La ciambella del giovedì
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La ciambella del giovedì
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Re: Commento
Sono lusingata dalle tue parole, soprattutto per il significato che vuole trasmettere questo piccolo raconto. Per gli errori, appena ho modo di fermarmi, correggerò senz'altro e ti ringrazio per le segnalazioni.A. Giordano ha scritto: ↑24/12/2023, 16:57 Piccoli fatti della vita, appunto, solo in apparenza di poco valore ma non meno preziosi. Come mangiare una ciambella al pistacchio, bere un bicchiere d'acqua o una birra ghiacciata, osservare dalla finestra una coppia che si abbandona in piccole effusioni amorose...
Ritengo di fondamentale importanza, in quest'epoca di superficialità dilagante, osservare e dare il giusto peso alle piccole cose, che poi tanto piccole non sono. Siamo sommersi da informazioni, più o meno attendibili, che creano pregiudizi, false convinzioni, dove il web è aula, giudice, boia e ghigliottina. Dove anche esprimere un pensiero è divenuto impossibile, rendendoci degli individui esposti alla gogna pubblica. Un frammento di vita, apparentemente insignificante quello del protagonista, che, invece, nel suo quotidiano significa molto.
Rinnovo i miei ringraziamenti e ti auguro splendide e serene Feste.
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Scritto bene e con un significato che non è affatto banale e trito… come potrebbe sembrare il parlare dell'importanza delle piccole cose.
Le piccole cose… quelle che ci sembrano sempre dovute e che quindi derubrichiamo dalla lista delle cose importanti ma… ma che, in determinati momenti della vita, assumono un ruolo quasi salvifico… salvagenti nella depressione, solitudine o quando riusciamo ad osservare con occhi interiori il mondo che ci circonda.
Jacopo
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Re: Commento
Grazie, Jacopo, per le tue parole. Il titolo è appositamente improntato su una cosa semplice, apparentemente insignificante. E' proprio quello il punto cardine di tutto il racconto, un frammento di vita quotidiana in superficie appare banale, ma per ognuno di noi puo' avere peso.Jacopo Serafinelli ha scritto: ↑28/12/2023, 13:19 Non pensavo di leggerlo, il titolo non mi attirava ma poi mi sono detto: ma sì và!
Scritto bene e con un significato che non è affatto banale e trito… come potrebbe sembrare il parlare dell'importanza delle piccole cose.
Le piccole cose… quelle che ci sembrano sempre dovute e che quindi derubrichiamo dalla lista delle cose importanti ma… ma che, in determinati momenti della vita, assumono un ruolo quasi salvifico… salvagenti nella depressione, solitudine o quando riusciamo ad osservare con occhi interiori il mondo che ci circonda.
Jacopo
Andando avanti nella vita ho capito che le cose che diamo per scontato o dovute sono quelle che, nel momento in cui non ci sono, mancano di più. Eppure le lasciamo lì abbandonate finchè non svaniscono per poi pentircene. Ahh, siamo proprio strani come esseri...
Rinnovo i miei ringraziamenti per aver speso 11.000 caratteri, apparentemente insignificanti sulla carta, per leggermi!
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Commento La ciambella del giovedì
alla fine sono tornato a casa alle dieci, tutto zuppo – rispose, con tono rassegnato, sapendo dentro di sé che anche quel giorno sarebbe tornato a casa tardi.
Non volendo ripetere la frase - tornato a casa - propongo - alla fine sono tornato a casa alle dieci, tutto zuppo, – rispose, con tono rassegnato, sapendo dentro di sé che anche quella sera non gli sarebbe andata meglio.
poi si allagherà del tutto – preferisco: poi si allagherà del tutto, -
Decise di poter continuare il suo lavoro e lasciare i pensieri per la sera, quando poteva essere e decidere quel che voleva - - poter … poteva - - decise … decidere
supervisore. Un uomo alto e secco, si era chiesto – proposta - - supervisore: un uomo alto e secco. Si era chiesto...
decise di sbarazzarsene, ma doveva prima ricopiare tutto sui floppy e non ne aveva voglia, così rimandava, giorno dopo giorno, senza decidersi mai - - decise … decidersi
dottor Eraldi, intento a consegnare il lavoro e filare via prima delle sette. - - proposta - - dottor Eraldi, consegnargli il lavoro e filare via prima delle sette.
pensò che fare otto piani a piedi fosse assai scomodo. Volle stare nei suoi pensieri, - -pensò … pensieri
refuso - - e si vesti di fretta - - vestì
refuso - - Da dietro senti - - sentì
stessa domanda- Disse, ridendo. - - proposta - stessa domanda, - disse ridendo.
