Opere d'arte
Opere d'arte
“Un vero artista muore di fame, altrimenti è solo un cortigiano”. Le parole del suo vecchio maestro gli risuonavano ancora nelle orecchie, quando andò a bussare all'ultima porta, almeno per quel giorno.
- Sì, desidera? - una graziosa signorina gli si parò davanti.
- Salve, vorrei parlare col signor Verri delle mie opere.
- Lei è un artista? - chiese lei, mentre il sorriso le si spegneva trasformandosi in una smorfia.
- Esattamente. Uno scultore, per la precisione.
- Veramente il dottor Verri non riceve, se non su appuntamento, per quest...
- Agata, chi è? - una voce maschile proveniente dal fondo del corridoio la interruppe.
La ragazza socchiuse la porta per frapporre un ostacolo all'ospite indesiderato e, alzando il tono per farsi sentire chiaramente, disse: - È uno dei soliti, di quelli che la importunano nei momenti meno adatti.
- Ah, un artista. - considerò l'uomo tra sé, e poi: - Va bene, fallo passare.
Era un giorno di calma piatta, nessun acquirente per i suoi pezzi pregiati e solo in serata sarebbe stato ospite in una trasmissione radiofonica ascoltata da quattro gatti.
Il sedicente artista bussò timidamente alla porta aperta dello studio: - Dottor Verri, scusi il disturbo ma vorrei presentarle le mie opere. Mi chiamo Alfonso Mazzi e sono uno scultore.
L'ennesimo scappato di casa illuso di essere un novello Leonardo, si disse sarcastico il critico d'arte nonché proprietario di una delle gallerie più rinomate della capitale e di un negozio di antiquariato: - La prego, niente dottore; mi fa sentire come quegli idioti in camice bianco che pontificano in tv. Cosa vuole farmi vedere?
Il giovane depose lo zainetto che aveva a tracolla e sedendosi tirò fuori un catalogo di fotografie che depose sulla scrivania.
Verri lo girò e, alzando la pesante copertina di cartone rigido, vide la prima foto: - Ma è...
Il giovane, inarcando la schiena e alzando il mento, annunciò: - Sì, è la mia prima scultura, quella che mi ha dato l'ispirazione. L'ho chiamata “Cacca numero cinque”.
2.
Verri la osservò con molta attenzione, poi disse: - Ovviamente lei è al corrente di non essere il primo a... come dire, a usare le deiezioni come mero espediente provocatorio.
- Ma la mia non è affatto una provocazione, tutt'altro. - fece il giovane, che ora sembrava molto più sicuro di sé, - Ogni deiezione – come le chiama lei, io preferisco la denominazione meno colta – è un'opera unica, anche se indipendente dalla volontà dell'artista o, meglio, soggetta solo alle scelte che l'artista fa in merito alla propria alimentazione, o alle sue condizioni fisiologiche. Comunque ogni cacca è unica, esattamente come un fiocco di neve o una goccia d'acqua: è un prodotto della Natura e ne è anche una potente metafora, visto che è il materiale più riciclabile che esista, tanto è vero che si usa come fertilizzante; dopo l'emissione la congelo in azoto liquido e poi ne faccio il calco. Successivamente, esso viene fuso nel metallo.
- Capisco... ma perché ha usato il bronzo?
- Ma per fare rima, naturalmente.
Verri stette a rimuginare per qualche secondo, poi inaspettatamente sorrise: - Sì, credo che ne possa venire fuori qualcosa di buono... dal punto di vista artistico, intendo. Torni domani, con qualche sua opera; troveremo uno spazio espositivo nella mia galleria.
Il giovane si alzò e gli tese la mano, entusiasta: - Dottor... , cioè signor Verri la ringrazio, non se ne pentirà. - si alzò dalla sedia e uscì dallo studio con passo elastico, come se si fosse tolto un peso enorme.
Il gallerista-antiquario-critico d'arte rimase seduto per qualche minuto, rimuginando tra sé; da tempo non c'erano grandi novità, e poi gli artisti affermati ormai disdegnavano il circuito tradizionale e preferivano l'autopromozione. Potrebbe essere la mia occasione di tornare alla ribalta, pensò, compiaciuto.
3.
Arrivò con un camioncino, guidato da un altro ragazzotto: - Questo è Luigi, un mio amico. - lo presentò alla segretaria, che aprì il portone per farli passare.
I due scaricarono due casse piuttosto pesanti, poi iniziarono a disimballarne il contenuto.
Giunse anche Verri, che lo rimproverò: - Signor Mazzi, avevo detto solo qualche opera: non so se lo spazio espositivo sarà sufficiente.
- Signor Verri, vedrà che troveremo una soluzione. - rispose l'artista, con quel suo entusiasmo contagioso che ricordava al critico i propri bollori giovanili.
Intanto Luigi passava ad Alfonso le sculture, ognuna delle quali era contenuta in un cubo di plexiglas, con una base di metallo.
