Il segreto
Il segreto
1.
I portatori scaricarono dalle gerle il pesante materiale; le pietre si radunarono in un cumulo, vicino al forno. Atab e il suo aiutante Jushur le guardarono con un misto di reverenza e preoccupazione: i doni di Ki dovrebbero essere trattati meglio, pensò Atab fra sé, d’altra parte ora comincia la parte più difficile.
Come se avesse ascoltato i suoi pensieri, il capo villaggio Zamug si avvicinò ai due artigiani; si inginocchiò davanti al cumulo e iniziò a recitare una litania, di cui Atab non riuscì a capire neanche una parola.
Terminato il rito, Zamug fece segno ai due che potevano iniziare: gli dei erano pronti a rilasciare mth dalle pietre magiche.
Atab e l’aiutante si misero di buona lena, e in breve riempirono la pancia del forno, che era stato preventivamente acceso e mantenuto a temperatura elevata, alimentandolo con carbone di legna: come Zamug aveva spiegato loro, era quello il modo in cui Ki e Kur si congiungevano per permettere la liberazione del mth.
Un rivolo di liquido rossastro incandescente uscì infine dalla feritoia posta alla base del forno, una vista che ogni volta riempiva Atab di sorpresa e di timore reverenziale, per la potenza di quella magia.
L’unica cosa di cui Atab non si capacitava era perché la dea avesse scelto, tra tutti gli uomini, proprio Zamug.
Era sempre stato un violento, un attaccabrighe: Atab lo detestava. Solo che, da quando era stato toccato da Ishkur durante un temporale ed era sopravvissuto, Zamug si era convinto di essere un semidio, e molti nel villaggio lo assecondarono.
Quando era partito per trovare altri seguaci, Atab aveva tirato un sospiro di sollievo, sicuro che non l’avrebbe più rivisto; invece, dopo molte lune tornò, con una scorta armata ai suoi ordini; in breve, s’impossessò del villaggio e di tutto il raccolto autoproclamandosi re, e tutti dovettero prostrarsi al suo volere.
Chissà dove e come, aveva anche imparato le arti magiche dell’estrazione di mth dalle pietre: forse, dopotutto, era davvero un prediletto dagli dei, concluse Atab amaramente.
2.
Gli stampi erano pronti a raccogliere il liquido fiammeggiante: lo sguardo impaziente di Zamug seguiva ogni loro movimento, finché esclamò: - Finalmente ce l’avete fatta; ringraziate Ki del fatto che mi servite anche per altri lavori, altrimenti vi avrei già dato in sacrificio per il prossimo raccolto.
Jushur accolse la frase con una smorfia, mentre Atab lo ignorò; sapeva bene di essere utile anzi, indispensabile nel villaggio visto che era l’unico capace di costruire vasellame e, ora, anche monili e armi di mth grazie alle sue conoscenze nella costruzione dei forni e per la sua capacità di dominare il fuoco.
Le magie di Zamug lo impressionavano, ma fino a un certo punto.
Dopo una giornata di duro lavoro, tornò finalmente alla sua casa, dove lo aspettavano la moglie e i due figlioletti che lo accolsero come sempre con abbracci e risolini.
Anche Darda lo abbracciò, notando in Atab stanchezza e preoccupazione: - Non è nulla, - la rassicurò – sai che non lo sopporto, anche se ormai è il re.
La moglie annuì in silenzio e si sedette presso il focolare per ravvivare la brace sotto il paiolo; la zuppa aveva un profumo invitante e Atab finalmente sfoderò un gran sorriso.
Poi si sedette anch’egli presso il fuoco, mentre i bambini giocavano nell’altro angolo della stanza.
Come sempre, fin da piccolo ascoltando le storie dei suoi genitori, Atab era attratto dalla vista delle fiamme; poteva rimanere ore a fissarle, tanto che Darda lo prendeva spesso in giro per quello.