- - concludendo:
Dovresti vedere di ridurre l’uso del vocabolo pensieri e affini: ne avrei contati una quindicina.
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Un racconto di piccole cose che spesso chiamiamo banalità, ma è un errore. Sono proprio loro, infatti, a riempirci la vita, donandoci quella serenità che il nostro mondo frenetico ha smarrito.
Voto 4
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Re: Commento
Grazie mille, Raffaella. Non smettiamo mai di stupirci e soprattutto non fermiamoci mai alle apparenze.Raffaella villaschi ha scritto: ↑28/12/2023, 19:27 Bellissima, mi piace molto come hai descritto Nicola il personaggio essenziale del racconto, parole veramente soddisfacenti, un racconto che solo il titolo mi ha incuriosito, infatti il protagonista mi è piaciuto molto, anche il suo capo ha avuto per lui una reazione positiva nel suo essere, quindi il mio voto è 5.
A presto!!!
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Re: La ciambella del giovedì
Ti ringrazio molto per le tue parole, hai proprio ragione sull'ipocrisia dilagante. Su argomenti importanti non basterebbe mai una ciambella per scordare chi ti ha denigrato, chi ti ha escluso (vedasi ultimi anni), chi ha cacciato il proprio figlio perché contrario, chi è stato zitto di fronte alle ingiurie e mi fermo perché la lista diventerebbe troppo lunga. Non si scordano certe cose, si possono solo modellare e fare tesoro di quanto appreso (un sasso tirato potrebbe diventare un gioiello di alta fattura, nelle mani di un artigiano paziente).Andr60 ha scritto: ↑29/12/2023, 10:17 Condivido le osservazioni di chi mi ha preceduto, sia nei contenuti che nelle annotazioni formali, forse in alcune frasi avrei usato il trapassato prossimo. Quasi sempre ci fermiamo alla prima impressione nel giudicare il prossimo, e spesso ci sbagliamo. L' uso compulsivo dei social purtroppo ha generalizzato la tendenza a offrire un'immagine di sé stereotipata e rassicurante, col risultato di una dilagante ipocrisia e terrore di esprimere opinioni discordanti. Alla fine, non c'è niente di meglio di una ciambella ripiena per scordare tutti i guai
Rinnovo il mio ringraziamento e ti prego, quando hai un momento, di mettere "commento" nel titolo affinché il tuo voto risulti valido
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Re: Commento La ciambella del giovedì
Grazie mille, Alberto. Il tuo occhio vigile è come un farò nella buia vallata della scrittura. Per questo servono i consigli, le critiche, le correzioni.Alberto Marcolli ha scritto: ↑02/01/2024, 13:52 Refuso - tutto cio a cui
alla fine sono tornato a casa alle dieci, tutto zuppo – rispose, con tono rassegnato, sapendo dentro di sé che anche quel giorno sarebbe tornato a casa tardi.
Non volendo ripetere la frase - tornato a casa - propongo - alla fine sono tornato a casa alle dieci, tutto zuppo, – rispose, con tono rassegnato, sapendo dentro di sé che anche quella sera non gli sarebbe andata meglio.
poi si allagherà del tutto – preferisco: poi si allagherà del tutto, -
Decise di poter continuare il suo lavoro e lasciare i pensieri per la sera, quando poteva essere e decidere quel che voleva - - poter … poteva - - decise … decidere
supervisore. Un uomo alto e secco, si era chiesto – proposta - - supervisore: un uomo alto e secco. Si era chiesto...
decise di sbarazzarsene, ma doveva prima ricopiare tutto sui floppy e non ne aveva voglia, così rimandava, giorno dopo giorno, senza decidersi mai - - decise … decidersi
dottor Eraldi, intento a consegnare il lavoro e filare via prima delle sette. - - proposta - - dottor Eraldi, consegnargli il lavoro e filare via prima delle sette.
pensò che fare otto piani a piedi fosse assai scomodo. Volle stare nei suoi pensieri, - -pensò … pensieri
refuso - - e si vesti di fretta - - vestì
refuso - - Da dietro senti - - sentì
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Dovresti vedere di ridurre l’uso del vocabolo pensieri e affini: ne avrei contati una quindicina.
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Un racconto di piccole cose che spesso chiamiamo banalità, ma è un errore. Sono proprio loro, infatti, a riempirci la vita, donandoci quella serenità che il nostro mondo frenetico ha smarrito.
