Calendario BraviAutori 2015

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Tuarag
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Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Tuarag »

Racconti partecipanti alla composizione del Calendario BraviAutori 2015

Per informazioni e commenti: viewtopic.php?f=113&t=4711
Mac Guffin is the door but not the key.
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Lodovico
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Lodovico »

Novantanove.

Per cosa, per chi? E’ questa la domanda. Cent’anni ci dividono, cento, tanti, ma pochi. Un mondo sconvolto, ribaltato, migliorato? Forse.

Per cosa, per chi? Io. Quindici anni, poca voglia di studiare, nessuna voglia di fare. iPhone in tasca, cento, anche più di cento euro da spendere. In discoteche, in fumo, in alcol e in benzina per la Golf. La prof di storia ci ha parlato di voi.

Per cosa, per chi? I ragazzi del novantanove, del novantanove come noi, ma con un secolo in mezzo che ci divide e ci unisce. Un secolo di vita e un secolo di morte. E ti accorgi che il coraggio non si insegna. Si vive.

Per cosa, per chi? 1899 e 1999 così diversi. Non vi conoscevo, la storia vi ignora. Ragazzi del novantanove, noi, ragazzi del novantanove non possiamo che dirvi grazie.

Per cosa, per chi? Adesso ho la risposta. Per noi, i vostri nipoti, per noi, i nostri figli, perché non accada mai più.
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Maddalena Cafaro
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Maddalena Cafaro »

Il sapore delle olive

I filari degli ulivi erano carichi dei loro frutti. Nell'aria calda si udiva il frinio delle cicale e le risate dei bambini, così concentrati nei loro giochi da non curarsi d'altro.
Non c'era giorno che non terminasse in un'abbuffata di quei carnosi frutti verdi. Le labbra lucide del loro dolce succo erano animate dai racconti dei loro sogni, si immaginavano sposati alle rispettive sorelle, intenti a lavorare fianco a fianco tra quegli alberi.
Sognavano di essere fratelli giacchè nella realtà fratelli non erano. Erano giorni carichi di promesse e sogni, promesse fatte da cuori sinceri.
I giorni trascorsero, le cicale tacquero, l'aria si intrise dell'odore del fumo, di sangue e morte. Ora vivevano separati da un muro di mattoni, un muro chiamato religione, un muro chiamato politica. Eppure loro non smisero mai di mangiarle quelle olive.
Ed oggi altre risate si odono tra quei filari di ulivi, altri bambini corrono e mangiano quelle olive, sotto lo sguardo amorevole di due nonni finalmente divenuti fratelli.
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Teresi Giovanni
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Re: Ricordi in una semplice borraccia di latta

Messaggio da leggere da Teresi Giovanni »

Pur essendo stato fino a poco tempo prima un ragazzo, da quando avevo avuto il fucile e la cartucciera non avevo il minimo dubbio di essere un soldato di fanteria. In trincea, i turni di notte mi pesavano. Il freddo era pungente ed era solo l’inizio d’autunno. Si sentiva lo stridio delle civette coi rumori indefiniti della notte … Così, mi perdevo nei miei pensieri. Per riscaldarmi, estraevo la borraccia di vino rosso, ne bevevo un po’, poi la passavo al vicino commilitone. Sentivo scorrere nel sangue, come un alito remoto, i ricordi della spensieratezza. Più mi immergevo nel vortice della realtà e delle riflessioni sulla guerra più mi accorgevo che essa era una vicenda sinistra e stregata. Una notte persi la borraccia. Del vino rosso si sparse sulla neve che l’assorbì come il sangue. Tra gli spari, il buio cielo si illuminò a giorno. Il commilitone giaceva inerme in un rivolo di sangue, il suo volto ingenuo sorrideva all’agognata libertà..
Giovanni Teresi
Frinia
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Frinia »

"GAVRO"

Ci hanno definito studentelli, fanatici pieni di sogni nazionalisti.
Quale amara ironia!
Cosa ci ha spinti? La voglia di sottrarre la patria Bosnia ed Erzegovina agli artigli dell'aquila asburgica e di bonificare la palude politica che avvelena la società.
Perciò, non ho chiesto il perdono per aver ucciso l'arciduca Francesco Ferdinando e sua moglie Sophie. Mi hanno condannato a vent'anni di lavori forzati tra il fango, i pidocchi e le crudeltà del carcere ceco di Terezin, la tomba dei vivi.
A nostra difesa, ho detto: "Noi amavamo il nostro popolo!" Personalmente, avrei voluto diventare una torcia per illuminare la strada della libertà.
Le nostre azioni, però, hanno scatenato una guerra che ha avvampato le trincee di mezzo mondo.
Sento la mia vita scivolare via. La tubercolosi ossea ha creato un doppia prigione saldando le articolazioni in un incubo di dolore.
Sono un eroe, uno sbandato, una pedina?
No, sono solo un ragazzo, segnato dall'ingiustizia dei grandi, cui non è stato concesso di vivere in pace.
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Anto Pigy
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Anto Pigy »

