Spesso facciamo e diciamo delle cose prive di senso. Perché lo facciamo non è dato sapere.
Forse perchè un'immagine sarebbe stata riduttiva rispetto al tutto che ci circonda e su cui possiamo porci la stessa inevitabile domanda "Che senso ha"? Gli uomini hanno necessariamente bisogno di dare un significato alle cose, agli uomini e agli eventi. Forse non hanno un senso in sè, siamo noi che diamo loro il senso che vogliamo per giustificarne l'esistenza e l'impatto, più o meno emotivo, che ne riceviamo. Ecco perchè questa domanda sta scritta lì, in questa pagina vuota. Il tutto e il niente si equivalgono e nessuna risposta possibile potrebbe mai essere univoca.
E chi ci dice che anche un anziano scimpanzé, seduto magari davanti alla teoria delle sbarre di uno zoo, o riflettendosi sullo specchio d'acqua che circoscrive il suo angusto orizzonte, non si stia ora intorrogando sul senso della sua vita?
Forse si dovrebbe estendere la definizione di umanità , comprendendo in essa tutte quelle creature in grado di smarrirsi in questo quesito.
Sicuramente il mio disegno più significativo; e se togliessi la scritta e lasciassi solo il punto interrogativo sarebbe anche meglio: il più potente ideogramma della storia.
E se cancellassi anche quel punto interrogativo forse centrerei ancora meglio l'obiettivo. Il resto è superfluo.
No, Paolo, "Che senso avrebbe" ?
A parte questo discorso sull'arte, la domanda ha una portata generale: che senso ha tutta la sofferenza umana?
Ti spiego. Giorni fa mi trovavo davanti al Mosè di Michelangelo, qui a Roma; e osservavo anche una coppia di turisti indiani venuti sin qui per fotografarsi davanti al GIGANTE: uno sguardo veloce, una foto, e via. Un biglietto aereo, e di nuovo in India. E intanto in Africa orientale scompare un'intera generazione di bambini. Se io dovessi scegliere tra salvare un essere umano e salvare il Mosè, cosa dovrei scegliere, ammesso che mi venisse proprosta questa assurda alternativa?
Sono un po' sconclusionato, lo so. Pazienza. Forse mi sono spiegato lo stesso.
Senza contare che vivere per vivere è già difficile, anche senza doversi preoccupare di dirimere nodi escatologici.
Ma un artista deve anche fare questo; anzi deve soprattutto fare questo. In fondo scriviamo e disegnamo di ciò, intorno a questo problema. E se non lo facciamo, dovremmo farlo. Probabilmente tale interrogativo costituisce proprio il centro del lavoro dell'artista. In quest'ottica la sua presenza nel presente portale è più che giustificata, perché l'artista non è un ingegnere, o un imprenditore. Non risolve problemi, ma pone domande. Le domande gli interessano più delle risposte.
Tra l'altro si deve dire che la domanda in oggetto è inossidabile, davvero eterna. Ci sopravviverà tutti. E' sopravvissuta a tutte le correnti filosofiche che vi hanno speculato sopra, che hanno cercato di scioglierla; ed è sopravvissuta a tutte le migliaia di religioni inventate a partire dall'ultima glaciazione, e sopravviverà anche alle religioni mediorientali, che tanto hanno condizionato il recente passato e il presente.
Allora viviamo delle piccole cose, ma portiamocela dentro.
E' l'accenno di una spiarale, quell'oggetto inquietante che ritroviamo nei quadri di Van Gogh: il ripiegamento su se stessi, la curva che non va da nessuna parte, e pure indica l'infinito, perché il ripiegamento non ha fine: in teoria una spirale la si può ingrandire sempre, senza trovare la fine della linea, che nel centro insegue un punto, senza raggiungerlo.
Ma il punto interrogativo è una spirale spezzata, un uomo curvo che però si tiene ancora in piedi, si mantiene sul baricentro; conserva l'equilibrio su quel piedino stilizzato in un punto.
Perché in effetti, se facessimo un punto interrogativo di legno, ad esempio, potremmo, con un po' di pazienza, anche riuscire a metterlo in equilibrio sulla base. E' una curva compensata; un ripiegamento che si tiene in piedi; come quegli alberi cresciti su alture sconvolte dal vento; ma cresciuti comunque, con un equilibrio, comunque.
Il punto interrogativo è anche la semplificazione estrema del Pensatore di Rodin. Ma il Pensatore è meglio del punto interrogativo. O no?
L mia risposta non cambia: saremmo equivalenti a zero se almeno non ci provassimo.
E chi può almeno provarci, varrebbe ancor meno di zero se si lasciasse tentare da questo tipo di sconforto e si arrendesse.
E poi, nessuno ci impone di creare ogni giorno qualcosa di nuovo, ci possiamo anche accontentare di reinterpretare e migliorare ciò che già c'è.
Come diceva Asimov: "non mi importa se gli scrittori si ispirino alle mie storie, a patto che le portino un passo avanti".
e il mare non si empie mai;
sempre i fiumi tornano a fluire
verso il luogo dove vanno scorrendo.
Ogni discorso resta a mezzo,
ché l’uomo non riesce a concluderlo.
Bibbia, Libro di Qoelet, da qualche parte.
Scrivere recensioni e commenti alle opere è uno dei motori principali di questo portale artistico. È solo grazie a esse che, infatti, gli autori possono migliorarsi e i visitatori orientarsi. Se sei un autore, inoltre, scrivere recensioni e commenti a opere altrui incentiverà i destinatari a fare altrettanto con le tue.
Nota: le recensioni e i commenti devono essere lunghi almeno 30 battute e devono riguardare il contenuto dell'opera, meglio se critiche, costruttive e collaborative. Saranno eliminate dallo Staff le recensioni se saranno: offensive, volgari, chiacchiere e (se scritte da visitatori) presunte autorecensioni dell'autore o banali "bello, mi è piaciuto".
Nota: le recensioni e i commenti sono tuoi e modificabili per 2 giorni, dopodiché diventeranno di proprietà dell'autore che hai recensito o commentato.
NO JAVASCRIPT
NO BUTTON
Nota: per vedere un'opera a caso di un particolare genere, entra nell'elenco dei generi e scegli la tipologia desiderata.
Questo indirizzo email è protetto dagli spam.
Attiva JavaScript per vederlo. eventuali termini o contenuti illeciti, scurrili o errati che potrebbero essere sfuggiti al controllo degli Autori o dello Staff.