Mafie
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A capotavola, su un largo tovagliolo decorato con motivi floreali è perfettamente centrata la ciotola dove i broccoletti sono sistemati in una struttura piramidale. Ma, proprio sotto il naso del gesuita, che non deve fare altro che allungare la forchetta e rimpinzarsi lo stomaco, continuano a emettere fumo senza subire assalti.
L'appetito del parroco è guastato da un pensiero fisso. Don Calogero Battaglia, il nuovo boss del paese, non muove mai minacce a vuoto. Il don gli ha concesso un mese per lasciare la parrocchia e andarsene per sempre, e il termine è scaduto.
E se il pensiero del parroco è fisso, lo sguardo in compenso vaga per la stanza, instancabile, quasi un giro del Peloponneso. Alla fine si arresta sul piatto. E quando la piramide cede di colpo, per effetto del brodo che scompone la sua massa compatta, il parroco sbarra gli occhi, atterrito: dal piatto vede allungarsi un braccio con una mano gigantesca che lo afferra per la gola.
«Sono scotti?»
Il parroco balza sulla sedia. Partita dall'oltretomba la voce della perpetua gli arriva come una fucilata: un'aggiunta a quella mostruosità.
«Chi è? Che cosa dice?»
La donna scrolla il capo. «Volevo solo sapere se sono scotti.»
La donna ricomincia a passare lo straccio sul mobile. «Gesù, non mi so mai regolare.»
Il parroco alza gli occhi al soffitto e vi deposita una giaculatoria in cui si parla di "chi me l'ha mandata 'sta scimunita?" e "che ho fatto di male per meritarmi una pazza così?".
Infila i rebbi della forchetta nei broccoletti e intanto fissa la donna.
«No» risponde incarognito «è il mio cervello che è scotto.»
«Vedrete, prima o poi si stancherà e vi lascerà in pace.»
«Di chi sta parlando?»
«Di don Calogero Battaglia.»
«Non ci conti. Ormai io sono il suo gioco preferito. E tutti lo sanno: quel lupo della foresta odia i preti e qualsiasi cosa santificata di questo mondo.»
«Avete ragione. Deve odiare anche Dio. Avete visto domenica in chiesa? Non si è tolto la coppola.»
«Cieco non sono.»
Don Carmelo solleva la forchetta ma nel portarla alla bocca si blocca con la mano a mezz'aria: un ricordo improvviso si tramuta in un'ennesima esternazione di rabbia. «E pensare che voleva farsi prete, il mala carne!»
Donna Agatina assume una posa che, straccio in mano, al parroco riporta alla mente la scena di Saul fulminato sulla via di Damasco.
«Davvero voleva farsi prete?»
«E che, dico cretinate, io? Lo chieda in giro. Nel quartiere tutti lo sanno.»
«Gesù. Si vede, allora, che qualcosa di buono deve averlo anche lui nel cuore.»
«Come no. In effetti, con quel suo coltello dalla lama affilatissima che mette in mostra a ogni brivido di collera, dicono che abbia fatto cose buone. Molte buone. Buonissime. Tante buone che nella borgata de' pescatori non si contano più le sue vittime.»
La perpetua gli indirizza uno strano sguardo. «Ditemi la verità, don Carmelo, voi avete paura di lui, vero?»
Il parroco tace. Accantona la domanda in un angolo del suo cervello, promettendosi di rispondere per le rime alla perpetua. Il ricordo di un colloquio al confessionale con don Calogero ragazzo, tantissimo tempo fa, prende il sopravvento.
"… La tua vocazione è una cosa preziosa, Calogero. Mi fa capire che sei un ragazzo speciale. Devi fare attenzione, però, tante sono le tentazioni in questo mondo. Ed è opportuno che io ti prepari alla vita da servitore di Dio. Ma devo sapere se c'è qualcosa che ti turba".
"Padre, in effetti sono preoccupato per la malattia di mio fratello. Purtroppo nemmeno mia madre sta bene. Dalla morte di mio padre non s'è più riavuta, sapete".
"Coraggio, non devi abbatterti. Ognuno di noi ha la sua croce da portare su questa terra".
"La malattia di mio fratello è di quelle rare, una complicanza ai polmoni. Occorre del denaro per curarlo, e la mia famiglia purtroppo è povera. Abbiamo già tanti debiti".
"Un rimedio lo troveremo".
"Davvero padre?"
"Si può sempre organizzare una colletta. Ma devi prima mettere a nudo la tua anima".
"E come padre?"
"Con la preghiera arriveremo al cuore di Dio. Ma immagino, data la tua giovane età, che tu sia attratto dai piaceri della carne e non puoi fare a meno di toccarti".
"Toccarmi?"
"Su, che hai capito".
"Padre, veramente non so cosa c'entri questo discorso con l'arrivare al cuore di Dio".
