Descrizione: Interpretazione difficilmente condivisibile di una celebre statua. Un caso di sindrome di Stendhal.
Pia
Dino
Michelangiolesco, come pure della bellissima cattedrale, è troppo accattivante perché la mente sia distratta da altro. La sindrome di Stendhal stava per colpire pure me trascinato in antichi ricordi, affascinato dalla mole e dalle fattezze del capolavoro che da vita e forma alla materia inerte. Non c’è passo biblico, non c’è nessun “miracolo”, non c’è assolutamente niente al mondo di paragonabile al senso di grandezza, d’infinito splendore, di calda religiositàquale quella che può esprimere un artista nella pienezza della sua creatività. Essa trascende ogni fede terrena per assurgere alle vette più alte della capacitàd’astrazione umana. L’autore dello scritto ha saputo cogliere l’atmosfera unica che San Pietro in Vincoli regala ai suoi visitatori, costernati ed affascinati da uno spettacolo unico, glorificante della magnificenza di un Credo, che spesso io contesto, ma che riconosco abbia saputo coinvolgere milioni di persone sparse in ogni parte del mondo, trascinandole a Roma ,culla di eterna civiltà.
Quando ho 'tagliato' questo pezzo per metterlo qui ho deciso di lascialo al femminile perché altrimenti avrei dovuto cambiare delle piccole cose che però mi sembravano riuscite.
Ultimamente ho sentito che la statua di Mosè sarebbe stata oggetto di una massiccia rielaborazione da parte dell'artista, fatta anni dopo la sua prima realizzazione, il cui scopo fu quello di darle la torsione che ho esaltato nel brano: infatti originariamente la statua guardava avanti, risultando forse, agli occhi del genio, un po' banale.
In effetti, a pensarci, la testa pare un po' sottodimensionata rispetto al resto: questo potrebbe essere dovuto al fatto che fu ricavata 'dentro' la testa originale, che guardava davanti a sé.
Anche la gamba sinistra sarebbe più corta di quella destra: pure qui il motivo risiederebbe nel fatto che dovette essere ricavata da quella originale, che non era flessa all'indietro.
Dunque allora è l'imperfezione a rendere questo 'mostro' così... perfetto; è il ripensamento, il conflitto dell'autore con se stesso.
Dino
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