La fede nella logica
Descrizione: La logica si basa sulla natura umana, sul modo di connettere dei neuroni che non vedono altro o non possono vedere altro.
Incipit: Chi dice che i neuroni hanno ragione? Possono dirlo solo altri neuroni. La cosa mi puzza!
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O tutto è falso, quindi ogni legge che comprendiamo reale, reale non è, oppure, se lo sono, allora che la cosa ti puzzi o meno non cambia la realtà oggettiva né di te stesso, né della specie, né di tutto ciò che con essa viene, o con cui essa si pone in una qualsiasi interazione, sia fisica che mentale, che è sempre basata, dettata, permessa e compresa però, tramite processi fisici, gli stessi che ti puzzano. Quindi il fatto stesso che tu dubiti o ti puzzi tutto questo, esso stesso non è altro però a sua volta dettato, permesso e compreso da uno scambio di neuroni.
La logica quindi sé è riconosciuta poi universalmente tale o riscontrata dalla realtà oggettiva di un determinato fatto, non si basa più sul dubbio, quindi nemmeno sulla certezza o abbandono illusorio su di un qualsiasi altro determinato dubbio, che è il sentimento di fede, cioè proprio l'abbandono della logica certificata dalla realtà, in favore di un dubbio su cui poi ci si convince totalmente, per proprio tornaconto, al fine di raggiungere uno stato di serenità, equilibrio mentale e in fine accettazione sulla questione, senza porsi più analisi e ragioni logiche sui determinati fatti inerenti a questo.
Il tuo invece è un dubbio ancora basato o legato però alla logica e le riflessioni da essa derivanti, quindi tu cerchi una soluzione logica, ma non accettandone la risposta poi viri anche su aspetti più spirituali, quindi poi fedeistici, ma allo spirito ci puoi solo credere se ci credi per fede, perché poi come spiegato nell'altro testo, non puoi più comprendere nulla di reale in esso su cosa esso sia, ma solo per deduzioni logiche appunto, cosa sicuramente non sia.
Vedila così, tu puoi convincerti di potere riuscire a volare, che il tuo spirito freni la caduta, ma se ti butti da una finestra dal terzo piano sai che per logica non succederà questo, perché esiste la gravità e questo è un aspetto reale, una legge fisica della realtà. Tu puoi avere fede nello spirito, quindi puoi avere un dubbio, o una speranza di poterti salvare, un miracolo diciamo. Ma questo dubbio poi al momento della caduta trova la sua risposta dalla logica e nella logica della realtà a cui tu sei sottoposto, movimento.
Se anche ci fosse, una realtà diversa, come potremmo accorgercene? Sicuramente i nostri neuroni farebbero di tutto per dimostrare logicamente che non esiste, così come stanno facendo i tuoi neuroni. Per fortuna questi neuroni non sono merito di un complotto e quindi è possibile che la mente riesca a percepire che qualcosa non è esattamente come sembra.
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Non dico che ti riferivi a questo, lo dicevo solo per chi guarda ancora in quella direzione, del complotto o della messa in scena, che chiaramente non regge su nessuna logica.
in alternativa se esistesse lo spirito deduco che sia infinito, altrimenti se non lo fosse, come già detto lo avremmo già compreso, se fosse esso stesso finito, lo avremmo già de-finito, in quattromila anni abbiamo e siamo stati capaci di definire la materia su praticamente qualsiasi aspetto, e se non fosse infinito, sarebbe perciò anch'esso materia, non spirito quindi, ma energia racchiusa in uno spazio e un suo tempo preciso, come ogni altra forma ivi presente, ma se non abbiamo mai saputo o conosciuto o compreso nulla su questo, significa solo che non può essere qualcosa di finito, o comunque interno a questa realtà e nemmeno a contatto con essa e quindi con noi.
Quindi, tornando ai neuroni, il dubbio o la fede o anche la logica vengono tutte da queste connessioni, ma con una differenza ben precisa, la logica risponde ai dubbi, quindi anche alla fede, non solo soggettivamente, altrimenti non è logica realmente certificata, ma solo un punto di vista logico più o meno significativo, ma non certo esplicativo a livello universale.
Ora sappiamo che esiste la gravità?
Si.
Sappiamo che esiste l'entropia?
Si.
Sappiamo che esiste quindi un tempo e uno spazio (inteso come forza agenti, in interazione con la gravità) ?
Si.
Fino a prova contraria è vera la relatività di Einstein?
Si.
Ecco, il mio punto di vista logico non credo che vada contro a nessuna di queste leggi universali che comprendiamo reali non soggettivamente o solo applicate all'uomo singolo o alla sua specie, ma ad ogni componente universale, cioè ad e su ogni materia presente in questa realtà.
Questo è un fatto logico, è perciò un fatto logico se tutto è inscritto nel finito riuscire tramite la nostra comprensione a de-finire il finito e quindi comprendere in essere, cioè le sue cause/effetto ben precise. Comprendiamo cosa quindi comporta essere materia, in senso sia generale che specifico su ognuna di questa, sia che sia vita o meno, chiaramente non è ancora giunta la conclusione se mai per noi c'è n'è sarà una, non avendo noi come specie il tempo, non essendo appunto infinito, per dare risposta a tutto questo.