"C'entra figliolo, c'entra. Se dobbiamo rivolgere quelle famose preghiere a Dio, devi essere com-pletamente leale con Lui. Ti insegnerò io come fare".
"Non capisco, padre".
"Sabato pomeriggio vieni a trovarmi in canonica, ti spiegherò come toccarti senza peccare. Poi risolveremo il tuo problema".
Calogero Battaglia non aveva risposto subito, ma alla fine la sua voce era arrivata chiara, diversa.
"Va bene, verrò a farvi visita".
"Dopo le sette, però. Non dimenticarlo".
"Non lo dimenticherò, avete la mia parola d'onore".
E l'aveva mantenuta la sua parola d'onore. Lo aveva aspettato dietro le mura della chiesa e, quando lo aveva visto arrivare, gli aveva sferrato una randellata in testa. Una botta terrificante. Una settimana in coma. Quasi lo uccise. Calogero fu arrestato e le sue accuse di pedofilia per fortuna rimbalzarono invano contro le pareti di una sala dell'Arcivescovado.
Passando davanti alla finestra, donna Agatina si ferma di colpo e guarda in strada. Si volta verso il parroco e si butta le mani al volto. Poi le toglie. Se le butta di nuovo. Infine muove le labbra, senza suono: Là sono!
Don Carmelo si alza dal tavolo e corre alla finestra.
Gli sgherri di Don Calogero sono appostati proprio all'angolo della strada. Uno di fronte all'altro, spalle e piede al muro.
Quello alto col labbro storto, che pare sempre disgustato dalla vita, si è accorto di lui. E, pronto, fa scattare la lama del coltello, maneggiando la punta per pulirsi le unghie. Poi fa segno al compare, lo sbarracorta e lesto di occhi, di guardare verso la finestra.
I due ora lo fissano con sguardi che scintillano di ironia.
Per don Carmelo ormai è chiara la questione: alla minaccia del don, in chiesa seguiranno fatti sempre più tangibili, e tramite quei due cani ormai sciolti dal loro padrone. Il parroco sa bene che non può evitarli. Quindi decide che tanto vale affrontarli e tentare di prenderli con le buone.
Quando, giù in strada, arriva al loro cospetto, lo sgherro più basso lo apostrofa con una frase dal tono cantilenante.
«Ohè padre miracolo! Avete dormito bene stanotte?»
«Discretamente.»
«Come scorre veloce il tempo eh?»
«Già.»
«Lo dico sempre anch'io» dice a ruota l'altro compare. «Il tempo è una cosa buona. Un regalo che nostro Padre Santo fa a chi gli vuol bene e lo rispetta.»
«Giusto» riprende lo sgherro più basso. «L'unica cosa spiacevole del tempo è che passa troppo in fretta. Non so che cosa ne pensiate voi, don Carmelo. Quindi vi chiedo: è o non è come dico io?»
«Ma certo figlio, che è come dici tu. Ma sai, a volte Dio concede altro tempo alle anime pentite. Non per nulla Egli è detto il Misericordioso. Una proroga, in genere, non la rifiuta mai a nessuno.»
«Proroga? E che minchia sarebbe?» Ribatte lo sgherro più alto, detto il Continentale, che smette di pulirsi le unghie col coltello. «Perché parlate in latino, adesso? Vabbè che avete fatto le scuole, ma se volete che persone come noi vi capiscano dovete usare la loro stessa lingua. Noi due, per esempio, non sappiamo una minchia di proroghe!»
«Avete ragione, perdonatemi. Volevo dire che a volte Dio concede altro tempo a chi ha un debito con Lui, per metterlo alla prova e dargli così la possibilità di redimersi.»
«Questo, dunque, sta solo a Dio deciderlo. Giusto?» Dice lo sgherro più basso.
«Sicuro, a Dio. E se dai suoi arcangeli Gli arrivassero le preghiere giuste dell'uomo pentito, forse Egli potrebbe prendere in considerazione la richiesta e concedere altro tempo.»
«Voi credete nella forza della preghiera, vero don Carmelo?» Gli chiede lo sgherro dal labbro storto, gli occhi di nuovo fissi sulla punta del coltello.
«Sicuro figlio, che ci credo. Non sarei un uomo di Dio, sennò.»
«E cosa sareste, sentiamo.» Il tono dello sgherro più alto è duro. Una pietra.
«Be', un peccatore, temo.»
«Un rinnegato di Dio, magari?»
«Anche.»
«Un saracino privo di carità cristiana?»
«Ma sì, anche un saracino, probabilmente.»
«Un pezzo di merda?» Sul volto truce dell'altro compare che ha preso la parola, quello più basso, c'è uno sguardo che lo rende sinistro. Sembra uno di quei mastini che si incontrano per strada e ringhiano in continuazione.
«Ma che volete che vi dica ancora, figlioli?»
