Piangi per l'uomo che eri
Piangi per l'uomo che eri
Ma non è così, è per tua moglie, tu non hai più orari da rispettare.
Lei spegne la sveglia con un colpo secco e si alza con un sospiro. Tu rimani lì a fissare il soffitto.
Tra poco si sveglieranno tutti e un altro giorno avrà inizio.
Il profumo del caffè che senti venire dalla cucina, il rumore delle porte che sbattono, i rumori della tua famiglia che si risveglia ti lasciano indifferente, anzi no, ti rendono irrequieto.
Vorresti che se ne andassero tutti in fretta e ti lasciassero solo con i tuoi demoni.
Comunque, ti alzi anche tu per dare alla tua vita una parvenza di normalità.
Vai in bagno e prendi il rasoio. Guardandoti allo specchio quasi ti spaventi, dov’è finito l’uomo che eri? Lo sguardo fiero, il ciuffo ribelle, il sorriso canzonatorio di chi ha capito tutto della vita? Chi è questo spettro d’uomo che si specchia adesso?
Chiudi gli occhi e già cominci a sentire quei sintomi che ben conosci: le dita che prudono, i pensieri che si fanno confusi e l’ansia che aumenta sempre di più e che non potrà essere placata in nessun altro modo.
Vai in cucina e raggiungi la tua famiglia. Saluti, ti muovi, parli con loro, ma niente per te ha davvero importanza.
Fingi di interessarti al compito di matematica di tuo figlio, non te lo ricordavi nemmeno. Fingi di aiutare tua figlia ad allacciarsi le scarpe, ma per te potrebbe andare a scuola anche in ciabatte. Saluti tua moglie, un bacio appena sfiorato, sai che con lei non potrai fingere, lei riconosce ormai quel tuo sguardo confuso.
Non riesci nemmeno a guardarla negli occhi. Occhi un tempo bellissimi nei quali ti perdevi, ora cerchiati di nero e così tristi che ti si spezza il cuore, a volte.
Prima che lei esca le chiederai qualche spicciolo; poco fa in camera hai aperto cassetti, rivoltato tasche, frugato nelle borse, le sue ovviamente. Non hai trovato neanche una monetina; d’altra parte l’avevi già fatto ieri. Mentre cercavi ti sei sentito meschino, fallito, perdente, ti sei sentito tante cose tutte insieme, ma le tue mani non riuscivano a fermarsi.
Adesso non ti resta che chiedere a lei, pregandola, supplicandola magari.
Lei ti guarderà in silenzio, non dirà una parola, ne ha già dette tante, troppe, invano. Vedrai il suo sguardo spegnersi e le spalle incurvarsi, sentirai il suo cuore farsi più pesante, ancora un po’ di più.
Non riuscirai a sopportarlo e darai la colpa a lei anche stavolta. Le urlerai in faccia di piantarla di ossessionarti, di piantarla di compatirti, di piantarla di esistere.
E poi uscirai sbattendo la porta, come ogni mattina.
Tempo fa hai perso il lavoro. «Non è colpa tua» ti han detto tutti, ed è vero non è stata colpa tua, è successo e basta.
«Ci penso io, non preoccuparti cara, sistemo tutto io» hai detto fiducioso all’inizio.
Hai cercato, bussato, chiesto, supplicato, ma nessuno ti ha ascoltato.
Poi un giorno, mentre seduto al bar sfogliavi un giornale, le hai notate. Loro erano lì: luccicanti, colorate, ammiccanti.
«E se provassi anch’io?» devi aver pensato «Lo faccio per loro, non per me! Una volta sola per carità!»
«Ma certo, provaci» ti avrà detto qualcuno «magari cambi vita.»
Ti sei fatto attirare da chi ti raccontava che poteva essere la soluzione ai tuoi mali. Da chi ti diceva: «Tentaci ancora, non hai niente da perdere, semmai da guadagnare; la tua occasione arriverà, arriva sempre.»
E così hai cominciato. Prima sembravi farlo quasi per gioco, esitavi, indugiavi con la moneta in mano sentendoti un po’ sciocco, poi a poco a poco ti sei fatto più sicuro più deciso. Qualche volta un piccolo gruzzolo tornava tra le tue mani e allora ti facevi più spavaldo.
«Visto» dicevi «è facile, basta insistere e prima o poi la fortuna arriva sempre.»
A chi tentava di scuoterti per riportarti alla realtà ripetevi di aver tutto sotto controllo.
