Il pigiama giallo
Il pigiama giallo
«Mi segua signora, sono su questo ripiano» risponde la commessa del negozio indicando lo scaffale alla sua sinistra, poi si fa da parte e lascia il passo alla famigliola.
Una bimbetta la supera impaziente, correndo verso lo scaffale.
«Mamma, lo vorrei giallo, me lo prendi giallo?»
«Certo Alice, puoi scegliere quello che vuoi» risponde la donna.
«E gli accappatoi per bambini dove sono?» Chiede brusco l’uomo che le accompagna.
«Venga con me, sono da quest’altra parte» risponde la commessa.
Un bambino esile, con il viso pallido e due occhi grandi li segue.
«Gli accappatoi per maschi sono qui a destra. Può scegliere tra quelli tradizionali in spugna oppure quelli in microfibra.»
«Ci penso io» dice l’uomo fermandola con un gesto della mano. Il tono autoritario dell’uomo prende un po’ in contropiede la ragazza la quale, con un ‘mi scusi’ appena sussurrato, si allontana lasciandoli soli.
Andando via non può fare a meno di notare la vistosa fasciatura all’indice della mano sinistra dell’uomo: «che esagerazione» le vien da pensare.
«Luca, non ci stare a perdere troppo tempo, guarda che bello questo con Spiderman stampato sulla schiena.»
«Non mi piace molto Spiderman, ne vorrei uno semplice, senza disegni» mormora il ragazzino.
«Questo grigio con l’incredibile Hulk è ancora più bello.»
«Non mi piace molto neanche quello, preferisco questo tutto viola.»
«Come non ti piace! È bellissimo, l’avessi avuto io un accappatoio così alla tua età. Ma che razza di colore è viola, è un colore da mammoletta. Io mio figlio con un accappatoio viola non ce lo mando in giro. Prendiamo questo con l’incredibile Hulk, la taglia mi sembra la tua. Ok, deciso.»
«Papà aspetta, va bene anche questo tutto blu, ma non quello!»
«Discussione chiusa, non ho tempo da perdere. Vai a vedere se tua sorella ha finito.»
Il tono perentorio dell’uomo richiama l’attenzione della commessa che, però, non osa avvicinarsi.
«Hai trovato l’accappatoio?» Chiede al ragazzino quando le passa accanto, «se non ti piacciono quelli posso vedere se in magazzino ne ho altri.»
«Grazie, va bene questo grigio» sussurra lui abbassando lo sguardo.
Raggiunge velocemente la sorella, ancora incerta tra due pigiamini.
«Luca, mi aiuti a decidere?» Gli chiede lei «quello rosa è fantastico, ma questo giallo è bellissimo e il giallo è il mio colore preferito!»
«Fai presto Alice, papà si sta stancando» le mormora il fratello.
«Ho capito, decido subito, prendo quello giallo.»
«Papà, ti piace?» Chiede al padre girandosi verso di lui per mostrargli orgogliosa il pigiama scelto.
«Ma che brutto! Giallo e arancione, sembrerai un pollo stasera.»
Il sorriso sul volto della bambina si spegne all'istante e gli occhi si riempiono di lacrime.
«Prendilo se ti piace tesoro, starai benissimo con quel pigiamino» le suggerisce la madre con un fil di voce.
«Non ascoltare tua madre, cosa vuoi che ne capisca lei! Guarda com’è vestita oggi, sembra uno spaventapasseri. Ascolta il tuo papà prendi quello rosa, sembrerai una vera principessa.»
«Va bene, prendo quello rosa» mormora la bambina con un fil di voce.
«Forza usciamo da qui, abbiamo sprecato già troppo tempo, paghiamo e andiamocene via» intima il padre, incamminandosi verso la cassa con il passo baldanzoso di chi ha preso in mano la situazione e l’ha gestita per il meglio.
I ragazzini lo seguono tenendosi per mano; la piccola non riesce a trattenere una lacrima e, furtivamente, se l’asciuga con la mano.
Poi, forse perché lo sguardo è offuscato da quella lacrima, forse perché la luce del locale è un po’ troppo soffusa o forse per nessun motivo, la piccola inciampa e va a sbattere contro la schiena del padre. Per sostenersi l’uomo è costretto ad appoggiare la mano a un cesto di asciugamani vicino alla cassa.
Il suo volto si rabbuia in un attimo e gli occhi si spalancano a dismisura. Si gira di scatto verso la figlia: «Alice il dito, lo sai che mi fa male il dito!» Sbotta afferrandole con forza il braccio.
«Papà mi fai male, perdonami non l’ho fatto apposta. Davvero, non volevo!» Piagnucola la piccola.
«Non stai mai ferma, sei un disastro, adesso per colpa tua il dito mi farà male per bel pezzo.»
La voce dell’uomo si alza al di sopra del brusio degli altri clienti i quali, ad uno ad uno, si girarono verso la famiglia.
«Papà, ci guardano tutti» osa dire il figlio.
«Ehi ragazzino, non rivolgerti così a tuo padre o ti rifilo un ceffone, anche se ci guardano tutti» lo minaccia l’uomo, accompagnando la minaccia con il gesto della mano. Il ragazzo alza tutte e due le braccia come a ripararsi il volto, nel gesto tipico di chi il volto se l’è dovuto riparare troppe volte.
La moglie, muta fino a quel momento, guarda il marito e sussurra: «Aldo ti prego, non qui in mezzo a tutti.»
«Donna, stai zitta, non contraddirmi, io faccio quello che mi pare, dovresti saperlo. E se ancora non l’avete capito tutti quanti, ve lo mostrerò a casa per bene.»
«Cosa sta facendo!» Si intromette un cliente «non…» La madre spaventata scuote la testa e lo guarda negli occhi supplicandolo di non continuare: «no» dice muta, muovendo appena le labbra. «No, è meglio di no.» Poi gira il volto dall’altra parte nel tentativo di nascondere una lacrima che non sfugge a nessuno.
«Mamma» la chiama con un fil di voce la figlia «è colpa mia, mi dispiace tanto! Stai tranquilla, non sembri per niente uno spaventapasseri, tu per me sei bellissima…»
La fila alla cassa, nel frattempo, si è smaltita, tutti i clienti escono dal negozio a testa bassa e in fretta, senza voltarsi indietro.
La commessa prende le banconote dalle mani dell’uomo e consegna lo scontrino, in silenzio. Impotente, lo osserva uscire dal negozio col suo passo sfrontato e con i bambini spaventati dietro di lui, poi guarda negli occhi la donna e vi legge una profonda, infinita tristezza.
Fa un passo verso di lei, appoggia la mano sulla sua spalla e stringe forte, con tenerezza, regalandole un sorriso…
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Molto ben riuscita la chiusa finale con quellincrocio si sguardi e quella stretta.
Beh, brava.
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ben scritto, senza refusi e abbastanza scorrevole. certo, il finale lascia l'amaro in bocca, ma spesso è la triste realtà a superare ogni fantasia.
resta un po' oscuro il fatto del dito fasciato, anche se la sua parte la fa comunque, vista la reazione.
buon racconto.

