I miracoli di Via Pre
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I miracoli di Via Pre
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Ecco, il tuo racconto evoca tutto ciò e mi commuove, vuoi per i personaggi ben delineati, vuoi per la vicenda, e soprattutto perchè mi riportano in un mondo perduto, quello della mia adolescenza.
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Re: Commento
Wow! È un onore ricevere da te il primo commento. E me lo coccolo, ben conscio che i racconti di questa rassegna sono bellissimi e difficilmente avvicinabili. Ho puntato su un aspetto che è poco battuto in questo concorso: la poetica. E vuole anche essere un doveroso omaggio a Giulia Rosati che ne ha tratto, da questo racconto, peraltro oggi un po rivisto da me, un video audio passato purtroppo in sordina qui. Caro Mario, in Via Pre (o Prè) ho trascorso qualche ora e i ricordi sono molto forti. A dodici anni sono stato avvicinato da una prostituta che mi chiedeva se avevo soldi per farmi diventare "una spada così", facendomi diventare rosso come un peperone. E sempre una prostituta, forse un anno dopo, venne a rifugiarsi dietro le mie spalle perché la "difendessi" da un pover'uomo con (mi spiace dirlo) una faccia da topo che le chiedeva di sposarlo e che si allontanava tristissimo e umiliato. E ancora ricordo di aver comprato un maglione di marca di contrabbando che arrivato a casa (botte da mia madre) si era rivelato un pacco pieno di carta e nient'altro. In questo racconto c'è Marcellino (io) con il soffio al cuore, con mia madre Giuseppina che ogni mattina mi accompagnava a scuola portandomi la cartella per non farmi affaticare, c'è mia nonna Lucia, mio zio prete Salvatore, c'è mio fratello più grande a cui voglio bene ma che non riesco a ritrovare nonostante i miei tentativi. Ho messo la mia Genova e il mio cuore qui dentro. Grazie del tuo prezioso commento, ancora più importante perché conosci la realtà di Via Prè e la confermi. Un solo curioso appunto: li chiami "carruggi". Io li chiamavo "carrugi". In internet li ho sempre letti "caruggi". Quale sarà la versione giusta?Mariovaldo ha scritto: ↑05/01/2021, 12:41 Difficile per me essere obiettivo; descrivi un mondo, quello di via Prè che si dipana nel cuore di Genova, quella vecchia, alla quale mi legano molto ricordi. Da ragazzo ci andavo a cercare le prime, misteriose, radioline giapponesi di contrabbando, e intanto che mi inoltravo, osservavo la vita particolare che , dal porto, si i trasferiva in quella via, stretta e piena di aromi, e nei carruggi che vi confluivano. Sì, personaggi come il tuo, seduti sugli usci, ce n'erano molti, cos' come prostitute e malavitosi, il mondo appunto descritto dal grande Faber.
Ecco, il tuo racconto evoca tutto ciò e mi commuove, vuoi per i personaggi ben delineati, vuoi per la vicenda, e soprattutto perchè mi riportano in un mondo perduto, quello della mia adolescenza.
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Un racconto gradevole, Marcello, a tratti commovente, con uno snodarsi dei ricordi mai banale.
Riesci a caratterizzare i personaggi, e a farli vivere, a renderli empatici, a emozionare chi legge, e ciò va a tuo merito.
Quindi il mio è un bravo, ma solo a metà.
Perché hai avuto per le mani un personaggio straordinario, questo Chopin dei Chiari di Luna, che ti ha permesso una chiusa formidabile: "Era già ubriaco, era un cane dalla ciucca triste e cominciò a guaire alla sua luna. In fondo era una sera come tutte le altre e a lui stringeva il bisogno di una cagnetta."
E dunque forse potevi e dovevi osare di più, e fare tuo il PdV di Chopin per raccontare questa storia. Calvino docet. Avrebbe fatto la differenza a mio avviso.
Dal punto di vista formale ti segnalo un paio di imprecisioni ricorrenti: “Woof” dimentichi il segno di interpunzione alla fine di un discorso diretto o invece, “Tienili tutti, nascondili”. “No! Stai qui! Chiamo il dottore!” apponi il segno di interpunzione fuori o dentro le virgolette. O dentro o fuori, io preferisco dentro.
Per il resto, non mi resta che farti i miei complimenti.
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Re: Commento
Nei discorsi diretti, è semplice, basta seguire le normali regole ortografiche, a parte un paio di eccezioni.Marcello Rizza ha scritto: ↑05/01/2021, 17:23 Grazie del bel voto e della tua attenzione Namio. In realtà ancora non ho capito bene l'interpunzione nei dialoghi. Dovrò approfondire l'argomento. Perdonami, cosa vuol dire "PdV?"
«Ciao, come stai?» Disse la donna.
«Io bene, grazie.»
Quanto a PdV sta per punto di vista. Ne Il sentiero dei nidi di ragno Calvino adopera la terza persona, ma opta per un narratore esterno con l'ottica di un bambino. Ed è Pin che ti porta a spasso nella Genova ancora in guerra. Un PdV vincente anche con il Barone Rampante, da molti considerato il suo capolavoro.