- Ha fatto un gran lavoro, chissà quanto le è costato. - considerò Verri.
- Tutto quello che avevo, ho persino venduto la casa dei miei genitori. - ammise Alfonso, - Ma per l'Arte, questo e altro.
La settimana seguente era tutto pronto: la mostra di Alfonso Mazzi, “scultore scandaloso” come recitava la locandina scritta da Verri e fatta circolare sul web e sui giornali più importanti, ebbe una grande affluenza, anche oltre le previsioni.
Naturalmente la televisione si buttò a pesce sulla notizia, e subito fioccarono gli inviti alle trasmissioni di approfondimento in seconda serata, sia all'artista che al suo scopritore.
In una delle più importanti, “La notizia che sfizia” su TV1, Vito Tafani invitò Verri dopo anni di totale oblio, a causa di un famoso diverbio con un politico – a quel tempo – piuttosto potente.
Ora che il politico era caduto in disgrazia, era tornata l'ora del critico; quella sera si scatenò contro altri critici che inveivano contro le opere che egli aveva lanciato verso la notorietà.
- Questa non è arte, è spazzatura! - fece uno dei più esagitati.
- Siete lenti come dei bradipi, il vostro cervello non riesce a connettere un neurone con un altro in tempi ragionevoli. Siete bradipi, bradipi!
Mentre Tafani si sfregava le mani pregustando i dati dell'audience, Verri si rigirò nella poltrona, soddisfatto: aveva svoltato, finalmente!
4.
L'apoteosi arrivò con l'invito al MOMA di New York; in quell'occasione Alfonso fece l'outing – in privato, per il momento – a Verri, confessando che il rapporto con Luigi, più che di amicizia, era di tipo coniugale.
Al che Verri disse: - Caro Alfonso, potevi dirmelo prima: il pubblico va pazzo, per queste cose.
L'artista sorrise, un po' imbarazzato, ma accettò con soddisfazione che Verri pagasse il biglietto aereo anche per il convivente.
Negli Stati Uniti le sculture spopolarono, e Alfonso ricevette offerte da capogiro: la numero trentasei – una del periodo colon irritabile – fu valutata cinque milioni di dollari.
Un petroliere texano la volle assolutamente: - Mi ricorda la gioventù, quando soffrivo di dolori lancinanti. - dichiarò al giornalista che lo intervistava, - Bisogna sempre ricordarsi da dove si parte, per sapere dove si sta andando.
Mentre Alfonso e Luigi rimanevano a New York per una vacanza romantica, Verri ritornò a Roma per far fronte a pressanti impegni, ora che era tornato famoso e acclamato in tutti gli studi televisivi.
Qualche giorno dopo, però, una telefonata inaspettata lo riempì d'orgoglio: era nientemeno che il Presidente Premier Adalberto Maria Perfetti.
- Dottor Verri, la Nazione ha bisogno di Lei. - annunciò con voce solenne.
Trattenendo a stento l'emozione, Verri rispose: - Sono pronto, Eccellenza.
Perfetti, apprezzando molto l'appellativo – entrato in uso da poco, visto che il titolo di Eccellenza era ormai riservato esclusivamente a chi come lui non era più eletto in libere elezioni ma scelto direttamente dal Fondo Monetario Internazionale – gli propose la carica di Ministro dei Beni Culturali, visti i suoi meriti eccezionali nel promuovere l'Arte Italiana.
5.
Tutto andava per il meglio anzi, di più. Secondo le più rosee previsioni, la galleria stava facendo affari d'oro grazie al traino delle opere di Mazzi.
Verri era persino riuscito a piazzare delle ignobili croste dell'Ottocento, che valevano meno delle loro cornici, a prezzi incredibili; e gli acquirenti lo ringraziavano pure!
Potenza della televisione, pensava l'esperto d'arte, che aveva conservato una certa capacità autocritica: non era un idiota prima, quando era in disgrazia, non era un genio ora, che viaggiava sulla cresta dell'onda.
Ma come all'onda segue la risacca, così accadde al gallerista più alla moda del momento.
L'improvvisa ricchezza diede alla testa allo scultore, che una sera bussò alla porta della galleria, quella stessa che aveva varcato tempo prima tra esitazioni e speranze.
Verri stesso andò ad aprire, Agata era corsa a casa poiché la baby sitter della piccola Sara aveva avuto un imprevisto.
- Cosa c'è, che vuoi a quest'ora? - chiese, infastidito a causa di un noioso mal di denti che non gli dava tregua.
L'artista lo aggredì a male parole: - Sei un ladro, il nostro accordo è nullo, basta! Non ti darò più un soldo per tenere qua le mie opere e nessuna percentuale sulle vendite. È tutto mio.
Verri storse il naso: - Sei ubriaco, vai a casa.
- Sì, ho bevuto ma non vado via. Non c'è nessuno, a casa. Se n'è andato.