In quel momento, però, Atab stava pensando alle pietre magiche, più che al fuoco in sé; Zamug aveva imparato a controllare quell’enorme potere di Ki di riuscire a farle respirare, per estrarne la loro essenza più intima, ma se…
Un’idea improvvisa lo colpì, facendolo sobbalzare dal giaciglio, tanto che la moglie lo guardò spaventata: - Che ti succede?
- Niente, cara, – mentì lui – è che non vedo l’ora di mangiare.
Darda sorrise, e si tranquillizzò; ma la mente di Atab era in tumulto.
L’idea, inconcepibile fino a un attimo prima, era: e se il volere della dea non fosse necessario, per la separazione del mth?
L’uomo rabbrividì a quella prospettiva: tutto ciò in cui credeva avrebbe potuto essere falso, nient’altro che una fantasia creata da qualche uomo per sottometterne altri?
Quella notte dormì malissimo.
3.
L'indomani si stava apprestando al suo lavoro consueto, ossia la preparazione di vasellame: con l'aiuto di Jushur stava preparando l'impasto di argilla per i primi vasi, quando un gran trambusto li attirò fuori dall'officina.
Erano due uomini che lottavano fra loro, e si era già creato un semicerchio di curiosi, ai quali se ne aggiunsero presto altri.
Atab detestava quelle discussioni, ma una parola: Zamug, profferita da uno dei due, risvegliò il suo interesse, così si avvicinò.
Ben presto l’uno ebbe la meglio sull'altro, che crollò a terra con il viso sporco di sangue.
Intanto due militi erano accorsi: tirarono su il malcapitato e, mentre il primo lo teneva fermo, l'altro gli diede un'altra dose di pugni nello stomaco; poi lo trascinarono di peso in prigione.
Il vincitore della zuffa osservò la scena sorridendo, poi gli urlò dietro: - E adesso, bastardo, non parlerai più male del nostro re! - e, rivolto ai passanti: - Gli ci voleva una bella lezione, a quello.
Poi piantò gli occhi verso Atab, il quale abbassò lo sguardo: non solo Zamug si comportava come se fosse il padrone assoluto del villaggio, ma ora aveva anche una schiera di servitori pronti a riverirlo e a denunciare chiunque non fosse d'accordo!
Così quell'idea folle, nata davanti al fuoco, divenne più forte che mai, fino a ossessionarlo.
Due lune dopo, finalmente, poteva mettere in atto il suo piano; non avrebbe coinvolto il suo aiutante, era troppo pericoloso se lo avessero scoperto. Non ne parlò nemmeno con la moglie.
Aveva in precedenza nascosto alcune pietre magiche, così disponeva dell'occorrente per la prova; allontanò Jushur con un pretesto – gli occorreva altra argilla per i vasi, che sbadato che era stato a non rifornirsi a sufficienza… – e, col cuore in gola, iniziò la consueta operazione.
Stavolta, però, senza le formule magiche di Zamug.
Dopo un certo tempo, le consuete gocce di liquido rossastro uscirono dalla feritoia del forno: o Atab aveva avuto, senza saperlo né facendo alcunché, il conforto della dea, oppure le formule di Zamug erano inutili, e il re era un impostore.
Con un'espressione di trionfo uscì dall'officina; l'aiutante era già tornato: - Jushur, ti devo parlare.
- Ah, io no. - rispose il giovane, in modo enigmatico.
Atab non capì, poi però vide che un drappello di soldati si stava avvicinando minaccioso: - Jushur, che cosa hai fatto? - domandò dolorosamente.
- Ho solo denunciato un traditore. - rispose lui, lapidario.
4.
Erano faccia a faccia; ora, però, Atab non stava chinando il capo in segno di sottomissione.
Con la lancia, un soldato gli diede una botta al costato, per farlo inginocchiare.
Atab soffocò un lamento ma rimase in piedi e, con un filo di voce: - Non mi farai stare in silenzio. Sei un truffatore, e tutti devono saperlo.
Zamug gli si avvicinò fin quasi a sfiorargli il naso: - Sei sempre stato un ribelle, ma questa è l'ultima volta.