Voto 4
Le piccole cose, infatti, fanno la differenza. Quelle ripetizioni che per noi sembrerebbero irrilevanti costituiscono delle, metaforicamente parlando, "chiazzette" sullo schermo che ci disturbano la vista.
Corro a correggere, a presto!!
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Re: Commento
Grazie infinite, Marirosa. Condivido con te quanto detto finora, a presto!!Marirosa ha scritto: ↑06/01/2024, 15:50 Il titolo mi ha incuriosito, il testo mi ha catturato. È proprio vero: le "piccole" cose della quotidianità, che quasi si danno scontate, sono fondamentali e possono fare davvero la differenza nella vita di una persona. Spesso non si bada ai dettagli, e ci si crea dei preconcetti sulle situazioni ed anche sulle persone, che invece possono sorprenderci, se gliene diamo la possibilità, proprio come accaduto in questo racconto, che è più uno spaccato di vita semplice ma per nulla banale. Mi è piaciuto molto, davvero, i miei complimenti, sia per l'idea che per il messaggio di fondo ma soprattutto per il modo in cui è esposto il tutto e per la scrittura fluida. Voto 5.
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Aveva le scatole piene di quelle frasi fatte, trite e ritrite, che lo infastidivano fino all'orripilazione;
Il termine orripilazione non mi suona bene.
Si poggiò a un corrimano del passaggio pedonale per riprendersi, ma non riuscì neanche a respirare quando da lontano sentì:
La seconda parte della frase secondo me andrebbe rivista
La collega invasiva del quarto piano, ufficio contabilità, che più di quindici anni fa ebbe una cotta per lui.
Il termine invasiva per quanto immagine vivida di pianta infestante secondo me stona, poi, ma forse sbaglio, sarebbe meglio „aveva avuto“ anziché „ebbe“.
Alda rimase sconcertata, con la mano tesa, guardando Nicola allontanarsi, ma si promise di andarlo a trovare nel suo ufficio; nessuno aveva mai osato scaricare la Alda, colei che emanava luce e ottimismo quando passava per i corridoi, coi suoi tacchetti battenti a ritmo sul laminato scivoloso.
Questo passaggio secondo me è un po‘ fuori contesto, ha una vena ironica che però per come la vedo io non coincide con lo stile del racconto e inoltre mi sembra una digressione che non serve tanto alla storia.
Prese quel fascicolo, lo spillò e lo mise nella cartella da consegnare al dottor Eraldi, il suo supervisore. Un uomo alto e secco; si era chiesto spesso come facesse a stare in piedi, sembrava come, in un attimo, il vento lo portasse via.
L‘ultima parte della frase andrebbe riformulata.
Mentre apriva la porta per uscire si ricordò che doveva spegnere il computer, non poteva lasciarlo acceso fino al giorno dopo, sapeva si sarebbe bloccato; quel catorcio neanche rispondeva più ai comandi, un dinosauro con quattro schede di archiviazione, da lui installate, che arrancava sempre più. Un giorno decise di sbarazzarsene, ma doveva prima ricopiare tutto sui floppy e non ne aveva voglia, così rimandava, giorno dopo giorno.
Secondo me tutto questo passaggio potrebbe venire sforbiciato…
Nicola rimase un po' di tempo fermo, per poi porgere il fascicolo ed esprimere la sua stima verso l'Eraldi, pensando di averlo da sempre frainteso.
Qui secondo me non si capisce bene come „esprime la sua stima“
Si salutarono, e Nicola uscì dalla stanza pieno di pensieri, quei blocchi di granito che giacevano nella sua mente si sgretolarono di getto, lasciando spazio a nuovi e scintillanti blocchi da ricostruire, alla luce di quanto udito nella stanza.
Qua il paragone tra pensieri e blocchino granito viene presentato come fosse già chiaro, penso che sarebbe meglio riformulare magari togliendo „quei“, ad esempio uscì dalla stanza pieno di pensieri, che, come blocchi di granito, giacevano nella sua mente…
Giunse di fronte alla sbarra del garage, ma il telecomando non funzionava; dovette scendere dalla macchina e azionare il comando da dentro, pensò che un giorno avrebbe preso un’ascia e spaccato quel maledetto arnese. Da quando lo avevano installato, otto anni fa, non aveva funzionato mai pienamente e ne aveva le scatole piene delle cose che funzionavano a metà.
Anche questo passaggio secondo me non è tanto funzionale al racconto, inoltre mi suona meglio otto anni prima e non otto anni fa.
