Il contratto
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Il contratto
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Il voto non esprime la mia stima e il gioco,in questo caso, vale, di gran lunga, la candela. Non voglio incasellarlo in un genere. Mi sembrerebbe di limitarlo.
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Poi c'è la linea, o più linee, della memoria (ottobre 1978, marzo 1980), rivissuta attraverso un processo narrativo di analessi (flashback, ma io da italiano preferisco scrivere analessi o retrospezione), dove lui viveva con Maria e lavorava con Enea su una barca da pesca. Ma il pescato è povero, e qui vediamo un uomo in crisi, indeciso tra l'amore per il mare, anche per la sua donna, e il più forte desiderio di cambiamento, di ricerca, di avventura, di ricchezza, potere; pure a discapito di perdere tutto quel che in quel momento si possiede: compresa Maria. Ritroviamo poi ancora Durante in mare, coi suoi nuovi compagni, alla ricerca dell'oro rosso (aragoste) verso l'isola "Inaccessibile", dove esiste una fonte, la fonte dell'eterna giovinezza. È molto interessante l'analisi dei ricordi frammentati che si fa più avanti nel racconto: perché chi è giovane, in effetti, ha pochi ricordi, essendo appunto giovane, rispetto a una persona molto più matura (in un rapporto inversamente proporzionale). E ancora il racconto prosegue con uno sfogo, quasi lite, con Beatrice (che mi ricorda un po', come personaggio, quella più famosa di Dante), in cui esiste una doppia confessione reciproca tra Durante e Beatrice: lui confessa di essere un trafficante d'armi, pure ladro e forse assassino, avendo sottratto dei soldi (sterline) dai suoi compagni d'avventura, per poi scappare come naufrago verso l'isola. E lei, Beatrice, quasi come in un racconto fantasy, rivela di essere Maria e accosta i due pezzi di foto, dandone prova. A questo punto, il racconto ricorda un po', in alcune similitudini, la favola araba del soldato che vive a Baghdad, che, vedendo la morte in una festa a fine guerra, cerca di sfuggirle e chiede al Sultano il cavallo più veloce che c'è per raggiungere la città più lontana che può: Samarcanda (la patria di Tamerlano, il più feroce guerriero che la Storia conosca). Come dire: fuggivo lontano da te per poi rincontrarti dove non credevo possibile. E sarebbe stato un bel finale se fosse andato così tra Durante e Beatrice. Ma la loro verità, che credono vera, non è la realtà. Perché entrambi non sono veri; e una cosa, se non è vera, non può contenere verità reali ma solo apparenti. Solo un sogno (peraltro sognato da un altro, come sembra di intuire) che svanisce all'alba e introduce una dimensione futuristica (altro/i piano/i narrativo/i), sollevando interrogativi sulla natura della realtà e sull'identità, del quale la Neuralinx è l'artefice.
Concludendo, il racconto è molto denso di significati (pluralità di significazioni) e pertanto ha molteplici chiavi di lettura: partendo dall'identità, l'isolamento, il senso di comunità e il sacrificio, l'idea di una società senza proprietà privata e condivisa, come quella di Tristan, e lo svilimento finale che tutto non esiste o esiste solo in una sorta di artificiale momento onirico.
Non so cosa altro aggiungere… (mi fai quasi paura…)
Un caro saluto, Namio Intile
Antonio
P.S. Non mi aspettavo un racconto così, leggendo le prime righe… rimasto molto meravigliato, e dirti bravo è davvero molto poco.
Voto 10/10 (ma qui si fa a metà, 5/5)
- Marino Maiorino
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Chapeau!
Da quanto tempo organizzavi quest'epilogo? Fantastico! Bello, bello, bello! (modello Amanda Sandrelli in "Non ci resta che piangere")
Questa volta, però, ho notato una punteggiatura non consona (alla tua qualità): cominci addirittura con "Quando sbarcò il mondo iniziò a ondeggiargli intorno" così, tutto d'un fiato. Lì mi sono detto "Ohibò! Che succede?"
