Il cimitero delle vongole
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Re: Il cimitero delle vongole
Il testo "Il cimitero delle vongole", in origine era scritto in napoletano/salernitano molto stretto, da sembrare quasi turco: si tratta quindi di una riscrittura per renderlo comprensibile a chi non parla il mio dialetto, ma che conserva un certo "intercalare" e costruzione tipica (idiomatica) della mia lingua "Madre". Non di prosa sublime ma schietta e verace!
"Ultima modifica di Yakamoz il 23/09/2024, 18:24; modificato 10 volte in totale. Perché le elisioni me li riporta poi come accenti, ma anche perché scrivere, come nell’ultima parte in napoletano, è difficile, non essendoci un modo “standard” per poterlo fare."
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Jo te posso capi' e me fa pure ridere, pero'... 'na cosa è assì rido jo, ca saccio 'e che vva 'o fatto, e 'n ata cosa è assì ride chi 'o fatto nunn'o sape, perché chillo nun ride 'e chello ca nce fa ridere a nnuje!
'A mano s'è truvata a cade' e nun saje comme... Vabbuo', Raffy t'ha chiarito ('azz, e si te ll'ha chiarito: te ll'ha chianetto! )
Tutt'o blocco: tiene arraggione, ma 'e tiempe nuostre so' cchiste e, a ddicere 'a verità, so ssempre state chiste. Ogge se credono tutte "influenzer", ca ce vulesse 'nu vaccino: va... ccino, va(ta)ccino... ca se putesseno accidere tutte quante, ca nun servono!
Una nota su "tommolo": La parola che conoscevo io come unità di misura agraria, in quel di Acerra ('o paese 'e Pullecenella Cetruilo), era "muojo" (moggio). Da altri usi conoscevo il "tombolo", ma lo conoscevo come sinonimo di "uncinetto", sebbene c'è un parallelo OVVIAMENTE preso MOOOLTO per i capelli: mi pare di ricordare che un'ipotesi sui disegni della piana di Nazca (quindi una vastissima estensione di terra in Sudamerica) è che siano serviti come telaio. Per filare cosa, non riesco a immaginarlo.
A presto!
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Re: Commento
È "tomolo" e non "tommolo" la scrittura corretta. Ho sbagliato io a scrivere. Mea culpa! D'altronde è fatto tutto a mano, come i centrini, il racconto, e può capitare di sbagliare. Su Wiki riporta questo:Marino Maiorino ha scritto: ↑23/09/2024, 23:09 Anto', e nun fa' accussi'!
Jo te posso capi' e me fa pure ridere, pero'… 'na cosa è assì rido jo, ca saccio 'e che vva 'o fatto, e 'n ata cosa è assì ride chi 'o fatto nunn'o sape, perché chillo nun ride 'e chello ca nce fa ridere a nnuje!
'A mano s'è truvata a cadè e nun saje comme… Vabbuo', Raffy t'ha chiarito ('azz, e si te ll'ha chiarito: te ll'ha chianetto! )
Tutt'o blocco: tiene arraggione, ma 'e tiempe nuostre so' cchiste e, a ddicere 'a verità, so ssempre state chiste. Ogge se credono tutte "influenzer", ca ce vulesse 'nu vaccino: va… ccino, va(ta)ccino… ca se putesseno accidere tutte quante, ca nun servono!
Una nota su "tommolo": La parola che conoscevo io come unità di misura agraria, in quel di Acerra ('o paese 'e Pullecenella Cetruilo), era "muojo" (moggio). Da altri usi conoscevo il "tombolo", ma lo conoscevo come sinonimo di "uncinetto", sebbene c'è un parallelo OVVIAMENTE preso MOOOLTO per i capelli: mi pare di ricordare che un'ipotesi sui disegni della piana di Nazca (quindi una vastissima estensione di terra in Sudamerica) è che siano serviti come telaio. Per filare cosa, non riesco a immaginarlo.
A presto!
"Il tòmolo (anche tùmmulo, tùmminu o tomolata) è un'antica unità di misura della superficie agraria, utilizzata in alcune province italiane. Dove viene chiamato tomolata, il termine tomolo indica allora una misura di capacità, pari a 50, 5 litri, ossia il volume del grano necessario per seminare una tomolata di terra[1]."