«Non c’è problema, smetto quando voglio, anzi smetterò domani se tu lo vuoi, te lo prometto» dicevi ogni sera a tua moglie.
Ti ci è voluto un po’ di tempo per capire che era tutto un bluff, che le promesse non sarebbero state mantenute. Alla fine hai capito. Solo che a quel punto era troppo tardi e smettere non era più così semplice. Non eri più tu il padrone di te stesso.
Per questo sei ancora più arrabbiato, perché adesso sai che non è giusto quello che stai facendo, non è intelligente, non è sensato, non è leale e tu una volta lo eri intelligente, sensato, leale.
Continui a farlo tutti i giorni, appena puoi e anche quando non puoi, con ogni mezzo, smarrendo ogni giorno un po’ della tua dignità.
Schiacci quei tasti con tutta la rabbia e la disperazione che ti appartengono, guardi scorrere i numeri e le immagini sperando che si fermino come vuoi tu, sperando di sentire almeno per una volta, il suono della vincita.
Anche questa mattina infilerai in quella maledetta fessura i pochi soldi che ti rimangono, quelli che qualche amico ti ha prestato, sapendo che non glieli renderai mai.
Come hai infilato nella fessura i soldi che servivano a tua figlia per la gita con la scuola, il denaro che tuo figlio aveva chiesto per poter uscire con gli amici una volta tanto, il denaro di cui tua moglie avrebbe bisogno per le bollette che arrivano implacabili.
Ma tu, anche oggi, quel denaro lo giocherai e lo perderai.
Ti fermi un attimo e ti prendi la testa fra le mani e piangi.
Piangi per l’uomo che eri e per l’uomo che sei diventato. Piangi pensando agli occhi di tua moglie, allo sguardo di tuo figlio, al quale non puoi più a nascondere nulla, all’innocenza di tua figlia che non è andata in gita e non sa perché…
Piangi perché sai già che domani ricomincerai tutto da capo…
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Ho visto anch'io degli anziani giocarsi la pensione alle slot machine o al Grattaevinci nelle tabaccherie. Comunque lo Stato ci guadagna: bene così, servirà per pagare i vaccini a BigPharma, visto che Lorsignori ci tengono molto, alla nostra salute.
Purtroppo la seconda vittima di questa storia è la famiglia del protagonista, e il racconto lo descrive in modo efficace. Voto alto
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Il racconto descrive bene tutti gli aspetti di questa malattia, la coscienza combattuta ma impotente del protagonista, gli effetti devastanti sulla famiglia, la subdola spirale che porta in questo inferno, spesso accompagnata dalla perdita o dalla precarietà del lavoro.
Ti segnalo solo un "perché", nel finale.
Un buon racconto e, curiosità, il secondo che leggo in questa gara che usa (in maniera efficace) la seconda persona, cosa non frequente.
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Re: Commento
Ti ringrazio per il tuo apprezzamento. È la prima volta che sperimento l'uso della seconda persona, non è facile ma mi sono divertita parecchio. Grazie ancoraLucia De Falco ha scritto: ↑29/12/2020, 13:58 Il vizio del gioco come una droga, come una malattia: questo è il tema al centro del racconto. Il testo ne illustra i meccanismi in modo efficace, così come lo stato d'animo del protagonista. Singolare è la scelta di raccontare usando la seconda persona, sembra quasi che a parlare sia lo stesso protagonista o qualcuno che gli è molto vicino.
Re: Commento
L'elemento a sorpresa non ce lo metto di proposito, a volte. Mi piace riprodurre la realtà per quella che è, e spesso nella vita l'elemento a sorpresa non c'è. Ci sono i fatti nudi e crudi. Ti ringrazio per i complimenti. Buon anno anche a te.Marcello Rizza ha scritto: ↑01/01/2021, 23:14 Un buon racconto, senza refusi, veloce, efficace nelle descrizioni e nel tratteggiare il personaggio e il suo dramma in crescendo, dalla perdita del lavoro alla speranza di risolvere col gioco e che da speranza diventa prigione per lui e per la sua famiglia. Eppure manca qualcosina, quel qualcosa che faccia alzare il sopracciglio, l'elemento sorpresa che fa restare impressa una buona storia. A rileggerti, volentieri, con la stessa forma e con uno spunto originale anche nel raccontare il quotidiano. Buon Anno nuovo!
