Quel che a volte rimane dell'amore
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Quel che a volte rimane dell'amore
In quell’ora, in cui un tempo spesso si sentiva terribilmente infelice riandando al comportamento indifferente di Monica, la donna che adesso era sua moglie, egli non si chiedeva più cosa lei stesse facendo come non lo disturbava il fatto che fosse ancora fuori casa o che rimanesse al telefono ignorando il suo ritorno.
Ricordava che una volta, alcuni anni prima, si erano da poco sposati, approfittando di un suo momento di distrazione, aveva provato a leggere qualche SMS custodito nella memoria del suo cellulare, alla ricerca di una prova che potesse dar corpo ai suoi sospetti di una relazione tra lei e Claudio.
Questo ricordo in qualche modo lo inquietava, ma piuttosto che approfondire la sensazione che emergeva, di disgusto e di rancore misto a vergogna, per quel suo dubbio, preferiva lasciare che una leggera smorfia gli increspasse le labbra insieme a una scrollata del capo che significava: Che me ne importa?
Certo adesso ne era sicuro e pensava che l’ipotesi che un tempo l’aveva tanto disturbato, che fossero soltanto quelle immagini della sua mente, la sua gelosia, a inquinare l’esistenza altrimenti limpida di Monica, non era la vera, e che i suoi sospetti avevano in realtà visto giusto e che, se pure Monica l’avesse amato più di quanto oggi poteva credere, l’aveva anche preso in giro di più.
In quei giorni, mentre soffriva per la sua gelosia, aveva giurato a se stesso che appena non l’avesse più amata, quindi non temendo di irritarla o peggio di perderla, si sarebbe preso la soddisfazione di chiarire con lei certe sue assenze, silenzi e negazioni, o circostanze, come quella volta che, rientrando di proposito prima del solito orario, gli era parso di scorgere Claudio uscire di fretta dal portone della loro casa.
Ma questi problemi che aspettava di poter metter in chiaro quando la sua gelosia fosse finita, avevano perso ogni interesse quando aveva cessato di esser geloso.
E ora, quando tornava a casa e non la trovava, gli era del tutto indifferente, non gli importava che lo avesse ingannato o che lo ingannasse ancora. Per tanti anni invece aveva cercato di sapere quel che lo ossessionava: se Monica avesse una relazione con Claudio e, più tardi, con qualche altro. Ma adesso non riusciva neanche più a rappresentarsi quell’angoscia che significava perderla, vederla con un altro uomo, un’angoscia tanto grande che pensava di non potersene mai liberare, se non con la propria morte o con la morte dell’amata. E alle volte ci aveva pensato a quell’estrema soluzione, sempre fermandosi sulla soglia di ogni azione.
A quel tempo chiarire un giorno gli avvenimenti della vita di Monica che gli avevano causato tante sofferenze, conoscere questi avvenimenti, non era stato il suo solo desiderio: egli aveva pensato anche di vendicarsi quando, non amandola più, non l’avrebbe più temuta; ora si presentava appunto l’occasione di esaudire questo secondo desiderio, perché da qualche tempo si era innamorato di un’altra donna; una donna, seppur ancora giovane, che, a differenza di Monica, non gli dava motivo di esser geloso, ma che tuttavia lo ingelosiva in quanto egli non era in grado di cambiare il suo modo di amare, perché il modo che aveva adoperato con sua moglie usava ora con lei. Perché la sua gelosia si ripresentasse infatti non era necessario che quella ragazza gli fosse infedele; bastava che per una ragione qualunque fosse lontana da lui, con delle amiche per esempio, per risvegliare in lui tutta l’antica angoscia, inquietante e contraddittoria escrescenza del suo amore, che in definitiva lo allontanava dall’oggetto stesso di quell’amore. Perché l’avvocato Corbera aveva frapposto tra sé e la sua amante un intero informe ammasso di sospetti anteriori che avevano la loro causa proprio in Monica o forse in qualche altra che aveva preceduto Monica.
Sospetti che non gli permettevano di conoscere l’amante di oggi se non attraverso l’idea originaria e cumulativa della donna che aveva eccitato la sua gelosia, una donna che impersonava anche quel nuovo amore.
Tuttavia, talvolta l’avvocato Corbera raggiungeva la consapevolezza che fosse proprio questa sua gelosia a portarlo a credere in tradimenti immaginari; ma proprio in quel preciso momento si rammentava che lo stesso ragionamento gli aveva fatto credere un tempo che Monica fosse innocente.
Così tutto quanto la sua nuova e giovane amante faceva quando non era con lui cessava di apparirgli innocente. Ma mentre in passato aveva fatto il giuramento, se mai avesse cessato di amare colei che non immaginava che un giorno diventasse sua moglie, di manifestarle la propria indifferenza, finalmente genuina, per vendicare il proprio orgoglio così a lungo umiliato, a queste rappresaglie, che poteva ormai esercitare senza rischi (perché quel che poteva pensare o fare Monica non gli importava più), a queste rappresaglie l’avvocato Corbera non teneva più; insieme all’amore era scomparso anche il desiderio di mostrare che non provava più amore.
E lui, che da quando aveva iniziato a soffrire per colpa di Monica aveva tanto desiderato di lasciarle vedere un giorno che era innamorato di un’altra, adesso che l’avrebbe potuto prendeva mille precauzioni perché sua moglie neppure sospettasse di questo nuovo amore.
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Un racconto con descrizioni dettagliate di auto-analisi, mi è piaciuto.