Riporta pure questo:
"Nella provincia di Caserta, l'unità locale di misura della superficie usata in agraria è il moggio, che è utilizzato come sinonimo di tomolo."
In tomolo, l'accento cade sulla prima "o"; la seconda "o" ha un suono velare (muto o quasi muto) e quindi, a orecchio, sembra che ci siano 2 "m": e in effetti, nella pronuncia, ci sono le 2 "m".
Sulla Tregatti, invece, riporta questo:
"tómolo s. m. [dall'arabo thumn, propr. «un ottavo»]. – 1. Antica unità di misura di capacità per aridi in uso nell'Italia meridionale prima dell'adozione del sistema metrico decimale. Valeva a Napoli 55, 54 l e in Sicilia 27, 5 l circa. 2. Unità di misura della superficie agraria in uso, con valore vario, in molti luoghi dell'Italia centro-meridionale. V. anche tumolo2."
Arabo "thumn" 1/8 (di cosa? Non lo dice) e quindi i disegni della piana di Nazca non dovrebbero c'entrare molto. Poi la civiltà araba, come inizio di fusione di popoli semitici, inizia dal VII d.C. e i graffiti sono antecedenti. Arabi/peruviani? Assai improbabile! Dunque, solo coincidenze, perché la parola ci rassomiglia, con il "tombolo", che è una tecnica di ricamo che nasce nel centro/sud Italia per fare frange, centrini e altro. In Campania, ad Amalfi, da monache Benedettine che stavano sempre chiuse, essendo di Clausura, e passavano il tempo con le loro manine sante a fare questi lavoretti manuali. Ma, giocando con la fantasia, si potrebbe pure pensare e credere che gli arabi, stufi del caldo che fa nella loro penisola a scarpone, siano andati in Perù, sulle Ande, a prendere un po' di fresco e a fare disegnini chilometrici sulla superficie terrestre e poi, al ritorno, magari passando per Gibilterra, si siano fermati in qualche convento della costiera amalfitana per ristorarsi e abbiano insegnato alle monache a fare disegni più piccolini coi centrini. Anche se gli arabi e i loro "amati" (insomma!) cugini ebrei sono "Aniconisti", non usano immagini per decorare: ma immagini molto stilizzate di figure umane e animali, nell'arte e nella religione, mi sembra che da qualche parte li ho visti. Di solito sotto forma di scrittura, per quanto riguarda gli arabi. Poi il sistema di scrittura dell'arabo è il più bello che esista in assoluto al mondo: non scrivono, ricamano. I loro cugini, invece, sono attualmente molto bravi a "tirare su macerie". Tipo arte morta coi morti veri dentro, giusto per essere coerenti. Se è arte morta, il morto deve essere vero: altrimenti che arte morta è? Ma tutte le guerre sono così. Basta guardare le foto di Berlino a fine II Guerra Mondiale: rasa al suolo. Divago, su cose molto tristi, scusa.
"Il cimitero delle vongole" è un raccontino leggero, umoristico, di fatti veri, che ha la pretesa di fondere 2 lingue: italiano e napoletano. Perché c'è una regola non scritta che dice: quando sei poco ispirato, prendi un fatto tuo, di vita reale, e trasformalo in qualcosa di scritto, e ne uscirà fuori qualcosa. Mi ha stupito il 5 (vale meno). Però il napoletano è una lingua vera e, se uno riesce, pure in un racconto fessacchiotto, a tracciarla per far vedere che "c'è", che "esiste", alla fine pure ha fatto una cosa, nel suo piccolo, buona/importante.
Ho letto pure il tuo "La simulazione" e quello di Athosg, "La Madonnina verde": diversi ma entrambi belli. Ma voglio aspettare un po' prima di commentarli.
Tante belle cose e un caro saluto, Marino
Antonio
P.S. Ma la mano mia, anche se abbassata, era ferma. È stata lei che si è buttata verso la mano. Trattasi perciò di mano morta passiva e non attiva. Non potevo prevedere che lei in quel momento si sarebbe spostata col posteriori proprio verso la mano. (Ehe!)