Missive

“Caro figlio mio, ti scrivo queste parole perché ho paura di non conoscerti mai. Sei nato in tempo di guerra, ma sono sicuro che crescerai in tempi di pace. Non voglio raccontarti delle lunghe attese passate nella paura di morire e nel terrore di sopravvivere uccidendo qualcuno come me. Voglio immaginarti a casa, protetto da tutto questo, che dormi nel tuo letto… ”
Così tradusse dal francese il soldato tedesco. Aveva raccolto il foglio sgualcito che il vento gli aveva gettato addosso, come uno schiaffo. La sigaretta gli si era consumata tra le labbra, senza che si accorgesse del terribile spreco.
Nell’altra mano, stringeva la sua lettera, sporcata dalla terra fredda della trincea. Rilesse le prime righe nella sua lingua. “Caro figlio mio, chissà se mai ti rivedrò. Il mio più grande conforto è saperti al sicuro a casa…”
Scoppiò a piangere, bagnando di lacrime i due scritti, confondendo gli inchiostri e le parole, unendo gli idiomi e le emozioni.
Poi si protese fuori, incurante del pericolo, e lasciò andare le due lettere assieme, affidandole al vento.
…Alla fine di questa giornata rimane ciò che è
rimasto di ieri e ciò che rimarrà di domani;
l’ansia insaziabile e molteplice dell’essere
sempre la stessa persona e un’altra…

Fernando Pessoa, "Il libro dell’inquietudine"
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Annamaria Vernuccio
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Annamaria Vernuccio »

Musetta


- Ehi putei, vi ho mai raccontato di quando finii sperduto sull'Adamello durante la guerra del 15/18? Così esordiva mio nonno, quando aveva voglia di raccontarci la sua avventura da soldato, e ogni volta arricchiva la sua storia con particolari sempre nuovi. - Avevo solo18 anni quando mi arruolarono negli Alpini, Genio Guastatori, addetto alla gestione dei muli. Mi affidarono "Musetta", una mula con la quale entrai subito in sintonia...vivevamo praticamente in simbiosi. Arrancavo dietro di lei per gli angusti sentieri della montagna, per portare viveri e munizioni ai compagni nelle trincee fangose dove venivano falciati a migliaia.
Un giorno, l'artiglieria nemica ci prese di mira e decimò tutta la mia Unità...tranne me. Devo la vita alla mia "Musetta" che mi cadde addosso, colpita da una granata. Il suo corpo mi fece da scudo e mi diede calore per tutto il tempo che rimasi sepolto sotto la neve, finchè non fui ritrovato e portato in salvo a Bassano. Persi la gamba, ma ero vivo.
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Daniela Rossi
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Daniela Rossi »

Risiko

Finiva sempre così.
Dopo la grande abbuffata via tutto dalla tavola, arrivava il momento di apparecchiare con la plancia del grande e unico “Risiko”!
Niente tombola o carte, come vorrebbe la tradizione, per noi certi giochi erano superati: non conoscevo nessuna famiglia che giocasse a Risiko il giorno di Natale.
I miei bambini, insieme ai loro cuginetti, si divertivano con i regali ricevuti e noi grandi dovevamo fare a turno. Sì, perché a Risiko si può gareggiare al massimo in sei e noi eravamo sempre troppi.
Il momento più bello era scegliere i colori dei carrarmatini e naturalmente nessuno riusciva ad avere il proprio colore preferito. E la carta dell’obiettivo? Tutti volevamo quella per conquistare ventiquattro territori, chissà poi perché…
È strano come un gioco di questo tipo ci faceva distrarre per diverse ore.
A un tratto mio figlio abbandona i suoi regali e si siede sulle mie gambe, è curioso e vuole vedere più da vicino.
- Papà, perché voi volete fare la guerra?
Rispondo a Leo che quando l’Italia entrò nel primo conflitto mondiale cento anni fa, quella era guerra vera, con Risiko si combatte solo per gioco e a vincere è la Pace!
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Alessandro Carnier
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Alessandro Carnier »

GUERRA 15-18

Siamo tutti schierati dietro a questo cimitero. Deve servirci da esempio prima che molti di noi finiscano in prigione. Guardo i miei due compagni in fila legati al palo con altri due poveracci come me, che assieme a tanti altri si sono rifiutati di attaccare la cima. Un inutile suicidio. Il Baffo che conosce quella montagna l'aveva ripetuto al colonnello.
“Signore attacchiamo di notte, ci leviamo gli scarponi e mettiamo gli *scarpets, con quelli non ci sentono arrivare. Così ci ammazzano tutti!” Niente da fare… rivolta in presenza del nemico. Questa è stata la condanna della Corte Marziale.

