono intarsiato, e rispondeva a varie domande dei corteggiatori o delle corteggiatrici, parlando di sé, dei propri gusti e aspirazioni, sempre con Martina a supervisionare il tutto ma senza interferire minimamente, intervenendo solo se la discussione fosse degenerata in turpiloquio.
Insieme a Baldanzo (divenuto nel frattempo suo marito), ideò in seguito "Casella postale" e "Amiconi"; nel primo, la sua redazione raccoglieva richieste da ogni parte di Pulcheria per avvicinare persone che si erano perse di vista da tempo, per i motivi più svariati (spesso, per litigi mai risolti), oppure per soddisfare i desideri di persone duramente provate dai fatti della vita, come trovatelli adottati in cerca dei genitori naturali, oppure malati terminali che volessero conoscere un personaggio dello sport o dello spettacolo. Specialmente in questi ultimi casi, le trasmissioni erano spesso commoventi e persino strazianti, ma Martina era sempre là, a consolare il protagonista della puntata e pronta ad accogliere ogni suo desiderio. Gli ascolti di "Casella postale" furono clamorosi, a riprova che il cuore della nazione era grande, come sempre.
Invece il format di "Amiconi", ripreso da quello di una trasmissione tericana ma migliorato e adattato alla realtà pulcheriana, consisteva in una sfida tra due squadre di giovani, aspiranti artisti nel canto, nel ballo e nella recitazione.
Qui Martina dava il meglio di sé come motivatrice e psicologa, estraendo da quei ragazzi il loro vissuto affinché dimostrassero tutte le loro qualità. In seguito, alcuni diventarono famosi per almeno una stagione televisiva.
Eppure, nonostante questo elenco di successi, il suo nome è stato spesso oggetto di critiche feroci, adducendo il loro scarso spessore culturale; soprattutto un critico televisivo, tale Alfio Grosso, è sempre stato sferzante verso di lei. "Sono solo programmi spazzatura", diceva Grosso, "e bisognerebbe condurre una campagna per disincentivarne l'uso, come si fa con le droghe pesanti".
A queste parole, Baldanzo ha risposto con una querela a difesa del loro lavoro, dicendo che "Noi della Multinvest non produciamo droga, al massimo la usiamo".
Martina è comunque sempre stata impermeabile a queste critiche, e a riprova del fatto che esse erano oziose e senza fondamento, è stata contattata dalla TAI (la televisione di Stato) per presentare il Festival della Canzone Artistica, che si tiene ogni anno a San Romolo. Ciò ha sancito la fine della guerra sotterranea della quale è stata vittima, e ha prospettato finalmente una proficua collaborazione tra l'ente pubblico e una società privata, per promuovere una sinergia di intenti per elevare il gusto del pubblico televisivo.
L'outing di Martina alla fine dell'ultima serata e dopo la proclamazione del vincitore, ossia il fatto che Martina in realtà è un transessuale e che d'ora in poi ci si riferirà a lei come Martino De Lollis, ha rappresentato una rivoluzione nei costumi pulcheriani, per una graduale accettazione delle coppie di fatto. Dal canto suo, Baldanzo, chiamato sul palco a furor di popolo, ha dichiarato che, dopo quattro mogli, finalmente la relazione con Martino/Martina gli ha dato ciò di cui aveva bisogno.
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Re: La seduta
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Re: La seduta
Premetto che ho sempre guardato con sospetto alla televisione della protagonista del tuo racconto, ma di Maurizio Costanzo, almeno per l'impegno civile passato, bisognerebbe avere diverso riguardo.
L'intento umoristico del racconto, come ben evidenziato da Giorgio, trova la sua apoteosi proprio nella battuta in medias res già citata.
A mio parere però, l'intento del racconto è altro: di far della satira di costume; e l'umorismo affiora qua e là, come un accidente, una sorta di serendipità, o, più precisamente, come un involontario camuffamento. Una satira di costume dunque, dove i costumi, già focalizzati dalle trasmissioni della protagonista, servono a un unico scopo: far spettacolo. Con la conseguenza di evidenziarli più di quanto meritino e anche amplificarli con la mutazione, dovuta al mezzo, a esempio da seguire.
