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Domanda

(disegno altro - per tutti)
1.197 visite dal 19/07/2011, l'ultima: 7 mesi fa.
4 recensioni o commenti ricevuti
Autore di quest'opera:
avatar di Paolo Maccallini
nwPaolo Maccallini
(socio onorario)
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Descrizione: Il mio disegno più significativo.

Incipit(link).


Domanda
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Recensioni: 4 di visitatori, 9 totali.
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recensore:

Recensione o commento # 1, data 00:00:00, 31/07/2011
La domanda "Che senso ha? Senza il soggetto non ha nessun senso. A mio avviso non è detto che ci sia un senso o che si debba dare necessariamente un senso a tutto.
Spesso facciamo e diciamo delle cose prive di senso. Perché lo facciamo non è dato sapere.



recensore:
avatar di Angela Di Salvo
nwAngela Di Salvo
(socio onorario, collaboratore)
$ donatore 2015 (3 dal 2011)

Recensione o commento # 2, data 00:00:00, 31/07/2011
Davvero insolita da parte di Paolo questa domanda scritta su una pagina bianca senza che sia accostata ad alcun disegno.
Forse perchè un'immagine sarebbe stata riduttiva rispetto al tutto che ci circonda e su cui possiamo porci la stessa inevitabile domanda "Che senso ha"? Gli uomini hanno necessariamente bisogno di dare un significato alle cose, agli uomini e agli eventi. Forse non hanno un senso in sè, siamo noi che diamo loro il senso che vogliamo per giustificarne l'esistenza e l'impatto, più o meno emotivo, che ne riceviamo. Ecco perchè questa domanda sta scritta lì, in questa pagina vuota. Il tutto e il niente si equivalgono e nessuna risposta possibile potrebbe mai essere univoca.



recensore:
avatar di Paolo Maccallini
nwPaolo Maccallini
(socio onorario)
$ donatore 2019 (2 dal 2009)

risposta dell'autore, data 00:00:00, 15/12/2011
Quando per la prima volta ci si fece questa domanda, allora l'umanità perse l'innocenza. Ma forse colei o colui il quale formulò questo interrogativo non era neanche umano; potrebbe essere stato un neanderthal di 100.000 anni fa, o forse un habilis di più di un milione di anni fa.

E chi ci dice che anche un anziano scimpanzé, seduto magari davanti alla teoria delle sbarre di uno zoo, o riflettendosi sullo specchio d'acqua che circoscrive il suo angusto orizzonte, non si stia ora intorrogando sul senso della sua vita?

Forse si dovrebbe estendere la definizione di umanità, comprendendo in essa tutte quelle creature in grado di smarrirsi in questo quesito.

Sicuramente il mio disegno più significativo; e se togliessi la scritta e lasciassi solo il punto interrogativo sarebbe anche meglio: il più potente ideogramma della storia.

E se cancellassi anche quel punto interrogativo forse centrerei ancora meglio l'obiettivo. Il resto è superfluo.



recensore:
avatar di Massimo Baglione
nwMassimo Baglione
(amministratore)

Recensione o commento # 3, data 00:00:00, 16/12/2011
Se l'Arte o l'Umanità fossero riassumibili con l'assenza di immagini o scritte o pensieri in generale, tutta la fatica che abbiamo fatto per imparare a farlo ci disumanizzerebbe brutalmente, al punto che ciarlatani, barbari, bravi umani e sommi poeti sarebbero ridotti a uno stesso, freddo e miserabile livello primordiale, dal quale non riusciremmo a distinguerci o riconoscerci. Sarebbe un affronto all'Umanità e all'Evoluzione che l'ha creata.
No, Paolo, "Che senso avrebbe" ?



recensore:
avatar di Paolo Maccallini
nwPaolo Maccallini
(socio onorario)
$ donatore 2019 (2 dal 2009)

risposta dell'autore, data 00:00:00, 16/12/2011
Per quanto riguarda l'Arte si potrebbe pensare che sia un territotio vergine, eppure è leggittimo chiedersi se tutto non sia stato già detto. A proposito delle pitture rupestri di Altamira (Spagna, 13.000 anni fa) pare che Picasso abbia asserito che "dopo Altamira tutto è decadenza", riferendosi proprio al fatto che in quei disegni c'è già l'arte universale, espressa in senso compiuto. E lo stesso potrebbe dirsi dell'Odissea, per quanto riguarda la letteratura. Per cui cosa possiamo aggiungere noi?

A parte questo discorso sull'arte, la domanda ha una portata generale: che senso ha tutta la sofferenza umana?

