La prima ora della notte
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La prima ora della notte
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La trama è intrisa di veridicità, storie che in piccola parte viviamo tutti noi (chi direttamente chi, per sentito dire), colmata poi dalla tua capacità di scrittura che è invidiabile. Ci hai regalato un piccolo gioiello da tenere nella memoria e rileggere "all'infinito".
Voto 5
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Ciao, Maria. Grazie per la recensione, quando sono spregiudicatamente positive mi imbarazzano. Speriamo di rinnovarla nel tempo questa garanzia.Maria Spanu ha scritto: ↑17/10/2023, 19:14 Non ci sarebbe neanche bisogno di commentare, ormai, sei una garanzia! Ma ci tengo a precisare che l'ho letto 3 volte e ogni volta mi emoziona, mi scuote e non resisto, la lacrimuccia scende comunque.
La trama è intrisa di veridicità, storie che in piccola parte viviamo tutti noi (chi direttamente chi, per sentito dire), colmata poi dalla tua capacità di scrittura che è invidiabile. Ci hai regalato un piccolo gioiello da tenere nella memoria e rileggere "all'infinito".
Voto 5
Sono alla ricerca di volontari per l'Officina. Mesi fa ti eri avvicinata, se ritieni di avere tempo e voglia per entrare dentro i meccanismi della narrazione fammelo sapere.
A presto.
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Re: La prima ora della notte
Lo so Namio, avevo iniziato ma tra lavoro, casa e bimbo non ho neanche il tempo di respirare. Cercherò di rimettermi anche perché sono una che odia lasciare in sospeso le cose, per quello rimango male quando si cerca di fare una discussione serie che, invece, tra capricci e malafede poi, si chiude con nulla di fatto... Pazienza
Ci vediamo in officina!!
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Avrei una curiosità: nella frase "Non lo sentiva più il desiderio di fuggire, di realizzarsi altrove: non vuole più tenere per sé la propria vita.", vuole è al presente e non al passato: è una svista, o è una scelta?
Saluti, e complimenti consueti
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Re: La prima ora della notte
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Re: Commento
Ciao, Andr. Sì, il racconto è centrato sul dilemma etico a cui accenni. Che ha anche dei risvolti sociali. Adele deve scegliere se dare la precedenza a se stessa o alla cura di chi le sta intorno e di quanti lei ha a cuore. Non ne faccio una questione di genere, maschile o femminile, non è quello il punto. In un paese normale la scelta sarebbe più facile, perché le famiglie sarebbero agevolate in tutti i modi. In Francia le famiglie con due figli non pagano IRPEF: si chiama quoziente familiare. Qui da anni (aveva cominciato Prodi nel '96, se non sbaglio) si parla di taglio del cuneo fiscale, per partorire un meno uno o due per cento per l'anno in corso. In questo nostro paese impoverito da una classe dirigente cieca ed egoista le scelte tendono a essere drammatiche ed estreme, come quelle di Adele. Si parla tanto di denatalità, ma non si aiuta in nessun modo chi si fa carico dell'onere di procreare. Le statistiche dell'ISTAT a proposito parlano chiaro. Tra poco non ci troveremo di fronte alla solita curva discendente, come i TG mainstream accennano, ma a un muro, a uno sprofondo, basta fare un salto nel sito ISTAT. Soprattutto al Sud. Palermo aveva, nel 1991, settecentomila abitanti. Oggi ne ha meno di seicento ventimila. Le proiezioni danno al 2040 poco più di cinquecentomila. La stessa popolazione di fine XIX secolo. In egual modo la Sicilia nel suo complesso. Trecentomila abitanti in meno negli ultimi venti anni. I giovani qui vanno tutti via, e procreano altrove. E temo pure che le proiezioni siano ottimistiche, perché a fare due conti alla femminina viene il sangue freddo. Se nascono trecentomila bambini ogni anno, quanti abitanti ci saranno tra cento anni? Erano oltre un milione nel 1961.Andr60 ha scritto: ↑30/10/2023, 17:07 La protagonista Adele è di fronte a una scelta di vita e a un dilemma etico: dare maggiore importanza alla proprie scelte, oppure non abbandonare la famiglia, che ha bisogno di lei? Le note di una canzone di Sergio Endrigo (anche se non la sua voce), presumo struggente come di solito, la aiutano nella decisione: non sarà un'esule, almeno per ora. Un racconto delicato, da molti punti di vista: il primo è più importante, poiché parla dei legami affettivi in un nucleo familiare (mentre i media fanno a gara a presentarli come una schiavitù dalla quale tenersi alla larga). Un altro aspetto è che qui la figura femminile si vuole realizzare come sostituta di quella materna, nei confronti dei fratellini, mentre trascura l'ambizione personale: un atto assolutamente folle, dal punto di vista del politicamente corretto
Avrei una curiosità: nella frase "Non lo sentiva più il desiderio di fuggire, di realizzarsi altrove: non vuole più tenere per sé la propria vita.", vuole è al presente e non al passato: è una svista, o è una scelta?