Mentre i fucili del plotone di esecuzione fanno fuoco, e guardo afflosciarsi i corpi dei miei compagni, mi rivedo felice qualche giorno fa. Io, il Bambi, e il Baffo sdraiato davanti a noi. Dietro a noi tre, la neve, quella rimasta. L’ultima neve che presto si sarebbe sciolta, come i nostri pensieri, legati alla moglie, ai figli, alla famiglia…

Alessandro Carnier
Pordenone 5.11.2014


*scarpets: tipiche calzature carniche, fatte a mano con la tomaia in velluto e la suola realizzata sovrapponendo strati di ritagli di vecchi vestiti e lenzuola, cucite insieme a punti finissimi.
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Marco Bertoli
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Marco Bertoli »

Crateri

Sono un sopravvissuto. Superstite di un’epoca ingenua che credeva in un futuro di progresso e, invece, l’ha distrutto con le proprie mani come un bambino capriccioso.
Accanto a me sono morti in tanti, Euro con gli occhi attoniti e il petto sfondato da una pallottola di mitragliatrice, Fabio ridotto a un grumo di carne e ossa spezzate dallo scoppio di una granata, il tenente Savelli sparito in un lampo e una nuvola di fumo.
Io no, né proiettili né bombe mi hanno scelto a bersaglio. Ogni giorno mi sono chiesto perché mi è stato imposto questo fardello, la colpa di poter respirare il profumo dei fiori che mi strofina l’anima come carta abrasiva.
Il fiume scorre lento davanti a me. Le rive sono coperte di nuova erba, verde, che bisbiglia al soffio di voci perdute. Ghiaia e sabbia hanno riempito i crateri delle esplosioni quasi nulla fosse accaduto. Palpita e sanguina quello scavato nel mio cuore.
Ora so il motivo per cui calpesto ancora la terra: perché l’oblio non cancelli la stupidità umana.
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Angela Di Salvo
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Angela Di Salvo »

Trincea

Un’altra giornata di guerra era passata. Dopo tanto frastuono, un silenzio irreale era sceso nella trincea. Il giovane non riusciva a staccare gli occhi da quelli sbarrati del suo compagno “massacrato, con la bocca digrignata”, con le mani deformate dal “rigor mortis”.
Pensava che poteva esserci lui al suo posto. Invece era vivo, mentre Giovanni era morto.
Ricordò le lunghe notti trascorse a sentirlo parlare con tenerezza infinita di sua moglie e del suo piccolo.
L’orrore lo invase rabbioso e soffocò a stento un conato di vomito. Avrebbe voluto fuggire da quella trincea e respirare aria pura. Ma non poteva, doveva stare tutta la notte accanto a quel cadavere dentro quella angusta trincea che sembrava una trappola.
Eppure qualcosa bisognava farla, se non voleva impazzire. Prese un foglio piegato dal suo giubbotto e cominciò freneticamente a scrivere poesie. Si stupì di quante parole d’amore riuscisse a esprimere e di come si sentisse, adesso più che mai, così “attaccato alla vita”.

Questo succedeva quasi cento anni fa. Il soldato si chiamava Giuseppe Ungaretti.
Le parole non possono cambiare il mondo ma sono un buon modo per provarci. (A. Di Salvo)

77, le gambe delle donne
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concorso per racconti sulle donne

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Io sono nel club dei Recensori del sito Braviautori.it

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Marina Paolucci
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Marina Paolucci »

Venuta al mondo

24 maggio 1915. Ẻ Il giorno giusto per nascere, non per morire.
Sono appena diventato padre. Sprizzo di gioia nonostante la preoccupazione. Ẻ Cominciata la guerra.
«Ẻ bellissima.» dico a Marcellina, mia moglie, neo mamma.
«Vero Luigi, ma… che ne sarà di lei? Di noi…»
«Sst!» l’azzittisco con un bacio.
«Come la chiamiamo?»
«Libera. Che sia di buon auspicio. Devo andare. Abbi cura di lei e di te. Tornerò.»
«Luigi, dalla guerra si torna "kaput". Che Dio ti assista.»
«Ogni guerra ha un inizio e una fine. Risplenderà la pace nel mondo.»
Bacio le mie donne, vado incontro al destino. Già scritto, non lo conosco.
Al fronte mi danno una mitraglietta – Spara e scappa. – ordinano.
Ho paura. Non è un gioco. È la prima guerra mondiale.
Spero di scampare alle granate che punteggiano l’aria come macroscopici semi di papavero, e di sottrarmi al nemico.
Osservo il cielo, è disperato. Gonfio di lacrime, oceani, si accinge a versarle per l’orrore umano denominato guerra.
Corro. Nella mente sogno la "Pace".
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Maria Rosaria
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Maria Rosaria »

TONIO DELLA TRINCEA

Io a casa non ci volevo tornare. Anche se ci stavo marcendo in quel budello di trincea. Era come se la morte mi stesse prendendo prima del tempo, da vivo, e la terra mi stesse inghiottendo come fango. Sarei presto stato cadavere puzzolente e non avrei più disturbato né i miei compagni né i miei compaesani.
L’odore di polveri misto a quello di terriccio e cadaveri ancora lo sento nelle narici e mi fa orrore.
Ho visto compagni ferirsi per tornare a casa e qualcuno ha provato a scappare. Quelli del reggimento però l’hanno fucilato e a noi ci hanno messi in fila a guardare perché non ci venisse in mente anche a noi di disertare.
Eppure, nonostante tutto, a casa non volevo tornarci.
Perché lì, nella trincea, ero Tonio, uno scemo sì, ma che sapeva sparare. Accidenti se lo sapevo fare! Cecchino, mi chiamavano. Non me ne sfuggiva uno di quei puntini che vedevo lontano oltre il filo spinato.
Ora, qui in paese, son tornato Tonio, lo scemo di sempre, anzi lo scemo di guerra.
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Ser Stefano
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Ser Stefano »