Mangiò quella tristissima cena fatta di una scatoletta di tonno e dei pomodori che aveva nel frigo, intrisi di maionese, quella delicata della Calvè, che a lui piaceva oltremodo. Aprì una rosetta e ci schiaffò dentro quel miscuglio ormai indistinto, che divorò in quattro bocconi, dissetandosi con una Ichnusa non filtrata, ghiacciata. Pensò che le meraviglie del mondo, talvolta, risiedessero nelle cose più stupide e ridicole, come bere una birra ghiacciata e osservare dalla finestra una coppia, che si lascia andare in effusioni amorose, sulla panchina della fermata del bus.
Questo passaggio secondo me è molto bello.
In una serata uggiosa e noiosa, decise di lavarsi i denti e mettersi a dormire, non avendo neanche voglia di guardare il suo programma serale, quella trasmissione di politica, in cui gli ospiti sono intenti a fare polemiche sterili per aumentare l’audience: aveva le scatole piene anche di quella roba.
In una serata uggiosa… messa così sembra che parli di un’altra giornata, metterei in quella serata uggiosa, o altro.. e snellirei tutto il passaggio.
La notte infine giunse e la città si silenziò gradualmente, permettendogli di addormentarsi in pochi secondi.
Sì silenziò… mi da l’impressione di un cellulare, secondo me starebbe meglio riformulata, ad esempio la città si fece gradualmente silenziosa
Pensò di non riuscire più a dormire, e si vestì di fretta, indossò il trench, quello marrone e concio come uno straccio; era affezionato a quell’abito, nonostante fosse abbruttito dal tempo, gli fu regalato in giovane età dalla sua mamma, quando discusse la tesi di laurea.
Rivedrei i tempi verbali dell’ultima parte, e “pensò di non riuscire più a dormire” lo direi in altro modo
Sono comunque mie opinioni, prendile per quello che sono.
Globalmente trovo che la storia sia bella ma gli aspetti di cui ti ho parlato la penalizzano un po’, il mio voto sarebbe , così com’è adesso, un 3 e mezzo, arrotondo al 4 perché do più importanza al contenuto e, inoltre, con qualche modifica se vorrai farla sarà ancora più armonioso.
Scusa il romanzo!
Voto 4
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ti restituisco la visita.
Dov'è la storia? Non sempre è necessaria (sebbene è quella, che cerco sempre), o meglio, non deve essere una "storia" di quelle con principio e fine: può essere una giornata come quella di Nicola, e allora va letta diversamente.
Attimi semplici richiedono una lettura semplice, e tu riesci a renderla tale con una scrittura semplice.
Alle volte infili virgole (interruzioni nella lettura) dove non le vorresti, come in
osservare dalla finestra una coppia, che si lascia andare in effusioni amorose, sulla panchina della fermata del bus.
Qui le virgole di troppo sono addirittura due. È una faccenda di ritmo, di tempi, di accenti: stacchi la coppia dalle loro effusioni, e le loro effusioni dalla panchina... Perché? È una bellissima immagine, senza virgole.
Altre volte ti sei persa nella scrittura:
Aveva le scatole piene di quelle frasi fatte, trite e ritrite, che lo infastidivano fino all'orripilazione;
Non so cosa volessi scrivere, ma era davvero "orripilazione" il termine? Come scrittore (posso sbagliare) ho sentito che cercassi un altro termine (in ciò confortato da quel "che lo infastidivano") e ci hai infilato "orripilazione". Datti il tempo per trovare il termine giusto: quando trovi il termine giusto, il lettore "risuona" con te.
Altre volte ti perdi dietro il ricreare un effetto:
Uno scricchiolio preoccupante accese in Nicola un disagio, una sensazione che gli cingeva la gola. Si guardò attorno e l'abitacolo sembrò più piccolo e angusto, sentiva l'odore della moquette sotto i piedi e, non riuscendo più a muoversi, si poggiò allo specchio con la mano sulla testa per riposare.
Lo scatto delle porte gli portò sollievo e uscì di fretta per riprendere fiato.
Sì, ok, ma in cosa risulta questa sensazione? Se è un contraltare alla "riscoperta" del capo come persona, per me è un po' sopra le righe, un po' esagerato. Ma il punto è che lo fai spesso, più come un'interessante excursus letterario, che come un elemento della trama. Purtroppo, per il lettore ogni sbavatura può essere una distrazione.
Oppure, i due paragrafi sul trench:
Pensò di non riuscire più a dormire, e si vestì di fretta, indossò il trench, quello marrone e concio come uno straccio; era affezionato a quell’abito, nonostante fosse abbruttito dal tempo, gli fu regalato in giovane età dalla sua mamma, quando discusse la tesi di laurea.