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Re: Il cimitero delle vongole
As esempio, il detto "tene 'a povere 'ncoppa 'e rrecchie" discende dall'osservazione che gli alti dignitari Inca, come tradizione, per essere distinti dal loro popolo, portavano polvere d'oro sui lobi delle orecchie. Ma siccome da un alto dignitario ci si aspettava che servisse lo Stato senza "distrazioni" o interessi personali di sorta, ivi inclusi quelli carnali (vedi le nostre cronache recenti...), quella degli Inca era una corte di eunuchi.
Da lì (pare) discenderebbe il modo di dire.
Il problema col napoletano è il problema dell'italiano e della sua costruzione in gran parte a tavolino come strumento propagandistico nazionalista: il napoletano (come tutte le lingue in Italia) ha vita e vitalità; l'italiano è spesso una grammatica slegata dalla realtà. Basti pensare a quale lingua viene usata pe bestemmiare: a ciascuno la sua! Perché la lingua è prima di tutto uno strumento di comunicazione tra anime, e poi tra menti.
D'altronde, la prima edizione dei promessi sposi era in Lumbard, e ci volle il bello e il buono per convincere Manzoni a tradurlo...
Sul tomolo, sono contento che tu abbia trovato il nome corretto, perché ho così potuto approfondire anch'io, e ho trovato... CAVOLO! È antichissimo e diffusissimo! (https://en.wiktionary.org/wiki/%D8%AB%D ... %86#Arabic): greco, aramaico, swahili...
Non ce ne liberiamo: gira e rigira siamo sempre gli stessi da che mondo è mondo (e infatti continuiamo ad azzuffarci in modi primitivi).
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Re: Il cimitero delle vongole
Scusa sai, non per polemizzare, ma se volevi essere chiamato col tuo vero nome, potevi anche iscriverti con quello.
Se vuoi te lo cambio amministrativamente, ma non chiedere a tutti noi di ricordarcelo.
Re: Il cimitero delle vongole
Ciao Max,Massimo Baglione ha scritto: ↑25/09/2024, 9:57 Scusa sai, non per polemizzare, ma se volevi essere chiamato col tuo vero nome, potevi anche iscriverti con quello.
Se vuoi te lo cambio amministrativamente, ma non chiedere a tutti noi di ricordarcelo.
ho l'abitudine, quando necessario, di fare il primo commento al mio racconto. E avendo prima un altro nick, A. Giordano, temevo di non essere riconosciuto. Questo in principio era il motivo: un po' come Jekyll e mister Hipe (Jekyll e Mr. Hyde) nel racconto di Andr60. Ma, in effetti, hai ragione. Perché è un po' illogico continuare a presentarsi con un "nome" e poi dire che si è "altro". Yakamoz significa "il riflesso della luna sull'acqua" e come nome potrebbe sembrare più adatto a un nativo americano, nonostante la sua origine turca. Ora, cambiare di nuovo e ritornare a "Antonio Giordano" sarebbe come un tradimento, un andare contro il "destino". Poi mi sono affezionato a Yakamoz, tanto che a volte dico tra me: "Yakamoz, jamm a' scrive!" E non esserlo più mi dispiacerebbe.
Esiste poi una curiosa coincidenza, non voluta/cercata, con il mio cognome: Giordano, che deriva dall'ebraico Yaraden, in aramaico Yurdenah, e significa "due correnti/rami d'acqua che scorrono", ed evoca anch'esso un movimento, un flusso continuo. L'analogia evidente è che entrambi i nomi evocano l'acqua: in uno scorre, nell'altro è toccata da un riflesso.
Prometto che da ora in avanti eviterò di precisare come mi chiamo, perché se il destino, il caso o la sorte hanno deciso per Yakamoz, lasciamo che sia così.
Tante belle cose, Max
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Re: Il cimitero delle vongole
A dire il vero, è cambiando nome che sei andato contro il tuo originario destino
(Ammesso che si possa/voglia davvero credere, a un destino preconfigurato...)