Inoltre questo racconto, nel chiudere gli altri, che citi e dei quali richiami anche i personaggi, soffre di non avere una sua propria conclusione. Apparentemente ne ha diverse, e nessuna. E quella che ha non è la sua propria...
Insomma... Non so, queste sono le impressioni a caldo, e forse è bene che lo rilegga con maggior attenzione, soprattutto le parti di chiusura... Ma allora questo rafforzerebbe l'idea che il racconto da solo non ha dignità propria...
Mi hai creato un bel frullato in testa!
Ciò detto, nulla da eccepire sulla qualità della trama: davvero intrigante!
E anche questa stagione, vincerò la prossima stagione!
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Re: Commento
Marino, come scusa so che non vale molto, ma non avevo più caratteri a disposizione. Il racconto originale è sui 70000 caratteri e condensarlo, senza stravolgerne il senso, mi ha esaurito e ho dovuto venire a patti persino con le virgole. I cinque racconti sono legati in quanto ambientati in una sorta di realtà ucronica, che tuttavia, nel finale, si rivela una distopia. Finale minuscolo, mi rendo conto. Le ucronie sono disseminate qua e là in ogni racconto. Il mio intento era di scrivere sette racconti, con un prologo e un epilogo adeguati, che nei racconti postati non ci sono e a cui sto lavorando. Tuttavia questi cinque concludono l'arco narrativo in modo decente all'interno delle gare. Alla fine ne potrei trarre una specie di romanzo legando le cinque sette parti tra loro in modo da rendere la narrazione organica. I cinque racconti sono infatti autoconclusivi, per esigenze di gara, e quindi non immediatamente consequenziali. Anche se è il più complicato, e il più ostico (ho cercato di condensare alcuni passaggi di Sein und Zeit per come li intendevo), Ritorni è il mio preferito, ma anche quello che è stato meno apprezzato nelle gare. Probabilmente il tema era troppo ambizioso e il mio tentativo in fondo velleitario.Marino Maiorino ha scritto: ↑02/10/2024, 17:01 TU... SEI... UN... IRRIPETIBILE...
Chapeau!
Da quanto tempo organizzavi quest'epilogo? Fantastico! Bello, bello, bello! (modello Amanda Sandrelli in "Non ci resta che piangere")
Questa volta, però, ho notato una punteggiatura non consona (alla tua qualità): cominci addirittura con "Quando sbarcò il mondo iniziò a ondeggiargli intorno" così, tutto d'un fiato. Lì mi sono detto "Ohibò! Che succede?"
Inoltre questo racconto, nel chiudere gli altri, che citi e dei quali richiami anche i personaggi, soffre di non avere una sua propria conclusione. Apparentemente ne ha diverse, e nessuna. E quella che ha non è la sua propria...
Insomma... Non so, queste sono le impressioni a caldo, e forse è bene che lo rilegga con maggior attenzione, soprattutto le parti di chiusura... Ma allora questo rafforzerebbe l'idea che il racconto da solo non ha dignità propria...
Mi hai creato un bel frullato in testa!
Ciò detto, nulla da eccepire sulla qualità della trama: davvero intrigante!
E anche questa stagione, vincerò la prossima stagione!
A loro volta le ucronie hanno un filo di Arianna, che è la Necessità. Una mia piccola mania. Ma la Necessità greca, Ananke, sopra cui da anni mi scervello. Ma è probabile che non sia ancora riuscito a padroneggiarla come si deve e mi sono reso conto che era un concetto non univoco anche per la filosofia e il mito greco.
Ananke è una sorta di principio primo, che precede persino il Kaos primordiale, che avvolge permea e dà forma e indirizzo all'esistente e che io ho sempre pensato molto vicino all'Essere su cui si arrovella la filosofia da un secolo e mezzo.
Eh, i greci sono stati capaci di grandi intuizioni, basta vedere le rovine delle loro città.