Pensò che gli avesse portato fortuna, e decise di tenerlo per lungo tempo, talmente tanto che diventò un pezzo di Nicola.
"era affezionato a quell'abito" è una sensazione che restituisci già con l'immagine della mamma e della tesi di laurea. Che l'abbia tenuto per lungo tempo l'hai già detto quando scrivi cos'è che l'ha "abbruttito", quindi "decise di tenerlo, talmente a lungo che..." sarebbe sufficiente.
Alda. Che fine ha fatto? Lui, perché non ci va più? Hai indotto nel lettore una curiosità abbastanza forte, e ora la lasci appesa così?
Insomma, se devo essere sincero, sono perplesso: dimostri di saper studiare le situazioni, anche complicate, e in modo profondo, ma siccome non segui un filo conduttore, lasci che sia la scrittura (non la storia) a portarti per mano. Segui la storia, lasciati raccontare la storia, raccontaci la storia, e sono sicuro che avremo delle belle cose da leggere.
A presto!
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Re: Commento
Ti ringrazio molto per le tue considerazioni, sei una lettrice attenta e sensibile.Selene Barblan ha scritto: ↑14/01/2024, 8:28 Buongiorno Maria, ho letto a più riprese il tuo racconto e quello che mi è piaciuto è come hai trasmesso il messaggio o forse si può dire l’anima del racconto. Non amo quando in modo esplicito e come in un manuale l’autore cerca di “convincere” il lettore di qualcosa, primo perché non lo trovo piacevole da leggere e secondo perché trovo fastidioso il tentativo di imporsi, con le proprie idee. Qui, appunto, non succede e trovo parlante il fatto che due persone che, apparentemente molto distanti, per coincidenze o avvenimenti semplici e quotidiani si ritrovano più simili di quanto non si sarebbero mai immaginati. Anche alcuni passaggi che riguardano più l’interiorità del protagonista sono efficaci e permettono di immedesimarsi nel suo vissuto. Complessivamente trovo il racconto ben strutturato e coerente; a livello stilistico invece ci sono degli aspetti che non mi convincono e riguardano in generale il fatto che secondo me alcune parti sono „di troppo“ e distolgono l’attenzione dal flusso narrativo, inoltre a me pare ci siano delle imprecisioni e delle scelte di termini che potrebbero essere rivisti. Faccio qualche esempio:
...
Scusa il romanzo!
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Non ti rispondo punto per punto, sono d'accordo con maggior parte delle tue osservazioni e correggerò delle frasi magari formulate in modo non corretto.
Il termine "orripilazione" è stata una scelta voluta, ho utilizzato appositamente questa parola proprio per far sentire le sensazioni che ho percepito io nella scelta.
(orripilazione: Fenomeno per il quale la pelle presenta transitoriamente numerosi piccoli rilievi conici in corrispondenza dei follicoli piliferi, e insieme tendenza dei peli a drizzarsi; è provocato dal freddo o da emozioni.) ho utilizzato questo termine primo per il suo significato letterale e, in secondo luogo, per le sensazioni che scatena: anche mio marito quando ha letto il racconto, la prima cosa che mi ha sottolineato è una sensazione negativa nel leggere questa parola, ed era proprio quello che volevo intendere. Ovviamente essendo soggettivo, puo' piacere o non, sinceramente non ho riflettuto sul fatto stilistico, ma piuttosto sul dare un'immagine del grado di fastidio che si prova (a leggere la parola, e il fastidio che Nicola prova, come tutti noi quando ne abbiamo veramente le scatole piene delle solite frasi. Oggi a maggior ragione, ti trovi a parlare con la maggioranza delle persone che neanche sembrano reali, parlano solamente per frasi fatte, battute da bar, intellettualoidi da wikipedia, completamente assoggettati ad un vortice di pensieri non propri, imboccati come i bambini.
Questo sentimento dilagante sta contagiando il mondo, per questo motivo ho voluto dare questa nuance al racconto.
Per quanto riguardano le altre osservazioni le trovo giuste, rileggendo c'è qualcosa che va armonizzato, qualche frase da riformulare e qualche verbo da modificare.
I tuoi commenti sono sempre preziosi, la sensibilità con cui approcci un racconto permette di carpire le tue sensazioni e farle proprie, per questo ti ringrazio di cuore.
A presto, Selene!
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Re: Commento
Ciao, Marino.
Ti ringrazio per le tue osservazioni, sempre attente e utili.