Re: Il cimitero delle vongole
Posso permettermi un po' di ironia? Un nickname che mi si addice perfettamente sarebbe "Grande capo Palla pesante". Questo perché quando scrivo, anche nei commenti, tendo a divagare. Non lo faccio di proposito, ma solo perché mi piace spiegare le cose, persino su argomenti che non conosco a fondo. Perché credo che con un po' di "intelligenza" (ma non basta solo quella) si possano colmare e compensare, pure apprendendo, molte lacune, e poi voglio sempre cercare di farmi comprendere al meglio. Si usa il termine "logorroico" per chi parla troppo, ma "chiacchierone" suona decisamente meglio. Mi sento un po' come quei piccoli pappagalli australiani che quando sono soli sembrano timidi e non proferiscono neppure un suono, nemmeno se li fai mettere sotto il torchio del Maresciallo dei Carabinieri in persona. Quasi come se temessero di finire rosolati in padella: 4 salti in padella con un filo di olio extravergine, rosmarino, pepe verde, paprika dolce o piccante e un cucchiaio di aceto o vino bianco, giusto per smorzare il sapore selvatico, e sale quanto basta. Tranquillo! Non mangio pappagallini. Non sono ancora al livello del gatto Silvestro. "I thought I saw a little parrot!" Tuttavia, se li metti insieme a coppie, cominciano a fischiare e trillare e schiamazzare con una vivacità che ricorda la Sinfonia n. 4 di Beethoven o La cavalcata delle Valchirie di Wagner. E arrivi al punto di sentirti quasi obbligato: a) lanciare la gabbia con tutti i pappagalletti dentro fuori dalla finestra, b) strozzarli, sempre che loro non ti trancino col loro becco prima un dito, oppure c) optare per la soluzione più umana: regalarli a qualche bambino con la pazienza di sopportarli, a patto che i genitori siano d'accordo, o magari siano un po' sordi. Ho perso il filo del mio discorso. Ma prima di svanire completamente, voglio dirti ciò che penso sulla domanda che mi hai posto: il concetto di "Nomen omen" è affascinante ed è qualcosa che a volte mi piace credere, ma al contempo è anche preoccupante, pretestuoso, classista e pieno di pregiudizi. È come affermare, in un'accezione molto più ampia di cosa è un nome, che tutti i napoletani, solo perché si chiamano napoletani, siano imbroglioni e scansafatiche; che i siciliani siano tutti mafiosi, i genovesi tirchi, gli immigrati delinquenti, i musulmani fanatici, i russi cattivi e gli ucraini buoni; che gli angloamericani siano tutti belli, ricchi, perfetti e democratici, e gli svizzeri precisi, solo perché si definiscono svizzeri… (ho fatto esempi un po' forzati giusto per far capire il concetto, potrei benissimo fornire esempi sicuramente più controversi). Tutto in virtù del fatto che ogni persona va valutata per il suo reale valore e le proprie qualità e azioni, piuttosto che essere etichettata (in positivo o in negativo) a priori in attribuzioni che spesso non riflettono la sua vera essenza – cioè chi è realmente. Non credo quindi che i nomi definiscano il destino. Il destino siamo noi stessi, anche senza un nome, una patria o una lingua, e tutto ciò che crea un senso di appartenenza o identità: queste cose esistono comunque, indipendentemente da noi, e le "possediamo per caso" solo perché sono esistite prima di noi e ci vengono consegnate dalla storia. Esiste, appunto, forse la "casualità" più banale; nascere "per caso" in un contesto socio-economico e culturale favorevole è sicuramente un vantaggio, e vale naturalmente anche il contrario. Ma il destino "nobile", di certo, non esiste! Nulla è predeterminato! Siamo noi che giorno dopo giorno scriviamo la nostra storia sui fogli della vita; ed è per questo che il vero nome di una persona, per dire chi realmente è stato, dovrebbe essere dato solo dopo che ha vissuto, non prima.Massimo Baglione ha scritto: ↑25/09/2024, 15:19 A dire il vero, è cambiando nome che sei andato contro il tuo originario destino
(Ammesso che si possa/voglia davvero credere, a un destino preconfigurato… )
Un caro saluto, Max
Antonio
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Invece il termine mao mao mi ha ricordato mio padre che chiamava mau mau gli emigranti dal sud. Niente di offensivo tant'è che io ho trascorso i miei primi sette anni al sud per il lavoro di mio padre e i suoi ricordi erano bellissimi.
