Riunione di condominio
Gerry sonnecchiava sul divano in portineria, sperando che non arrivasse nessuno a disturbarlo. Ma si sa che i desideri non sempre vengono esauditi. Non aveva fatto in tempo a pensarlo che Goccia, tutta scodinzolante, era spuntata dal nulla.
–
Dai! Dai! Cos fai ancora lì? ‘Diamo! – parlava così rapidamente che tagliava qua e là le parole. –
Avran già cominciato la riunion.
Gerry si girò, forse se ne sarebbe andata. E invece gli rifilò tre abbaiate nelle orecchie che gli fece far un salto acrobatico.
–
Ma chè, sei matta? Vai tu se ti interessa tanto, no? Io son stanco, ho lavorato!
–
Ah! Ah! Fai sempr ridre, Ge’ – rispose lei e gli diede uno spintone col muso. –
Dai che ogg c’è riunion di condomin!
Quando entrarono c’era molta confusione: tutti parlavano insieme, mentre l’amministratore Corrado sedeva annoiato, sicuramente pensando alla mancata partita di golf.
– Signovi! Ve ne pvego! Vicomponiamoci e poniamo fine a questo inutile vocifevio. – Alzò la voce Edoardo con manifesta irritazione, rimettendosi a posto il foulard com’era solito fare quando era nervoso.
–
Mi chiedo perché con gli altri parla così, mentre quando mi dice “vattene da qui brutto gatto rognoso” riesce perfettamente a usare le erre.
– Pvetendo che venga installato un sistema antifuvto in tutto il palazzo. Non possiamo ulteviovmente continuave così!
– E chi lo paga? – intervenne Franca impugnando il metro da sarta che teneva sempre al collo, neanche dovesse prendere le misure di ogni cosa.
– D’altra parte ci sono stati molti furti nella mia dispensa. – disse Giorgia. – All’inizio pensavo di aver mangiato io tutti i dolci, ma erano davvero troppi – finì con una risata stridula.
–
D’altra parte con tutto quello che divora…
–
Dai Ge’, se’ ncorreggib.
– Ma quali furti? Io non me ne sono accorto – affermò Pietro, il muratore.
– Oh, qualche sciocchezzuola qua e là, suvvia… – rispose Gino.
–
Lui sì che se ne intende – miagolò Gerry sbadigliando. Goccia abbaiò risentita, ricordando il giorno in cui lo avevano arrestato, mesi addietro. Povero Gino, così simpatico, le faceva sempre una carezza quando passava. Le era tanto dispiaciuto sentirlo pregare i poliziotti di non dare nell’occhio, ma per fortuna c’erano solo loro due ad assistere.
– Scusate il ritardo – disse Marta entrando di fretta – mi ero dimenticata della riunione!
– Tanto per cambiare – disse sua sorella Carolina, guardando Alfonso. Lui le sorrise con complicità e lei ricambiò con un leggero struscio e una risatina piena di promesse.
– Potrei inventare io un sistema di monitoraggio interno – proruppe Samuele con un lampo negli occhi.
– Per carità! – scappò a Marisa, la padrona di Gerry. – Cioè, intendevo dire… non disturbarti, non sarebbe giusto. – Continuò sentendo il sospiro di sollievo dell’intera platea.
Aldo per ringraziarla le strinse di sottecchi una mano. Il suo corpo aveva ancora un ricordo elettrizzante di quella volta che Samuele gli aveva sistemato il campanello.
–
Meno male! – disse Gerry con un brivido. –
L’ultima volta che ha inventato qualcosa sono tornato a casa verde!
–
A me ‘nvece, ha regal un dosacrocchett belliss!
– Perché non facciamo dei turni di sorveglianza? – propose tutto contento Giorgio.
– Pevchè noi lavoviamo di giovno e viposiamo di notte, cugino! – rispose Edoardo stizzito.
– Ecco… io volevo dire… – cominciò Regina. – Allora… ecco… Ho interrogato le carte.
Un lieve brusio accolse la sua affermazione, un po’ di scherno, un po’ di accondiscendenza.
– Io alle carte di Regina ci credo! – disse Gianna con risolutezza. – Voglio sentire cos’hanno detto.
– Anche io voglio sapere – disse Tamara arrossendo subito dopo.
–
Eh! – disse Gerry sornione –
Gianna si fa fare le carte per sapere come andrà con il ragioniere capo. Mentre Tamara…
–
Cos? – chiese Goccia curiosa, saltellando.
–
Eh! Ma non vedi come guarda Fernando? Dopo tutti quei giorni passati allo spioncino per uscire quando l’altro arrivava, Tamara si è decisa ad andare da Regina.
I due, che abitavano uno di fronte all’altra, proprio in quel momento si sorridevano per poi abbassare lo sguardo.
–
E cos’è success?
–
Cosa vuoi che sia successo? Regina le ha detto di buttarsi!
–
E lei cos’ha fatt? – chiese Goccia con la lingua penzoloni.
–
Beh cosa vuoi che abbia fatto? L’ha fatto, no!
–
Certo Ge’ che tu sai propr tutt.
– Allora sentiamo cosa dicono ‘ste carte! Male non ci farà. – disse allegro Federico, che aveva un debole per Regina malgrado la considerevole differenza d’età.
– Le carte non dicono molto – svelò Regina dispiaciuta. – Dicono solo che non c’è pericolo. Forse i ladri non verranno più.
– Ma cosa sarà mai stato! – disse Lucrezia. – Saran spariti quattro biscotti, qualche giornale e qualche cianfrusaglia buttata da parte. Avete mai perso qualcosa di valore?
– No, in effetti no… – rispose Franca. Anche gli altri scossero la testa.
– Visto?
– E allova? Sono sempve fuvti! Nel nostvo palazzo! Non vitengo che questo sia un evento accettabile! Pvetendo che si intevvenga in qualche manieva.
– Sapete cosa vi dico? – concluse Lucrezia – Che devo andar a finire il mio lavoro…
– Se pvopvio vuoi chiamavlo lavovo – disse Edoardo stizzito per la scarsa considerazione. – Fovse intendevi il tuo hobby!
– Il mio hobby, mio cavo, – rispose Lucrezia piccata – mi dà più lavoro del tuo. I miei quadri sono richiesti!
–
Oh oh! La tua padrona ci ricasca sempre!
Intanto, un po’ alla volta, tutti se ne stavano andando alla chetichella, mentre Edoardo e Lucrezia continuavano a beccarsi.
Corrado velocemente dichiarò la riunione conclusa e si defilò. Carolina a Alfonso rimasero a parlare fitto fitto, Tamara invitò Fernando per un caffè, Aldo accompagnò Marisa sperando di essere invitato per un the, Marta ancora non aveva capito di cosa si stava parlando.
Uscendo nessuno badava a Gerry e Goccia. Gina, la vecchietta dell’ultimo piano, lontana zia di Lucrezia, fu l’unica a fermarsi e a fare una carezza ad entrambi. Poi tirò fuori dalla tasca un dolce e ne diede un pezzetto a ognuno.
–
Miao! – fece Gerry strusciandosi sulla sua gonna e abbozzando un po’ di fusa.
–
Bau! Bau! – fece Goccia tutta contenta.
–
Certo che i dolci della signora Giorgia sono proprio buoni!
–
Sì Ge’, per fortun che li ha presi Gina, sennò a noi Giorgia non ne dava nemmen ‘na briciol!