- Marino Maiorino
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Re: Il contratto
Ma dove lo troviamo, il lavoro non espunto? Perché la verità è che quest'epilogo mi ha davvero galvanizzato: vederlo dalla prospettiva del dopo è stato scioccante, davvero! Sublime! Di quelle cose che pareggiano molti giorni di brutte esperienze.
Ananke... Ma guarda un po'...
Mi ci ero già imbattuto in passato, e avevo già visto questo suo aspetto mutevole, che alle volte le fa assumere le "sembianze" del Destino. Era anche rappresentata come un serpente, vero? Il grande serpente che depose l'Uovo Primordiale...
Qualche stagione fa avevo proposto "Vite di coppia". Difficile che lo ricordi, ma sebbene avesse seguito una trama tutta sua, iniziò proprio quando la mia ricerca inciampò in Ananke.
Il Destino come Necessità, o la Necessità come Destino: magari era necessario che ti leggessi, magari era destinato. Chissà.
Grazie, ad ogni modo di quello che ci hai proposto.
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Re: Il contratto
Saluti
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Re: Il contratto
Non ho risposto perchè mi è uscita la lacrimuccia tanto erano significative e profonde le considerazioni che mi hai lasciato. E io quando mi dicono cose belle non so che dire, che vuoi che ti dica. Senza dire che qualunque cosa ti avessi risposto avrebbe sfigurato e rovinato quanto hai scritto.Yakamoz ha scritto: ↑03/10/2024, 11:39 Noto che il commento non è stato apprezzato perché non ha ricevuto nessuna risposta, un po' come lanciare un sasso in un pozzo e non sentire nemmeno un'onda. Buon pro mi faccia! La prossima volta, se per caso mi capiterà di commentare, invece di scrivere 4.159 caratteri, mi limiterò a buttare giù due o tre frasi, tanto per scrivere qualcosa.
Saluti
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Re: Il contratto
No, il racconto non lo ricordo. Sull'ouroboros, compare un po' in tutti i racconti ed è un filo che tiene insieme la narrazione.Marino Maiorino ha scritto: ↑02/10/2024, 19:20 Hai detto più di quanto necessario!
Ma dove lo troviamo, il lavoro non espunto? Perché la verità è che quest'epilogo mi ha davvero galvanizzato: vederlo dalla prospettiva del dopo è stato scioccante, davvero! Sublime! Di quelle cose che pareggiano molti giorni di brutte esperienze.
Ananke... Ma guarda un po'...
Mi ci ero già imbattuto in passato, e avevo già visto questo suo aspetto mutevole, che alle volte le fa assumere le "sembianze" del Destino. Era anche rappresentata come un serpente, vero? Il grande serpente che depose l'Uovo Primordiale...
Qualche stagione fa avevo proposto "Vite di coppia". Difficile che lo ricordi, ma sebbene avesse seguito una trama tutta sua, iniziò proprio quando la mia ricerca inciampò in Ananke.
Il Destino come Necessità, o la Necessità come Destino: magari era necessario che ti leggessi, magari era destinato. Chissà.
Grazie, ad ogni modo di quello che ci hai proposto.
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Re: Il contratto
Scusa, ma questa tua reazione è fuori luogo.
Ognuno ha i propri tempi e le proprie voglie.
Se una tua voglia è quella di commentare, commenta liberamente, senza però "obbligare" a una risposta chi ti leggerà.
Secondo il tuo ragionameto, sai quanto dovrei essere offeso io stesso o tanti altri? Tantissimo.
E' vero, tuttavia, che ricevere una risposta è piacevole, ma la soddisfazione di aver dato un proprio commento dovrebbe, (almeno secondo me) prevalere fortemente rispetto all'eventuale replica.
Ti invito anche a riflettere sul fatto che ti sei riferito a Namio, uno dei frequentatori del sito più comunicativi e partecipativi del forum: avresti potuto dargli fiducia e aspettare un pochino di più una sua risposta (non obbligatoria), no?