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Re: Il cimitero delle vongole
Forse, ma non ne sono tanto certo.
Credo che il tuo ragionamento mi piaccia di più per un eventuale soprannome, che dopo la dipartita ci ricordi chi è stato Pinco Pallino. Un soprannome da scolpire su una lapide, incidere sulla piastrina di una collana o tattuare sul braccio:
Pinco "er muratore cor baffo" Pallino.
Re: Il cimitero delle vongole
Massimo Baglione ha scritto: ↑26/09/2024, 18:56 Forse, ma non ne sono tanto certo.
Credo che il tuo ragionamento mi piaccia di più per un eventuale soprannome, che dopo la dipartita ci ricordi chi è stato Pinco Pallino. Un soprannome da scolpire su una lapide, incidere sulla piastrina di una collana o tattuare sul braccio:
Pinco "er muratore cor baffo" Pallino.
Anche...
Il messaggio contiene troppe emoticon. Il limite massimo è 5.
Re: Commento
Grazie del tuo commento, AthosgAthosg ha scritto: ↑26/09/2024, 15:39 Complimenti, su un piatto di vongole vuote ci hai costruito una storia filosofica! Al fondo credo che era proprio un cimitero di vongole quel ristorante ma il proprietario, una volta che gliel'hai fatto notare, lo ha stornato dal conto. In Lombardia diciamo: sa la và la g'ha i gamp (se va ha le gambe, se il cliente non dice nulla passa tutto).
Invece il termine mao mao mi ha ricordato mio padre che chiamava mau mau gli emigranti dal sud. Niente di offensivo tant'è che io ho trascorso i miei primi sette anni al sud per il lavoro di mio padre e i suoi ricordi erano bellissimi.
"Mao mao o mau mau", ma anche scritto in altro modo "tipotuttoattaccato" sono equivalenti come termini. Mi sembra che in origine, ma non ne sono sicuro, fosse attribuito, anche come nome proprio, a qualche tribù africana.
A rileggerci…
Antonio
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Re: Il cimitero delle vongole
Bene, vuol dire che funziona ahahah
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Mi è piaciuto, voto 4.
Saluti
Vittorio
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Il racconto della volta scorsa mi era piaciuto molto, ma invece devo proprio confessare che questo non mi prende per niente…
Trovo molto complicato seguirlo e non riesco a immergermi come vorrei.
Il racconto è al passato, ma le descrizioni dei protagonisti al passato… corretto, i fatti sono passati, ma loro sono vivi (famo le corna) e vegeti, ma forse sarebbe comunque stato meglio mantenerle allo stesso tempo verbale per dare fluidità
Le note sono un problema, interrompono terribilmente il flusso (e quella tra (doppia) parentesi è teremendolissima!). Usare termini dialettali è sempre complicato (bellissimo, ma complicat0) più che con le note con un filo di spiegazione affogata nel testo.
Spero che non ti dispiaccia la critica… penso sempre che possa essere più utile un commento simile che il solito "Carino, mi piace"
Re: Commento
Ciao Ombrone,Ombrone ha scritto: ↑ieri, 15:34 Ciao Antonio,
Il racconto della volta scorsa mi era piaciuto molto, ma invece devo proprio confessare che questo non mi prende per niente…
Trovo molto complicato seguirlo e non riesco a immergermi come vorrei.
Il racconto è al passato, ma le descrizioni dei protagonisti al passato… corretto, i fatti sono passati, ma loro sono vivi (famo le corna) e vegeti, ma forse sarebbe comunque stato meglio mantenerle allo stesso tempo verbale per dare fluidità
Le note sono un problema, interrompono terribilmente il flusso (e quella tra (doppia) parentesi è teremendolissima!). Usare termini dialettali è sempre complicato (bellissimo, ma complicat0) più che con le note con un filo di spiegazione affogata nel testo.