Poi, rivolgendosi ai soldati del drappello: - Rinchiudetelo. Da solo.
Atab venne trascinato con violenza e sbattuto sul pavimento della cella, una stanza piccola e buia con una finestrella munita di sbarre, senza nulla, nemmeno uno stuoino per dormire.
Era pronto a far valere ciò che aveva scoperto; il suo arresto era ormai di dominio pubblico, e lui era una figura importante del villaggio, visto che gli artigiani della ceramica e del mth erano pochi, e molto restii a tramandare la loro arte.
Atab aveva fatto un'eccezione con Jushur, anche perché i suoi figli erano ancora piccoli; era stato un grosso errore, purtroppo.
In ogni caso, anche se era il re, Zamug avrebbe dovuto processarlo pubblicamente; se non altro, per rimarcare il fatto che Atab era un miscredente e per invocare una pena esemplare.
A quel punto, Atab avrebbe testimoniato la sua scoperta e ci sarebbe stata una rivolta popolare; o almeno, era ciò che sperava.
Il giorno dopo, due soldati bussarono alla porta della casa di Atab; una donna in lacrime si affacciò.
Darda era disperata; appena saputa la notizia dell’arresto si era precipitata al palazzo reale, ma non l'avevano nemmeno fatta entrare.
- Dobbiamo darti una brutta notizia. - esordì il più anziano – Tuo marito è morto.
Darda abbassò il capo, poi in un impeto di orgoglio affermò: - lo avete ucciso, vuoi dire.
- È stato trovato morto in cella, noi non gli abbiamo fatto nulla. - affermò il più giovane.
- Non vi credo, state mentendo!
I soldati le voltarono le spalle e se ne andarono, indifferenti alle urla della donna.
Intanto, nel villaggio alcuni iniziarono a spargere la voce che l’uomo si fosse suicidato, forse in preda a sensi di colpa per avere osato sfidare gli dei e l’autorità.
Quando il corpo di Atab le fu restituito per la sepoltura, Darda e gli altri familiari notarono una profonda ferita al cuore: l’uomo era stato pugnalato, per impedirgli di parlare al processo.
Epilogo
Gli uomini scaricarono le gerle ai piedi del nuovo artigiano del villaggio; egli provvide diligentemente a sminuzzarle e poi a inserirle nel forno già caldo.
Nel frattempo, il re si avvicinò col suo drappello; si mise in testa il copricapo rituale e iniziò la nenia propiziatoria, che fu più breve del solito.
Zamug notò l’espressione perplessa di Jushur, e gli disse: - Non temere, Ki mi ha parlato in sogno e mi ha detto che la preghiera presto non sarà più necessaria.
Jushur annuì soddisfatto.
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Re: Commento
Non sono un archeologo né uno storico del periodo (una volta si chiamava Età del Bronzo, ora Calcolitico), comunque ho immaginato che i primi tentativi di ottenere il metallo fossero circondati da un'aura di mistero, quasi di timore reverenziale per ciò che gli Dei concedevano all'umanità. In fondo il racconto è solo un pretesto per evidenziare quanto poco sia cambiato il rapporto tra l'uomo comune e il potere, dal 5000 a.C. a oggi: l'unica differenza è che al posto di piume e formule magiche, abbiamo la tv e i social media.Stefano M. ha scritto: ↑13/01/2023, 15:07 Storia interessante, molto ricca e senza troppi inutili fronzoli: tutti è ben focalizzato e posizionato al posto giusto. Anche i personaggi sono caratterizzati egregiamente, almeno per quanto si può fare in un racconto breve. Mi stonano invece un poco, pur non essendo un esperto, alcuni elementi decisamente moderni per il periodo in cui è ambientata la storia (primissima età del bronzo, a quanto pare), così come la presenza di una società già così gerarchizzata; spaccato comunque interessante. Scrittura sicuramente di buon livello, anche come lessico e struttura delle frasi: peccato solo per qualche segno di interpunzione non posizionato alla perfezione e alcune ripetizioni. Nel complesso comunque un bel racconto!