IL CIONDOLO PORTAFOTO

Venne aperto in una bottega di orologi, una giovane donna lo fissava e sorrideva.
Lo aprirono il giorno dopo, questa volta era in una casa. Inserirono nella parte superiore una minuscola fotografia, raffigurava la giovane donna vista il giorno prima.
La terza volta si trovò dinanzi a un uomo che doveva avere circa la stessa età della donna. Aveva il viso dipinto dallo stupore. – Ti amo Lisa – stava dicendo.
Da quella dichiarazione fu aperto spesso. I luoghi cambiavano sempre, un treno, grandi capannoni affollati da uomini in divisa, tra valichi di montagna e ampie pianure. Venne un giorno in cui intorno a sé infuriava il caos: deflagrazioni e urla, sassi e fango volavano ovunque. L’uomo piangeva come un bambino e lo stringeva forte. Un boato vicino scagliò il ciondolo a diversi metri di distanza. Annerito da fuoco e sangue rimase chiuso per diverso tempo, anni forse.
Quando tornò a vedere, la giovane donna che l’aveva acquistato lo fissava e piangeva.
Claudia Cuomo
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Claudia Cuomo »

15 febbraio 1916.
Una timida alba si diffondeva nell' altopiano del Carso e nelle vallate. Maria si vestì in fretta, salutò il nonno, accarezzò i bambini. Fuori, nel freddo, Rosalia la stava aspettando. Sotto il peso della gerla, piena di rifornimenti, dal fondo valle dovevano raggiungere i soldati , su al fronte. Insieme a loro altre donne, unite dallo stesso scopo e dalla stessa determinazione. Conoscevano bene la strada, tante volte avevano percorso quel sentiero tra le rocce. Le gambe affondavano nella neve fino alle ginocchia, ci avrebbero impiegato più tempo. Maria e Rosalia camminavano vicine. Ogni tanto si scambiavano qualche parola.
“Chissà quando finirà questa maledetta guerra.”
“ Forza, vedrai i nostri mariti torneranno a casa, ne sono certa”
Maria cominciò a sentire la stanchezza. Si sedette su un masso.
“Andate avanti , vi raggiungo tra poco.”
Un cecchino prese la mira. Fu un attimo. La neve accanto a lei cominciò a tingersi di rosa.
Per tutte le Portatrici Carniche della grande Guerra.
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Alma Trucillo
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Alma Trucillo »

Il sapore forte dei chicchi d'uva nera, asprigna,ci faceva luccicare gli occhi, mentre risalivamo la collina, tenendoci per mano. - Sarà tardi, Tony...mia madre starà in pensiero..-disse ansimando Maria, mentre a fatica cercava di non perdere l'equilibrio tra i sassi lucidi e lisci che sembravano messi lì apposta, agli argini del torrente, come per indicare la via. -Non preoccuparti, siamo quasi arrivati-,la rincuorai, mentre la guardavo negli occhi bellissimi, blu come l'acqua del rio, impetuosi e sfuggenti. Mi sentivo grande, e forte, mentre la guidavo tra i sentieri di rovo,appoggiando il bastone al terreno e tastando per avvertirne in anticipo le asprezze. Lei masticava piano i chicchi, soffermandosi ogni tanto a goderne il succo,socchiudendo le palpebre e mugolando di piacere. La guardai mentre inumidiva con la lingua le labbra scarlatte,staccando decisa un altro acino, masticando, sorridendo. La guerra era sparita. Ora eravamo soli, io, lei, il viola dell'uva, il gialloarancio del cielo e il grigio di una nuvola lontana. Ecco, la casetta di Maria iniziava ad intravedersi, lassù, sulla cima della collina. Eravamo stanchi, sudati, ma felici. La guerra non c'era più. L'avevamo dimenticata, a valle, tra i rovi e le vigne. Maria tolse la forcina nera che le teneva legati i capelli, la ripose in tasca e scosse le chiome che sembrarono prendere vita, dopo un lungo sopire. Si fermò, guardandomi dritto negli occhi, regalandomi un sospiro. Era arrivata. Lessi la paura nei suoi occhi, la voglia di scappare via, dalle bombe, dal freddo, dalle macerie. Le regalai l'ultimo chicco d'uva e l'abbracciai. Addio, Maria, pensai mentre la sua figura spariva dietro la piccola duna, per ricomparire dopo qualche attimo sulla viuzza bianca ,mentre affrettava il passo. Mi decisi a voltarmi, a tornare indietro per rifare il percorso. Un boato improvviso mi spaccò i timpani, trascinandomi lontano. -Maria!!!- Mi alzai, sommerso da nebbia e fumo. La casetta non c'era più. Maria era saltata in aria , tra le nuvole, come un fantoccio. Non la vidi più. Urlai piangendo il suo nome,ingoiando l'amaro dell'uva . Un autunno di guerra.
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Cladinoro
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Cladinoro »