- Luigi ti ha lasciato?
- Sì, era diventato geloso; dei miei soldi, della mia arte. E anche tu sei geloso, del mio successo.
Verri cominciò a spingerlo verso la porta: - Ti prego, vai a casa. Ti chiamo un taxi.
Allora Alfonso lo colpì con un diretto al mento, che fece vacillare il critico; Verri rispose con un pugno nello stomaco, e Alfonso si piegò in due, senza fiato.
Dopo essersi ripreso, anziché voltarsi e uscire, si avventò su Verri; entrambi caddero a terra. Alfonso era sopra di lui, e iniziò a tempestarlo di pugni in faccia; poi, esausto, si accasciò a terra.
Dopo qualche minuto, Verri si alzò barcollando; prese il primo oggetto pesante che trovò, una scultura, e la calò sulla testa di Alfonso, che era rimasto a terra.
Non gli ci volle molto, per accorgersi che il giovane era morto; rimase immobile anche Verri, per un tempo interminabile. Poi prese una decisione.
6.
La mattina dopo i giornali aprirono con un titolo a nove colonne: “Tragico incidente, muore l'artista Mazzi”; Verri, interrogato dai carabinieri, aveva raccontato che, in preda ai fumi dell'alcool, l'artista era entrato nella galleria e lo aveva aggredito; in seguito, aveva perso l'equilibrio ed era caduto, fratturandosi il cranio.
Dopo una settimana di titoli in prima pagina, il tema fu accantonato, col sollievo del diretto interessato, che finalmente avrebbe potuto dedicarsi alla gestione museale.
Il neo-ministro infatti aveva intenzione di aprire un'ala agli Uffizi, tutta dedicata alla memoria e all'arte di Alfonso, e aveva già in mente l'opera che avrebbe avuto il posto d'onore al centro della sala: la cacca numero cinque, la prima opera, capostipite dell'intera serie, quella che aveva dato a Mazzi l'ispirazione per proseguire in quel miracolo di creatività.
Verri l'aveva acquistata da Alfonso come segno d'impegno e d'interesse per l'opera dell'artista, ed era stato lungimirante: la sua quotazione avrebbe raggiunto cifre da capogiro, soprattutto ora che Mazzi era morto.
Squillò il cellulare, una voce femminile: - Signor Ministro, parla la commissaria Lombardi della Polizia di Stato. Dovrei farle alcune domande di chiarimento sul caso Mazzi; venga alla Centrale.
Verri sbiancò, e per fortuna non c'era nessuno nei paraggi: - Sono a sua disposizione.
Venne fuori che Luigi – l'ex convivente di Alfonso – non era molto convinto della versione ufficiale, e aveva chiesto un supplemento d'indagine.
- Ma si può fare? Io ero convinto che la faccenda fosse definitivamente chiarita. – fece Verri, indispettito.
- Se ci sono elementi poco chiari, spetta a noi stabilirlo. - ribatté la commissaria, una piccoletta che si muoveva a scatti – E gli elementi ci sono: i Carabinieri, come al solito, hanno fatto un'inchiesta lacunosa. Il sopralluogo, ad esempio.
Verri rimase in silenzio, con sguardo interrogativo.
La Lombardi proseguì: - In questo momento stiamo facendo altri rilievi sul luogo del fatto.
- Nella mia galleria? E con quale diritto? Non sono stato nemmeno avvertito, e io sono un Ministro...
La legge ci dà questo potere, e Lei non ha niente da temere, se ciò che ha dichiarato è vero.
Verri annuì, a fatica.
7.
Ormai dieci gocce non bastavano più; Perfetti si rigirò nel letto per l'ennesima volta, maledicendo i farmaci e i farmacisti.
Diede un'occhiata d'invidia alla moglie, che stava ronfando beatamente accanto a lui, quando il cellulare vibrò.
Sullo schermo scorse, con occhio cisposo, l'orario: le tre del mattino; tuttavia, il nome memorizzato gli dava la facoltà di disturbarlo anche a quell'ora: - Leoni, cosa c'è? Spero che sia importante.
- Lo è, Eccellenza. Si tratta del caso Mazzi, e del ministro Verri.
La riunione straordinaria si tenne al Viminale, sede del Ministero degli Interni; tutti convennero che lo scandalo doveva essere evitato, impedendo l'uscita della notizia che erano state trovate tracce di sangue su una delle sculture di Mazzi.
La versione ufficiale, ossia la perdita di equilibrio dell'artista che, cadendo, aveva picchiato la testa contro lo spigolo di un basamento, doveva rimanere l'unica versione.
- E per tutto il resto, occupatevene voi. Credo che a Lampedusa ci sia un posto vacante da commissario di Pubblica Sicurezza. - suggerì il Presidente Premier, rivolto al capo dei Servizi Speciali Leoni e al ministro degli Interni.
La stessa mattina, Verri venne ricevuto in segreto da Perfetti.