«No, padre. Dite, dite» ribatte il Continentale. «Siamo qui apposta per ascoltarvi. E vi garantisco che nessuno vi impedirà di parlare. La democrazia è una bella cosa, perché tutti possono fare delle domande lecite e ricevere lecite risposte.»
«Certo, certo, avete ragione. Be', anche in quel caso sarei quella "cosa" lì. Insomma avete capito.»
«Che vi succede, don Carmelo?» Ribatte lo sgherro lesto di occhi. «Avete paura delle parole al punto da non saperle più pronunciare? Suvvia, un uomo come voi, che conosce il latino, non dovrebbe avere nessuna difficoltà nel pronunciare parole nostrane. E poi ci sono cose più brutte delle parole, cose che fanno male davvero!»
Con un balzo, lo sgherro sfila il coltello dalla tasca e, fatta scattare la lama, piomba sul padre parroco sferrandogli una coltellata al volto. Da orecchio e mento, il sangue zampilla come una fontana. Il parroco grida di dolore. Si guarda attorno, in cerca di aiuto. Alza lo sguardo alla canonica: donna Agatina è alla finestra, le mani al volto, poi le congiunge, come in preghiera.
Dagli usci scuri ai lati della via non si ode uno scricchiolio. Don Carmelo è certo che la gente scruta dalle porte e finestre. Ma ha troppa paura del nuovo boss e dei suoi sgherri. E, come previsto, nessuno muove un dito.
«Allora che facciamo, signor prete? Stiamo ancora aspettando una vostra risposta.»
Stavolta è lo sgherro alto a parlare. Anche la lama del suo coltello sembra voler bere il sangue del gesuita. Con una mossa studiata del braccio il Continentale lancia il coltello verso il parroco. Proprio nel momento in cui questi si scansa. Il coltello si pianta sul legno dell'imposta di una finestra, nel punto in cui si trovava il parroco un secondo prima.
Con passo dinoccolato e con tutta la flemma possibile, il Continentale si avvicina all'imposta e stacca il coltello. Poi si gira e storpia un sorriso troppo poco rassicurante al padre parroco.
«Certo, certo, figli miei» cinguetta don Carmelo. «È naturale, in quel caso sarei anche un pezzo di merda. Anzi, un "gran" pezzo di merda.»
I coltelli scompaiono dalle mani degli sgherri con un gioco troppo veloce perché il parroco avesse potuto seguirlo.
«Bene. Avete visto che alla fine ci siete riuscito?» Dice lo sgherro più basso. «E sapete che ne penso delle vostre proroghe? Penso che in effetti Dio le vada concedendo alla brava gente, a quella probabilmente che merita di essere redenta. Ma ai pezzi di merda secondo voi Dio le va concedendo?»
«Badate, padre, che non accetteremo una risposta che non sia ispirata dall'Eterno» dice a ruota l'altro compare.
«Giusto, figliuolo. Non ci piove. Dio non potrà mai concedere proroghe a certa gente.»
«E allora?»
«Domani chiederò al vescovo di mandarmi in pensione.»
«Bene, nel frattempo faccia sapere a sua eccellenza il vescovo che ha un mese di tempo per togliersi anche lui dalla minchia!»
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Il titolo credo sia già molto indicativo: abbiamo a confronto due tipi di mafia, quella più conosciuta e quella che si insinua tra i banchi della più grande organizzazione mondiale, ahimé pure al suo interno si trovano diavoli e demoni, nonostante debbano essere in teoria debellati dall'organizzazione stessa.
Troviamo quindi uno scontro tra criminali in primis; è presente anche uno scontro generazionale tra il vecchio parroco e i due sicari del vigliacco nuovo boss, che, a differenza del precedente scontro avveuto in gioventù, decide di non affrontare in prima persona il parroco; la motivazione che mi do è che forse il Battagia sia ancora schifato per quel invito, o schifato perché da quel incontro in poi è venuta fuori, giorno dopo giorno, la sua vera natura, che non era di certo angelica. Uno scontro generazionale perché non sappiam ocosa sia scattato nella testadel giovane Battaglia, ma quello che ronzava nel cervelo del parroco è più che chiaro, ed era sicuramente un'abitudine; quel pomeriggio qualcosa cambiò.
Mi è piaicuto moltissimo tutto il racconto, il rapporto tra parroco e perpetua, la descrizione della paura del prete, ma il punto forte sono i dialoghi, veramente fatti molto bene, sembrava quasi di rivivere le scene, dialoghi assolutamente veritieri, come se l'autore avesse assistito a tale scena e si sia limitato semplicemente a trascriverla.
Re: Mafie
Il racconto è totalmente frutto della mia fantasia, ma come ho detto prima, la realtà a volte supera l'immaginazione: basta leggere il giornale o guardare la TV e si rimane a bocca aperta.
Commento: Mafie
Re: Mafie
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Re: Mafie
Il titolo del commento qui sopra l'ho corretto io.