Saluti, e complimenti consueti
Altro punto, il lavoro. Da decenni le politiche neoliberiste messe in movimento da questo paese per seguire i diktat e gli ultimatum di Bruxelles hanno fatto piazza pulita. In primis di una pubblica amministrazione, non dico funzionante, ma esistente. In Sicilia gli Ispettori del Lavoro disponibili per le ispezioni esterne sono due, dicasi due, al giorno. La conseguenza è il dilagare del lavoro nero del tutto o di quello mascherato. La struttura produttiva di questo paese è basata al 95% da aziende con meno di dieci dipendenti. Le quali, per sopravvivere, fanno l'unica cosa che le è consentita: sfruttare i lavoratori. Non c'è neanche bisogno di CCNL stipulati con sigle sindacali fittizie o altro, quello lo fanno al Nord. Le buste paga al Sud sono tutte al netto. Significa che lavoratore e datore di lavoro concordano tra loro un netto in barba a qualsiasi contrattazione. E poi il consulente del lavoro, all'atto della redazione delle buste paga, inserirà assenze e permessi in modo da ridurre le ore lavorate al netto concordato. Lo fanno tutti qui, nel privato. Grandi e piccoli. In questo modo si aggira l'obbligo di bonifico della busta paga e la firma della stessa da parte del lavoratore. Perché busta paga e bonifico sono corretti e allineati alla busta paga. Quella che non è corretta è la quantità di lavoro prestata, e la qualità, nel senso di inquadramento, che è sempre al ribasso, il minimo disponibile per qualsiasi mansione. Tutto questo accade perché si è distrutto l'organo preposto al controllo, e lo si è fatto scientemente. Perché non si vuole alcun controllo. L'importante è onorare gli impegni e pagare quei cento miliardi di euro di interessi l'anno ai proprietari del debito, ossia i veri padroni del paese. Quando arrivò Monti, salvatore della patria, sul finire del 2011, il debito ammontava a 1831 miliardi di euro. Adesso sfiora i tremila. Va beh, scusa lo sfogo, lasciamo perdere.
Quanto al racconto, spero che la contrapposizione abbia centrato l'obiettivo.
Per quel cambio di tempo: è voluto. Ho visto questa tecnica negli ultimi romanzi di Kundera: quelli scritti in francese. La voce narrante passa dal passato al presente. Il senso è, secondo me, quello di sottolineare alcuni concetti, e quasi come se fosse l'autore stesso a ribadirlo. O, a volte, come se intervenisse direttamente il protagonista con un suo pensiero, a eclissare il narratore. È per me quindi una cosa nuova, una sorta di esperimento, e sono contento che tu l'abbia notato. A te che effetto ha fatto?
Un caro saluto.