Spero che non ti dispiaccia la critica… penso sempre che possa essere più utile un commento simile che il solito "Carino, mi piace"
non devi sentirti in imbarazzo nel condividere la tua opinione: un voto di 2 o 1 è perfettamente accettabile. Questo racconto è stato scritto "in mezz'ora" come un gioco. Inizialmente era scritto nel mio dialetto, il napoletano, e poi tradotto in un italiano "approssimativo", giusto per partecipare al concorso. Quando si scrive in dialetto, è comune riscontrare delle "apparenti discordanze verbali", e la loro resa in italiano può risultare complicata. Purtroppo, alla fine, il risultato è un italiano maccheronico, simile a come alcune persone parlano nella mia zona. Anche se il mio intento era proprio quello di utilizzare una lingua un po' "pacchiana" o "cafona" per dar vita a un breve racconto senza troppe pretese. E, rileggendolo, ne sono consapevole pure io che questo piccolo esperimento "letterario" non ha raggiunto il risultato sperato.
Tante belle cose, Ombrone
Antonio
P.S. Sono impegnato a rivedere il mio romanzo, e ho poco tempo per dedicarmi ai racconti, di cui "Te ne sei accorta, sì?" (il racconto dell'altra volta) era un estratto.
Eccone un altro (estratto), molto breve:
"Prima di addormentarsi"
"Adesso ogni cosa appariva tranquilla e razionale: la pioggia era passata, la luna come un lume rischiarava la sua stanza, il gatto sonnecchiava in fondo al suo letto, e c'era un bel silenzio attorno a lei in quella tiepida notte d'estate.
Trovò così un po' di tregua e pace nell'apparente certezza dell'imperturbabilità di quegli istanti, ma non durò per molto. Perché nell'attimo in cui chiuse gli occhi, capì che per forza doveva esserci stato un errore nella sequenza degli eventi che l'avevano coinvolta, e questo non soltanto la sera di quel giorno; ma da sempre. Perché, in ogni cosa che aveva trascorso, c'era stato sempre stato un qualcosa che costantemente non aveva mai funzionato come avrebbe dovuto, nel modo giusto. E adesso si ritrovava lì, nella sua solita camera, come anni prima quando era piccola, ma ancora più sola, incattivita e disperata che mai. In quello che di sicuro non era né il suo minuto né la sua ora, né il finale ipotetico di un suo giorno idealmente perfetto, semmai ne avesse veramente vissuto almeno uno nei suoi diciannove anni di vita. Ma poco prima aveva visto la luna nel cielo nero, sgombro di nubi, che come un'enorme sfera di cristallo, in cui si potesse leggere il futuro, aveva illuminato la sua faccia macchiata di sangue. E l'istinto le diceva, e di questo era sicura, che già domani sarebbe stato tutto diverso. Tuttavia, per quanto si sforzasse di immaginare a ciò che sarebbe successo o avrebbe fatto, in quella che dopo la notte prometteva di essere una magnifica giornata di sole, non ci riuscì. Ora voleva semplicemente cercare di addormentarsi, o stare soltanto con gli occhi chiusi. A tutto il resto, con la dovuta calma, ci avrebbe pensato domani."
"Preferivi un italiano così?"
Ho postato il passo solo per far capire che sono più portato per una scrittura di "sentimenti", quasi sempre "cupa e drammatica". Ogni tanto, però, ho bisogno di scrivere qualche racconto "leggero, pure scritto male", come "Il cimitero delle vongole", perché mi aiuta molto a uscire da questo cono d'ombra che sono io, poiché rappresenta una vera parte di me.
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P.S. La rivolta dei Mau-Mau in Kenya contro il dominio britannico era famosa negli anni '60, e chiamare così i meridionali avrebbe potuto essere facilmente equivocato
Re: Commento
Grazie del passaggio, Andr60,Andr60 ha scritto: ↑ieri, 18:18 Un racconto leggero come nelle intenzioni dell'autore ma comunque godibile, con i difetti già evidenziati dall'autore stesso. I termini dialettali sono interessanti, ma è davvero complicato con le note a margine seguire il filo della vicenda!
P.S. La rivolta dei Mau-Mau in Kenya contro il dominio britannico era famosa negli anni '60, e chiamare così i meridionali avrebbe potuto essere facilmente equivocato
grazie anche di avermi letto e dalla spiegazione più accurata dei Mau-Mau (ho imparato una cosa nuova, grazie pure di questo).