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Re: Commento
In effetti, Roberto, questo cambio di registro l'ho effettuato dopo una ponderata revisione del racconto, con i dialoghi allora scritti in dialetto. Che non mi piacevano neanche un po'. Dovevo (nel senso che volevo) sottrarmi alla facile ironia, quindi ho rimediato in lingua. Ho però cercato di conferire la tonalità, i messaggi in codice e la mimica dei personaggi tratti spesso dalla realtà sociale della mia terra. Sono lieto che ti sia piaciuto, con racconti del genere non sai mai che effetto può avere sulla gente.Roberto Ballardini ha scritto: ↑29/12/2019, 7:49 Argomentazione pesante come un macigno (in senso buono) per un racconto che quasi fino alla fine sembra organizzato in forma leggera, da commedia. Poi il coltello e il sangue, e risulta chiaro che non si scherza proprio per niente, nemmeno e soprattutto su quell'ultima battuta dello sgherro mafioso. Ottimo lo spunto su cui è costruito il racconto, ovvero la confessione del giovane boss in ascesa e l'incauta profferta del povero (si fa per dire) parroco. E naturalmente quel titolo al plurale che porta tutto il peso della denuncia.
Re: Commento
Grazie Selene. Questo aspetto, della non individuazione del buono e del cattivo un po' ha a che fare con me, di quello che penso in genere della vita. Ma nel racconto ha voluto essere un paradosso camuffato da metafora, per la serie: spesso per sconfiggere un male ci vuole un male maggiore.Selene Barblan ha scritto: ↑29/12/2019, 12:51 Mi è piaciuta molto l'immagine iniziale, le paure che prendono forma quasi concreta nel piatto del sacerdote. Anche il fatto che non ci siano il "buono" e il "cattivo" della situazione dà un valore aggiunto al racconto. Lo rendono realistico, così come anche i dialoghi azzeccati. Globalmente il racconto mi è piaciuto, voto 4.
Re: Commento
Grazie, Roberto, temevo infatti tale inflazione, quindi il tuo commento è graditissimo. Certo, da lettore anch’io mi rendo conto che la coltellata arriva in modo inatteso, se vuoi brusco, ma necessaria per dare consistenza, implicito significato, al finale.Roberto Bonfanti ha scritto: ↑30/12/2019, 21:02 Bel racconto. Trovo particolarmente efficaci i dialoghi, soprattutto le parole dei due sgherri, sono da manuale. Mi ha un po' spiazzato il cambio di registro, sottile ma significativo, diciamo dal ricordo del prete in poi, come dice Roberto Ballardini nel suo commento, da quel momento la farsa si fa molto seria, ma anche questo non è un aspetto negativo in un racconto, tutt'altro. Il prete pedofilo oggi è un po' inflazionato (in letteratura, intendo!), qui trovo la cosa declinata in maniera molto efficace e funzionale alla storia.
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Re: Mafie
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Re: Mafie
Re: Mafie
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molto ben scritto, dialoghi assolutamente credibili e descrizioni davvero buone. a tratti anche ottimali.
non mi permetto di parlare di mafia, ma una storia del genere è probabilissima un po' ovunque.
la bravura sta nel riuscire a trasmettere certe sensazioni, cosa non facile.
e qui ci riesci piuttosto bene.
bel lavoro.
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Re: Mafie
@ Grazia, Laura (sì, Carlo è il mio nome reale). Il “metodo” a cui fai riferimento è proprio il focus del racconto, dove in forma sotterranea vi si potrebbe cogliere il paradosso, l’utopia di ottenere giustizia semplicemente con la (inutile) denuncia. Ma c’è un altro aspetto nel racconto che andrebbe considerato: il giovane Calogero Battaglia, aspirante prete, senza le schifose e vigliacche avance del prete pedofilo (che promette un aiuto solo in cambio di sesso) e l’aggressione a quest’ultimo, sarebbe lo stesso diventato un capo mafia? Con ciò non lo si deve assolvere, sia chiaro, ma inevitabilmente ci si addentra in un sentiero in cui un’ingiustizia genera altre ingiustizie. E dove porta, poi, questo benedetto sentiero? Insomma, non ne veniamo più fuori.
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Papa Francesco ha detto: "Il prete deve portare il bambino o la bambina alla santità. E questo si fida di lui. Invece di portarlo alla santità, lui lo abusa. È gravissimo, è come fare una messa nera. Invece di portarlo alla santità lo porti a un problema che avrà per tutta la vita".
"Non ci sono privilegi su questo tema dei minori. In Argentina dei privilegiati diciamo: questo è un figlio di papà. Ecco su questo tema non ci saranno figli di papà. È un problema molto grave. Un sacerdote che compie un abuso, tradisce il corpo del Signore".
La coerenza con questo pensiero è tangibile con i recenti provvedimenti del Vaticano e l’agire del Pontefice.
Detto questo …
E’ innegabile che legioni e legioni di anticristi sfruttino questo argomento per screditare la Chiesa.
