Recensione o commento # 1, data 12:38:05, 20/02/2022
Per quello che riguarda la sensazione di sapersi guardare e giudicare da fuori dall'IO pensante, ho anche io una percezione simile. Il "problema" dal mio punto di vista è che se tu definisci questa tua parte Altro e questo Altro parte di un Tutto che forse ritornerà ad esso dopo la morte, qualcosa allora non torna. Se Altro è parte di un Tutto non avrebbe bisogno di sapere di se stesso perché esso stesso (Altro) è già quello che cerchi di sapere, ma non puoi spiegare, capire, definire ne con l'IO ne con la ragione. Non può essere Altro che chiede all'IO il perché, essendo esso stesso la risposta, ma l'IO che chiede ad Altro. Se tu capisci e hai veramente compreso (intuizione) di essere Altro, Altro non può dubitare del Tutto essendo già esso parte del Tutto. Se questo tuo Altro chiede perché di questa gabbia che lo imprigiona all'IO (fino a qui ti seguo perché lo provo sulla mia pelle, quando dicevo che il mio "paradiso" sarebbe già smettere di essere IO mi basta questo), l'IO non può dare risposta che è quello che sto dicendo da quando abbiamo iniziato questo dibattito, non possiamo avere risposta al "perché?" semplicemente perché l'IO e la nostra ragione non riuscirebbero neanche a comprenderla. Questo logicamente vuol dire che il tuo Altro cerca solo di dissipare i dubbi che l'IO ti pone continuamente sull'essere Altro, sulla paura dell'ignoto che io chiamo Tutto, ti pone il dilemma che non esista proprio niente al di là di quello che può spiegare e definire con la ragione. Per questo serve la fede in Tutto (Dio, Universo, come lo vuoi chiamare va bene) affinché la tua consapevolezza interiore di essere Altro superi anche i dubbi dell'IO. Per questo motivo in fondo non servono le religioni, nonostante seminano in noi parte di questa consapevolezza, perché è solo dentro di noi che poi giochiamo questa partita, siamo noi la chiesa di noi stessi è dentro di noi il Tutto, non in muri di cemento, dogmi o dentro libri, bisogna solo percepire veramente questa consapevolezza e avere una vera fede in questo (per questo l'Altro che so di essere, non ha bisogno di chiedere o meglio di spiegare all'IO il perché, uno perché non lo comprenderebbe e due semplicemente perché Altro che sento di essere ha fede, si riconosce e sa di essere a sua volta parte di questo Tutto, e dal momento che Altro è parte di Tutto non ha bisogno ne di farsi domande ne di cercare risposte. Il mio IO per questo accetta anche quello che non comprende e sa di non potere capire, accetta di essere quello che sappiamo di non potere sapere). Non è facile spiegarlo a parole, penso che non trovi una pace interiore proprio perché possiedi e hai intuizione di tutto questo, ma ancora non nutri un vero sentire interiore, una vera fede e consapevolezza dentro di te che dissipa o quantomeno supera i tuoi stessi dubbi. Comprendo che sia difficile seguire il mio discorso, ma non ti sto dicendo che tu devi smettere di farti queste domande, se nel tuo profondo hai bisogno di farti queste domande è perché hai ancora bisogno di cercare delle risposte, non devi seguire per forza il mio modo di sentire queste cose. Devi sentire e seguire quella che è la tua verità non la mia, per l'esatto motivo che avevo detto prima, io posso avere solo la mia verità non la tua ne quella di nessun altro, la posso condividere e cercare di spiegare, ma quando scrivo parlo solo di me stesso e a me stesso, di quello che sento e intuisco dentro di me. Se questo poi porta a uno spunto riflessivo anche in altri ben venga, posso dare un mio sentire affinché altri inizino a riflettere a loro volta in loro stessi e cerchino o intuiscano quella che invece possa essere la loro verità.
risposta dell'autore, data 16:59:21, 20/02/2022
È chiarissimo: tu hai fede, io sono ateo; tu sei tranquillo, io disperato. Dovrei pensare al suicidio della mia ragione in favore di una comoda e obnubliante esistenza : questo mi provoca orrore! ▷ Suicidio | opera di Giancarlo Rizzo | per Tutti | genere: Filosofia | su
BraviAutori.it