Se tu avessi adottato il PdV di Chopin, a mio avviso, avresti avuto più libertà nel descrivere i tuoi personaggi e le loro vicende.
Rimane comunque il punto di vista di un dilettante, prendilo per quel che è.
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Re: I miracoli di Via Pre
Francesco, grazie! Forse non è un caso che i primi commenti arrivino tra coloro che stimo per la loro scrittura. Questo racconto, che è nato da una prima suggestione richiamata dal "pescatore" di De André, ha preso una sua strada completamente diversa da come voleva essere scritta. Praticamente si è scritta da sola, mischiando la mia vita, il mio percorso genovese e qualcos'altro che ancora devo indagare. Non volevo partecipare a questo impossibile concorso, veramente pregno di racconti profondi che indagano la storia e la sostanza umana, senza possibilità di far emergere altri racconti. Eppure ho sentito una mancanza, lo spazio alla poesia dei racconti. Pur conscio di essere svantaggiato ho ritenuto di giocare qui inserendo qualcosa di diverso, una favola cittadina dove possa esistere il buono filtrato anche nella desolazione. La mia carriera lavorativa nelle forze dell'ordine mi ha visto obbedire alla legge ma non mi ha impedito di formarmi una idea sulla correttezza della legge. Non approvo in nessun modo la violenza, eppure credo che la violenza debba essere indagata meglio. A rileggerti, due tuoi racconti ho letto e due racconti ho apprezzato.Francesco Pino ha scritto: ↑05/01/2021, 18:49 Il tuo racconto è pienamente nelle mie corde, Marcello. Una storia di bassifondi che scorre facilmente dall'inizio alla fine. Ottima la scelta dei personaggi e la loro rappresentazione, compreso il cane. Guarda, mi è piaciuta anche la descrizione del negozietto, insomma mi è piaciuto tutto. Mentre scrivo non riesco a togliermi dalla testa La città vecchia di De Andrè (la versione non censurata ovviamente), che tu hai giustamente citato.
Questa gara è pazzesca, piena di bei racconti.
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In parte sono d’accordo con Namio, Chopin meritava di più, ma solo perché è davvero una figura capace di rubare la scena. Anche ai pur notevoli personaggi della tua storia. Che è una bella storia, lunare e poetica, con quei “si dice”, “si racconta…”, come quando si parla di una leggenda, o di qualcosa che gli assomiglia.
Complimenti Marcello, e non dire più che sei intimidito dagli altri racconti!
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Re: Commento
Credimi Roberto. Sto partecipando con una consapevole umiltà e con un atteggiamento giocoso. Sto leggendo qui, tra cui il tuo, bellissimi racconti. La mia timidezza non ha origine dall'insicurezza, non avrebbe senso, non mi sento e reputo scrittore. Ho tempo e voglia di scrivere. Ho solamente notato che nei splendidi racconti di questa rassegna mancava, a mio contestabile parere, una componente emotiva. E poi sono pigro. Non ero pronto a scrivere un nuovo racconto e sentivo di dare un contributo emozionante a questa rassegna. Così ho scelto di "sistemare" un racconto già scritto. Vedo una netta distinzione tra la qualità del precedente concorso e questo e, se non avessi l'unico obiettivo di giocare qui con voi, mi sarei speso questo racconto in cui credo in una competizione più facile. Io ammiro sinceramente i vostri racconti. Ammiro la vostra onestà nel giudicare e commentare un normale racconto. Grazie di avermi letto e commentato.Roberto Bonfanti ha scritto: ↑05/01/2021, 23:27 Bellissimo racconto, i luoghi e la gente della Genova di De André (non si può fare a meno di menzionarlo e, in fondo, anche tu giochi con Baciccia, a un certo punto lo fai quasi diventare “il pescatore”), una Genova che, forse, non c’è più.
In parte sono d’accordo con Namio, Chopin meritava di più, ma solo perché è davvero una figura capace di rubare la scena. Anche ai pur notevoli personaggi della tua storia. Che è una bella storia, lunare e poetica, con quei “si dice”, “si racconta…”, come quando si parla di una leggenda, o di qualcosa che gli assomiglia.
Complimenti Marcello, e non dire più che sei intimidito dagli altri racconti!
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Re: Commento
Ciao Laura. Invece sono io sorpreso di trovare tanti genovesi in questa rassegna. Detto da un genovese, Genovese, che vive ormai lontano dalla sua terra d'origine. La storia di Chopin è volutamente importante eppure anche marginale. Non amo la personalizzazione "umana" dell'animale, credo che la natura animale debba essere compresa come importante e debitrice di tutela da parte dell'uomo. Il pathos che attiene all'uomo, e anche la propria debolezza, merita uno spazio essenziale, anche se non efficace ai fini del racconto. E Chopin entra in campo con una sua dignità, con la sua capacità di guaire poetico, calato in un contesto di malaffare dove vive e quando ha qualcosa da insegnarci a livello istintivo. La sua importanza è innegabile, il racconto inizia e conclude con lui, ma la storia parla di umani alla deriva che meritano poesia, per lo meno è il mio modesto intento. Grazie di avermi letto e gradito. Un abbraccio.Laura Traverso ha scritto: ↑06/01/2021, 0:35 Bellissimo racconto, veramente molto bello. E poi per una genovese lo è ancora di più. Le tue descrizioni su via Pre sono molto vere, sembra di esserci e viverle le sensazioni che descrivi. La storia è amara ma anche divertente (l'unica cosa che mi ha fatto un po' male e il racconto su Chopin, sempre ubriaco, povero animale... ma ciò è una mia "debolezza" lo so bene), per il resto, tutto è perfetto, dal mio punto di vista. Quindi non posso che dirti BRAVO! e dare il massimo dei voti.