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Re: La prima ora della notte
Ciao, Franco. Sì, sulle esigenze eufoniche io non metto mai becco in sede di commento. E infatti, in Officina, mi pare che non ne parlo o comunque ne parlo in breve. Nel senso che non è un errore lasciare la consonante. Eufonia significa cercare ciò che suona bene, e non male. E si parla di esigenze, non di regole. Di solito tendo ad evitare l'incontro consonante vocale, ma a volte mi piace proprio l'effetto sonoro che produce il loro incontro. Ma è soggettivo, capisco se a te, invece, dia fastidio. Su quel soggetto forse hai ragione: avrei potuto esplicitarlo.Franco Giori ha scritto: ↑31/10/2023, 8:40 Namio, il mio voto non è valido senza un commento più lungo. Almeno credo. È solo per questo che metto in evidenza qualche particolare che forse va corretto, poi mi rimetto al giudizio tuo. Sul contenuto e sull'esposizione non ho che da imparare, come sto cercando di fare nelle visite all' Officina. Ci sono alcune "d" eufoniche di troppo, qua e là. "Ad essere", "Ad Helsinki". Sono sviste, ovviamente. La frase "prima la metro, poi col bus" secondo me si potrebbe riallineare: con la metro e col bus, oppure la metro e il bus. A un certo punto c'è la frase: Lo svegliò. Poi: Le diede un bacio sulla fronte. Secondo me andrebbe messo il soggetto, anche se è chiaro che è il papà a dare il bacio sulla fronte. Infine. L' aveva sentita quando fece la promessa... Forse: l' aveva sentita quando aveva fatto la promessa. Non sono sicuro. Il tutto (la rompicoglionatura grammaticale che ho fatto) per rendere valido il voto. Ciao.
E invece sul verbo hai pienamente ragione: è un errore. Vado a metterci una pezza. Grazie per la segnalazione.
Re: La prima ora della notte
Il crollo delle nascite in Italia è causato da tutti i fattori che hai menzionato, concordo in pieno; probabilmente ci sarà anche in Francia, prossimamente, se il loro welfare subirà gli stessi tagli, anche a causa della fine della mungitura delle loro ex colonie in Africa.
La verità è che la UE è una debitocrazia, e i suoi cittadini sono tutti schiavi di un debito che, per definizione, non potrà mai essere ripagato, per la felicità dei nostri cravattari. Per quanto riguarda l'Officina di scrittura, sarebbe un'esperienza davvero interessante e stimolante per me. Ho rinunciato in partenza poiché quando rientro dal lavoro sono esausto e totalmente incapace di concentrarmi: cena veloce e un'ora di ipnosi davanti alla tv, poi a nanna.
Cari saluti
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Re: La prima ora della notte
La stessa cosa ho pensato io. Ma, ne l'Identità, ad esempio, Kundera adopera questo espediente ampiamente. Ho cercato qualche saggio o articolo sull'argomento, ma invano. Eppure, come giustamente sostieni, andrebbe adoperato con parsimonia. Perché ne l'Identità alle volte è ridondante e disorientante, perché fa sorgere il dubbio che sia proprio la voce narrante a parlare. Di sicuro ha creato l'espediente per una ragione: rafforzare alcuni argomenti, è probabile, e disorientare il lettore, forse. E forse in francese l'effetto è diverso, il suono, la musicalità. O forse la traduzione non è stata all'altezza. Anche se lui le traduzioni in italiano le controllava personalmente e ci lavorava insieme al traduttore.
I suoi romanzi sono comunque quanto di più perfetto si possa trovare nel panorama letterario di questi ultimi decenni. Trovare autori decenti oggi è un'impresa.
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Tutto ben scritto, veramente, c'è fluenza prosastica.
Jacopo
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Mi sono ricordata del momento che amo di più quando torno a casa: cenare tutti insieme e parlare.
La storia è toccante e dal punto di vista tecnico, il rapporto narrazione-dialogo è geniale. Complimenti!
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Ciao, MarirosaMarirosa ha scritto: ↑01/11/2023, 15:07 Ho letto, con tutta l'attenzione che merita, il racconto. Lo stile è molto accattivante, mi piace, a mio avviso avrei spezzato, o alleggerito alcune frasi, ma non è certo una critica, solo un gusto mio personale, come per esempio anche mettere il verbo al presente in una fase, cosa che ho trovato azzeccatissima in questo racconto, non è una cosa che mi piace o entusiasma molto. Nel complesso direi che è proprio il tipo di scritto che invoglia ad una seconda o addirittura terza lettura. È anche molto attuale, sebbene controcorrente, per la scelta finale della protagonista. Adele è un personaggio molto ben caratterizzato, che mi piace molto, e in cui molte persone potrebbero riconoscersi. Attraverso il racconto emerge bene il conflitto interno della ragazza, mentre cerca di fare la scelta "giusta". Mi ripeto, ma questo racconto è scritto davvero molto bene, è molto bello, si lascia leggere perché è scorrevole e mi è davvero piaciuto.