BENE O MALE

Bene o Male. Tentennavo in bilico sulla corda del dubbio sospesa tra le due parole che avevo inciso sulla mia prima medaglia di soldato. Vite nemiche nel mirino del fucile, una lieve e regolare pressione sul freddo metallo della leva di sparo e tutto sarebbe finito. La tirai fuori dal taschino della giubba per lanciarla in aria, Bene e Male roteavano sulla mia testa giocandosi la sorte di due austriaci. La medaglia cadde nel terreno scavato della trincea, chinai il capo per guardare e un alito di vento mi sfiorò la fronte libera dall’elmetto, e ricordai la leggerezza della brezza sulla barca persa in mare. Aveva vinto il male, il destino voleva sparare, eppure alzai la canna e scaricai l’arma lasciando fuggire i due compagni di sventura. Ero sull’Isonzo della grande guerra a morire da eroe, quando ritrovai il mio spirito di pescatore. Ora, milite ignoto, veglio su questa piazza aspettando che si levi la brezza di mare.
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"le albe non sono che l'illusione della bellezza del mondo"
Casino totale Jean-Claude IZZO
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Giorgio Leone
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Messaggio da leggere da Giorgio Leone »

AI PIEDI DEL MONTE SCORLUZZO

Non ci sono alberi quassù, ma pietre gelate taglienti sotto neve e ghiaccio e sogni sussurrati a miliardi di stelle intorno a una luna itinerante - in questa assurda notte insonne senza fine - e fuochi d’artificio in cielo e scoppi secchi che rotolano giù per canaloni increduli.
Lettere bugiarde a casa, razioni straordinarie di cioccolato, vino e grappa, quando arriverà l’ordine dovremo uscire dalla trincea volenti o nolenti. Sapore di alcol che brucia la bocca nell’alba bianca incerta come quella di un anno fa, il giorno prima di partire, dentro la nebbia a caccia dell'ultima trota sull'Adda.
Ombre accucciate aggrappate ai fucili, braci di sigarette, vapori di fiati, condense di parole inutili, Nanni che parla con voce di donna, risate e scherzi e poi il silenzio, presagi di piombo e morsi di terrore che straziano i polmoni, ma nonostante tutto la speranza affiora come un’isola verde nel mare e, assurdamente e senza motivo, proprio ora penso che, se potessi tornare indietro, quella trota la lascerei andare.
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Bruno Elpis
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Bruno Elpis »

Ricordi di una guerra personale

Due F-16 decollano gemellati, si avventurano nel cielo evocando il suono della guerra chirurgica, così la chiamano.
Gli aerei sfiatano vapori e sibilano.
1984, sono in una base della Nato, custodia di segreti militari tra F-16, Galaxy e caccia. Nell’ufficio il telegrafo picchietta storie di spionaggi, combattimenti aerei, rapporti di potere. Sono risucchiato dalla gioventù: non scrivo un giallo spionistico, ma un diario.

Libera uscita a Redipuglia. Le trincee anguste costringono a procedere chini su tracciati di antenati appesi alla linea del fronte. Da lì si vede la tomba del Duca d’Aosta. Ogni gradino della scala, una serie di persone senza storia, un elenco interminabile di nomi insoliti e comuni, i nostri cognomi. E date uniformi: il giorno della morte troppo ravvicinato a quello della nascita.

Ho appeso in bacheca un biglietto bianco, sbarrato di lutto nero. Diciannove anni, come nel rap sul Vietnam che ascoltiamo ossessivamente e balliamo in discoteca. Nineteen lontani dall’Indocina, un compagno ucciso dal suo MAB. La branda vuota procede verso il fondo della camerata, insieme a quelle dei pari corso. Come se quei diciannove anni attendessero ancora il congedo. Al funerale per le vie di Gemona appena risorta, il solito vento freddo urla verità sui discorsi ipocriti e strilla parole di denuncia contro ogni arma, contro ogni guerra.

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Nunzio Campanelli
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Nunzio Campanelli »