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Re: Commento
Come ho scritto a Marino la serie dei racconti si sviluppa come una ucronia che ha come tema portante la Necessità e che nel contratto si risolve in una distopia. Già in Nostoi, Ritorni, ho provato a curvare il tempo e a trasformarlo in circolare destrutturandolo. Gli altri racconti sono invece più lineari, diacronici, mentre qui ho provato a inserire delle analessi e a frammentare il tempo attraverso lo stratagemma dei ricordi mancanti, dei ricordi senza nessi apparenti, del presente offuscato dal passato in cui i piani dell'amnesia slittano sull'acqua di Inaccessible, per poi variare ancora nei ritorni indotti e riallacciarsi alla distopia finale che conclude il ciclo ucronico. Odisseo era un naufrago, il prototipo del naufrago, e il suo viaggio è un lungo ritorno. Il tema del ritorno a sé, al proprio passato viene affrontato mediante la memoria. La memoria non è solo singolare, ma anche plurale, è una memoria condivisa. È la memoria di Durante, ma anche di Durante e Beatrice, di Durante e Maria, di Virgil ed Enea, di Sebastian e Sebastiano, di John e Vanni. Ognuno di noi ogni giorno muore nello svanire della memoria altrui. Durante muore quando Maria lo cancella dalla sua memoria e ritorna in vita quando Beatrice ricompone la foto e quindi la memoria condivisa di quell'attimo. La memoria è una identità difficile da perdere, ma è anche selettiva, ermeneutica, in una parola la memoria è bugiarda mai vera. La memoria nasconde e non rivela. E noi vediamo il mondo attraverso una memoria che non svela, ma copre ogni cosa con i suoi veli, come il Cristo velato della Cappella Sansevero. Odisseos è oudeiv, Odisseo è Nessuno. E anche Durante è perciò Nessuno.Yakamoz ha scritto: ↑01/10/2024, 13:32 Notevole! Un po' un labirinto di trame, identità, tempi: marzo 1980, ottobre 1978, marzo 2021, marzo 2025 (multitemporalità e multitrama). Passato, presente e futuro si intrecciano e, a mano a mano, rivelano la storia. Ci vedo dentro qualcosa di occulto, nascosto, che a una prima lettura (ma prometto di rileggerlo) non riesco bene a focalizzare e razionalizzare. Appena ci si appresta a leggere il testo, in generale qualsiasi testo, si cerca di capire chi siano i personaggi che abitano la storia. Giusto per farsi un'idea. Qui, all'inizio, abbiamo un naufrago, e Durante è proprio l'archetipo di un naufrago: un uomo in cerca di riscatto e identità, ma che ha comunque un proprio passato (simbolicamente rappresentato dalla borsa). Il suo tesoro: una foto tagliata a metà di una donna, Maria (del perduto amore), e molto denaro (avuto chissà come, ma poi, nel suo prosieguo, la storia lo rivelerà). L'incontro coi bimbi dai capelli biondi, Virgil e, soprattutto, Beatrice, una sorta di guida, confidente e guardiana dell'isola.