- Non si deve preoccupare, è tutto sistemato. - fece il Capo Supremo, con tono rassicurante.
- Non so come ringraziarla, Eccellenza. È stata una disgrazia, una sfortuna, non meritavo di finire in carcere.
- Lo so, la capisco. Adesso vada, e buon lavoro.
Perfetti era soddisfatto; ripensò alla scultura che troneggiava nel salone della sua villa rinascimentale nella zona dei Castelli Romani, la cacca numero quindici: doveva valere un bel gruzzolo, quell'opera d'arte.
Ma in fondo, l'arte più difficile, per la quale non c'era prezzo, era quella di governo.
La prossima notte avrebbe dormito benissimo, anche senza gocce.
Scr
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Lo scopo del racconto, più che indagare sull'ispirazione artistica, voleva essere un'analogia tra lo sterco e il potere. Il mio punto di vista è molto diverso: Perfetti è essenziale poiché è il protagonista nell'ombra che muove i fili e determina il destino del critico/ministro/omicida, decidendo di coprire il crimine poiché lo scandalo avrebbe colpito (di striscio) anche lui.Macrelli Piero ha scritto: ↑29/12/2021, 17:20 Un racconto buono che potrebbe essere ancora più buono senza quella vena ironica che lo attraversa e che vanno a intaccare le opere d'arte che, pur essendo fatte dalla cacca, non necessariamente devono destare ironia. Le tracce di sangue su una scultura poteva essere giustificata da un titolo d'opera che vede il connubio cacca (seppur bronzea) e sangue. Vogliamo essere espliciti? L'omosessualità dell'artista e della pratica sessuale che l'omosessuale compie fa di Luigi una musa ispiratrice che meritava più spazio nel racconto. Inutile a questo punto il personaggio Perfetti.
Inoltre il fatto di averlo chiamato Presidente Premier voleva essere un augurio, e un auspicio, per il prossimo Presidente. Visto che la sua funzione di garante della Costituzione si è rivelata superflua, l'accorpamento delle due figure sarebbe un gran risparmio.
Grazie del commento
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Ti ringrazio, sono lieto che ti sia piaciuto e ti sia divertita. Tra l'altro, riprendendo anche il commento più sopra, l'ispirazione mi è venuta pensando alle facce di bronzo (?) che imperversano da quasi due anni h24x7 su tutte le reti tv.Laura Traverso ha scritto: ↑29/12/2021, 19:26 Sì, mi è piaciuto questo tuo scritto, intriso della giusta ironia e che riporta a tanti personaggi che noi tutti conosciamo: "Siete Bradipi, bradipi..." Non ci vuole molto a fare il collegamento... Trovo che tu abbia creato una storia assai divertente e non volgare. Inoltre mi pare che i dialoghi, così come la stesura del testo siano esposti molto bene. Quindi bravo!
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Condivido in pieno il tuo pensiero. E dire facce di bronzo forse è poco... Non si possono più ascoltare, basta!
Commento: Opere d'arte
Re: Commento: Opere d'arte
Rivedendo i film di Cetto Laqualunque mi accorgo sempre di più che erano ottimisti: la realtà è molto più grottesca.
Saluti e auguri
Re: Commento
L'arte contemporanea ormai è solo questione di marketing: proprio come la politica...Francesco Pino ha scritto: ↑31/12/2021, 16:58 Carino davvero questo racconto. La storia scorre attraverso un'ironia intelligente che porta inevitabilmente il lettore a dedicargli delle riflessioni: è vera arte quella di Mazzi o viene considerata tale grazie al critico che vede come farci soldi sopra? Verri è un personaggio degno di andare in TV o serve all'audience dei vari Tafani che si sfrecano le mani quando scatta la volgarità? E siccome quelle opere vendono davvero e l'audience sale davvero ha forse anche il pubblico la sua responsabilità? A Perfetti va benissimo così.
Grazie del commento e buon anno.
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Re: Opere d'arte
Ed ecco dunque la famosa merda d'artista di Piero Manzoni, in tanti bei barattoli sigillati e oggi esposta ovunque, persino nel prestigioso Centre Pompidou.
Ci provi sempre, Andr, a mettere alla berlina la moderna civiltà dei consumi forgiata dal capitalismo neoliberista, ma ho l'impressione che a parte me la tua sia una vox clamantis in deserto.
Il bravo gallerista (o era un critico d'arte?) intuisce subito le potenzialità dell'idea e si adopera per lanciare l'artista. Con magnifici risultati, tanto che pure il Magnifico Premier di turno si accorge di lui per farlo in cinque minuti senatore, ministro e chi più ne ha più ne metta. E ci sarebbe pure il lieto fine, se non fosse per l'avidità dell'artista, e del suo diversamente normale compagno, che pretende un più alto guadagno per tanto intestinale sforzo.
Alla fine ciò che si salva è solo il valore monetario della numero quindici, magnifica metafora dell'arte malata.