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Re: Quel che a volte rimane dell'amore
Spiace che vi siano giudizi non esplicitati. Un paio di parole, se si è letto un testo e ci si è fatta un'idea, potrebbe esser buttato giù.
Pazienza
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Quella che mi è piaciuta meno è la trama, per il semplice fatto che preferisco leggere qualcosa di più movimentato e dinamico, questo racconto è prettamente descrittivo/introspettivo. Ma questa è una cosa personale.
Quello che mi è piaciuto di più è che è scritto sicuramente molto bene e fluisce tranquillamente dalla prima riga all'ultima; i "contorti" pensieri e i patemi d'animo del povero avvocato sono descritti molto efficacemente e ci si immedesima senza problemi nella "testa" del protagonista.
Concludendo: a parte il gusto personale direi che come composizione è buona.
Non mi permetto di dire nulla sulla punteggiatura, la tecnica descrittiva, la costruzione dei periodi, a me sembrano perfetti, un'ottima "qualità" senza dubbio e - fatemelo dire - non comune.
Per me è un 4.
P. S qualcosa di più intrigante mi piacerebbe leggere composto te Namio e trovarlo in gara. Un bel giallo fatto bene, un bel thriller. Può essere che magari non sei attratto dal genere, ma mi piacerebbe.
Alla prossima.
- Ida Daneri
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Per me, però, la lettura è risultata molto pesante e poco coinvolgente: opinione personalissima, può anche darsi che ci siano persone che ragionano così e si fanno molto, molto male da sole.
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Quanto alle complicazioni psicologiche: si vede che non sei mai stata in analisi. Guardare dentro se stessi è un'arte che si apprende col tempo e la pratica e non poca fatica; ho provato a restituire in carta quanto appreso con tanta fatica. Ma ho messo nel conto anche il non esser compreso.
E grazie a te, Mauro. Sì, l'avvocato Corbera si trova in tre miei racconti: L'Amante e un altro che qui non ho pubblicato.
L'Amante lo trovi nella mia pagina personale insieme ad altri due gialli un po' particolari: Sette spighe e Un'indagine privata.
Altri ne ho scritti, almeno cinque o sei, e prima o poi mi deciderò a postarli.
- Fausto Scatoli
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o forse non sono riuscito io a entrare bene nella storia, il che può essere.
in ogni caso è ben scritto e con ottime descrizioni, anche se a tratti diviene pesante (sempre stando al mio personale gusto) e forse troppo ricercato.
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Re: Quel che a volte rimane dell'amore
Io non l'ho trovato pesante. O almeno non più pesante di altri che volevano intenzionalmente apparire più leggeri. Va letto con una certa attenzione e un discreto impegno senza ombra di dubbio.
Non lo trovo cosi' pesante forse perché sono stato assieme a una psicologa per qualche anno. Non potete capire.
- Laura Traverso
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Re: Quel che a volte rimane dell'amore
Spero di rileggerti, come vedi pur di esserci mi cimento con letture che so quante difficoltà possano incontrare in una gara come questa.
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Re: Quel che a volte rimane dell'amore
Spero di rileggerti, come vedi pur di esserci mi cimento con letture che so quante difficoltà possano incontrare in una gara come questa.
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Re: Quel che a volte rimane dell'amore
Spero di rileggerti, come vedi pur di esserci mi cimento con letture che so quante difficoltà possano incontrare in una gara come questa.
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Re: Quel che a volte rimane dell'amore
Ciao, Lucia grazie per il bel commento, scrivere è un'avventura e spesso mi avventura in posti poco frequentati. L'Amante è l'altro racconto con l'avvocato Corbera, ma e di segno diverso da questo: amaro, però più leggero.
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Re: Quel che a volte rimane dell'amore
Ecco, forse il mio protagonista nutre dell'affetto per la moglie e nel silenzio della passione amorosa tutto quello che desidera è di non ferirla.
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- Liliana Tuozzo
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Mi è paicuta l'atmosfera di intrigo, questa voglia di ostentare qualcosa che diviene bisogno di segretezza allorchè si realizza di non voler più perdere ciò che per capriccio si era cercata.
Ho trovato invece migliorabile la lunghezza. Mi spiego meglio, è lungo il giusto, ma snellendo in alcuni punti si sarebbe dato più risalto ad altri che trovo più importanti e ricchi di significato.
L'ho trovata una lettura piacvole, ma non di svago.
Ti ringrazio per avermi fatto riflettere.
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Re: Quel che a volte rimane dell'amore
Mi chiedo se la pesantezza possa essere un pregio. Considerando i commenti fin qui ricevuti devo dire di sì. Mi aspettavo molta più insofferenza con questo racconto. Forse bisogna essere pesanti per dire cose pesanti, o meglio, complicati per dire cose non banali. O forse molti si stanno abituando a quel che scrivo.
Io ci provo sempre.
Tagliare va bene, Stefyp, e io taglio sempre almeno i tre quarti di quanto produco, ma qualcosa sulla carta deve pur rimanere: est modus in rebus, soprattutto in un racconto di cinquemila battute.
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Re: Quel che a volte rimane dell'amore
Un buon testo
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Re: Quel che a volte rimane dell'amore
Ero consapevole di avere materiale non facile da gestire, ma, al di là della classifica che mi interessa poco, i riscontri di molti mi ripagano della fatica. E a questo punto non so se augurarmi di continuare a torturarti in futuro con qualcosa di simile o di provare a scrivere in modo più divertente e facile, come nei Tre Capitani.
Un caro saluto
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
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