Grazie per le letture.
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Ciao, JacopoJacopo Serafinelli ha scritto: ↑01/11/2023, 15:49 Difficile scelta… certo… e Adele, alla fine, ha fatto quella sbagliata perché è veramente difficile liberarsi di certe catene e liberare invece un sano egoismo che salverebbe la propria esistenza.
Tutto ben scritto, veramente, c'è fluenza prosastica.
Jacopo
Credo che sia la prima volta che ci incrociamo. Fluenza prosastica non l'avevo mai sentito, ma va bene così.
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Ciao, Laura.Laura Traverso ha scritto: ↑03/11/2023, 22:57 Ciao Namio, la tua storia è emotivamente assai avvincente e triste. La scrittura è come sempre benissimo esposta. Devo dirti che il finale non mi è piaciuto perché mi ha addolorata. Speravo che Adele, che già aveva dato tanto, tantissimo, alla famiglia sacrificando se stessa oltre ogni dire, avesse finalmente la forza di riscattarsi da quella vita, anche se ammirevole, troppo ingiusta nei suoi confronti. Purtroppo casi del genere ce ne sono veramente. Io provo infinita tristezza per le tante Adele che hanno dovuto rinunciare al loro progetto di vita, trattenute dal rimorso verso chi avrebbero dovuto abbandonare. Certo, la decisione opposta, di andare via, sarebbe stata certamente dolorosa e difficile, ma secondo me andava fatta... Voto 5
Sì, Adele ha già dato tanto. Ma un sano egoismo, come scrive Jacopo nel post precedente, può non essere l'unica scelta di una persona. I dubbi di Adele sono i nostri, ma non sempre possono essere risolti pensando a se stessi. Se i due bambini, anziché essere i fratelli fossero stati i figli, saresti stata del medesimo avviso?
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Ciao, Cristina.Cristina Flati ha scritto: ↑07/11/2023, 19:16 È stato se fossi stata nascosa nell'angolino della stanza che hai descritto e sentire il quadro familiare parlare dal vivo.
Mi sono ricordata del momento che amo di più quando torno a casa: cenare tutti insieme e parlare.
La storia è toccante e dal punto di vista tecnico, il rapporto narrazione-dialogo è geniale. Complimenti!
Anche con te è la prima volta che ci incrociamo.
Grazie per il geniale. Ma sono tutt'altro che un genio, e non ho neanche la lampada.
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il tuo racconto parte con un incipit chiaro fin da subito, lasciare andare qualcuno a cui si tiene perchè questo possa vivere meglio o realizzarsi. Nel tuo racconto ho trovato delle analogie con "La linea d'ombra" di Conrad, la protagonista alla fine ha varcato questa linea con il solito umore pesante del neo capitano di Conrad, se la storia dovesse continuare le auguro soltanto di trovare meno difficoltà. Ma una linea d'ombra la passa anche suo padre rimanendo fermo, facendo lo sforzo di lasciare andare sua figlia in un posto lontano sapendola sola.
Che dire, complimenti, nient'altro da aggiungere
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Ciao, Athos.Athosg ha scritto: ↑10/11/2023, 23:55 Un racconto molto bello e delicato che mi da l'impressione di un periodo passato, forse sono condizionato dal film C'è ancora domani, dove i tre figli erano una ragazza grande e due piccoli (anche se quella era un'altro tipo di storia). Penso che la scelta di Adele sia stata giusta perchè quel genere di distacco nel tempo si sarebbe rivelato difficile da sopportare. L'unico dubbio è il ruolo della Signora Carla, che è molto presente e non so se è anziana o se, magari, potrebbe diventare una di famiglia.
