Immagine al Caleidoscopio

Spazio dedicato alla Gara stagionale d'inverno 2022/2023.

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RMarco
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Immagine al Caleidoscopio

Messaggio da leggere da RMarco »

Treno di notte per Vienna. Con un carboncino tratteggio i lineamenti ormai confusi di una passante, di un altro treno. Un viaggio che si ripete ogni mattina appena increspato da una matita impertinente.
È più presto del solito. Più presto dell'ora della sveglia. Viene spenta in anticipo. Succede spesso da qualche tempo, ma oggi guardando dalla finestra si sente ancora il respiro della notte. Teresa accende la luce del comodino per iniziare movimenti ben rodati che la porteranno a trasformarsi per la giornata. Quale giornata si domanda. Forse giovedì, troppo simile a mercoledì, non proprio. Cerca di svegliarsi e cambia il suo tempo, il ritmo, e anche i vestiti. Uno zainetto impermeabile. Guanti che non ricorda di avere nelle tasche di una giacca sportiva.
Teresa cammina nell' aria ancora scura e densa di umidità di un mattino d' inverno in cui la pioggia si confonde con la nebbia. Nella nebbia è sola con se stessa, immersa negli aloni indefiniti della propria interiorità, è protetta come da un grembo materno dal mondo, ma vede abbastanza da essere libera. Non come al buio, lì non si può decidere e si è prigionieri. Non come in un miraggio in piena luce. Respira quest'aria densa e profumata mentre il viso si inumidisce e l'aria pungente trova la sua via nascosta da una sciarpa.
È tornata nel luogo dove da bambina si è ritrovata donna, dove i ricordi hanno già una connotazione consapevole. Viaggia in sé stessa negli spazi che hanno fatto da cornice alla sua giovinezza e ritrova emozioni che ha lasciato lì tempo addietro. Con passi veloci e un poco stonati percorre un marciapiede ricoperto da un tappeto di foglie bagnate che ne attutiscono il rumore, le poche macchine che la incrociano hanno occhi che si illuminano al suo passaggio. Il suo corpo ha un leggero brivido ma il freddo è solo il catalizzatore di un piacere. Un sorriso e il capo si china sulla spalla per giocare con l'acqua. Un battesimo che si rinnova nelle mille sfere che le baciano il viso ed i vestiti. Promettono una nuova comunione col mondo e con sé stessi. È la sensazione gradevole di un gesto che si ripete di nascosto agli altri.
Non l'aspetta nulla di comodo. Ora nei suoi pensieri, nei suoi desideri c'è il bisogno di ritrovarsi per poter ripartire. Una pagina bianca, per un futuro che le sta un passo avanti, libero, aperto e senza forma ma della cui incertezza sente tutto il peso. Forse desidera e cerca solo la calda riassicurazione di una ripetizione, ma non la vuole cercare nel passato. Il tempo passato non è una guida sicura, non lo è forse neppure l'istinto cui però si affida. Non può fare la prova di una vita prima di viverla, ogni scelta è quasi inconsapevole per quanto fortemente voluta, come tutti ha bisogno di qualcosa che la protegga dall'errore. Un talismano in cui credere.
Oggi ha scarpe buffe. Sarò un po' ridicola, mormora sorridendo. Che avevo in mente ripete guardando gli scarponcini lì in basso che ritmicamente vanno avanti e indietro.
Teresa sale su un treno insieme ad altri volti e a sguardi che troppo spesso si posano sul suo viso. Si nasconde agli occhi dei passanti che la incrociano per caso in quel momento, in quel treno, ma vuole che qualcuno ancora si giri verso di lei a guardarla e possa vederla. Qualcuno cui il suo istinto accordi fiducia. Il viaggio sarà breve ma non abbastanza. Non c'è la poesia di un treno a vapore, con le rotaie, capaci di trasportarti in un mondo magico e sconosciuto se hai il coraggio di scegliere la destinazione. La poesia di un viaggio fatto in un tempo lento che non si può dimenticare. È solo un mezzo quello dove è seduta, che la porta meccanicamente avanti e indietro.
In Teresa vive un'ansia che non vuole nascondere. La sensazione di un'opera cui serve altro lavoro, altre occasioni per portarla a compimento. In gara col tempo, la vita le scava appena il viso di un bianco più pallido, e può incurvarne le spalle col suo peso di tanto in tanto. Sente la fatica dei suoi desideri e quello appena un po' più grave dei suoi doveri che si rincorrono come il sole e la luna. Ama il suo corpo e il suo viso. La bellezza che sa di trasmettere, è la conferma fisica della sua anima senza trucco e della sua mente brillante che di rado fa incontrare fra loro.
Indossa un cappello di lana che normalmente rimane in un cassetto. Chissà come ha fatto ad essere scelto, si chiede toccandolo con curiosità. Le copre gran parte della fronte e le orecchie per intero, rendendo i lineamenti più rotondi e l'età più incerta. È una bambina in vacanza, una studentessa diretta all' università, una donna in viaggio. Le fibre appena elastiche irradiano un piacevole calore e l'abbracciano come farebbero due grandi mani. La tengono stretta e protetta dai rumori e dai pensieri che la circondano. Piano il tepore conquista tutto il corpo.
Si addormenta per svegliarsi su di una strana automobile a guida posteriore. L' inquietudine di un momento. Presto la fantasia le fa immaginare nuove possibilità, realtà diverse. La Panda ora viaggia dolcemente e canta. Evitando le buche più dure Rallentando per poi accelerare Con un ritmo fluente di vita nel cuore Gentilmente senza strappi al motore.
Il treno e la panda procedono insieme ora, scambiandosi le destinazioni, i suoni, le immagini dai finestrini. Il telefono suona obbligandoli a fermarsi. Teresa non lo trova nello zainetto, non è nelle tasche. Forse era sul sedile della panda. Apre gli occhi e un raggio di sole la acceca per un momento mentre l'altoparlante annuncia la fine della corsa. Il mio treno notturno sta arrivando e anche io devo prepararmi a scendere, ho il tempo di scrivere solo un'altra frase.
Fuori dalla stazione non c'è la solita città. Una macchina la sta aspettando. Sorride. Prende gli scarponi, gli sci e parte.
Allegati
Wien Hauptbahnhof.jpg
Ultima modifica di RMarco il 21/03/2023, 23:03, modificato 1 volta in totale.
Stefano M.
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Messaggio da leggere da Stefano M. »