Ha scritto uno splendido saggio sull'arte nella società del consumo Theodor Adorno in Dialettica dell'Illuminismo. Forse vale la pena dargli una lettura, perderci un paio d'ore, per dare un senso e una struttura a ciò che ancora oggi a pochi appare evidente di per sé.
Torniamo al tuo testo, c'è dunque ogni essenziale, tranne che la spiegazione di quanto accade; che lasci intuire, che si dovrebbe comprendere se di tanto in tanto si abbandonassero i ben coltivati e comodi spazi addobbati e presidiati dalle sirene dell'ideologia dominante.
Di merda d'artista è intrisa qualunque arte contemporanea purtroppo, e che perciò stesso non può più dirsi arte, perché reificata e mercificata, ridotta a mero oggeto d'uso o a strumento a cui attribuire un valore di scambio.
A te va tutto il mio plauso per provarci sempre. Bravo
A rileggerti
Re: Opere d'arte
Caro Namio, il tuo commento come al solito è un mini-saggio che merita una lettura a parte.Namio Intile ha scritto: ↑03/01/2022, 11:21 Un vero artista muore di fame o è solo un cortigiano, già: ma a chi piace morir di fame?
Ed ecco dunque la famosa merda d'artista di Piero Manzoni, in tanti bei barattoli sigillati e oggi esposta ovunque, persino nel prestigioso Centre Pompidou.
Ci provi sempre, Andr, a mettere alla berlina la moderna civiltà dei consumi forgiata dal capitalismo neoliberista, ma ho l'impressione che a parte me la tua sia una vox clamantis in deserto.
Il bravo gallerista (o era un critico d'arte?) intuisce subito le potenzialità dell'idea e si adopera per lanciare l'artista. Con magnifici risultati, tanto che pure il Magnifico Premier di turno si accorge di lui per farlo in cinque minuti senatore, ministro e chi più ne ha più ne metta. E ci sarebbe pure il lieto fine, se non fosse per l'avidità dell'artista, e del suo diversamente normale compagno, che pretende un più alto guadagno per tanto intestinale sforzo.
Alla fine ciò che si salva è solo il valore monetario della numero quindici, magnifica metafora dell'arte malata.
Ha scritto uno splendido saggio sull'arte nella società del consumo Theodor Adorno in Dialettica dell'Illuminismo. Forse vale la pena dargli una lettura, perderci un paio d'ore, per dare un senso e una struttura a ciò che ancora oggi a pochi appare evidente di per sé.
Torniamo al tuo testo, c'è dunque ogni essenziale, tranne che la spiegazione di quanto accade; che lasci intuire, che si dovrebbe comprendere se di tanto in tanto si abbandonassero i ben coltivati e comodi spazi addobbati e presidiati dalle sirene dell'ideologia dominante.
Di merda d'artista è intrisa qualunque arte contemporanea purtroppo, e che perciò stesso non può più dirsi arte, perché reificata e mercificata, ridotta a mero oggeto d'uso o a strumento a cui attribuire un valore di scambio.
A te va tutto il mio plauso per provarci sempre. Bravo
A rileggerti
Sì, nel mio piccolo ci provo a tirar freccette alla società dei consumi e ai loro (in)degni rappresentanti, e spesso mi diverto. Finché non ci toglieranno anche quello.
Ti ringrazio e ti rinnovo gli auguri di buon anno, nonostante tutte le varianti.
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Ma lui aveva fior di ispettori alla Sûreté parigina, non i "Carabinieri, come al solito, hanno fatto un'inchiesta lacunosa". Parole tue, sia chiaro, io mi dissocio al 100%.
Non mi meraviglio, invece, che il Verri, pur avendo avuto tutto il tempo, non abbia pulito per bene la scultura usata per l'omicidio. In fin dei conti mi è sembrato che questo gallerista-antiquario-critico d'arte non fosse molto sveglio.
Non concordo con la seguente affermazione di Namio Intile: ma ho l'impressione che a parte me la tua sia una vox clamantis in deserto.
Rivendico la mia appartenenza alla medesima comitiva di sognatori.
Racconto ben scritto, ovviamente. La scelta dell'argomento è assai originale e il tono è quello giusto. Sfido chiunque ad aspettarsi un tono diverso.
Il mio voto è 4 (e non cinque come avrei voluto) perché come "giallista" avresti potuto pensarla meglio, anche se mi rendo conto che i tuoi fini erano ben diversi.
Re: Commento Opere d'arte
Diciamo che un'inchiesta "pedestre" ci sta, se riguarda Lorsignori, così come la rivalità tra PS e CC. Sulla pulizia dell'arma del delitto, forse Verri non segue la serie CSI, altrimenti avrebbe saputo che le tracce organiche rimangono, se usi i comuni detergenti.Alberto Marcolli ha scritto: ↑04/01/2022, 21:17 Il grande Maigret credo che non l'avrebbe bevuta fin dall'inizio lo storiella che l'Alfonso aveva perso l'equilibrio ed era caduto, fratturandosi il cranio. Troppo diversa una frattura da caduta da una frattura da corpo contundente.