Sì, l'ho visto il film della Cortellesi, un paio di sabati fa. Mia moglie era entusiasta, a me, confesso, non è piaciuto granché. Forse perché era tutto al femminile, e faccio ammenda per questo. Soprattutto, mi è parso troppo didascalico, la regia troppo indaffarata a trasmettere messaggi: contro la violenza alle donne, sulla necessità di una parità (sacrosanta) sul lavoro e a casa (altrettanto sacrosanta), sulla valenza del voto a prescindere. Ma sul voto, ad esempio, io da anni non voto. Perché ritengo la scelta finta. Certo finta non era nel 1946 e si capisce perché tutti si precipitavano alle urne. Ma oggi? Tra la Meloni e la Schlein (due donne) c'è davvero differenza? Il mio voto vale qualcosa come per decidere tra Repubblica e Monarchia) Ciò su cui nessuno si è soffermato, mi pare, è un altro messaggio che traspare, questa volta in modo non didascalico (e perciò, ritengo, non volontario) dalla pellicola. Come nel caso di Adele, la Cortellesi è una di quelle persone che passa la propria vita a prendersi cura del prossimo, e dà se stessa per gli altri. Per il marito violento a matola, per i figli zucconi ed egoisti, per i vari datori di lavoro buoni solo a sfruttarla perché tanto è donna, anche per il suocero disgraziato e fradicio. Ma anche per la figlia, che è un'egoista tale e quale agli altri. Pronta a sposarsi il buon partito per scappare via e tentare la sorte.
No, lei rimane. Non ci pensa neanche a fuggire colla fiamma di un tempo. Non vuole cambiare le cose andandosene, ma rimanendo. Ferma e salda come una roccia. Alla fine è questo il punto che fa riflettere, almeno me. In Sicilia si dice: cu nesci arrinesci. Chi va via riesce. Perché qui non c'è speranza, è la percezione generale, da sempre. Ma se chi vuole cambiare, e ha la forza per combattere, va via le cose non cambieranno mai sul serio. Eh, ma qui il discorso sarebbe davvero complicato.
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Ciao, GiovanniGiovanni p ha scritto: ↑14/11/2023, 8:53 Buongiorno, Gaetano
il tuo racconto parte con un incipit chiaro fin da subito, lasciare andare qualcuno a cui si tiene perchè questo possa vivere meglio o realizzarsi. Nel tuo racconto ho trovato delle analogie con "La linea d'ombra" di Conrad, la protagonista alla fine ha varcato questa linea con il solito umore pesante del neo capitano di Conrad, se la storia dovesse continuare le auguro soltanto di trovare meno difficoltà. Ma una linea d'ombra la passa anche suo padre rimanendo fermo, facendo lo sforzo di lasciare andare sua figlia in un posto lontano sapendola sola.
Che dire, complimenti, nient'altro da aggiungere
Grazie per la visita. E per avermi riportato alla mente La linea d'ombra. L'ho letto molto tempo fa, e ci sono delle analogie, hai ragione. Amo molto Conrad, Lord Jim è uno dei romanzi che ogni tanto riprendo in mano. La linea d'ombra è quella zona di confine tra l'età adulta e la giovinezza che il protagonista supera, con una incerta consapevolezza, in un certo momento della sua vita. Forse qualcosa alla fine rimane dentro delle letture fatte e riaffiora. Spetta anche al lettore l'onere di metterlo in luce. Bravo.
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Ciao, Selene.Selene Barblan ha scritto: ↑21/11/2023, 12:53 Ciao Namio, spero di non diventare scontata o ripetitiva nei miei commenti, ma quando leggo i tuoi racconti ci vedo sempre quella marcia in più che non mi permette di dare un voto inferiore al 5. Mi è piaciuta molto la descrizione dei luoghi, non come “posti” inanimati, ma legati alla gente che ci vive. E trovo molto approfondita e realistica la descrizione della lotta interiore della protagonista. Se confronto questo agli altri tuoi racconti devo dire che quelli che hanno più sapore di mare mi coinvolgono di più. Forse questo, essendo molto “carico”, mi ha entusiasmato meno, ma rimane come dicevo un’opera molto bella. Anche io ho notato la particolarità dei tempi verbali, e forse permettono un’immersione maggiore. Anche alcune espressioni che sono vicine alla cultura dei luoghi descritti, della gente.
Voto 5.