Questo accade da anni con ritmo esponenziale.
Ora, non so voi quanti sacerdoti pedofili conosciate personalmente.
Nessuno nega che esistano, sia chiaro, ma sono poche mele marce da levare al più presto dalla cassetta.
Finalmente il Vaticano ha parlato chiaro, agendo di conseguenza.
Fortunatamente, sacerdoti pedofili non ne ho mai incontrati.
Ne ho tuttavia trovati parecchi, in giro per il mondo, che tra privazioni e sacrifici portano stoicamente con Amore la parola di Dio a chi è felice di ascoltarla e dalla quale trae sollievo, speranza e gioia.
Spesso lo fanno a rischio più che reale e costante della loro stessa vita.
E’ indubbio che il loro agire sia coerente ed in linea con la loro scelta di vita, sull’esempio di nostro Signore morto in croce per noi tutti.
Penso che tutti i sacerdoti, a prescindere dalla loro confessione, che parlino il linguaggio universale di Dio, ovvero: Amore, Verità e Giustizia, debbano essere trattati con profondo rispetto.
Pertanto, mi si passi il termine, ma dal profondo del cuore, si “fottano” tutti gli anticristi senza eccezioni.
Non é leale, né giusto fare di tutte le erbe un fascio.
Fermo restando che la gramigna, come noto, non ha scampo e non può minimamente pensare di salvarsi e scampare al fuoco eterno della Geenna.
Questo vale sia per coloro che fanno messe nere, come per tutti gli anticristi del mondo, indipendentemente dalla spoglia sotto la quale si presentino, di volta in volta, promuovendo il caos, dal quale, secondo la loro distorta visione, dovrebbe risorgere “ordine”.
Precisato questo, leggevo tra le righe che la giustizia fai da te può talvolta essere cosa buona e giusta.
Vediamo il racconto: Prima la bastonata, poi lo sfregio, poi le minacce … dovrebbero essere la corretta risposta al deplorevole vizio del parroco?
Non credo proprio!
Ve lo dice chi sull’uso lecito della forza, anche letale, spesso riflette, per diverse ragioni.
Mai e poi mai, un impiego della forza fuori dalle regole di ingaggio, dalle leggi internazionali e dalle leggi Universali è lecito.
Non esiste legge, almeno nel mondo civile che ben conosciamo, dove l’uso della forza possa essere esercitato in modo vile e laddove la difesa non sia proporzionata all’ offesa.
Si veda ad esempio l’attuale assassinio del 3 gennaio, durante il quale ha perso la vita un alto ufficiale iraniano
Non esiste legge che possa giustificare un simile atto vile e sproporzionato.
Né umana, né Universale.
Per quanto quell’alto ufficiale iraniano fosse il burattinaio nascosto di una sequela di provocazioni, quell’azione ha di fatto violato più di una legge.
In breve, se Tizio provoca in continuazione Caio, Caio non è legittimato ad ucciderlo.
Così se il Parroco è malato e vizioso, Don Calogero non è legittimato né a bastonarlo, né a sfregiarlo.
Qualcuno potrebbe sostenere: Ma se le denunce non portano frutto allora è lecita l’autodifesa!
No, non lo è, parimenti al non essere giusto prendere a legnate il parroco.
Don Calogero doveva e poteva limitarsi a non presentarsi, denunciando “l’approccio” pedofilo.
Non lo è parimenti al pretendere che parroco e vescovo si dovessero “togliere dalla minchia”.
Non lo è parimenti all’ordine dato di sfregiare il parroco.
Non lo è parimenti all’affrontare con mollezza e permessivismo, la malattia ed il vizio di questi soggetti da parte dei loro superiori. Non dimentichiamo poi che sovente questi carnefici di oggi sono stati, a loro tempo, vittime ieri
Per quanto delicata la questione, pur mantenendo la giusta riservatezza, il fenomeno deve essere estirpato con determinazione. Questa volontà oggi è ben presente. Forse è per questo che tanti anticristi agitano tanto la coda oggi. Rischiano di rimanere senza argomenti. Infatti, così come fatto notare, oggi il binomio prete-pedofilo è altamente inflazionato e pubblicizzato.
La Chiesa tuttavia è ben altro ed è vile ed ingiusto voler farla passare solo per il suddetto binomio a mo’ della propaganda, oggi tanto di moda.
L’ordine non proviene dal caos.
L’ordine e le Leggi Universali, o di Dio, se preferiamo, esistono fin dalla notte dei tempi.
Per le sopracitate ragioni, il mio voto si attesta sul 3, perché nonostante sia scritto più che bene, per il messaggio, più o meno consciamente, trasmesso non lo ritengo bello e neppure posso dire mi possa piacere.
Questo naturalmente è solo il mio modesto punto di vista di attento lettore, uso guardare più oltre le parole che dentro le stesse.