Racconto decisamente poetico, che indugia nelle descrizioni senza mai appesantirle: è questo il succo della narrazione. Qualche piccolo refuso c'è, per carità, ma la ricchezza del lessico e il garbo con cui sono inseriti i vari particolari li fanno passare in secondo piano. Grande vena poetica, che aiuta a far saltare i punti di vista dell'autore e fa perdonare la mancanza di virgolette quando si introduce il discorso diretto. Anzi, persino meglio: la trama è così semplice e lineare che la fusione della prima e della terza persona non crea nessun problema, anzi è forse un plus. La dimensione onirica non è usata, come solitamente si fa, per giustificare qualcosa di necessario per la narrazione ma surreale; questo è un sogno e basta, come se ne fanno tanto, senza un senso particolare ma che fanno parte della vita di tutti noi. Se ci aggiungiamo che amo i treni... Per me voto massimo: 5
Namio Intile
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Il narratore tratteggia i lineamenti ormai confusi di una passante e dà inizio a questa narrazione che è come un disegno con inchiostro di china, o il caleidoscopio del titolo, in cui viene tratteggiata Teresa, nome di fantasia, uno dei tanti giorni della sua vita, o proprio quel giorno. Il ritratto è un'immagine al caleidoscopio, distorta, non veritiera, liberamente interpretata, come il ritratto. L'effetto, date le premesse, per chi legge è surreale oltre che onirico. Il tentativo di farci vedere qualcosa che non esiste o che esiste attraverso le lenti dell'inconscio, con quell'auto dalla guida posteriore.
Nel finale Teresa si ritrova appunto nella Panda (maiuscolo) a guida posteriore, ma il trillo del telefono la fa risvegliare nel treno.
Subito dopo il narratore arriva anch'egli alla fine della corsa, ma si trova lui pure in un altro luogo, proprio come se si trovasse dentro a un sogno.
Un Doppio Sogno, appunto.
Ti segnalo però quelle che, a mio avviso, sono delle incongruenze.
"Con un carboncino tratteggio i lineamenti ormai confusi di una passante, di un altro treno."
Se è una passante è a piedi. E quindi perché di un altro treno. Se è dentro il treno è una passeggera, e non una passante.
"Oggi ha scarpe buffe. Sarò un po' ridicola, si dice sorridendo."
Perché si dice? Dice, per il discorso indiretto basta. La particella si è riflessiva o impersonale.
"Il mio treno notturno sta arrivando e anche io devo prepararmi a scendere, ho il tempo di scrivere solo un'altra frase."
Ma non stava disegnando?
Ultimo appunto in se stessi l'accento sul sé è superfluo.
Ottima prova, racconto in apparenza semplice ma ben costruito.
A rileggerti.
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Anto58
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Messaggio da leggere da Anto58 »

Racconto molto intimistico . Riflessione sul proprio essere e dulle proprie sensazioni. Appare scritto di getto, con passione e partecipazione. Qualche imprecisione lessicale non inficia il ritmo scorrevole e deciso del testo molto autoreferenziale e prezioso. Voto 4
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Alberto Marcolli
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Commento Immagine al Caleidoscopio