Sul termine "orripilazione" ho risposto nel commento precedente; la scelta è stata ragionata e ricercata, appunto per creare la sensazione che sia tu che Selene avete provato. Ha funzionato? secondo me sì, ovviamente poi la soggettività giuoca un ruolo fondamentale, ma l'intento era scatenare nel lettore quella sensazione di diniego, disappunto (lo stesso che prova Nicola) e non ci sarei riuscita se avessi utilizzato un termine diciamo un o' più "soft".
Sull'argomento virgole, purtroppo mi sono fatta prendere la mano, ma mi occuperò di fare una sforbiciata per armonizzare il tutto. (questo racconto è nato nell'Officina di Namio, è stato per me una piccola vittoria. Namio mi ha permesso di ampliare le mie conoscenze e osare. Finalmente non scrivevo più solo quello che mi passava per la mente, ma ho studiato prima la storia, lo scheletro del racconto, i personaggi per poi lasciarmi andare al flusso della scrittura. Sono autodidatta, ma i preziosi consigli di Namio mi hanno permesso di vedere oltre, avere il coraggio di sabotarmi e cambiare prospettiva. Non dico di aver trovato tutte le risposte, anzi sono solo all'inizio, ma mi sono in qualche modo "sbloccata")
Per quanto riguarda Alda; beh, non ci crederai, anche io avrei voluto dire di più, ma mi sembrava una scelta giusta lasciarla lì (misteriosa, una storia mai conclusa come il cambio del computer di Nicola, promesse promesse(tant'è che Nicola si ripromette di andarla a trovare, senza farlo), mai mantenute o situazioni mai concluse. Come spesso capita nella vita di tutti i giorni, si lascia per strada qualcosa, si lasciano in sospeso molti rapporti ecc ecc.) Questo è stato il sentimento che mi ha portato a lasciare in sospeso Alda.
"Sì, ok, ma in cosa risulta questa sensazione? Se è un contraltare alla "riscoperta" del capo come persona, per me è un po' sopra le righe, un po' esagerato. Ma il punto è che lo fai spesso, più come un'interessante excursus letterario, che come un elemento della trama. Purtroppo, per il lettore ogni sbavatura può essere una distrazione."
Se ci fai caso già dall'inizio del racconto Nicola prova queste sensazioni (alla metro, nell'ascensore), visto che io stessa sono in difficoltà nei spazi angusti e affollati, ho regalato al racconto un piccolo pezzo di me, rendendo Nicola claustrofobico. Non si tratta della soggezione del capo, bensì una sua "patologia" diciamo.
Nel mentre ho pubblicato questo racconto, la storia si è allargata. Ho scritto due "costole", stessa giornata vista da Eraldi e vista da Alda, che potenzialmente potrebbero unirsi al racconto principale ed essere suddivisi in capitoli. ( ho in mente di dare la stessa sensazione che provai quando vidi "Signori, il delitto è servito." con Tim Curry. Alla fine del film ci sono una serie di intrecci, visti dai vari personaggi. Credo che possa essere una buona idea, ma ci sto lavorando ancora)
Ovviamente sono andata fuori con il limite delle battute, ma quando lo finirò credo di pubblicarlo qui.
Ti ringrazio nuovamente per le tue parole e mi farà piacere se leggerai questo mio commento.
A presto!
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Re: La ciambella del giovedì
ovviamente sì, rileggo sempre le risposte degli autori, anche perché lì comincia lo scambio di idee!
Antonio ha scomodato la Treccani (io non l'avevo fatto per pigrizia: è accessibile su internet, quindi non usarla è davvero pigrizia) e ha restituito il senso che, in effetti, "orripilazione" suscita. Ovviamente la Treccani deve elencare tutti i casi nei quali il termine può essere usato, e ciascuno di noi ha invece il proprio particolare rapporto con ciascuna parola, ma il motivo perché in comune l'abbiamo trovata non azzeccatissima è ora evidente: sì, è da far rizzare i peli (accapponare la pelle), ma per lo spavento o il raccapriccio (io avrei aggiunto il disgusto come quello causato da un massacro efferato, ma qui entriamo nel regno delle percezioni personali, e scrivere bene ha a che vedere con la comunicazione, non solo con l'espressione).
Sono invece molto moltissimo convinto quando dici che hai scelto di non approfondire cosa succede ad Alda e altri momenti del racconto per i motivi che hai indicato: è una scelta coraggiosa (la tentazione di chiudere tutto è sempre lì in agguato) e ti è ben riuscita, soprattutto in considerazione del fatto che invece riprendi gli stessi momenti altrove, in un lavoro più ampio. Lo spazio di queste gare è spesso tiranno, quindi valuto positivamente il peso che hai dato ai momenti scelti o esclusi, oltre al fatto che effettivamente, grazie anche a una buona scrittura (e trama), danno voglia di saperne di più.