Occhi da bambino

Seduto in poltrona lancio una rapida occhiata fuori, giusto il necessario per rendermi conto che Novembre sta terminando il suo mandato sciogliendosi definitivamente in pioggia. Accendo il televisore per vedere se questa sera varrà la pena stare alzati per guardare un buon film. La prima immagine che si materializza è quella di un ragazzo che imbraccia un fucile, la faccia vorrebbe essere feroce ma viene tradita dagli occhi. Occhi da bambino. Alle mie spalle una vocina m’interroga:
- Nonno, la guerra la fanno anche i bambini?
Spengo l’infernale apparecchio, poi mi volto per guardare in faccia mio nipote Carlo, appena tornato da scuola. Vorrei rispondergli che quella è una situazione particolare, che in Africa purtroppo succedono cose che da noi sono inconcepibili, ma prima di parlare lo sguardo cade su un portaritratti appoggiato sulla mensola del camino. Osservo la foto in bianco e nero, un giovane in uniforme mi sta fissando. Mio nonno. Di tutti i suoi racconti sulla “grande” guerra uno emerge con prepotenza. “Erano una moltitudine, avevano sì e no diciott’anni, appena scesi dal treno venivano mandati a combattere. Io li guardavo in trincea, prima dell’assalto. Guardavo quelle facce assumere smorfie che avrebbero volute essere di ferocia, tradite però dagli occhi. Occhi da bambino.” Torno a fissare quelli di mio nipote, che attendono una risposta.
- A volte, Carlo. A volte succede. Loro, però, non vorrebbero.
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Cinzia Colantoni
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Cinzia Colantoni »

Cuore d’Alsazia
“A Mulhouse avevo perso tutto . La mia famiglia. La mia casa. I francesi mi avevano privato di tutto. Era settembre 1914, avevo sedici anni e mi ero trasferita nella casa in campagna che era stata dei miei nonni. Avevo un orto, una pecora e un cane, Gus. Passeggiavo con lui quando lo vidi, sulla riva del Reno. Credevo fosse morto. Disteso, faccia a terra. Ma Gus lo raggiunse e gli leccò una mano. Il soldato aprì gli occhi. Riconobbi l’uniforme. Francese. Mi guardò con sguardo implorante senza riuscire a muoversi. Sembrava disarmato. Avrei potuto spingerlo di nuovo nel fiume, per vendicare mia madre, mio padre, mio fratello. Ma il mio cuore decise per me. Faticosamente lo caricai sul carretto. Lo portai a casa, lo lavai, lo misi sul letto dei nonni e curai le sue ferite. Dopo tre giorni si svegliò. Ero spaventata. Prese la mia mano e la portò alle labbra. Con lo sguardo mi parlò. Ci capivamo così all’ inizio. Poi mi insegnò il francese, io gli insegnai il tedesco. E diventammo una cosa sola. Poi sei arrivata tu, Marie.” “Mamma, è sempre così bello riascoltare come hai conosciuto papà. Scriverò un libro su di voi”.
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Anna Rita Foschini
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Anna Rita Foschini »

Classe di ferro 1899

Amore mio, compagna dei giochi d’infanzia e dei sogni dell’adolescenza, ti scrivo questa lettera, la prima e forse l’ultima che riceverai da me, per chiederti di perdonarmi se non manterrò la promessa di farti mia sposa e madre dei miei figli. La Patria mi chiama, e nel nome di Dio sono pronto a donarle l’ardore dei miei diciotto anni, fino all’estremo sacrificio della vita.
Questa tradotta mi condurrà insieme agli altri ragazzi alla linea del fronte, sul nostro amato Piave. Non ho paura, o forse sì, forse un po’ ne ho. Abbiamo paura tutti quanti. Lo leggo sui volti ancora imberbi che si sforzano di sorridere; lo sento nelle voci incrinate dal pianto che intonano strofe patriottiche. Non so che cosa ne sarà di noi, ma se avremo un futuro, sarà in una terra libera e feconda. Se non lo avremo, vivremo nella memoria dei posteri e, forse, avremo contribuito con il nostro sangue a scrivere una pagina di Storia.
Non aspettarmi, amore mio, e non piangere per me: voglio ricordare il tuo sorriso gioioso e il sapore di fragole selvatiche delle tue labbra. Sii forte e prega per l’anima mia.
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Laura Chi
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Laura Chi »

Davvero sono passati cent’anni? Da questo mio rifugio postumo nell’Ossario di Caporetto, non l’avrei detto. Ma la mia, certo, è una visione parziale. Forse perché non ho nome e i senzanome occupano l’ultimo gradino nella gerarchia dei trapassati. Vedo l’Isonzo, verde come allora. Il paese con le sue poche case. I boschi. Anche le trincee, ancora lì. Ma l’amico Piero, con il quale ho condiviso il terrore dei gas asfissianti e la concitazione della ritirata, un nome ce l’ha. Occupa i piani alti della memoria, ha il privilegio della consapevolezza e della veggenza. E mi racconta. O meglio, mi raccontava. Perché poi non ho più voluto sapere. Terre perdute, cortine di ferro, testate nucleari interrate, pulizie etniche, traffico d’armi e di clandestini. Gli ho detto di lasciarmi negli scantinati della mia ignoranza, a godermi il profumo delle foglie cadute, il mormorio dell’acqua, il raspare di qualche animale selvatico. Perché la guerra non è mai finita, da qualche parte e in qualche modo continua sempre e io, francamente, ne ho abbastanza.
Annarita Petrino
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Annarita Petrino »