Ma lui aveva fior di ispettori alla Sûreté parigina, non i "Carabinieri, come al solito, hanno fatto un'inchiesta lacunosa". Parole tue, sia chiaro, io mi dissocio al 100%.
Non mi meraviglio, invece, che il Verri, pur avendo avuto tutto il tempo, non abbia pulito per bene la scultura usata per l'omicidio. In fin dei conti mi è sembrato che questo gallerista-antiquario-critico d'arte non fosse molto sveglio.
Non concordo con la seguente affermazione di Namio Intile: ma ho l'impressione che a parte me la tua sia una vox clamantis in deserto.
Rivendico la mia appartenenza alla medesima comitiva di sognatori.
Racconto ben scritto, ovviamente. La scelta dell'argomento è assai originale e il tono è quello giusto. Sfido chiunque ad aspettarsi un tono diverso.
Il mio voto è 4 (e non cinque come avrei voluto) perché come "giallista" avresti potuto pensarla meglio, anche se mi rendo conto che i tuoi fini erano ben diversi.
Grazie del commento, saluti
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nel complesso è un buon racconto, con idee originali ben esposte.
ti faccio notare che anche nei dialoghi dopo la virgola va il minuscolo e dopo il punto va il maiuscolo: qui sono quasi tutti sbagliati.
c'è anche qualche altro refuso, ma niente di che.
piacevole lettura, comunque
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Una bella storia né troppo complicata né troppo semplicistica, raccontata con uno stile piano e semplice. In qualche punto ho invidiato il tuo scrivere pulito.
Il voto non può essere che un 4.
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Ti ringrazio, scrivere in modo piano e semplice lo considero un gran complimento. Del resto, per chi come me non ha una grande cultura letteraria, l'unico modo di raccontare storie (spero) interessanti, di s.f., soprattutto, è di farlo nello stile dei traduttori di UraniaTemistocle ha scritto: ↑08/01/2022, 19:24 Come amante dei gialli, il tuo racconto mi ha fatto passare qualche minuto di godimento.
Una bella storia né troppo complicata né troppo semplicistica, raccontata con uno stile piano e semplice. In qualche punto ho invidiato il tuo scrivere pulito.
Il voto non può essere che un 4.
Saluti
Re: Commento
Ti ringrazio del giudizio. Per quanto riguarda la punteggiatura, prima o poi mi verrà un esaurimento... Cerco di attenermi alla regola di rispettare la corretta punteggiatura sia all'interno del dialogo che all'esterno, e di non mischiarle.Fausto Scatoli ha scritto: ↑06/01/2022, 18:26 storia particolare che si rifà al mondo attuale cercando di essere parodia ma divenendo, spesso, realtà pura.
nel complesso è un buon racconto, con idee originali ben esposte.
ti faccio notare che anche nei dialoghi dopo la virgola va il minuscolo e dopo il punto va il maiuscolo: qui sono quasi tutti sbagliati.
c'è anche qualche altro refuso, ma niente di che.
piacevole lettura, comunque
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Non so se qualcun altro l'ha scritto ma... che racconto di m...!
Al contrario, complimenti! Sei stato capace di fare un quadro sarcasticamente piacevole di tutta la società nella quale viviamo, non lasciando intatta nemmeno l'elezione del Presidente della Repubblica! Certo che il richiamo a un certo Sgarbi è più che evidente.
Non saprei cosa dire/correggere: storie come questa sono autoconsistenti e non puoi metterti a sindacare scelte, stile, modi: è tutto così ben equilibrato che pare vita reale!
Bravo!
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Contento che ti sia piaciuto: in effetti, viene spesso il dubbio che le facce di bronzo che ci appestano siano fatte di un "materiale" diversoMarino Maiorino ha scritto: ↑13/01/2022, 16:43
Non so se qualcun altro l'ha scritto ma... che racconto di m...!
Al contrario, complimenti! Sei stato capace di fare un quadro sarcasticamente piacevole di tutta la società nella quale viviamo, non lasciando intatta nemmeno l'elezione del Presidente della Repubblica! Certo che il richiamo a un certo Sgarbi è più che evidente.
Non saprei cosa dire/correggere: storie come questa sono autoconsistenti e non puoi metterti a sindacare scelte, stile, modi: è tutto così ben equilibrato che pare vita reale!
Bravo!
Saluti
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Sul fatto che il racconto sia costruito, hai perfettamente ragione: pensa che sono partito pensando al finale, con lo scopo di dimostrare che l'esercizio del potere fine a se stesso ha un cattivo odore.Anto58 ha scritto: ↑13/01/2022, 16:50 Il racconto è ben scritto e sicuramente si legge bene e con interesse. Quello che posso obiettare è che mi pare troppo "costruito" come per affermare una tesi e parafrasare una certa realtà politica o sociale. La fantasia sembra imbrigliata per dimostrare qualcosa, insomma non c'è pathos.