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Re: Il pigiama giallo
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
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A livello di contenuto, non si può parlare di trama, bensì di "realtà", che induce a riflettere se sia "normale" al giorno d'oggi, all'alba del 2021, che un uomo (tra virgolette) si imponga ancora in questo modo con moglie e figli piccoli. Secondo me quello che mi induce più tristezza non è ne la testa bassa della gente che osserva ne la mano sulla spalla della commessa, ma è la consapevolezza a livello sociale e globale di non poter fare nulla per migliorare le cose.
Quando il padre dice "a casa vi faccio vedere io" è proprio li che è esce la vera realtà, quella della violenza tra le mura domestiche (piccola o grande che sia - solo verbale/morale o meno). Qulla più diffusa.
Ci saranno sempre questi tipi di uomini, ci saranno sempre mogli indigeste e ci saranno sempre bambini infelici. Ed è questo che mi rammarica di più. Dopo questa riflessione personale concludo dicendo che a me il racconto è piaciuto, proprio come "piccola denuncia sociale".
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Una delle famiglie- tipo in cui si vivono fenomeni di violenza ma mi preme sottolineare che sono in realtà abbastanza variegate e non incanalate in una figura standard come quella di questo racconto che , purtroppo, è una delle peggiori.
in sintesi: breve, inciso e molto chiaro.
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Gran bel lavoro!
Alla prossima: )
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In che modo l'uomo si è fatto male al dito?
Cosa ha portato la figura genitoriale maschile ad avere questi comportamenti?
Possibile che nessuna abbia fatto nulla e come mai questi comportamenti vengono accettati?
Per quanto riguarda invece la forma nulla da dire, un bel lavoro
Re: Il pigiama giallo
Rispondo a quanto mi ha chiesto Simone. Il dito fasciato mi è servito solo per far avere al padre l'esageratala reazione finale. È vero non ho spiegato cosa si sia fatto, ma non l'ho ritenuto importante, non era il focus del mio racconto.
Rispetto alla seconda domanda la risposta è al quanto difficile: non c'è una motivazione razionale e specifica per il comportamento dei genitori violenti. Sono così perchè frutto della loro storia passata forse. Non sono né una psicologa nè una psichiatra ai quali lascio il compito di spiegare.
Chiedi perchè nessuno in negozio è intervenuto. Perchè intervenendo in situazioni come questa si corre il rischio di ottenere una reazione ancor più violenta sopratutto poi in privato con i famigliari (come ben sa la moglie, che subito fa un cenno per dissuadere il cliente che vorrebbe intervenire).
Il problema della violenza famigliare è una piaga della nostra società che non andrebbe ovviamente accettata, ma per risolvere la quale andrebbero fatte attente politiche di prevenzione, sostegno e accompagnamento. Ma per come gira il nostro paese in questi decenni la vedo dura...
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Re: Il pigiama giallo

Re: Il pigiama giallo
E così l'ho presa tranquillo, tutte le critiche per me sono costruttiveSimone_Non_é ha scritto: 20/09/2020, 15:16 Ciao Stefy! Grazie per le spiegazioni, da lettore quelle erano le domande che mi sono posto ed a cui non sono riuscito a trovare risposta, non voleva essere una critica sterile ma piuttosto costruttiva. Spero che il mio commento possa esserti utile prima o poi![]()

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Re: commento
Magari riuscissero a farlo!, Ma sono anch'esse frutto della loro storia, di solito. Donne che hanno subito da bambine e che non conoscono altro modo di essere "donne".Laura Traverso ha scritto: 21/09/2020, 18:31 Storia triste di ordinaria prevaricazione maschile. Però, racconti così devo dire che mi fanno un poco innervosire nei confronti del "femminile". Mi domando sempre, ma non solo nei confronti del tuo racconto, ma in generale,- la cronaca giornalmente riporta fatti analoghi - perché certe donne oltre che rovinare se stesse consentono a certi "uomini" da schifo di rovinare i propri figli. Non è ammissibile al giorno d'oggi. A certi individui va dato il benservito. Passi lunghi e ben distesi da loro. Al di là di ciò il racconto scorre bene, si lascia certamente leggere.
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Un romanzo postumano e transumano che vi mostrerà un futuro che forse non tarderà a divenire.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.