Lui non può giudicare
di Annarita Petrino

Nero, lucido e immobile… Minosse attende in un angolo della stanza. A un secolo dalla Grande Guerra, gli uomini non hanno ancora capito l’importanza della pace e lo hanno costruito senza cuore e senza bocca, perché non possa provare sentimenti e perché non possa parlare. Muove solo un dito Minosse e in base a come lo mette decide la sorte dei prigionieri di guerra che gli vengono condotti.
Il suo dito ora è immobile. Non ci mette mai molto per decidere, ma i suoi occhi rossi puntano a quella piccola croce d’oro che pende dal collo dello sventurato. Lui ha già visto quel simbolo, ne conosce il valore e il significato: sofferenza e redenzione.
Alla fine chiude a pugno la mano. Non può parlare, ma il suo gesto è chiaro. Non vuole giudicare, lui non può giudicare quella croce. È tempo che gli uomini tornino a vivere in pace.
Alma Trucillo
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Re: Calendario BraviAutori 2015

Messaggio da leggere da Alma Trucillo »

RICORDI.

Quello che più mi si è legato alla mente è il profumo delle ortensie gialle, viola,rosa,che punteggiavano il roseto del nonno,quasi a sembrare delle macchie strane, insolite, tra le rose tutte uguali, meravigliosamente perfette che ornavano i cespugli. Ero lì ciondoloni ,sul nostro muricciuolo,con la mia inseparabile radiolina nera,a scrutare il cielo, come se qualcosa dovesse piombarmi addosso da un momento all'altro. In effetti i nuvoloni neri non facevano presagire nulla di buono. Continuavo a masticare il pezzettino di liquirizia ascoltando la radio che gracchiava una musica anni'50. -Uffa, ma quando arriva Tony?-
Tony era in assoluto il mio migliore amico, il mio”alter ego”. Non ci davamo mai appuntamento, ma entrambi,quando avevamo voglia di vederci, sapevamo di trovarci lì, al muricciolo, ad ascoltar canzoni e a tirare sassi al cielo. -Eh, stavolta vinco io!-Mi diceva sempre strattonandomi il braccio per prendere il mio sasso-Non la passerai liscia!-Mi minacciava, quasi, umettandosi la lingua e asciugandosi i bordi della bocca con le dita sporche ,callose, come quelle di un vecchio. - Prima di lanciare il sasso mi guardava, a mò di sfida, e i suoi occhi brillavano di speranza, di bramosia di successo. Una volta , per farlo contento, finsi d'inciampare e sbagliai il tiro. Ancora ho nelle orecchie l'eco della sua risata grassa ,un po' malvagia, come quella di un orco. Avvicinai la radiolina all'orecchio. La musica aveva smesso improvvisamente di suonare. Nell'aria calma, piatta, solo lo scampanellio lontano di una mucca al pascolo. Poverina, si sarà persa,-pensai. L'uomo della radio mi fece sobbalzare.- Forza, pelandroni, muovete le vostre rigide e inutili membra!!- Non so perchè, ma la sua voce possente aveva un non so che di familiare. - Siete pronti all'ascolto? ...Stavolta parliamo di lettura. Libro Cuore. Edmondo de Amicis. - No!! Balzai dal muretto come se mi avesse morso uno scorpione. -Tony era un puntino piccolo piccolo che avanzava nel verde grigio della valle, a piedi scalzi, come sempre.-Proprio ora che c'era l'Uomo della Radio!! Strano però che parlasse d'amicizia, non l'aveva mai fatto. Il puntino diventava sempre più grande, finchè riuscii a distinguere il viso scarno, imbronciato, del mio amico d'infanzia,che camminava piano, ciondolandosi, con una mano in tasca e l'altra sempre attenta a tirar via il ciuffo dalla fronte, ciuffo che tra gli amici del paese gli aveva fatto guadagnare il nomignolo di Peldicarota, tanto che era rosso e folto come la chioma di un cavallo.
Tony era a pochi metri da me quando l'Uomo della radio pronunciò una parola , esitando un po' , quasi avesse paura che qualcuno potesse sentirlo. Amicizia. Avevo sentito bene? L'omone dalla voce da orco parlava di amicizia? Ma non era lui che ci teneva compagnia, alla radio, quando a casa tutti eravamo intenti a lavorare-mamma cucinava, il mio papà era steso sul letto ad osservarci, mia sorella stirava, io apparecchiavo la tavola.....spiegandoci quanto fosse bello fare degli scherzi ai propri amici, e riderne a crepapelle? Lui, proprio lui, ci raccontò di quella volta che un suo amico aveva urinato nella brocca del the ed aveva costretto un altro ragazzo a bere tutto ? E quella volta che un tizio aveva forato tutte le gomme dell'automobile di un suo rivale in amore perchè non potesse raggiungere la sua amata fanciulla? Ora Tony era accanto a me, in piedi, e mi sovrastava con la sua figura. -Beh? Che hai da sorridere? Sembri un ebete!