Grazie del commento
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Sei stato abile a non cadere negli inganni tipici di una comunicazione narrativa spostata in un momento così lontano nel tempo e nello spazio. Hai adoperato sempre termini neutri e generici (tranne in un paio di casi... stanza, avrei messo locale, e sbarre. Non credo avessero le sbarre, sono di metallo. E poi il processo, forse avrei adoperato giudizio, l'architettura processuale è molto più recente). Hai evitato gli errori tipici di una narrazione storica che consistono in una mancanza di accuratezza o nel suo esatto contrario e nel non considerare che, seppure le pulsioni umane di fondo sono identiche, tutto il resto cambia.
La storia, seppure breve c'è, come l'immancabile intento didattico che ti fa sempre onore.
E quindi... Bravo.
Re: Commento
I tuoi dubbi sono stati anche i miei, nella stesura: come poteva essere una prigione, all'epoca? Un ambiente presidiato, chiuso e senza finestre? Non avendo informazioni, ho preferito usare le tradizionali sbarre, potrei cambiare in seguito e mettere "piccola finestra", utile allo scambio d'aria. Sul fonema "mth": molte parole di origine indoeuropea hanno la stessa radice, ma sull'origine della parola metallo, anche in altre lingue come greco o latino, non ho trovato corrispondenze, quindi sono andato a senso, in modo che fosse subito comprensibile di cosa si stesse parlando.Namio Intile ha scritto: ↑18/01/2023, 17:58 on Ki e Kur qualche ricerca l'avrai pure fatta. Ma quel Mth?
Sei stato abile a non cadere negli inganni tipici di una comunicazione narrativa spostata in un momento così lontano nel tempo e nello spazio. Hai adoperato sempre termini neutri e generici (tranne in un paio di casi... stanza, avrei messo locale, e sbarre. Non credo avessero le sbarre, sono di metallo. E poi il processo, forse avrei adoperato giudizio, l'architettura processuale è molto più recente). Hai evitato gli errori tipici di una narrazione storica che consistono in una mancanza di accuratezza o nel suo esatto contrario e nel non considerare che, seppure le pulsioni umane di fondo sono identiche, tutto il resto cambia.
La storia, seppure breve c'è, come l'immancabile intento didattico che ti fa sempre onore.
E quindi... Bravo.
Ho inteso il "processo" ovviamente non con l'accezione moderna, piuttosto come fare il processo a qualcuno, con l'intento di giudicarlo ; in una città-stato del 5000 a.C., ho immaginato che il giudizio fosse un'udienza pubblica, ma forse mi sono fatto influenzare dal processo a Socrate, che si svolse da tutt'altra parte migliaia di anni dopo
Grazie della lettura sempre attenta e del giudizio, saluti
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Re: Il segreto
Il fonema indoeuropeo forse nella Mesopotamia del sesto millennio non poteva esser pronunciato. Le popolazioni indoeuropee in quel tempo stazionavano ancora nelle steppe dell'Asia centrale. È probabile che fossero di ceppo e lingua semita. Ma dell'origine dei Sumeri non si sa ganché e si è fantasticato molto. I Sumeri arrivano però molto dopo la tua data, un paio di millenni. Prima esistevano dei regni che svilupparono l'agricoltura e la metallurgia.
Re: Commento
C'è un archeologo specializzato in civiltà pre-sumeriche in sala? Scherzi a parte, ho lavorato molto di fantasia, spero che il racconto sia risultato interessante.Francesco Pino ha scritto: ↑20/01/2023, 15:40 Come sottolinei tra i commenti il rapporto tra cittadino e potere non è poi così tanto cambiato nei millenni. I segreti di stato neppure. C'è poi anche l'influenza della religione: scoprire che certi miracoli non sono affatto tali è una pubblicità molto cattiva per le chiese di ogni epoca.