Le tue impressioni sono in contrasto con quelle del commento precedente, di Marino Maiorino: giustamente, ognuno pensa e decide secondo le proprie impressioni e metro di giudizio. Spero che il mio prossimo racconto incontri di più i tuoi gusti, comunque ti ringrazio del commento.
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Riconosco di non possedere gli strumenti culturali per giudicare l'arte contemporanea, sono convinto tuttavia che gran parte sfrutti lo scandalo a puro scopo di marketing, come una merce qualunque che debba essere consumata.Egidio ha scritto: ↑26/01/2022, 19:47 Ho trovato questo racconto ben assemblato sia nei contenuti sia nella forma. Ben scritto e dosato nell'ironia, più che un giallo a me pare una narrazione a sfondo di denuncia sociale. Riguardo alla situazione della moderna arte figurativa, pur riconoscendo la validità di molte opere che hanno lo scopo di scandalizzare lo spettatore benpensante, ritengo una furberia la trovata delle "merde d'autore". Voto: 4
Grazie della lettura e del commento
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Re: Commento
Con racconti non eccessivamente lunghi è un po' difficile (almeno per me) scandagliare in profondità le motivazioni dei vari personaggi, e dopo la presentazione mi limito a farli parlare soprattutto con le loro azioni. Capisco che ci sia il rischio del ritratto macchiettistico, d'altra parte se riesco a far sorridere sono contento.Domenico Gigante ha scritto: ↑01/02/2022, 9:09 Lettura molto piacevole e scorrevole: e questo è decisamente un pregio. La rappresentazione grottesca di un certo tipo di realtà non solo artistica, ma mediatica e politica ci sta, anche se le posizioni finiscono per ribaltarsi: alla fine a ridere di noi sono loro, perché i veri idioti siamo noi e quelli intelligenti loro che ci riescono a gabbare in continuazione (e non solo perché più potenti, ma perché ci conoscono meglio e sanno come manipolarci). Lo stile lo trovo ancora un po' naïf per via di qualche dialogo un po' artefatto e certe trovate un po' "facili". Se posso darti un consiglio, ci lavorerei ancora: ne può uscire una cosa più ampia e approfondita, se cerchi di analizzare meglio le motivazioni profonde dei vari personaggi e li fai uscire dallo stereotipo. A rileggerti spero presto.
Sono completamente d'accordo sul fatto che Lorsignori ci conoscano molto meglio di quanto ci conosciamo noi stessi: sono venti mosse davanti a noi, per questo ci danno sempre scacco matto.
Grazie del commento approfondito, a rileggerti
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Re: Opere d'arte
Re: Opere d'arte
Come ho scritto nel commento più sopra, in questi racconti i rischi sono esattamente quelli che hai delineato, e non è sempre facile evitarli, a meno di non raggiungere un compromesso. A volte riesce bene, altre volte meno; magari ci penserò su e ne farò un racconto più lungo, vedremo. Intanto, mi hai dato un'idea: il periodo è quello giusto, e vendono certe bombolette che...Mariovaldo ha scritto: ↑06/02/2022, 8:40 il mio commento lo scrivo tra poco, prima devo correre a spalancare le finestre, non so perchè ma in casa si e' diffuso un certo olezzo poco piacevole... Scherzi a parte, il tuo racconto e' piacevole, la scrittura scorrevole e efficace, i personaggi ben delineati. Il tutto potrebbe essere ancor migliore ma dovresti prendere una decisione importante: o svilupparlo ulteriormente, arricchendolo magari di aneddoti e/o altri personaggi, oppure scavando ancora di piu' nei caratteri e nelle motivazioni: all'opposto, potresti snellirlo un poco, tagliando qua' e la' dove ci sono ridondanze o parti non strettamente necessarie. A mio parere, cosi' com'e' si trova sospeso tra il racconto lungo o l'embrione di un romanzo. In ogni caso, complimenti sinceri e il mio apprezzamento.
Grazie del commento
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A me sembrava già abbastanza grottesco, ma potresti avere ragione, basta accendere la tv: dopo avere toccato il fondo, è da un pezzo che stiamo scavando...Stefano M. ha scritto: ↑08/02/2022, 11:43 Complimenti all’autore, che è riuscito a condensare in un unico racconto il meglio del politically correct (e uncorrect) italiano: artisti iperinflazionati, inciuci, omosessualità… ottima anche la scelta dei nomi, come l’assonanza con il bronzo e la trasmissione “la notizia che sfizia”. Nel complesso la prima parte è molto divertente e simpatica, cala un po’ nel finale con l’introduzione politica, che forse non riannoda quanto seminato prima. Lo stile, semplice ma corretto, è sicuramente pregevole, sebbene mi sarebbe piaciuta qualche piccola iperbole o termine grottesco in più. La narrazione scorre piacevolmente, senza intoppi e sempre con la massima comprensibilità, senza perdersi di ritmo. Avrei forse solo gradito qualche narrazione un po’ più concitata, ad esempio, dell’omicidio. Nel complesso un racconto che ho apprezzato e che dimostra una grande inventiva.