Re: Commento
Refuso corretto. Che occhio! E si che lo riletto parecchie volte e non l'ho proprio notato.Roberto Bonfanti ha scritto: ↑01/01/2021, 17:05 La dipendenza da gioco, più frequente di quanto si pensi, spesso sottovalutata e che invece è una vera e propria piaga.
Il racconto descrive bene tutti gli aspetti di questa malattia, la coscienza combattuta ma impotente del protagonista, gli effetti devastanti sulla famiglia, la subdola spirale che porta in questo inferno, spesso accompagnata dalla perdita o dalla precarietà del lavoro.
Ti segnalo solo un "perché", nel finale.
Un buon racconto e, curiosità, il secondo che leggo in questa gara che usa (in maniera efficace) la seconda persona, cosa non frequente.
Grazie mille per le parole di apprezzamento e buon anno.
Re: Commento
Hai ragione è una malattia e come tale andrebbe curata. Ma ancora siamo lontani dalla presa di coscienza vera di questo. Figurati che c'è gente che davanti a una persona affetta da depressione liquida la cosa con un bel: alzati e vai a lavorare che è meglio... (Sentito con le mie orecchie). Grazie mille per il tuo commento.Francesco Pino ha scritto: ↑29/12/2020, 18:58 E' una malattia, tutte le dipendenze lo sono. Le dipendenze costano e questa puo' essere una rovina non solo per il soggetto in questione, ma per la sua intera famiglia. Questo è messo bene a fuoco nel racconto e siamo tutti d'accordo. C'è un altro dramma alla fonte pero': la disoccupazione. Scrivi bene di come il protagonista abbia provato e riprovato a inserirsi nel mondo del lavoro… ma niente. Chissà quanta gente crolla a furia di porte in faccia, e ne conosco di persone finite nel tunnel delle dipendenze a causa di cio'.
E' una malattia dicevamo. Quando si è malati si va dal medico, oppure ti ci portano. Troppe persone escludono ancora questa possibilità.
Re: Commento
In effetti è proprio questo il motivo per cui mi piace scrivere. Perché dietro ai "problemi" della società ci sono gli uomini che ne fanno parte e ogni uomo ha diritto di uscire dall'ombra. Quando scrivo una cosa parto sempre da una persona che in qualche modo ho incrociato sulla mia strada.Selene Barblan ha scritto: ↑30/12/2020, 17:13 Mi piace come ti approcci ai problemi della società, che possono essere di tutti, che spesso vengono “ignorati”, piuttosto nascosti o non sufficientemente considerati. Mi piace anche che non vedo giudizio ma piuttosto io bisogno di parlarne, proprio per togliere quell’ombra che cerca di nascondere tutto ciò che è difficile affrontare. Trovo più penetrante la prima parte, dove i sentimenti mi sono arrivati di più; globalmente lo trovo un bel racconto, ben scritto.
Grazie mille per le tue parole e buon anno
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e miseria.
conosco qualche persona, non molte, per fortuna, che ci si è trovata dentro.
e ancora ci sta.
problema notevole del nostro tempo, spesso sottovalutato, qui ben raccontato e presentato.
pochi i refusi, buone le descrizioni.
http://scrittoripersempre.forumfree.it/
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Re: commento
Ti ringrazio per le tue parole; è vero, è una dipendenza atroce ed è più diffuso di quello che si pensi. A prestoLaura Traverso ha scritto: ↑05/01/2021, 16:50 E' davvero un bel racconto efficace in merito alla ludopatia e ai drammi che si porta appresso, coinvolgendo, prima di tutto, i parenti più prossimi. Lo hai scritto in modo corretto e molto realisticamente. Hai descritto al meglio la discesa nell'abisso del protagonista malato. E' triste sapere che ciò è una tragica realtà che riguarda molte persone, che con la speranza di un riscatto economico, economicamente, e non solo, si distruggono. E' una dipendenza atroce. Brava ad averne parlato.
Re: Commento
Ti ringrazio per il tuo commento. Avresti voglia di indicarmi i refusi? Mi sono sfuggiti e vorrei correggerli. Grazie ancora e a rileggerti.Fausto Scatoli ha scritto: ↑10/01/2021, 9:39 è una droga e, come tale, provoca dipendenza e crisi di astinenza micidiali.
e miseria.
conosco qualche persona, non molte, per fortuna, che ci si è trovata dentro.
e ancora ci sta.
problema notevole del nostro tempo, spesso sottovalutato, qui ben raccontato e presentato.
pochi i refusi, buone le descrizioni.