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Re: Commento
In realtà, questo punto è sempre molto in discussione.Namio Intile ha scritto: ↑05/01/2021, 17:51 Nei discorsi diretti, è semplice, basta seguire le normali regole ortografiche, a parte un paio di eccezioni.
«Ciao, come stai?» Disse la donna.
«Io bene, grazie.»
Scolasticamente parlando, è come dice Namio, ma in editoria è sempre meglio chiedere prima: ci sono editori che usano i «sergenti», chi le "virgolette" come ha fatto qui Marcello e chi preferisce, come per esempio me, i — trattini lunghi —, che differiscono dagli altri segni dal fatto che se il trattino di chiusura si trova a fine frase, si omette.
Io addirittura ho tanto da obiettare anche sull'uso delle maiuscole e della punteggiatura nel normale uso dei dialoghi, dubbi che ho riassunto nel BA Style
Qui, nelle Gare, sentitevi liberi di usare il tipo di segni dei dialoghi che preferite, ci mancherebbe.
Altro discorso è la punteggiature. Quella sì, curatela bene, per favore, e seguite qualsiasi segnalazione vi venga offerta da chi vi legge e commenta.
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in quei vicoli di Genova che sanno nascondere ogni cosa e ogni cosa sanno offrire.
bella la storia, ben scritta e con ottime descrizioni.
i poche refusi te li ha segnalati Namio, quindi ti faccio solo i complimenti
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I personaggi sono tratteggiati abilmente, in particolare il vecchio col suo strabismo e il suo mutismo, da cui esce miracolosamente. La scena della fuga poi sembra quella di un film, si riesce ad immaginare il sorriso del vecchio, che in un lampo rivela la menzogna detta. Caratteristica è anche la vicina con il segreto della sua zuppa alla genovese.
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Re: I miracoli di Via Pre
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Nella narrazione ci sono veli di poesia, nonostante i personaggi siano in difficoltà, povertà, abbandono. La descrizione della sfortuna, della miseria, degli illeciti lascia il posto a gesti semplici e gentili, volti ad aiutare, a condividere, a sostenere; tutta l'ambientazione, pur non cambiando, assume un velo di fiaba, di timidi sorrisi.
Ogni personaggio si trasforma, mostrando la sua sfaccettatura migliore, donando al racconto un'affascinante atmosfera, su cui brilla il piccolo, ubriaco Chopin.
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Cuori di fiele
antologia di opere ispirate all'ineluttabile tormento
A cura di Roberto Virdo'.
Contiene opere di: Marcello Rizza, Ida Daneri, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Mario Flammia, Francesca La Froscia, Ibbor OB, Alessandro Mazzi, Marco Fusi, Peter Hubscher, Marco Pugacioff, Giacomo Baù, Essea, Francesco Pino, Franco Giori, Umberto Pasqui, Giacomo Maccari, Annamaria Ricco, Monica Galli, Nicolandrea Riccio, Andrea Teodorani, Andr60.
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La Paura fa 90
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Questo libro è una raccolta dei migliori testi che hanno partecipato alla selezione per l'antologia La Paura fa 90. Ci sono 90 racconti da non più di 666 parole. A chiudere l'antologia c'è un bellissimo racconto del maestro dell'horror Danilo Arona. Leggete questa antologia con cautela e a piccole dosi, perché altrimenti correte il rischio di avere terribili incubi!
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I sogni di Titano
Il "cubo sognatore" su Titano aveva rivelato una verità sconvolgente sull'Umanità, sulla Galassia e, in definitiva, sull'intero Universo, una verità capace di suscitare interrogativi sufficienti per una vita intera. Come poteva essere bonariamente digerito il concetto che la nostra civiltà, la nostra tecnologia e tutto ciò che riguardava l'Umanità… non esisteva?
"Siamo solo… i sogni di Titano", aveva riportato il comandante Sylvia Harrison dopo il primo contatto col cubo, ma in che modo avrebbe potuto l'orgoglio dell'Uomo accettarlo? Ovviamente, l'insaziabile sete di conoscenza dell'Essere umano anelava delle risposte, e la sua naturale curiosità non poteva che spingerlo alla ricerca dell'origine del cubo e delle ragioni della sua peculiare funzione.
Gli autori GLAUCO De BONA (vincitore del Premio Urania 2013) e MASSIMO BAGLIONE (amministratore di BraviAutori.it) vi presentano una versione alternativa del "Tutto" che vi lascerà senza parole. Di Glauco De Bona e Massimo Baglione.
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