Poi c'è la linea, o più linee, della memoria (ottobre 1978, marzo 1980), rivissuta attraverso un processo narrativo di analessi (flashback, ma io da italiano preferisco scrivere analessi o retrospezione), dove lui viveva con Maria e lavorava con Enea su una barca da pesca. Ma il pescato è povero, e qui vediamo un uomo in crisi, indeciso tra l'amore per il mare, anche per la sua donna, e il più forte desiderio di cambiamento, di ricerca, di avventura, di ricchezza, potere; pure a discapito di perdere tutto quel che in quel momento si possiede: compresa Maria. Ritroviamo poi ancora Durante in mare, coi suoi nuovi compagni, alla ricerca dell'oro rosso (aragoste) verso l'isola "Inaccessibile", dove esiste una fonte, la fonte dell'eterna giovinezza. È molto interessante l'analisi dei ricordi frammentati che si fa più avanti nel racconto: perché chi è giovane, in effetti, ha pochi ricordi, essendo appunto giovane, rispetto a una persona molto più matura (in un rapporto inversamente proporzionale). E ancora il racconto prosegue con uno sfogo, quasi lite, con Beatrice (che mi ricorda un po', come personaggio, quella più famosa di Dante), in cui esiste una doppia confessione reciproca tra Durante e Beatrice: lui confessa di essere un trafficante d'armi, pure ladro e forse assassino, avendo sottratto dei soldi (sterline) dai suoi compagni d'avventura, per poi scappare come naufrago verso l'isola. E lei, Beatrice, quasi come in un racconto fantasy, rivela di essere Maria e accosta i due pezzi di foto, dandone prova. A questo punto, il racconto ricorda un po', in alcune similitudini, la favola araba del soldato che vive a Baghdad, che, vedendo la morte in una festa a fine guerra, cerca di sfuggirle e chiede al Sultano il cavallo più veloce che c'è per raggiungere la città più lontana che può: Samarcanda (la patria di Tamerlano, il più feroce guerriero che la Storia conosca). Come dire: fuggivo lontano da te per poi rincontrarti dove non credevo possibile. E sarebbe stato un bel finale se fosse andato così tra Durante e Beatrice. Ma la loro verità, che credono vera, non è la realtà. Perché entrambi non sono veri; e una cosa, se non è vera, non può contenere verità reali ma solo apparenti. Solo un sogno (peraltro sognato da un altro, come sembra di intuire) che svanisce all'alba e introduce una dimensione futuristica (altro/i piano/i narrativo/i), sollevando interrogativi sulla natura della realtà e sull'identità, del quale la Neuralinx è l'artefice.
Concludendo, il racconto è molto denso di significati (pluralità di significazioni) e pertanto ha molteplici chiavi di lettura: partendo dall'identità, l'isolamento, il senso di comunità e il sacrificio, l'idea di una società senza proprietà privata e condivisa, come quella di Tristan, e lo svilimento finale che tutto non esiste o esiste solo in una sorta di artificiale momento onirico.
Non so cosa altro aggiungere… (mi fai quasi paura…)
Un caro saluto, Namio Intile
Antonio
P.S. Non mi aspettavo un racconto così, leggendo le prime righe… rimasto molto meravigliato, e dirti bravo è davvero molto poco.
Voto 10/10 (ma qui si fa a metà, 5/5)
E se Dante è solo un diminuitivo perché venne battezzato Durante, vi lascio scopire chi sia Donadio.
Per inciso la storia del Contratto di Tristan da Cunha è vera. Funziona così anche adesso in quell'isola in cui i cognomi sono quelli dei naufraghi e in cui veramente esiste il Camogli Hospital. I tristaniani sono l'unico gruppo umano al mondo a non soffrire di alcun tipo di allergie o intolleranza. Anche questo è un mistero. E veramente non hanno porto né aeroporto e solo una nave ogni anno si ferma al largo a rifornirli e a ricordar loro che il mondo ancora esiste.
Re: Il contratto
Salerno, lì 04/10/2024,Massimo Baglione ha scritto: ↑03/10/2024, 19:13 Scusa, ma questa tua reazione è fuori luogo.
Ognuno ha i propri tempi e le proprie voglie.
Se una tua voglia è quella di commentare, commenta liberamente, senza però "obbligare" a una risposta chi ti leggerà.
Secondo il tuo ragionameto, sai quanto dovrei essere offeso io stesso o tanti altri? Tantissimo.
È vero, tuttavia, che ricevere una risposta è piacevole, ma la soddisfazione di aver dato un proprio commento dovrebbe, (almeno secondo me) prevalere fortemente rispetto all'eventuale replica.
Ti invito anche a riflettere sul fatto che ti sei riferito a Namio, uno dei frequentatori del sito più comunicativi e partecipativi del forum: avresti potuto dargli fiducia e aspettare un pochino di più una sua risposta (non obbligatoria), no?
scusa, senza voler polemizzare, Massimo Baglione (scusa se ti do del tu), ma io quella frase l'ho scritta con rammarico e un po' di tristezza, perché ho pensato che avevo scritto cose inopportune, o forse inadeguate (perfino stupide), nel mio commento. Non ho mai preteso che qualcuno/a mi rispondesse. A volte calco un po' la mano nei miei commenti, ma non esiste mai malevolenza, pregiudizio o cattiveria in me. Quindi ero solo triste quando le ho scritte quelle parole, perché sono un essere umano e provo dei sentimenti.
