Ringraziamento
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Ringraziamento
Diletta correva trafelata dalla soffitta saltellando sulle traballanti scalette di legno, aiutandosi a scenderle solo con una mano, avendo nell’altra quello che sembrava essere un quadernino dalla logora copertina di cuoio.
“Stavo mettendo in ordine i vecchi vestiti della nonna e le sue cianfrusaglie per l’asta di beneficenza, quando nella sua vecchia valigia ho trovato il suo ricettario” sibilò ansimante.
“Ma dici davvero?” trillai. Il suo ricettario aveva iniziato ad assumere dei connotati mitologici quando, appena dopo la morte della cara centenaria, tutti i suoi figli, nipoti e bisnipoti avevano iniziato a darne una caccia spietata. Quello era un vero e proprio tesoro e conteneva ricette, gelosamente custodite e nascoste dalla nonna, che avevano decretato la fama dell’anziana signora sia durante le festività in famiglia, che nelle aste di beneficenza della parrocchia, che alle feste in paese del Partito Democratico di cui lei era stato uno dei storici volti per anni.
Diletta stava sfogliando il quadernetto dalle pagine ingiallite riempito da una fitta calligrafia tutta ghirigori e svolazzi. “Anche volendo carpire i segreti delle sue ricette, non potremmo perché ci vorrebbe un interprete di geroglifici”
“Ma io non vedo nemmeno scritta una dose” frignai io che con la cucina avevo un rapporto di profondo conflitto.
“Ma perché secondo te la nonna usava le dosi? Era tutto un sentimento! Uh toh una cartolina” squittì Diletta cacciando da una pagina una vecchia foto in bianco e nero. Non era una vera e propria cartolina, anche se ne aveva tutto l’aspetto. Rappresentava una giovane in un castigato e scuro costume da bagno intero, molto accollato, con un sorriso incerto, lo sguardo smarrito parzialmente coperto da una ciocca di capelli crespi chiari che il vento le aveva sistemato dinanzi agli occhi e che il fotografo aveva deciso di catturare proprio mentre la mano libera dagli onori stava per spostare con il capo leggermente chino indietro. In alto a destra vi era scritto Miss Stresa, con una data divenuta parzialmente illeggibile a causa del tempo, ma di cui si poteva in una certa misura indovinare l’anno ovvero 1947.
“La nonna ha vinto un concorso di bellezza?” chiese stupita Diletta. Quella gran chiacchierona della loro nonna, in effetti, soleva vantarsene abitualmente di essere stata una gran bella tosa da giovane, ma non aveva mai rivelato loro di aver addirittura vinto un concorso. Ma non c’era dubbio, in effetti, poiché in quel volto acerbo di ragazzina, io intravedevo i tratti maturi e sofisticati di colei che avevo conosciuto in età matura come la madre di mia madre e, inoltre, il nome Anna Maria Schifano Bordin corrispondeva al suo nome da nubile.
Diletta stava ancora osservando quella sbiadita fotografia di quella giovane salita agli onori come bella tra le belle, mentre io continuavo la mia ricerca nel ricettario. Spuntò quella che era a tutti gli effetti una vera cartolina che ritraeva un treno a vapore che viaggiava in un valico alpino. La scrittura era, in effetti, illeggibile e parzialmente cancellata dal tempo, ma il mittente che aveva spedito alla nonna la cartolina aveva un nome peculiare.
Tuo Levi
“Levi? Che nome è? Non era per caso il nomignolo del nonno?” chiese Diletta che era passata all’analisi dell’altra reliquia trovata e che analizzavo con perizia scientifica rigirandola tra le mie mani.
“Ma no! Come si può abbreviare Giancarlo in Levi? Ma poi qui vi è un cognome parzialmente straniero che finisce con delle consonanti!” feci notare io.
“La nonna conosceva degli stranieri?” chiese dubbiosa Diletta. Dalla cartolina era passata ad analizzare la pagina presso cui ella era stata conservata. La ricetta che ne occupava il contenuto aveva un nome molto particolare, parzialmente illeggibile. La nonna aveva, però, scritto un commento accanto ad esso. Provai a leggerlo incertamente, poiché la grafia era molto arzigogolata e presentava un sacco di fronzoli. “Ricetta … ebraica? Questa deve essere una b! Possibile ci sia scritto ebraica?” chiesi a Diletta porgendole parzialmente il quadernino e obbligandola a staccare gli occhi dalla cartolina. Mia sorella partorì a fatica un pensieroso gesto di assenso dopo una lunga e dettagliata analisi e io continuai “Ottenuta con … la? Questa deve essere una elle? Ah no è una effe, quindi è … ottenuta con fatica … come ringraziamento”
Un’idea mi balenò nella testa e quasi strappai dalle mani di mia sorella la consunta cartolina. Non era un valico alpino quello raffigurato, ma uno canadese poiché vi era una piccola bandiera con l’acero sul basso margine destro. Erano illeggibili il timbro postale e il testo, ma alcune parole erano sopravvissute allo scorrere del tempo come fuga, America, gentile, riconoscenti e grazie.