Ma, se il vero intento è la satira, il nome della protagonista camuffato, come quello di tutti i personaggi che fai vivere nel tuo racconto, annacquano l'effetto che di certo avresti voluto raggiungere.
Mi chiedo, se tu non abbia avuto paura a inserire i veri nomi; paura che io comprendo. Ma la satira ha bisogno di coraggio.
Coraggio che manca anche al finale, con un'umorismo un po' scontato che sembra seguire la parabola della protagonista, in mezzo a lesbiche, gay e transessuali.
Per come la vedo io, non siamo mai stati un paese di santi, di poeti e di navigatori. A san Francesco tiravano addosso le pietre, lo prendevano per matto, e per poco non lo bruciavano come eretico. A Leopardi lo prendevano tutti in giro per le sue deformità, e quanto ai navigatori: sono emigrati tutti per fare il loro mestiere. Segno che agli italiani non gliene fregava una beata minchia.
Siamo un paese di furbi, di farisei, e di opportunisti anche un po' scrocconi. E la de Filippi ce la meritiamo tutta.
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L’intento di fare satira su due personaggi televisivi (non li seguo molto, vedo pochissima tv, ma sono talmente onnipresenti e popolari che è impossibile non cogliere anche solo l’eco delle loro gesta) non mi pare tanto riuscita. È di fatto un resoconto pressoché realistico della loro carriera, dedita a un intrattenimento fatuo e culturalmente sottosviluppato, per questo di grande successo, per questo iconico, con i nomi storpiati e farcito di supposizioni fantasiose/maliziose. Mi è sembrato un po’ come sparare sulla croce rossa, passami la metafora.
Brano scritto correttamente ma che, secondo me, lascia poca traccia.
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Re: La seduta
(...) "E la de Filippi ce la meritiamo tutta."Namio Intile ha scritto: ↑20/11/2019, 12:12 Un testo discreto dal punto di vista formale e strutturale.
Premetto che ho sempre guardato con sospetto alla televisione della protagonista del tuo racconto, ma di Maurizio Costanzo, almeno per l'impegno civile passato, bisognerebbe avere diverso riguardo.
L'intento umoristico del racconto, come ben evidenziato da Giorgio, trova la sua apoteosi proprio nella battuta in medias res già citata.
A mio parere però, l'intento del racconto è altro: di far della satira di costume; e l'umorismo affiora qua e là, come un accidente, una sorta di serendipità, o, più precisamente, come un involontario camuffamento. Una satira di costume dunque, dove i costumi, già focalizzati dalle trasmissioni della protagonista, servono a un unico scopo: far spettacolo. Con la conseguenza di evidenziarli più di quanto meritino e anche amplificarli con la mutazione, dovuta al mezzo, a esempio da seguire.
Ma, se il vero intento è la satira, il nome della protagonista camuffato, come quello di tutti i personaggi che fai vivere nel tuo racconto, annacquano l'effetto che di certo avresti voluto raggiungere.
Mi chiedo, se tu non abbia avuto paura a inserire i veri nomi; paura che io comprendo. Ma la satira ha bisogno di coraggio.
Coraggio che manca anche al finale, con un'umorismo un po' scontato che sembra seguire la parabola della protagonista, in mezzo a lesbiche, gay e transessuali.
Per come la vedo io, non siamo mai stati un paese di santi, di poeti e di navigatori. A san Francesco tiravano addosso le pietre, lo prendevano per matto, e per poco non lo bruciavano come eretico. A Leopardi lo prendevano tutti in giro per le sue deformità, e quanto ai navigatori: sono emigrati tutti per fare il loro mestiere. Segno che agli italiani non gliene fregava una beata minchia.
Siamo un paese di furbi, di farisei, e di opportunisti anche un po' scrocconi. E la de Filippi ce la meritiamo tutta.