Alla prossima.
https://www.youtube.com/watch?v=HTRHL3yEcVk
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Re: Mafie
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Per il resto mi sento di dire che, chissà perchè, i racconti, i libri e i film che parlano di preti pedofili attirano sempre molto interesse. Molto meno i tanti sacerdoti che si battono in prima linea nelle nostre città, nei luoghi più desolanti e cercano umilmente di dare il loro contributo. Di loro si che ne ho conosciuti parecchi...
Re: Mafie
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Tornando a noi, preciso che non mi sto permettendo di criticare i commenti altrui, bensì i loro non commenti: ovvero sto condannando un modo di commentare che giudico scorretto e fuorviante. Tranne i pochissimi casi che ho incontrato sino ad ora – nei quali effettivamente un messaggio disgustoso c’era, e gridava vendetta giustificando reazioni sdegnate – i racconti che vedo pubblicati richiedono solo un’attenta lettura del testo per giungere a un giudizio complessivo basato sulla bontà e logicità della trama, dei personaggi, del contenuto, dello stile e del rispetto della grammatica e della sintassi. Commenti quindi che non debordano, come quelli - tanto per citar cognomi che iniziano con la “B” - di Ballardini, Bonfanti e Barbian.
A questo punto vengo a commentarti io, ho già detto abbastanza. Ti anticipo che il giudizio finale complessivo è positivo, soprattutto per il tuo modo di scrivere, molto chiaro e senza imperfezioni e tentennamenti. Ho invece da ridire a proposito del personaggio Don Abbondio... pardon, don Carmelo, la somiglianza c’è. Questi è un prete cacasotto, vigliacco e ricattatore, tanto da condizionare le preghiere e una raccolta fondi a favore del fratello malato del futuro boss in cambio di una “toccatina” a quest’ultimo. Per giunta ha una certa età, è siciliano, conosce la mafia e sa che don Calogero non scherza facendo promesse a vuoto, ma che sa usare personalmente il suo coltello affilatissimo, oltre ad servirsi di sgherri che assomigliano un po’ troppo a quelli manzoniani. Per tutto ciò il suo comportamento è parecchio illogico. Resta al suo posto, lascia scadere l’ultimatum, mangia i broccoli e prova a prendere con le buone i sicari? Ma cosa pensa mai di ottenere? Proprio ci vuole una coltellata per fargli capire ciò che già non poteva non sapere?
Per cui, secondo me il racconto andrebbe ripensato. Magari mandando il don a piagnucolare dal Vescovo complice, che anche lui ha ricevuto minacce dal don Calogero. E adesso che facciamo? Che vuoi che facciamo, meno male che c’è quota 100. Andiamo tutti e due in pensione, che ci è già andata bene così!
Re: Mafie
Premesso ciò, vengo subito al succo del tuo discorso introduttivo. Nessuno, credo, mi ha accusato di qualcosa, tutti i commentatori, anzi, hanno espresso il loro garbatissimo punto di vista, lasciando per altro sempre qualcosa di positivo in riferimento alla mia scrittura. Non ho quindi assolutamente nulla da recriminare se non ringraziare chi ha avuto la pazienza di leggere il mio racconto. Ci mancherebbe altro. Tornando ai commenti, anzi, mi hanno fatto riflettere alquanto, tanto che mi sono posto una domanda: se io avessi avuto un amico sacerdote l’avrei forse scritto un testo del genere? Conoscendomi, per rispetto di quell’amico stimato, non l’avrei nemmeno pensato di scriverlo. Ecco, mi sono detto, come le diverse esperienze di vita o le non esperienze di ognuno di noi cambiano il destino delle cose.
In merito al tuo commento al testo, intanto apprezzo il giudizio positivo circa il modo di scrivere, il che per me è importante per avere riscontri. Per la somiglianza del personaggio don Calogero con don Abbondio, c’è tutta, anzi devo confessare che è stata voluta da me ironicamente. La scena del parroco che mangia i broccoli, no: quella è roba della mia fantasia (o di altre mie letture, chissà).
In quanto al rivedere il racconto… In realtà la scena che proponi tu l’ho già scritta: il parroco va infatti dall’arcivescovo eccetera. Boh, non so se possa interessare a qualcuno, in effetti. La stima che ho di me come scrittore di questi tempi è sotto i calcagni. M’incazzo con m stesso anche per una virgola sbagliata ritenendola giusta o viceversa. Per la serie: sono più convinto che persuaso.
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Re: Mafie
Re: Mafie
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Re: Mafie
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Anonimania 2022 (settembre) - Prima edizione
A cura di Il Guru e BraviAutori.it.
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La Gara 23 - Pochi istanti prima del sogno
A cura di Ser Stefano.
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GrandPrix d'inverno 2022/2023 - Conchiglie sulla spiaggia - e le altre poesie
A cura di Massimo Baglione.