Come sai la parola "metallo" ha origini greche, ma chissà se a quel tempo il metallo si chiamava già "metallo" oppure "rame". I greci stessi e poi i romani chiamarono il rame con il nome del posto da cui proveniva e, se non mi sbaglio (chiedo aiuto), non c'era ancora distinzione di termini tra rame e bronzo. Si potrebbe immaginare che anche in Mesopotamia il rame prendesse il nome dalle pietre di un determinato luogo?
Voto 4
Grazie del commento, saluti
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La storia che hai narrato è ben esposta, la lunghezza è giusta, senza eccessi. Dal mio punto di vista la terminologia che hai usato, anche se non corrispondesse esattamente al periodo storico, non è tanto importante. Importante è invece il messaggio che il tuo racconto contiene. Povero Atab...poveri i contemporanei... ma taccio! Di esempi e di nomi da fare ce ne sarebbero tanti, senza andare troppo indietro nel tempo. Bravo Andr60.
Re: commento
Ti ringrazio del giudizio, fin troppo benevolo. L'impressione di questi ultimi due anni è di una improvvisa accelerazione di processi già in corso, ma che grazie alla situazione hanno trovato un'autostrada libera da ostacoli, o quasi. Gli Atab c'hanno provato, a mettersi di traverso (ogni riferimento ai cognomi è casuale!), ma è stato inutile, almeno finora. Il WEF ci conduce verso un feudalesimo compassionevole: non avremo nulla, saremo felici, vaccinati e con la pancia piena di vermicelli (veri) al sugo.Laura Traverso ha scritto: ↑23/01/2023, 19:10 Come sempre anche questo tuo testo non lascia indifferenti perché affronta tematiche sociali che percorrono l'umanità intera. Pertanto direi che dal 5000 a.C nulla è cambiato... Esempi simili abbondano in tutte le epoche, della fine che fanno, o che hanno fatto, coloro che hanno provato a mettersi contro i poteri forti dicendo la verità.
La storia che hai narrato è ben esposta, la lunghezza è giusta, senza eccessi. Dal mio punto di vista la terminologia che hai usato, anche se non corrispondesse esattamente al periodo storico, non è tanto importante. Importante è invece il messaggio che il tuo racconto contiene. Povero Atab...poveri i contemporanei... ma taccio! Di esempi e di nomi da fare ce ne sarebbero tanti, senza andare troppo indietro nel tempo. Bravo Andr60.
Saluti
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Il racconto è ben giostrato sul periodo storico e l'uso delle lingue, la fonetica suggerisce quel tanto che serve (mth - metallo), cosa impariamo?
Che il potere cede sempre solo i pezzettini di sé che vede conveniente cedere, che i "sovversivi" spesso hanno ragione, che hanno il valore di sacrificarsi, che spesso ingenuamente sopravvalutano ciò che è in loro potere fare, che alle volte non vedono i risultati di ciò per cui si battono.
Un po' il racconto mi fa tremare, perché l'insegnamento sembra essere: non cercate di ostacolare i potenti, perché loro restano al potere, e voi fate una brutta fine. Oggi come oggi sarebbe necessaria una rivoluzione, non certo di pavidi. Ma dovrebbe essere una rivoluzione di colti, non di bruti, qualcosa che nemmeno la tanto decantata Rivoluzione Francese fece.
E noi che facciamo, oltre agli scongiuri che la prossima riforma dell'istruzione non riduca ulteriormente il livello culturale del Paese?
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Re: Commento
Caro Marino, io non ho risposte. O meglio, l'unica che mi viene in mente è: resistere, come i combattenti sulla linea del Piave. Lo so, suona retorico, ma mi limitavo a citare qualcuno: (//www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2019/0 ... 017ea.html). Quello era un appello fatto in altri contesti e situazioni, ma va bene rispolverarlo anche oggi, che il potere statale sembra evaporato per assumere la consistenza eterea di un potere invisibile, alfiere dell'inevitabilità dei cambiamenti, sempre per il nostro beneMarino Maiorino ha scritto: ↑05/02/2023, 17:17 Settemila anni e non sentirli: l'umanità riesce ancora a lasciarsi ingannare dal potere, e certamente la gloriosa tradizione ha molto più tempo di così.