Sì e no: nel senso che è vero quello che dici (che siamo farisei, opportunisti, ecc.), però la De Filippi (insieme a tanti altri, per carità!) ha dato un robusto contributo al generale rincretinimento medio della popolazione italica. Il processo è iniziato dall'avvento della tv commerciale berlusconiana e la RAI, anziché combatterlo con programmi di qualità, si è immediatamente accodata. Oggi la signora è santificata a reti unificate, e con lei i suoi programmi. Mi fa piacere che (almeno qui...) non ci siano suoi fans.
Un saluto e un ringraziamento a tutti i commentatori.
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Re: Commento
Hai centrato il punto: anche se non guardi quei programmi, non puoi fare a meno di conoscere Lorsignori. Avrei voluto scrivere un racconto anche su Barbara D'Urso, ma onestamente mi sembrava troppo...Eliseo Palumbo ha scritto: ↑22/11/2019, 21:09 (...) ma la loro notorietà è talmente vasta che non è bastevole il semplice non guardare la TV per non conoscerli.)
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Human Take Away
Umani da asporto
"Human Take Away" è un racconto corale dove gli autori Alessandro Napolitano e Massimo Baglione hanno immaginato una prospettiva insolita per un contatto alieno. In questo testo non è stata ideata chissà quale novità letteraria, né gli autori si sono ispirati a un particolare film, libro o videogioco già visti o letti. La loro è una storia che gli è piaciuto scrivere assieme, per divertirsi e, soprattutto, per vincere l'Adunanza letteraria del 2011, organizzata da BraviAutori.it. Se con la narrazione si sono involontariamente avvicinati troppo a storie già famose, affermano, non era voluto. Desiderano solo che vi gustiate l'avventura senza scervellarvi troppo sul come gli sia venuta in mente.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
B.A.L.I.A.
Buona Alternativa alla Lunga e Illogica Anzianità
Siamo nel 2106. BALIA accudisce gli uomini con una logica precisa e spietata, in un mondo da lei plasmato in cui le persone nascono e crescono in un contesto utopico di spensieratezza e di bel vivere. BALIA decide sul controllo delle nascite e sulle misure sanitarie da adottare per mantenere azzerato l'incremento demografico e allungare inverosimilmente la vita di coloro che ha più a cuore: gli anziani.
Esiste tuttavia una fetta di Umanità che rifiuta questa utopia, in quanto la ritiene una distopia grave e pericolosa.
BALIA ha nascosto il Passato ai suoi Assistiti, ma qualcuno di questi ha conservato i propri ricordi in un diario e decide di trascriverli in una rischiosa autobiografia. Potranno, questi ricordi, ripristinare negli Assistiti quell'orgoglio di vivere ormai sopito? E a che prezzo?
Di Ida Dainese e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Gare letterarie stagionali - annuario n° 1 (2018 - 2019)
Le Gare letterarie stagionali sono concorsi a partecipazione libera, gratuiti, dove chiunque può mettersi alla prova nel forum di BraviAutori.it, divertirsi, conoscersi e, perché no, anche imparare qualcosa. I migliori testi delle Gare vengono pubblicati nei rispettivi ebook gratuiti i quali, a ogni ciclo di stagioni, diventano un'antologia annuale come questa che state per leggere.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Alessandro Mazzi, Angelo Ciola, Aurora Gallo, Ida Dainese, Carlo Celenza, Carol Bi, Daniele Missiroli, Draper, Edoardo Prati, Fabrizio Bonati, Fausto Scatoli, Gabriele Ludovici, L.Grisolia, Laura Traverso, Liliana Tuozzo, Lodovico, Marco Daniele, Namio Intile, N.B. Panigale, Nunzio Campanelli, Pierluigi, Roberto Bonfanti, Seira Katsuto, Selene Barblan, SmilingRedSkeleton, Stefano Giraldi Ceneda, Teseo Tesei, Tiziano Legati, Tiziana Emanuele.
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Gara di primavera 2024 - La cantautrice calva - e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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Calendario BraviAutori.it "Year-end writer" 2019 - (a colori)
A cura di Tullio Aragona.
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La Gara 25 - Dietro la maschera!
A cura di Morgana Bart e Tullio Aragona.
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