Ho un problema di dualità quando mi dedico alla scrittura, come dottor Jekyll e mister Hyde; io invece: Nero Cherubino/Clown.
In bocca al lupo per la gara, Andr60
Antonio
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La brevità va a pari passo con la modernità, basti pensare all'estrema sintesi dei messaggini telefonici o a quelli usati in internet da talune piattaforme sociali per l'interazione tra utenti. La pubblicità stessa ha fatto della brevità la sua arma più vincente, tentando (e spesso riuscendo) in pochi attimi di convincerci, di emozionarci e di farci sognare.
Ma gli estremismi non ci piacciono. Il nostro concetto di brevità è un po' più elastico di un SMS o di un aforisma: è un racconto scritto con cura in appena 2500 battute (sì, spazi inclusi).
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A cura di Massimo Baglione e Massimo Fabrizi
con la partecipazione di: Alessandro Napolitano e Paolo Oddone.
Contiene opere di: Alberto Tristano, Roberto Guarnieri, Ramona Cannatelli, Ser Stefano, Giorgio Aprile, Gianluca Santini, Matteo Mancini, Giorgia Rebecca Gironi, Mariella Vallesi, Tommaso Chimenti, Diego Salvadori, Giulia Conti, Beatrice Traversin, Maria Cristina Biasoli, Massimiliano Campo, Il Cazzaro di 6502, Polissena Cerolini, Patrizia Birtolo, Paolo Capponi, Paolo Cavicchi, Luca Romanello, Igor Lampis, Diego Di Dio, Leonardo Boselli, David Parronchi, VS, Antonella Tissot, Sam L. Basie, Annamaria Trevale, Bruno Ugioli, Ilaria Spes, Bruno Elpis, Massimiliano Prandini, Andrea Marà, Riccardo Fumagalli, Joshi Spawnbrød, Daniele Picciuti, Gian Filippo Pizzo, Flavio Valerio Nervi, Ermanno Volterrani, Manuela Costantini, Matteo Carriero, Eva Bassa, Lorenzo Pompeo, Andrea Andreoni, Valeria Esposito, Stefano Caranti, Riccardo Carli Ballola, Stefano Pierini, Giuseppe Troccoli, Francesco Scardone, Andrea Cavallini, Alice Chimera, Cosimo Vitiello, Mariaeleonora Damato, Stefano Mallus, Sergio Oricci, Michele Pacillo, Matteo Gambaro, Angela Di Salvo, Marco Migliori, Pietro Chiappelloni, Sergio Donato, Ivan Visini, Ottavia Piccolo, Ester Mistò, Alessandro Mascherpa, Gianmarco Amici, Raffaella Munno, Michele Campagna, Diego Bortolozzo, Lorenzo Davia, Marco Solo, Gianluca Gendusa, Caterina Venturi, Lorenzo Crescentini, Silvia Tessa, Simona Aiuti, Chiara Micheli, Anna Tasinato, Valentina Giuliani, Giulio D'Antona, Maria Francesca Cupane, Veruska Vertuani, Giacomo Scotti, Chiara Zanini, Lorenzo Fontana, Tiziana Ritacco, Margherita Lamatrice, Aurora Torchia, Luigi Milani, Maurizio Brancaleoni, Gloria Scaioli, Filomena, Piergiorgio Annicchiarico, Morik Chadid, Chiara Perseghin, Massimo Ferri, Simone Messeri, Davide Dotto, Serena M. Barbacetto, Roberto Bernocco, Anthony Strange, Cristian Leonardi, Fabiola Lucidi, Roberto Bommarito, Antonio Russo De Vivo, Giacomo Gailli, Giovanni Duminuco, Federico Pergolini, Fabrizio Leonardi, Amigdala Pala, Natale Figura, Celeste Borrelli, Francesca Panzacchi, Andrea Basso, Giacomo Inches, Umberto Pasqui, Mario Frigerio, Luigi Bonaro, Luca Romani, Anna Toro, Giuseppe Varriale, Maria Lipartiti, Marco Battaglia, Arturo Caissut, Stefano Milighetti, Davide Berardi, Paolo Secondini, Susanna Boccalari, Andrea