Poi, vedendo che Namio Intile aveva già risposto a Marino Maiorino, mi sono sentito come messo da parte, sempre perché sono un essere umano e posso sbagliare a valutare le cose.
Grazie per queste parole, Namio Intile (scusa se ti do del tu):
"Non ho risposto perché mi è uscita la lacrimuccia tanto erano significative e profonde le considerazioni che mi hai lasciato. E io quando mi dicono cose belle non so che dire, che vuoi che ti dica. Senza dire che qualunque cosa ti avessi risposto avrebbe sfigurato e rovinato quanto hai scritto."
Grazie anche per questa lacrima! (Come disse quel telecronista argentino quando Maradona… Ma io a quei tempi ancora non esistevo. Ho visto solo i video su YouTube.)
Ti dico un'ultima cosa, Namio, prima di concludere questa mia risposta: non basta essere colti, e tu lo sei molto, ma per scrivere davvero bene – e non è piaggeria o retorica la mia – ci vuole sia cuore e come una ferita dentro per farlo come fai tu.
Cari saluti, Namio Intile,
Cari saluti, Massimo Baglioni,
Antonio Giordano
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Venendo alla scrittura, non so se davvero Namio abbia una ferita e usi la letteratura per curarsi, ma di certo lo fa ottimamente, e senza Bigpharma!
Tanti cari saluti, e complimenti
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Anche circa le analisi direi che difficilmente potrei aggiungere altro.
Sicuramente siamo al 5.
Quindi senza perdere tempo e per aggiungere qualcosa che agli altri manca, provo a scovare qualche pelo nell'uovo,
Nelle prime righe usi l'espressione " iniziò a richiamare la sua presenza" che onestamente suona male… cosa significa? Inizio a chiamare per far notare la sua presenza (ad agitare le braccia per far notare etc etc)
Bello l'intreccio di linee temporali e di "storie" nella storia, mi piace molto ma forse è un po' complicato… per la dimensione del racconto, ti dico la verità in dei punti mi sono perso coi personaggi e con i nomi.
Ma questo proprio per sforzarmi di trovare qualcosa da limare facendo il bastian contrario.
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Re: Il contratto
Re: Il contratto
E capisco pure perfettamente la difficolta nel tagliare.. tagli tagli tagli e ti rimangono i pezzi appesi
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Saluti,
Vittorio
Gara d'estate 2020 - Anniversari, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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Gara d'autunno 2022 - La Méduse - e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 37 - Il trinomio Fantastico
A cura di Mastronxo e Ser Stefano.
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Mai Più
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La Paura fa 90
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A cura di Alessandro Napolitano e Massimo Baglione.
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Buona Alternativa alla Lunga e Illogica Anzianità
Siamo nel 2106. BALIA accudisce gli uomini con una logica precisa e spietata, in un mondo da lei plasmato in cui le persone nascono e crescono in un contesto utopico di spensieratezza e di bel vivere. BALIA decide sul controllo delle nascite e sulle misure sanitarie da adottare per mantenere azzerato l'incremento demografico e allungare inverosimilmente la vita di coloro che ha più a cuore: gli anziani.
Esiste tuttavia una fetta di Umanità che rifiuta questa utopia, in quanto la ritiene una distopia grave e pericolosa.
BALIA ha nascosto il Passato ai suoi Assistiti, ma qualcuno di questi ha conservato i propri ricordi in un diario e decide di trascriverli in una rischiosa autobiografia. Potranno, questi ricordi, ripristinare negli Assistiti quell'orgoglio di vivere ormai sopito? E a che prezzo?
Di Ida Dainese e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.