Sulla claustrofobia, non avevo realizzato che le sensazioni di Nicola fossero dovute a quello. Non so come, ma qualcosa che leghi insieme i momenti di espressione di questa sua fobia chiarirebbe la cosa, tipo "un'altra volta" o "la stessa sensazione di..." Il prossimo incontro col capo aveva diretto la mia attenzione su questo momento e non sull'altro.
A rileggerti presto!
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intanto per la sua semplicità. sembra che in ogni momento possa accadere qualcosa di particolare e invece va tutto liscio.
e questo fatto sorprende il lettore.
poi l'argomento, cioè la quotidianità delle persone.
e poi anche il rendersi conto che il superiore non è come pensavi tu, ossia che l'apparenza spesso inganna.
devo però sottolineare che vi sono un po' di errori da sistemare, parecchie virgole in eccesso e la mancata chiusura di un dialogo (si passa dal parlato al raccontato senza trattino).
però, ripeto, mi è piaciuto e lo premio
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Re: Commento
Ciao Maria, capisco il tuo discorso, anche a me sembra che pian piano (o forse veloce veloce) scivoliamo sempre più nella superficialità. Quel termine che tu hai scelto e che a me non è piaciuto, sicuramente spicca e quindi in sé è efficace. Perciò fai bene a lasciarlo così com’è. Anche a me spesso capita, in questo contesto ma anche altrove, dii ricevere suggerimenti che ritengo per lo meno in parte opportuni, ma che decido di non seguire. Perché ciò che scriviamo fa parte di noi e abbiamo le nostre ragioni per fare in un modo piuttosto che in un altro. Sono felice che tu abbia apprezzato il mio commento, a presto, buon lavoroMaria Spanu ha scritto: ↑16/02/2024, 13:12 Ti ringrazio molto per le tue considerazioni, sei una lettrice attenta e sensibile.
Non ti rispondo punto per punto, sono d'accordo con maggior parte delle tue osservazioni e correggerò delle frasi magari formulate in modo non corretto.
Il termine "orripilazione" è stata una scelta voluta, ho utilizzato appositamente questa parola proprio per far sentire le sensazioni che ho percepito io nella scelta.
(orripilazione: Fenomeno per il quale la pelle presenta transitoriamente numerosi piccoli rilievi conici in corrispondenza dei follicoli piliferi, e insieme tendenza dei peli a drizzarsi; è provocato dal freddo o da emozioni.) ho utilizzato questo termine primo per il suo significato letterale e, in secondo luogo, per le sensazioni che scatena: anche mio marito quando ha letto il racconto, la prima cosa che mi ha sottolineato è una sensazione negativa nel leggere questa parola, ed era proprio quello che volevo intendere. Ovviamente essendo soggettivo, puo' piacere o non, sinceramente non ho riflettuto sul fatto stilistico, ma piuttosto sul dare un'immagine del grado di fastidio che si prova (a leggere la parola, e il fastidio che Nicola prova, come tutti noi quando ne abbiamo veramente le scatole piene delle solite frasi. Oggi a maggior ragione, ti trovi a parlare con la maggioranza delle persone che neanche sembrano reali, parlano solamente per frasi fatte, battute da bar, intellettualoidi da wikipedia, completamente assoggettati ad un vortice di pensieri non propri, imboccati come i bambini.
Questo sentimento dilagante sta contagiando il mondo, per questo motivo ho voluto dare questa nuance al racconto.
Per quanto riguardano le altre osservazioni le trovo giuste, rileggendo c'è qualcosa che va armonizzato, qualche frase da riformulare e qualche verbo da modificare.
I tuoi commenti sono sempre preziosi, la sensibilità con cui approcci un racconto permette di carpire le tue sensazioni e farle proprie, per questo ti ringrazio di cuore.
A presto, Selene!
Cuori di fiele
antologia di opere ispirate all'ineluttabile tormento
A cura di Roberto Virdo'.
Contiene opere di: Marcello Rizza, Ida Daneri, Francesca Paolucci, Enrico Teodorani, Mario Flammia, Francesca La Froscia, Ibbor OB, Alessandro Mazzi, Marco Fusi, Peter Hubscher, Marco Pugacioff, Giacomo Baù, Essea, Francesco Pino, Franco Giori, Umberto Pasqui, Giacomo Maccari, Annamaria Ricco, Monica Galli, Nicolandrea Riccio, Andrea Teodorani, Andr60.