Indiano, Alexia Bianchini, Penelope Mistras, Anna Grieco, Samantha Baldin, Serena Bertogliatti, Valentina Carnevale, Gloria Rochel, Andrea Leonelli, James Carroll Wish, Marco Ferrari, Giovanni Ferrari, Mew Notice, Maurizio Vicedomini, Paride Bastuello, Alessandra Lusso, Mirko Giacchetti, Francesco Manarini, Massimo Rodighiero, Daniela Piccoli, Alessandro Trapletti, Marco Tomasetto, Conrad, Giovanni Sferro, Morgana Bart, Omar Spoti, Massimo Conti, Andrea Donaera, Roberto Alba, Libeth Libet, Angela Rosa, Valentina Coscia, Antonio Matera, Fabio Brusa, Stefano Olivieri, Isabella Galeotti, Chiara de Iure, Ilaria Ranieri, Lorenzo Valle, Francesco Fortunato, Valentina Tesio, Elena Pantano, Maria Basilicata, Antonio Costantini, Riccardo Delli Ponti, Giovanna Garofalo, Eliseo Palumbo, Federica Neri, Alessandro Napolitano, Stefano Valente, Linda Bartalucci, Luisa Catapano, Diego Cocco, Riccardo Sartori, Dario Degliuomini, Gianni Giovannone, Nicola Fierro, Federico Marchionni, Romeo Mauro, Francesco Azzurli, Filippo Pirro, Luca Marinelli, Triptil Pazol, Marco Sartori, Iunio Marcello Clementi, Maria Lucia Nosi, Valentina Vincenzini, Jacopo Mariani, Diletta Fabiani, Lodovico Ferrari, Paolo Franchini, Tullio Aragona, Davide Corvaglia, Davide Figliolini, Beniamino Franceschini, Roberto Napolitano, Valeria Barbera, Federico Falcone, Stefano Meglioraldi, Eugenia Bartoccini, Andrea Gatto, Sonia Galdeman, Filomena Caddeo, Dario D'Alfonso, Chantal Frattini, Viola Cappelletti, Maria Stella Rossi, Serena Rosata, Francesco Di Mento, Giuseppe Sciara, Mario Calcagno, Tanja Sartori, Andrea Giansanti, Lorenzo Pedrazzi, Alessio Negri Zingg, Ester Trasforini, Daniele Miglio, Viola Killerqueen Lodato, Delos Veronesi, Giuseppe De Paolis, Diego Capani, Stefano Colombo, Aislinn, Marco Marulli, Sanrei, Emanuele Crocetti, Andrea Borla, Elena Noseda, Anna Notti, Andreea Elena Stanica, Marina Priorini, Lucia Coluccia, Simone Babini, Fiorenzo Catanzaro, Francesco Mastinu, Cristina Cornelio, Roberto Paradiso, Andrea Avvenengo, Maria Boffini, Mara Bomben, Alex Panigada, Federico Iarlori, Marika Bernard, Alessandra Ronconi, Francesco Danelli, Gabriele Nannetti, Salvatore Ingrosso, Paolo Oddone, Valerio Evangelisti.
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Gare letterarie stagionali - annuario n° 2 (2019 - 2020)
Le Gare letterarie stagionali sono concorsi a partecipazione libera, gratuiti, dove chiunque può mettersi alla prova nel forum di BraviAutori.it, divertirsi, conoscersi e, perché no, anche imparare qualcosa. I migliori testi delle Gare vengono pubblicati nei rispettivi ebook gratuiti i quali, a ogni ciclo di stagioni, diventano un'antologia annuale come questa che state per leggere.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Roberto Bonfanti, Giampiero, Lodovico, Giorgio Leone, Athosg, Carol Bi, Diego.G, Massimo Centorame, Namio Intile, Alessandro Mazzi, Frdellaccio, Teseo Tesei, Stefyp, Laura Traverso, Eliseo Palumbo, Saviani, Andr60, Goliarda Rondone, Roberto Ballardini, Giampiero, Fausto Scatoli, Sonia85, Speranza, Mariovaldo, Macrelli Piero, Andrepoz, Selene Barblan, Roberto, Roberto Virdo'.
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