Ti spiego. Giorni fa mi trovavo davanti al Mosè di Michelangelo, qui a Roma; e osservavo anche una coppia di turisti indiani venuti sin qui per fotografarsi davanti al GIGANTE: uno sguardo veloce, una foto, e via. Un biglietto aereo, e di nuovo in India. E intanto in Africa orientale scompare un'intera generazione di bambini. Se io dovessi scegliere tra salvare un essere umano e salvare il Mosè, cosa dovrei scegliere, ammesso che mi venisse proprosta questa assurda alternativa?

Sono un po' sconclusionato, lo so. Pazienza. Forse mi sono spiegato lo stesso.



recensore:
avatar di Paolo Maccallini
nwPaolo Maccallini
(socio onorario)
$ donatore 2019 (2 dal 2009)

risposta dell'autore, data 00:00:00, 17/12/2011
Ma porsi questa domanda vuol dire negarsi a priori qualunque possibilità di intervento sulla realtà; e forse questa domanda andrebbe allora formulata alla fine di una vita, l'ultimo giorno. Altrimenti è realmente troppo pericolosa.

Senza contare che vivere per vivere è già difficile, anche senza doversi preoccupare di dirimere nodi escatologici.

Ma un artista deve anche fare questo; anzi deve soprattutto fare questo. In fondo scriviamo e disegnamo di ciò, intorno a questo problema. E se non lo facciamo, dovremmo farlo. Probabilmente tale interrogativo costituisce proprio il centro del lavoro dell'artista. In quest'ottica la sua presenza nel presente portale è più che giustificata, perché l'artista non è un ingegnere, o un imprenditore. Non risolve problemi, ma pone domande. Le domande gli interessano più delle risposte.

Tra l'altro si deve dire che la domanda in oggetto è inossidabile, davvero eterna. Ci sopravviverà tutti. E' sopravvissuta a tutte le correnti filosofiche che vi hanno speculato sopra, che hanno cercato di scioglierla; ed è sopravvissuta a tutte le migliaia di religioni inventate a partire dall'ultima glaciazione, e sopravviverà anche alle religioni mediorientali, che tanto hanno condizionato il recente passato e il presente.

Allora viviamo delle piccole cose, ma portiamocela dentro.



recensore:
avatar di Paolo Maccallini
nwPaolo Maccallini
(socio onorario)
$ donatore 2019 (2 dal 2009)

risposta dell'autore, data 00:00:00, 16/12/2011
Il punto interrogativo.

E' l'accenno di una spiarale, quell'oggetto inquietante che ritroviamo nei quadri di Van Gogh: il ripiegamento su se stessi, la curva che non va da nessuna parte, e pure indica l'infinito, perché il ripiegamento non ha fine: in teoria una spirale la si può ingrandire sempre, senza trovare la fine della linea, che nel centro insegue un punto, senza raggiungerlo.

Ma il punto interrogativo è una spirale spezzata, un uomo curvo che però si tiene ancora in piedi, si mantiene sul baricentro; conserva l'equilibrio su quel piedino stilizzato in un punto.
Perché in effetti, se facessimo un punto interrogativo di legno, ad esempio, potremmo, con un po' di pazienza, anche riuscire a metterlo in equilibrio sulla base. E' una curva compensata; un ripiegamento che si tiene in piedi; come quegli alberi cresciti su alture sconvolte dal vento; ma cresciuti comunque, con un equilibrio, comunque.

Il punto interrogativo è anche la semplificazione estrema del Pensatore di Rodin. Ma il Pensatore è meglio del punto interrogativo. O no?



recensore:
avatar di Massimo Baglione
nwMassimo Baglione
(amministratore)

Recensione o commento # 4, data 00:00:00, 16/12/2011
"Per cui cosa possiamo aggiungere noi?"

L mia risposta non cambia: saremmo equivalenti a zero se almeno non ci provassimo.
E chi può almeno provarci, varrebbe ancor meno di zero se si lasciasse tentare da questo tipo di sconforto e si arrendesse.
E poi, nessuno ci impone di creare ogni giorno qualcosa di nuovo, ci possiamo anche accontentare di reinterpretare e migliorare ciò che già c'è.
Come diceva Asimov: "non mi importa se gli scrittori si ispirino alle mie storie, a patto che le portino un passo avanti".



recensore:
avatar di Paolo Maccallini
nwPaolo Maccallini
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$ donatore 2019 (2 dal 2009)

risposta dell'autore, data 00:00:00, 18/12/2011
Tutti i fiumi scorrono verso il mare
e il mare non si empie mai;
sempre i fiumi tornano a fluire
verso il luogo dove vanno scorrendo.
Ogni discorso resta a mezzo,
ché l’uomo non riesce a concluderlo.

Bibbia, Libro di Qoelet, da qualche parte.





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