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La Paura fa 90
90 racconti da 666 parole
Questo libro è una raccolta dei migliori testi che hanno partecipato alla selezione per l'antologia La Paura fa 90. Ci sono 90 racconti da non più di 666 parole. A chiudere l'antologia c'è un bellissimo racconto del maestro dell'horror Danilo Arona. Leggete questa antologia con cautela e a piccole dosi, perché altrimenti correte il rischio di avere terribili incubi!
A cura di Alessandro Napolitano e Massimo Baglione.
Contiene opere di: Maria Arca, Pia Barletta, Ariase Barretta, Cristiana Bartolini, Eva Bassa, Maria Cristina Biasoli, Patrizia Birtolo, Andrea Borla, Michele Campagna, Massimiliano Campo, Claudio Candia, Carmine Cantile, Riccardo Carli Ballola, Matteo Carriero, Polissena Cerolini, Tommaso Chimenti, Leonardo Colombi, Alessandro M. Colombo, Lorenzo Coltellacci, Lorenzo Crescentini, Igor De Amicis, Diego Di Dio, Angela Di Salvo, Stefano di Stasio, Bruno Elpis, Valeria Esposito, Dante Esti, Greta Fantini, Emilio Floretto Sergi, Caterina Franciosi, Mario Frigerio, Riccardo Fumagalli, Franco Fusè, Matteo Gambaro, Roberto Gatto, Gianluca Gendusa, Giorgia Rebecca Gironi, Vincenza Giubilei, Emiliano Gotelli, Fabio Granella, Mauro Gualtieri, Roberto Guarnieri, Giuseppe Guerrini, Joshi Spawnbrød, Margherita Lamatrice, Igor Lampis, Tania Maffei, Giuseppe Mallozzi, Stefano Mallus, Matteo Mancini, Claudia Mancosu, Azzurra Mangani, Andrea Marà, Manuela Mariani, Lorenzo Marone, Marco Marulli, Miriam Mastrovito, Elisa Matteini, Raffaella Munno, Alessandro Napolitano, Roberto Napolitano, Giuseppe Novellino, Sergio Oricci, Amigdala Pala, Alex Panigada, Federico Pergolini, Maria Lidia Petrulli, Daniele Picciuti, Sonia Piras, Gian Filippo Pizzo, Lorenzo Pompeo, Massimiliano Prandini, Marco Ricciardi, Tiziana Ritacco, Angelo Rosselli, Filippo Santaniello, Gianluca Santini, Emma Saponaro, Francesco Scardone, Giacomo Scotti, Ser Stefano, Antonella Spennacchio, Ilaria Spes, Antonietta Terzano, Angela Maria Tiberi, Anna Toro, Alberto Tristano, Giuseppe Troccoli, Cosimo Vitiello, Alain Voudì, Danilo Arona.
I sogni di Titano
Il "cubo sognatore" su Titano aveva rivelato una verità sconvolgente sull'Umanità, sulla Galassia e, in definitiva, sull'intero Universo, una verità capace di suscitare interrogativi sufficienti per una vita intera. Come poteva essere bonariamente digerito il concetto che la nostra civiltà, la nostra tecnologia e tutto ciò che riguardava l'Umanità… non esisteva?
"Siamo solo… i sogni di Titano", aveva riportato il comandante Sylvia Harrison dopo il primo contatto col cubo, ma in che modo avrebbe potuto l'orgoglio dell'Uomo accettarlo? Ovviamente, l'insaziabile sete di conoscenza dell'Essere umano anelava delle risposte, e la sua naturale curiosità non poteva che spingerlo alla ricerca dell'origine del cubo e delle ragioni della sua peculiare funzione.
Gli autori GLAUCO De BONA (vincitore del Premio Urania 2013) e MASSIMO BAGLIONE (amministratore di BraviAutori.it) vi presentano una versione alternativa del "Tutto" che vi lascerà senza parole. Di Glauco De Bona e Massimo Baglione.
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Nota: questo libro non proviene dai nostri concorsi ma è opera di uno o più soci fondatori dell'Associazione culturale.
Calendario BraviAutori.it "Writer Factor" 2013 - (in bianco e nero)
A cura di Tullio Aragona.
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Gara d'inverno 2019-2020 - La luce dell'Est, e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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Gara d'estate 2023 - La passe - e gli altri racconti
A cura di Massimo Baglione.
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