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Re: Commento
questo non è un vero e proprio refuso, ma c'è un CHE di troppo
"l’ansia che aumenta sempre di più e che non potrà essere placata"
"Lo faccio per loro non per me!" manca una virgola
"«tentaci ancora" o metti la maiuscola o usi il corsivo
"Non c’è problema smetto quando voglio" manca una virgola
"scorrere i numeri, le immagini sperando" o metti una virgola in più o togli quella che c'è inserendo una e
"ancora una volta, per l’ultima volta" ripetizione
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Grazie per i tuoi preziosissimi consigli, soprattutto per la punteggiatura, bestia nera per me. Correggo subito.Fausto Scatoli ha scritto: ↑12/01/2021, 12:27 questo non è un vero e proprio refuso, ma c'è un CHE di troppo
"l’ansia che aumenta sempre di più e che non potrà essere placata"
"Lo faccio per loro non per me!" manca una virgola
"«tentaci ancora" o metti la maiuscola o usi il corsivo
"Non c’è problema smetto quando voglio" manca una virgola
"scorrere i numeri, le immagini sperando" o metti una virgola in più o togli quella che c'è inserendo una e
"ancora una volta, per l’ultima volta" ripetizione
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Re: Piangi per l'uomo che eri
Se invece state solo rispondendo, non serve specificare.
Ricordatevi anche che il testo del commento deve essere lungo almeno 200 battute.
Vi rimando alle istruzioni delle Gare letterarie.
Re: Commento
Grazie di cuore per queste belle parole.
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Un ottimo lavoro.
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Human Take Away
Umani da asporto
"Human Take Away" è un racconto corale dove gli autori Alessandro Napolitano e Massimo Baglione hanno immaginato una prospettiva insolita per un contatto alieno. In questo testo non è stata ideata chissà quale novità letteraria, né gli autori si sono ispirati a un particolare film, libro o videogioco già visti o letti. La loro è una storia che gli è piaciuto scrivere assieme, per divertirsi e, soprattutto, per vincere l'Adunanza letteraria del 2011, organizzata da BraviAutori.it. Se con la narrazione si sono involontariamente avvicinati troppo a storie già famose, affermano, non era voluto. Desiderano solo che vi gustiate l'avventura senza scervellarvi troppo sul come gli sia venuta in mente.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
B.A.L.I.A.
Buona Alternativa alla Lunga e Illogica Anzianità
Siamo nel 2106. BALIA accudisce gli uomini con una logica precisa e spietata, in un mondo da lei plasmato in cui le persone nascono e crescono in un contesto utopico di spensieratezza e di bel vivere. BALIA decide sul controllo delle nascite e sulle misure sanitarie da adottare per mantenere azzerato l'incremento demografico e allungare inverosimilmente la vita di coloro che ha più a cuore: gli anziani.
Esiste tuttavia una fetta di Umanità che rifiuta questa utopia, in quanto la ritiene una distopia grave e pericolosa.
BALIA ha nascosto il Passato ai suoi Assistiti, ma qualcuno di questi ha conservato i propri ricordi in un diario e decide di trascriverli in una rischiosa autobiografia. Potranno, questi ricordi, ripristinare negli Assistiti quell'orgoglio di vivere ormai sopito? E a che prezzo?
Di Ida Dainese e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Gare letterarie stagionali - annuario n° 1 (2018 - 2019)
Le Gare letterarie stagionali sono concorsi a partecipazione libera, gratuiti, dove chiunque può mettersi alla prova nel forum di BraviAutori.it, divertirsi, conoscersi e, perché no, anche imparare qualcosa. I migliori testi delle Gare vengono pubblicati nei rispettivi ebook gratuiti i quali, a ogni ciclo di stagioni, diventano un'antologia annuale come questa che state per leggere.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Alessandro Mazzi, Angelo Ciola, Aurora Gallo, Ida Dainese, Carlo Celenza, Carol Bi, Daniele Missiroli, Draper, Edoardo Prati, Fabrizio Bonati, Fausto Scatoli, Gabriele Ludovici, L.Grisolia, Laura Traverso, Liliana Tuozzo, Lodovico, Marco Daniele, Namio Intile, N.B. Panigale, Nunzio Campanelli, Pierluigi, Roberto Bonfanti, Seira Katsuto, Selene Barblan, SmilingRedSkeleton, Stefano Giraldi Ceneda, Teseo Tesei, Tiziano Legati, Tiziana Emanuele.
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