Hai colto uno dei miei tentativi: la descrizione dei luoghi. Le sequenze descrittive sono sempre lente, e rallentano il ritmo della narrazione. Spesso sono adoperate per questo motivo e alternate alle narrazioni o ai dialoghi. Spesso, però, annoiano il lettore. Ma se le descrizioni delle cose sono legate alle persone, come hai notato, e ho provato a fare, o alle azioni che queste compiono, le cose cambiano.
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Re: La prima ora della notte
Grazie per la lettura, un caro saluto.
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Bello l'effetto di nominare Elena, la mamma che ormai non c'è più.
Tutti i personaggi di fatto hanno un nome, non solo i fratellini che non fanno nulla, anche i ragazzini che giocano in strada, ma il papà no. Perché il papà no? E' voluto? Indipendentemente da ciò, l'elenco di nomi propri all'inzio può sembrare un po' fuorviante.
Il padre è la figura che più mi ha affascinata: sa che senza l'aiuto della figlia tutto sarebbe ancora più difficile, ma sa anche che ce la farebbe lo stesso. Faticherebbe di più, ma ce la farebbe. Una figura paterna invidiabile, ancora di più se in tempi da tende di lino. Un padre che lascia partire una figlia da sola, per andare a vivere lontano. Un padre che quando l'accompagna alla partenza, ha in viso solo amore e orgoglio. Una figura ben delineata e piacevole.
Ma il fatto Adele che sul momento di partire capisce che il suo ruolo (a più di 22 anni?????) è quello di tornare indietro ad accudire la famiglia, proprio non m'è andata giù. La ragazza sembra voler tornare indietro per un senso di colpa che lei stessa si convince sia un desiderio: o almeno, questo è il messaggio che ne ho colto e mi è parso anacronistico. Forse cedere la posizione di aiuto-padre al secondo figlio/a non sarebbe stato altrettanto poetico, ma...
Comunque è piacevolissimo da leggere.
Credo ci sia una svista qui: "E poi c’è la signora Carla, la sai" => credo volessi dire "lo sai".
Randagia, che è figlia unica e si vede
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Re: La prima ora della notte
Grazie per la simpatica recensione.
La Gara 16 - Cinque personaggi in cerca di storie
A cura di Manuela.
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Gara d'estate 2023 - La passe - e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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La Gara 2 - 7 modi originali di togliere/togliersi la vita
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Vivere con 500 euro al mese nonostante Equitalia
la normale vita quotidiana così come dovrebbe essere
Vi voglio dimostrare come con un po' di umiltà, di fantasia e di buon senso si possa vivere in questa caotica società, senza possedere grandi stipendi e perfino con Equitalia alle calcagna. Credetemi: è possibile, ed è bellissimo!
Vedi ANTEPRIMA (108,61 KB scaricato 238 volte).
Metropolis
antologia di opere ispirate da un ambiente metropolitano
Cosa succede in città? - Sì, è il titolo di una nota canzone, ma è anche la piazza principale in cui gli autori, mossi dal flash-mob del nostro concorso letterario, si sono dati appuntamento per raccontarci le loro fantasie metropolitane.
A cura di Massimo Baglione.
Contiene opere di: Gianluigi Nardo, Andrea Pozzali, Antonella Jacoli, Roberto Virdo', Francesco Pino, Giulia Rosati, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Ibbor OB, Umberto Pasqui, Annamaria Ricco, Eliana Farotto, Maria Spanu, Eliseo Palumbo, Andrea Teodorani, Stefania Paganelli, Alessandro Mazzi, Lidia Napoli, F. T. Leo, Selene Barblan, Stefano Bovi, Alessia Piemonte, Ida Dainese, Giovanni Di Monte.
Vedi ANTEPRIMA (297,62 KB scaricato 87 volte).
La Paura fa 90
90 racconti da 666 parole
Questo libro è una raccolta dei migliori testi che hanno partecipato alla selezione per l'antologia La Paura fa 90. Ci sono 90 racconti da non più di 666 parole. A chiudere l'antologia c'è un bellissimo racconto del maestro dell'horror Danilo Arona. Leggete questa antologia con cautela e a piccole dosi, perché altrimenti correte il rischio di avere terribili incubi!
A cura di Alessandro Napolitano e Massimo Baglione.
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