L'omicidio con la scultura fa una citazione del romanzo (poi anche un film) di F&L "La donna della domenica", nel quale la vittima viene uccisa da una caxxata (un grosso pene usato come fermacarte); qui l'artista muore per una (sua) caxxta: scultura diversa, risultato uguale.
Grazie dell'apprezzamento, saluti
La Gara 16 - Cinque personaggi in cerca di storie
A cura di Manuela.
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Gara d'estate 2023 - La passe - e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 2 - 7 modi originali di togliere/togliersi la vita
A cura di DaFank.
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Vivere con 500 euro al mese nonostante Equitalia
la normale vita quotidiana così come dovrebbe essere
Vi voglio dimostrare come con un po' di umiltà, di fantasia e di buon senso si possa vivere in questa caotica società, senza possedere grandi stipendi e perfino con Equitalia alle calcagna. Credetemi: è possibile, ed è bellissimo!
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Metropolis
antologia di opere ispirate da un ambiente metropolitano
Cosa succede in città? - Sì, è il titolo di una nota canzone, ma è anche la piazza principale in cui gli autori, mossi dal flash-mob del nostro concorso letterario, si sono dati appuntamento per raccontarci le loro fantasie metropolitane.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Gianluigi Nardo, Andrea Pozzali, Antonella Jacoli, Roberto Virdo', Francesco Pino, Giulia Rosati, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Ibbor OB, Umberto Pasqui, Annamaria Ricco, Eliana Farotto, Maria Spanu, Eliseo Palumbo, Andrea Teodorani, Stefania Paganelli, Alessandro Mazzi, Lidia Napoli, F. T. Leo, Selene Barblan, Stefano Bovi, Alessia Piemonte, Ida Dainese, Giovanni Di Monte.
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La Paura fa 90
90 racconti da 666 parole
Questo libro è una raccolta dei migliori testi che hanno partecipato alla selezione per l'antologia La Paura fa 90. Ci sono 90 racconti da non più di 666 parole. A chiudere l'antologia c'è un bellissimo racconto del maestro dell'horror Danilo Arona. Leggete questa antologia con cautela e a piccole dosi, perché altrimenti correte il rischio di avere terribili incubi!
A cura di Alessandro Napolitano e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Maria Arca, Pia Barletta, Ariase Barretta, Cristiana Bartolini, Eva Bassa, Maria Cristina Biasoli, Patrizia Birtolo, Andrea Borla, Michele Campagna, Massimiliano Campo, Claudio Candia, Carmine Cantile, Riccardo Carli Ballola, Matteo Carriero, Polissena Cerolini, Tommaso Chimenti, Leonardo Colombi, Alessandro M. Colombo, Lorenzo Coltellacci, Lorenzo Crescentini, Igor De Amicis, Diego Di Dio, Angela Di Salvo, Stefano di Stasio, Bruno Elpis, Valeria Esposito, Dante Esti, Greta Fantini, Emilio Floretto Sergi, Caterina Franciosi, Mario Frigerio, Riccardo Fumagalli, Franco Fusè, Matteo Gambaro, Roberto Gatto, Gianluca Gendusa, Giorgia Rebecca Gironi, Vincenza Giubilei, Emiliano Gotelli, Fabio Granella, Mauro Gualtieri, Roberto Guarnieri, Giuseppe Guerrini, Joshi Spawnbrød, Margherita Lamatrice, Igor Lampis, Tania Maffei, Giuseppe Mallozzi, Stefano Mallus, Matteo Mancini, Claudia Mancosu, Azzurra Mangani, Andrea Marà, Manuela Mariani, Lorenzo Marone, Marco Marulli, Miriam Mastrovito, Elisa Matteini, Raffaella Munno, Alessandro Napolitano, Roberto Napolitano, Giuseppe Novellino, Sergio Oricci, Amigdala Pala, Alex Panigada, Federico Pergolini, Maria Lidia Petrulli, Daniele Picciuti, Sonia Piras, Gian Filippo Pizzo, Lorenzo Pompeo, Massimiliano Prandini, Marco Ricciardi, Tiziana Ritacco, Angelo Rosselli, Filippo Santaniello, Gianluca Santini, Emma Saponaro, Francesco Scardone, Giacomo Scotti, Ser Stefano, Antonella Spennacchio, Ilaria Spes, Antonietta Terzano, Angela Maria Tiberi, Anna Toro, Alberto Tristano, Giuseppe Troccoli, Cosimo Vitiello, Alain Voudì, Danilo Arona.