Il racconto è ben giostrato sul periodo storico e l'uso delle lingue, la fonetica suggerisce quel tanto che serve (mth - metallo), cosa impariamo?
Che il potere cede sempre solo i pezzettini di sé che vede conveniente cedere, che i "sovversivi" spesso hanno ragione, che hanno il valore di sacrificarsi, che spesso ingenuamente sopravvalutano ciò che è in loro potere fare, che alle volte non vedono i risultati di ciò per cui si battono.
Un po' il racconto mi fa tremare, perché l'insegnamento sembra essere: non cercate di ostacolare i potenti, perché loro restano al potere, e voi fate una brutta fine. Oggi come oggi sarebbe necessaria una rivoluzione, non certo di pavidi. Ma dovrebbe essere una rivoluzione di colti, non di bruti, qualcosa che nemmeno la tanto decantata Rivoluzione Francese fece.
E noi che facciamo, oltre agli scongiuri che la prossima riforma dell'istruzione non riduca ulteriormente il livello culturale del Paese?
Un saluto
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La storia funziona bene nel mostrare che i meccanismi di mantenimento del potere sono sempre gli stessi, declinati alle varie epoche, per questo l'ho apprezzata.
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Re: Commento
Infatti non ho grandi conoscenze né di archeologia né di linguistica comparata, ma solo mostrare che purtroppo non siamo cambiati granché. L'unica novità è che ci facciamo dei selfie meravigliosiRoberto Bonfanti ha scritto: ↑08/02/2023, 22:51 Non credo che il tuo intento fosse quello di scrivere un racconto filologicamente corretto dal punto di vista storico e linguistico, mi fido delle considerazioni che hanno fatto Francesco e Namio, anche a me certi particolari sono sembrati un po' troppo "moderni".
La storia funziona bene nel mostrare che i meccanismi di mantenimento del potere sono sempre gli stessi, declinati alle varie epoche, per questo l'ho apprezzata.
Saluti
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Re: Commento
Hai ragione, il potere è in grado di manipolare a proprio vantaggio anche (o forse, soprattutto, almeno oggi) coloro che vi si oppongono: la "scienza galileiana" è stata invocata a proposito dei vaccini (di questi vaccini), quindi tutto è possibile!Domenico Gigante ha scritto: ↑18/02/2023, 19:01 Caro Andr60! Non ho molto da aggiungere a quanto già detto dagli altri. Il racconto fila splendidamente e io personalmente non ho avuto sussulti davanti agli anacronismi che puoi aver infilato qua e là. L'intento della storia è chiaro e non serve ribadirlo. L'unica cosa che voglio mettere in evidenza è lo strano rapporto che c'è tra il potere e il martirio: anche Gesù - che faceva miracoli - fu giustiziato e divenne la divinità principale di una nuova religione. Chi sa se anche il tuo Atab non è diventato oggi il profeta indiscusso di una divinità positivista e razionalista, che ci soggioga esattamente come la magia e il mistero delle religioni primitive. Il potere ha molte facce - parafrasando Foucault - ed è difficile da riconoscere. Un abbraccio!
Un caro saluto
Re: Commento
Ti ringrazio del commento; lo stile realistico, più che una scelta, è una necessità poiché non sono in grado di scrivere in modo diversoAnto58 ha scritto: ↑18/02/2023, 19:31 Sono d'accordo con chi ritiene che eventuali anacronisimi o erronee terminologie (se poi veramente ce ne sono… ) non può essere così importante e significativo. L'idea che si voleva trasmettere è stata bene proposta, con uno stile forse troppo realistico, che fa poco fantasticare e immaginare aldilà di ciò che è scritto. Voto 3
saluti
La Gara 16 - Cinque personaggi in cerca di storie
A cura di Manuela.
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Gara d'estate 2023 - La passe - e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 2 - 7 modi originali di togliere/togliersi la vita
A cura di DaFank.