Messaggio da leggere da Alberto Marcolli »

di una passante - - di una passeggera
nel paragrafo - È tornata nel luogo dove… - - ci sono ben 8 “che” in 10 righe
idem in quello da - Oggi ha scarpe buffe… - - ci sono ben 7 “che” in 11 righe
“sarà anche un mio pallino, ma costruire le frasi abbondando con il “che” appesantisce il testo.”
ricordava - - ricorda
che aveva lasciato - - che ha lasciato
si dice sorridendo - - mormora sorridendo
avanti e indietro - - avanti e indietro.
che raramente fa incontrare fra loro. Indossa un cappello di lana che normalmente - - …mente …mente
o le buche più dure - - o le buche più dure.
panda - - Panda
l' altoparlante - - l'altoparlante

Concordo con l’appunto di Namio Intile - - Ma non sta disegnando?

Approvo l’idea di omettere le virgolette nel discorso diretto. Se non sbaglio era un punto di forza di Piero Chiara, vedi “La stanza del Vescovo”, uno scrittore del mio paese da me conosciuto quando frequentavo, molti anni fa, il famoso Caffè Clerici di Luino.
Sono incerto sul voto. Ammetto di non aver afferrato alla prima lettura la vena surreale e onirica del racconto. Alla terza lettura il velo è caduto e forse ci sono arrivato anch’io. Lo stile, a parte i “che” sicuramente da sfoltire, è buono. Spero di poter leggere altri racconti per meglio capire il tuo tipo di scrittura.
Voto 4
RMarco
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Re: Immagine al Caleidoscopio

Messaggio da leggere da RMarco »

CHE dire. Che ti ringrazio delle correzioni e consigli. Che hai di che aver ragione sulla inutile proliferazione del che nel racconto. Starò più attento perché obbiettivamente non aiuta né lo stile né il ritmo. Sulla “passeggera”... ci avevo pensato ma poi… era più appropriato sul treno, meno nel sogno. Ho scelto di usare passante, per me più evocativo, forse grazie alla canzone di De André.
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Domenico Gigante
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Messaggio da leggere da Domenico Gigante »

Ciao Marco! Premetto che ho fatto un po' di fatica a seguire il racconto. Ma è colpa mia e non tua: poca concentrazione su un testo che ne richiede tanta per essere compreso. Molti dicono che siamo sul lato dell'onirico e questo è vero per la struttura narrativa: doppio sogno e così via. Io, invece, sottolineo quello stile fenomenologico per cui tutto è trasformato in percezioni ed esperienze dei personaggi. Nessun evento è effettivamente narrato se non come somma di sensazioni che si accumulano in un flusso di pensieri più o meno coerente. Questa è per me una grande prova di scrittura, anche se manca la storia. Potrebbe essere l'incipit di qualcosa, ma in sé non mi sembra auto-sussistente. Ciò non toglile che sia un ottimo lavoro.
Complimenti!
Vorrei essere il mare che si muove per rimanere se stesso e più di tanto non lo sposta il vento. Fragile ma tenace.
Andr60
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Messaggio da leggere da Andr60 »

Ammetto anch'io di aver fatto una certa fatica nel seguire il filo del racconto. Si tratta di un mio limite: se non ci sono azioni ma sensazioni o descrizioni, la mia attenzione decade drammaticamente. Detto questo, la scrittura è fluida e scorrevole (lo so, sembra contraddittorio, ma non lo è) e si legge senza problemi. Ho notato una citazione da Viaggiare di Battisti/Mogol (Rallentando per poi accelerare...), è voluta o arriva dall'inconscio?
Saluti
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Marino Maiorino
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Messaggio da leggere da Marino Maiorino »

Dal momento in cui l'autore scrive in prima persona, fino a quando torna alla prima persona, il tempo è dedicato a Teresa, o alle fantasie che l'autore sciorina su Teresa.
Bell'esempio di appunti presi di getto, ma alle volte c'è da rimpiangere che tu non abbia dedicato cura a una revisione: il materiale e lo stile ci sono, la storia ne soffre.
Hai realmente preso appunti per almeno tre racconti diversi, tutto il mondo qui non ci può stare (visto che citi canzonette...).
La revisione avrebbe legato meglio il passaggio autore/protagonista, espunto i passaggi durante i quali ti perdi dietro l'estro (bellissimi ma, come scrivevo poc'anzi, per farcire TRE racconti, non uno), bilanciato tutta la narrazione (altre volte sembra mancare fluidità).
A rileggerti!
«Amare, sia per il corpo che per l'anima, significa creare nella bellezza» - Diotima

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