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69 Orizzontale: l'Antologia erotica
Oltre 300 pagine di ottimo erotismo sotto forma di racconti, poesie e illustrazioni. Contiene un racconto della scrittrice Valeria Ferracuti e disegni di Furio Bomben. Ogni testo è abbinato a una domanda in formato "settimana enigmistica" che testerà l'attenzione del lettore. La dura selezione alla quale sono stati sottoposti i partecipanti, garantisce al libro una qualità che raramente è stata raggiunta in passato.
A cura di Massimo Baglione, Angela Di Salvo e Alessandro Napolitano;
in collaborazione con Valeria Ferracuti di mysecretdiary.it;
copertina di Roberta Guardascione;
illustrazioni aggiuntive realizzate da Furio Bomben;
strisce enigmistiche di Diego Capani.
Contiene opere di: Allison Bersani, Gabriella Pison, Gianni Giovannone, Serena Rosata, Simone De Andreis Gerini, Thierry59, Grey Delacroix, Giovanni Altieri, Marina Priorini, Antonella Rita Provenzano, Furio Bomben, Alessandra Gaggioli, Marina Casali, Mew Notice, Enrica Restelli, Valter Padovani, Alessandro Moschini, Tullio Aragona, Elena Girotti, Edoardo Baietti, Gilbert Paraschiva, Gianluigi Redaelli, Connie Furnari, Flavia Ippolito, Mariella Scarano, Piergiorgio Annicchiarico, Poly, Alessio Boni, Carmine Rosano, Alberto Tristano, Barbara Bertucci, Armando D'Amaro, Livin Derevel, Stefano Masetti, Alfio Faedi, Giovanni Gentile, Bruno Elpis, Riccardo Carli Ballola, Roberta Eman, Anna Pisani, Ser Stefano, Riccardo Sartori, Giovanna Amoroso, Jen Ricci, Michele Cogni, Paolo Ferruccio Cuniberti, Claudio Gavina, Valeria Ferracuti.
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B.A.L.I.A.
Buona Alternativa alla Lunga e Illogica Anzianità
Siamo nel 2106. BALIA accudisce gli uomini con una logica precisa e spietata, in un mondo da lei plasmato in cui le persone nascono e crescono in un contesto utopico di spensieratezza e di bel vivere. BALIA decide sul controllo delle nascite e sulle misure sanitarie da adottare per mantenere azzerato l'incremento demografico e allungare inverosimilmente la vita di coloro che ha più a cuore: gli anziani.
Esiste tuttavia una fetta di Umanità che rifiuta questa utopia, in quanto la ritiene una distopia grave e pericolosa.
BALIA ha nascosto il Passato ai suoi Assistiti, ma qualcuno di questi ha conservato i propri ricordi in un diario e decide di trascriverli in una rischiosa autobiografia. Potranno, questi ricordi, ripristinare negli Assistiti quell'orgoglio di vivere ormai sopito? E a che prezzo?
Di Ida Dainese e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
256K
256 racconti da 1024 Karatteri
Raccolta delle migliori opere che hanno partecipato alla selezione per l'antologia 256K. Ci sono 256 racconti da non più di 1024 battute. A chiudere l'antologia c'è un bellissimo racconto del maestro della fantascienza italiana Valerio Evangelisti. Ogni pagina, è corredata da una cronologia dei vecchi computer dagli anni '50 agli '80. A ogni autore è stato inoltre assegnato un QR Code. Da non perdere!
A cura di Massimo Baglione e Massimo Fabrizi
con la partecipazione di: Alessandro Napolitano e Paolo Oddone.