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Ben scritto di segnalo questo refuso: "di cui lei era stato uno dei storici volti per anni." Stata al femminile.
Mancano poi sempre le virgole prima del complemento vocativo.
E guarda che il Partito Democratico esiste da una decina d'anni. Forse la nonna era un volto storico del Partito Comunista. Insomma, la nonna era comunista, aiutava gli ebrei, era brava a cucinare ed era pure molto bella.
Un buon lavoro, a rileggerti.
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Re: Ringraziamento
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Re: Commento
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L'idea di fondo mi piace molto, però dobbiamo risistemarlo.
A presto
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Re: Ringraziamento
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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Re: Ringraziamento
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Ti segnalo solo che la bandiera canadese con la foglia d'acero è diventata ufficiale solo nel 1965, prima era usata la bandiera britannica (il Canada fa parte del Commonwealth).
Alla prossima
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Re: Ringraziamento
Ognuno può modificare i propri messaggi, dovresti trovare l'icona della matitina vicino al titolo del messaggio.Pepper ha scritto: 23/04/2020, 16:25 Come vedi non sono pratico col pc. Il commento comincia alla terza riga.
Quello in questione l'ho modificato io.
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Avrei strutturato il finale in modo di diverso, per renderlo completo. Ma a parte questo, bel lavoro, a rileggerti.
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Ho trovato un po' pesante lo stile del racconto, con molti avverbi, la forma un po' contorta e qualche incertezza nella punteggiatura, anche nel vocativo.10aprile1992 ha scritto: 09/04/2020, 11:25 la fama dell’anziana signora sia durante le festività in famiglia, che nelle aste di beneficenza della parrocchia, che alle feste in paese
Rappresentava una giovane in un castigato e scuro costume da bagno intero, molto accollato, con un sorriso incerto, lo sguardo smarrito parzialmente coperto da una ciocca di capelli crespi chiari che il vento le aveva sistemato dinanzi agli occhi e che il fotografo aveva deciso di catturare proprio mentre la mano libera dagli onori stava per spostare con il capo leggermente chino indietro. In alto a destra vi era scritto Miss Stresa, con una data divenuta parzialmente illeggibile a causa del tempo, ma di cui si poteva in una certa misura indovinare l’anno ovvero 1947.
Diletta stava ancora osservando quella sbiadita fotografia di quella giovane salita agli onori come bella tra le belle, mentre io continuavo la mia ricerca nel ricettario. Spuntò quella che era a tutti gli effetti una vera
“Ottenuta con … la? Questa deve essere una elle? Ah no è una effe, quindi è … ottenuta con fatica … come ringraziamento”
Nella citazione segnalo qualche esempio: il primo "sia" va seguito da altrettanti "sia" e non dal che; la seconda frase è davvero troppo lunga e contorta, non correttamente retta dalla punteggiatura; nel terzo esempio sottolineo la ripetizione del termine "quella", vocabolo ridondante e spesso initile; prima dei puntini di sospensione non bisogna mai mettere lo spazio.
La lettura è quindi stata poco piacevole, resa difficoltosa anche dal non andare a capo quando inizia una battuta di dialogo.
Il finale è poco sviluppato, secondo me, molto lasciato all'interpretazione del lettore: mi sarebbe piaciuta qualche considerazione in più su questa nonna che, a quanto pare non era solo una bella ragazza e una brava cuoca! Insomma, mi sembra un'opportunità sprecata.
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idea buona che può dare ottimi risultati.
l'importante è sistemare un poco la stesura, togliendo alcune ripetizioni di troppo e correggendo i refusi.
personalmente modificherei anche alcune espressioni, anche intere frasi, per renderle più gradevoli al lettore.
in ogni caso è un buon lavoro.
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Il finale lascia spazio a molte ipotesi, ma non suggerisce niente più di quello che è evidente, cioè l’amicizia e l’aiuto della nonna con un esule ebreo.
Buone potenzialità ma non del tutto espresse.
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