Bionica 11. Il pensatore

La rappresentazione realistica del corpo umano non è mai interessata in ambito artistico; per quella basterebbe un preparato tassidermico, ma il suo valore sarebbe descrittivo, anatomico.
Invece anche le culture più sofisticate si sono sempre distinte per la scrupolosa ricerca di un canone anatomico proprio, non umano, irreale. Se si considera l'esempio dei due bronzi rinvenuti nei pressi di Riace, si vede come affianco alla perizia estrema dimostrata dall'autore nel riprodurre la vascolarizzazione superficiale delle mani, sono presenti evidenti errori nelle proporzioni e nell'anatomia (ad esempio nell'area dell'addome). Evidentemente si tratta di imprecisioni volute, dettate dalla ricerca di un canone che rappresentasse non ciò che si vede, ma piuttosto quello che non si vede.
La riproduzione della realtà materiale non interessa il campo artistico, evidentemente; piuttosto l'obbiettivo è la rappresentazione di elementi intangibili come le emozioni, le idee e l'anima. Dovendo usare a tale fine un linguaggio anatomico, un dizionario di gambe e braccia, è legittima la distorsione di questi elementi.
Nelle arti figurative questa distorsione è possibile, ed è una tentazione troppo forte perché ad essa non si cedesse fin dalle origini. E infatti già le veneri di più di 10.000 anni fa testimoniano questa tendenza.
Dalle donne in argilla della fine dell'ultima glaciazione alle ragazze dai colli impossibili di Modigliani, ai robot di McQuarrie, la reinterpretazione della forma umana sembra una tendenza costante della nostra specie, quasi avesse un correlato biologico in qualche struttura del cervello.