-Mi apostrofò. -Nulla, risposi, abbassando un po' il volume della radio. -Non c'è nulla da ridere- aggiunse. -Devo parlarti. Devi venire con me alla Tana del corvo.- Questo nome mi fece rabbrividire. La Tana era un posto molto pericoloso, non lontano dal paese, dove si riunivano le bande di teppistelli che erano sempre pronti a sfidare chiunque e a fare a botte. - Allora? -Ci vieni o no?- Un brivido mi percorse la schiena , facevo fatica a deglutire. -Allora? Insomma, ci vieni o no?Ripetè. Sono stato sfidato, e non mi tirerò certo indietro! Tu resta qui se vuoi...bell'amico!- All'improvviso, quasi a farlo apposta, il vocione della Radio aumentò il tono pronunciando di nuovo quella parola.....amicizia. Spensi la radio, mi voltai un attimo indietro a guardare il giardino di mio nonno. Il nuvolone nero ora era proprio lì, sul tetto, e cadeva già qualche goccia di pioggia. Sembrava tutto tranquillo. - Andiamo,- dissi con aria da uomo vissuto. Tony annuì soddisfatto. Dopo una mezz'oretta di cammino ci ritrovammo alla Tana del Corvo. C'erano già tutti: la Banda degli Smilzi, con Rudy a capo, e quella degli Smargiassi, capitanata da Rosario. Toccai la mia radiolina: sapere che in un certo senso l'Uomo della Radio fosse con me, mi faceva star tranquillo.
Alzai un po' il volume. La vociona era ancora lì, dentro quella scatoletta nera, e diceva che un ragazzo, un certo Nino, era rimasto gravemente ferito in uno scontro di bande. L'Uomo diceva: - Ne vale la pena?- Forse questo ragazzo non camminerà più,per aver fatto un salto nel vuoto. Un salto inutile ed assurdo! Per una sciocca sfida! - L'omone ora era proprio arrabbiato. Chissà ,forse anche lui aveva dei figli. Forse non era così “Orco” come sembrava. Continuai a camminare , fianco a fianco di Tony. Aveva lo sguardo dritto e fiero,e i suoi passi facevano uno strano, sinistro scricchiolio. Io gli ero sempre accanto. Giungemmo ai bordi del dirupo, quello “della morte”, come era chamato da noi ragazzi. La sfida consisteva nel tendere una corda da un lato all'altro della voragine e i due sfidanti, a turno,dovevano camminarci su, come degli improvvisati acrobati .
Roba da ragazzi! Tu tieni un capo della fune!- Mi ordinò Tony. Sembrava di stare agli Inferi. Tutti uniti, in semicerchio, ai bordi del dirupo, con gli occhi avidi e la voglia di veder scorrere il sangue. -Ma perchè? Di nuovo la voce dell'Orco. - Secondo voi, è questa la vera amicizia? Lasciare che un amico si faccia del male?Far sì che la sua stupidità metta a rischio la sua stessa esistenza?- Esistenzaaa esistenza....questa parola echeggiava nella Tana come un mònito, una specie di nero presagio. Non so se fossero passati minuti, forse ore, ma sentivo le voci dei miei compagni accavallarsi al vocione dell'Uomo della radio..-..Dai, vigliacco, sbrigati!!! ...Amicizia è donarsi.....-Tieni ferma la corda, stolto!!!!- Ero fradicio di sudore. Eppure c'era umido,e gocce di acqua stagnante improvvisarono un cantelinante ticchettio...Tic-tic-tic... Strinsi ancora più forte il gelido aggeggio parlante che ad un tratto zittì.
Mi voltai. Lasciai cadere la fune. Guardai Tony dritto negli occhi , come non avevo mai osato fare prima. Era sconvolto. Sembrava non credere alle sue orecchie. Pensa pure che io sia un vile! Io non ci sto.! -Non ci stooo stooo.. oooooooo.....ancora quella maledetta eco.
Scappai a gambe levate, più veloce delle gazzelle che avevo visto in branchi, alla tv, correre verso il fiume. La radiolina era con me. La tenevo stretta , sotto la giacchetta, quasi fosse una persona cara, da curare e proteggere. Ecco, ci siamo. Ero a casa. Finalmente. Mia madre, come sempre, era ai fornelli. Mia sorella stirava e mio padre osservava. E' pronto da mangiare, vatti a lavare le mani, sei lurido come un maiale!- mi apostrofò la buona donna, mentre io sorridevo. Alla radio ora suonava un'orchestrina jazz. L'Uomo Orco era in silenzio. Forse era troppo arrabbiato. O forse era contento che non mi fossi piegato, stavolta, al volere di Tony. - Ma è davvero questa, l'amicizia? - Presi il cucchiaio ed iniziai a sorbire piano la minestra. Buona. Forse domani parlerà ancora. Di amicizia. O di amore, oppure di viltà. Ma è veramente vile chi non si aggioga alla violenza?? Il miopiatto era vivenuto lucido e pulito. Non avevo più fame. Uno strano benessere mi pervase. A domani, Uomo della Radio. Poggiai la radiolina sul comodino e mi preparai per la notte. Non so perchè, ma mi sentivo felice. Come non lo ero da tempo. Chiusi gli occhi. - No, non può essere un Orco-, pensai, spegnendo la luce.
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