Parliamo del Premio Urania
1) Un emergente vince il Premio Urania. Sembra l'epilogo di una bella favola. Nel tuo caso, è una favola divenuta realtà. Vuoi raccontarci com'è cominciata?
Tutto è cominciato nel 2004 quando in seguito alla spedizione di Antidoti umani al Premio Urania, ricevetti dalla redazione Mondadori una lettera (all'epoca non c'era ancora il blog di Urania) con cui mi si comunicava di non aver vinto ma di essere arrivato finalista. Quella lettera è conservata a tutt'oggi come un preziosissimo cimelio, in quanto è stata lei ad avermi spinto a non mollare e a continuare a scrivere quello che poi è diventato e-Doll. A volte basta un segno per indicare una via. E sulla mia di questi segni del destino ce ne sono stati diversi altri nel corso degli ultimi anni. Non ultimo la vittoria del Premio che mi ha allontanato in via definitiva dal mio lavoro precedente per intraprendere, con molta meno sicurezza economica ma più soddisfazione, l'impervia strada dello scrittore di professione.
2) Un obiettivo inseguito con tenacia per cinque anni. Cosa ha significato e cosa significa, per te, il Premio Urania? Averlo vinto ha cambiato il tuo modo di rapportarti alla scrittura e al mondo dell'editoria?
Il Premio Urania rappresenta la massima gratificazione per uno scrittore di SF in Italia. Da venti anni, Mondadori punta sul Premio come trampolino di lancio di autori emergenti che poi sono diventati nomi del panorama letterario del calibro di Valerio Evangelisti, Nicoletta Vallorani, Massimo Mongai, Dario Tonani (che non ha vinto ma il cui Infect@ ha convinto tutti alla pubblicazione successiva) e Giovanni De Matteo. Quindi ora starà a me confermare quanto di buono è stato intravisto dalla giuria del Premio. Vincere l'Urania è un attestato di merito, una vetrina prestigiosa, che però dura soltanto un mese. Quindi mi aspetta un duro lavoro per arrivare un giorno a rafforzare questa posizione.
La mia scrittura ha sicuramente beneficiato della vittoria del Premio per vari motivi:
1) ricevo decine di mail dai lettori con osservazioni, plausi e critiche.
2) sull'onda dell'entusiasmo ho quasi finito di scrivere il terzo romanzo in 6 mesi.
3) mi sto confrontando con altri professionisti della scrittura ed editor di Mondadori e
4) si nutrono delle aspettative su di me e questo mi è di enorme incentivo a migliorarmi.
3) Nell'arco di un breve periodo hai sperimentato micro e macro editoria. Nel 2008 hai pubblicato con la Giovane Holden il tuo romanzo "Antidoti umani" (già finalista al Premio Urania), nel 2009 sei passato alla Mondadori con e-Doll. Tralasciando gli aspetti ovvi quali notorietà e distribuzione, te la sentiresti di fare un confronto tra queste due esperienze? Nel passaggio dalla piccola alla grande editoria, cosa cambia in termini di editing, clausole contrattuali, promozione e responsabilità?
Il salto è troppo grande. Il confronto è tra due realtà che hanno dimensioni, tradizioni e mezzi (senza contare le professionalità e gli scopi) troppo diversi e lontani tra di loro. Posso solo dire che se da una parte Mondadori mi ha opzionato per i prossimi dieci anni, dall'altra la Giovane Holden mi ha proposto un contratto per 18 mesi (che ho rescisso dopo 6). Nella piccola editoria possono esserci realtà sensibili alla qualità e all'innovazione, (più nella media che nella micro direi) ma troppo spesso si assiste a politiche di mero ritorno economico immediato che inficiano gravemente il senso stesso di questa professione.
4) Secondo te, perché e-Doll ha vinto il Premio Urania?
Da incontri avuti in questi mesi con gli editor di Mondadori ho colto tre possibili motivi: a) il testo era a un livello di editing piuttosto alto rispetto agli altri, quindi meno necessità di interventi e una scrittura già matura per la pubblicazione, b) uno stile che, seppure a volte grezzo e involuto, dimostra "coraggio" e un "ardire" che non si trova spesso nei manoscritti degli esordienti. C) un tema accativante e un'ambientazione ben curata.
Continua...
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