Contiene opere di: Alberto Tristano, Roberto Guarnieri, Ramona Cannatelli, Ser Stefano, Giorgio Aprile, Gianluca Santini, Matteo Mancini, Giorgia Rebecca Gironi, Mariella Vallesi, Tommaso Chimenti, Diego Salvadori, Giulia Conti, Beatrice Traversin, Maria Cristina Biasoli, Massimiliano Campo, Il Cazzaro di 6502, Polissena Cerolini, Patrizia Birtolo, Paolo Capponi, Paolo Cavicchi, Luca Romanello, Igor Lampis, Diego Di Dio, Leonardo Boselli, David Parronchi, VS, Antonella Tissot, Sam L. Basie, Annamaria Trevale, Bruno Ugioli, Ilaria Spes, Bruno Elpis, Massimiliano Prandini, Andrea Marà, Riccardo Fumagalli, Joshi Spawnbrød, Daniele Picciuti, Gian Filippo Pizzo, Flavio Valerio Nervi, Ermanno Volterrani, Manuela Costantini, Matteo Carriero, Eva Bassa, Lorenzo Pompeo, Andrea Andreoni, Valeria Esposito, Stefano Caranti, Riccardo Carli Ballola, Stefano Pierini, Giuseppe Troccoli, Francesco Scardone, Andrea Cavallini, Alice Chimera, Cosimo Vitiello, Mariaeleonora Damato, Stefano Mallus, Sergio Oricci, Michele Pacillo, Matteo Gambaro, Angela Di Salvo, Marco Migliori, Pietro Chiappelloni, Sergio Donato, Ivan Visini, Ottavia Piccolo, Ester Mistò, Alessandro Mascherpa, Gianmarco Amici, Raffaella Munno, Michele Campagna, Diego Bortolozzo, Lorenzo Davia, Marco Solo, Gianluca Gendusa, Caterina Venturi, Lorenzo Crescentini, Silvia Tessa, Simona Aiuti, Chiara Micheli, Anna Tasinato, Valentina Giuliani, Giulio D'Antona, Maria Francesca Cupane, Veruska Vertuani, Giacomo Scotti, Chiara Zanini, Lorenzo Fontana, Tiziana Ritacco, Margherita Lamatrice, Aurora Torchia, Luigi Milani, Maurizio Brancaleoni, Gloria Scaioli, Filomena, Piergiorgio Annicchiarico, Morik Chadid, Chiara Perseghin, Massimo Ferri, Simone Messeri, Davide Dotto, Serena M. Barbacetto, Roberto Bernocco, Anthony Strange, Cristian Leonardi, Fabiola Lucidi, Roberto Bommarito, Antonio Russo De Vivo, Giacomo Gailli, Giovanni Duminuco, Federico Pergolini, Fabrizio Leonardi, Amigdala Pala, Natale Figura, Celeste Borrelli, Francesca Panzacchi, Andrea Basso, Giacomo Inches, Umberto Pasqui, Mario Frigerio, Luigi Bonaro, Luca Romani, Anna Toro, Giuseppe Varriale, Maria Lipartiti, Marco Battaglia, Arturo Caissut, Stefano Milighetti, Davide Berardi, Paolo Secondini, Susanna Boccalari, Andrea Indiano, Alexia Bianchini, Penelope Mistras, Anna Grieco, Samantha Baldin, Serena Bertogliatti, Valentina Carnevale, Gloria Rochel, Andrea Leonelli, James Carroll Wish, Marco Ferrari, Giovanni Ferrari, Mew Notice, Maurizio Vicedomini, Paride Bastuello, Alessandra Lusso, Mirko Giacchetti, Francesco Manarini, Massimo Rodighiero, Daniela Piccoli, Alessandro Trapletti, Marco Tomasetto, Conrad, Giovanni Sferro, Morgana Bart, Omar Spoti, Massimo Conti, Andrea Donaera, Roberto Alba, Libeth Libet, Angela Rosa, Valentina Coscia, Antonio Matera, Fabio Brusa, Stefano Olivieri, Isabella Galeotti, Chiara de Iure, Ilaria Ranieri, Lorenzo Valle, Francesco Fortunato, Valentina Tesio, Elena Pantano, Maria Basilicata, Antonio Costantini, Riccardo Delli Ponti, Giovanna Garofalo, Eliseo Palumbo, Federica Neri, Alessandro Napolitano, Stefano Valente, Linda Bartalucci, Luisa Catapano, Diego Cocco, Riccardo Sartori, Dario Degliuomini, Gianni Giovannone, Nicola Fierro, Federico Marchionni, Romeo Mauro, Francesco Azzurli, Filippo Pirro, Luca Marinelli, Triptil Pazol, Marco Sartori, Iunio Marcello Clementi, Maria Lucia Nosi, Valentina Vincenzini, Jacopo Mariani, Diletta Fabiani, Lodovico Ferrari, Paolo Franchini, Tullio Aragona, Davide Corvaglia, Davide Figliolini, Beniamino Franceschini, Roberto Napolitano, Valeria Barbera, Federico Falcone, Stefano Meglioraldi, Eugenia Bartoccini, Andrea Gatto, Sonia Galdeman, Filomena Caddeo, Dario D'Alfonso, Chantal Frattini, Viola Cappelletti, Maria Stella Rossi, Serena Rosata, Francesco Di Mento, Giuseppe Sciara, Mario Calcagno, Tanja Sartori, Andrea Giansanti, Lorenzo Pedrazzi, Alessio Negri Zingg, Ester Trasforini, Daniele Miglio, Viola Killerqueen Lodato, Delos Veronesi, Giuseppe De Paolis, Diego Capani, Stefano Colombo, Aislinn, Marco Marulli, Sanrei, Emanuele Crocetti, Andrea Borla, Elena Noseda, Anna Notti, Andreea Elena Stanica, Marina Priorini, Lucia Coluccia, Simone Babini, Fiorenzo Catanzaro, Francesco Mastinu, Cristina Cornelio, Roberto Paradiso, Andrea Avvenengo, Maria Boffini, Mara Bomben, Alex Panigada, Federico Iarlori, Marika Bernard, Alessandra Ronconi, Francesco Danelli, Gabriele Nannetti, Salvatore Ingrosso, Paolo Oddone, Valerio Evangelisti.
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