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Vivere con 500 euro al mese nonostante Equitalia
la normale vita quotidiana così come dovrebbe essere
Vi voglio dimostrare come con un po' di umiltà, di fantasia e di buon senso si possa vivere in questa caotica società, senza possedere grandi stipendi e perfino con Equitalia alle calcagna. Credetemi: è possibile, ed è bellissimo!
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Metropolis
antologia di opere ispirate da un ambiente metropolitano
Cosa succede in città? - Sì, è il titolo di una nota canzone, ma è anche la piazza principale in cui gli autori, mossi dal flash-mob del nostro concorso letterario, si sono dati appuntamento per raccontarci le loro fantasie metropolitane.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Gianluigi Nardo, Andrea Pozzali, Antonella Jacoli, Roberto Virdo', Francesco Pino, Giulia Rosati, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Ibbor OB, Umberto Pasqui, Annamaria Ricco, Eliana Farotto, Maria Spanu, Eliseo Palumbo, Andrea Teodorani, Stefania Paganelli, Alessandro Mazzi, Lidia Napoli, F. T. Leo, Selene Barblan, Stefano Bovi, Alessia Piemonte, Ida Dainese, Giovanni Di Monte.
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La Paura fa 90
90 racconti da 666 parole
Questo libro è una raccolta dei migliori testi che hanno partecipato alla selezione per l'antologia La Paura fa 90. Ci sono 90 racconti da non più di 666 parole. A chiudere l'antologia c'è un bellissimo racconto del maestro dell'horror Danilo Arona. Leggete questa antologia con cautela e a piccole dosi, perché altrimenti correte il rischio di avere terribili incubi!
A cura di Alessandro Napolitano e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Maria Arca, Pia Barletta, Ariase Barretta, Cristiana Bartolini, Eva Bassa, Maria Cristina Biasoli, Patrizia Birtolo, Andrea Borla, Michele Campagna, Massimiliano Campo, Claudio Candia, Carmine Cantile, Riccardo Carli Ballola, Matteo Carriero, Polissena Cerolini, Tommaso Chimenti, Leonardo Colombi, Alessandro M. Colombo, Lorenzo Coltellacci, Lorenzo Crescentini, Igor De Amicis, Diego Di Dio, Angela Di Salvo, Stefano di Stasio, Bruno Elpis, Valeria Esposito, Dante Esti, Greta Fantini, Emilio Floretto Sergi, Caterina Franciosi, Mario Frigerio, Riccardo Fumagalli, Franco Fusè, Matteo Gambaro, Roberto Gatto, Gianluca Gendusa, Giorgia Rebecca Gironi, Vincenza Giubilei, Emiliano Gotelli, Fabio Granella, Mauro Gualtieri, Roberto Guarnieri, Giuseppe Guerrini, Joshi Spawnbrød, Margherita Lamatrice, Igor Lampis, Tania Maffei, Giuseppe Mallozzi, Stefano Mallus, Matteo Mancini, Claudia Mancosu, Azzurra Mangani, Andrea Marà, Manuela Mariani, Lorenzo Marone, Marco Marulli, Miriam Mastrovito, Elisa Matteini, Raffaella Munno, Alessandro Napolitano, Roberto Napolitano, Giuseppe Novellino, Sergio Oricci, Amigdala Pala, Alex Panigada, Federico Pergolini, Maria Lidia Petrulli, Daniele Picciuti, Sonia Piras, Gian Filippo Pizzo, Lorenzo Pompeo, Massimiliano Prandini, Marco Ricciardi, Tiziana Ritacco, Angelo Rosselli, Filippo Santaniello, Gianluca Santini, Emma Saponaro, Francesco Scardone, Giacomo Scotti, Ser Stefano, Antonella Spennacchio, Ilaria Spes, Antonietta Terzano, Angela Maria Tiberi, Anna Toro, Alberto Tristano, Giuseppe Troccoli, Cosimo Vitiello, Alain Voudì, Danilo Arona.