Ma la risposta che cerchi tu non è dentro un sistema chiuso di realtà, non è dove noi possiamo dare risposta, perché dove essa è presente se fosse, non avrebbe nemmeno più senso la domanda che tu ti poni.
Se sei fuori da un sistema chiuso, sei in uno aperto, quindi infinito e per noi quindi totalmente in-definito.
Possiamo solo comprendendo il finito, sapere per esclusione logica cosa essere infinito non sia, altrimenti lo avremmo già de-finito anch'esso.
Bene cosa non è nella realtà cosa non appartiene minimamente a questa? L'immobilità, la quiete assoluta, il presente, cioè essere, senza divenire, quindi un essere infinito ed eterno, un Vuoto Assoluto.
Perciò quando tu ti riferisci a qualsiasi aspetto che non comprenda in sé la materia, cioè energia in divenire, allora automaticamente ti puoi solo riferire a ciò che materia non è, quindi spirito, quindi infinito ed eterno. Non c'entra la figura divina, non mi sto riferendo minimamente ad un aspetto religioso fedeistico, ma solo ad una logica reale applicata ad un concetto non reale, quindi che non ci appartiene in divenire, non materiale, perciò solo spirituale.
Esso quindi se non è nel possibile reale, può essere solo infinito ed eterno, ma non qui, non in noi, non nella nostra realtà o sistema chiuso nel tempo e nello spazio. Solo fuori da esso.
Ma se è fuori non è comunicante con noi, quindi tutto ciò che la mente può poi attribuire ad esso è solo inganno dell'io che ripeto non è solo un aspetto con dei risvolti negativi, esso anzi è assolutamente indispensabile per tutti in una prima fase evolutiva del nostro essere, almeno fino all'età adulta, e forse anche dopo, preservando per alcuni, un dubbio necessario per riporvi speranza od una via di fuga a loro modo possibile e quindi accettare più serenamente la morte.
Per spiegartelo meglio ti faccio un esempio reale, non religioso.
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La mancanza di aria, la paura, o meglio la certezza di stare per morire soffocati è stata talmente dirompente da prendere realmente in considerazione, l'unica alternativa possibile che però, non lo è nella realtà.
Quindi tra il morire e il morire (c'è un parallelismo evidente in questa frase che non starò a ripetere, ma credo che tu lo possa comprendere) si è scelto sub consciamente comunque di gettarsi dalla finestra, perché secondo te?
Anch'essa è morte certa da quella altezza, ma essa in quel momento nonostante tutto era l'unica apparente possibile via di fuga da un' altrettanta situazione di morte certa.
Però ha giocato un ruolo fondamentale a mio avviso, oltre alla chiara mancanza e disperato bisogno di aria, sicuramente predominante, anche un diverso aspetto, più legato ad un possibile percepito (ma non reale) dubbio di una possibile salvezza, fede in una salvezza, del miracolo o di un intervento divino (per chi crede).
Vedi la logica non cambiava assolutamente i fattori realistici in gioco, essi stavano in entrambi i casi o in entrambe le situazioni per morire in un modo atroce purtroppo, qualunque poi sia stata la loro personale scelta. Ma in essi si può notare che in certe e determinate situazioni però la logica reale non conta più niente, non contano le risposte certe che già abbiamo, ma ciò che è oltre di esse, ciò che è a noi in-definito, ciò che permette di avere quindi un dubbio e con esso anche una fede in quello che supera sì, una logica reale, ma purtroppo non la realtà reale dei fatti.
Lo so sembra che ne stia parlando come se non fossero state perse delle vite, ma io non sto giudicando, né esprimendo questo concetto con apparente noncuranza o
mancanza di sensibilità, credimi non lo faccio certo sotto questa ottica, non sono insensibile al fatto, ma esso non mi ferma comunque nel valutarne o analizzarne poi i perché di tale scelta, proprio per riuscire poi a comprenderla.
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L'esempio che ti ho riportato sopra, ti dimostra nei fatti che non è così, o non è poi così semplice; la mente o le percezioni spesso sono o vanno invece, contro alla realtà, anche se questa è già stata compresa e accettata come tale. A volte come evidenziato dal mio esempio, andiamo contro ciò che comprendiamo o abbiamo compreso della e sulla realtà, soprattutto quando è in gioco la vita, dove in tutela e salvaguardia di essa entra sempre poi immediatamente in campo (tramite naturalmente il rilascio sotto forma di alterazioni chimiche dal/nel corpo) anche un sentimento di speranza, un dubbio, una fede; questi poi cambiano o modificano radicalmente tutta la nostra percezione del o sul reale già confermata, non solo da altri come noi, ma da tutta la nostra conoscenza e coscienza acquisita nei fatti dalla e sulla realtà stessa a cui noi apparteniamo. Perciò ci affidiamo a questi aspetti spirituali perlopiù, in situazioni critiche, ma spesso e volentieri anche di normale riflessione diretta al nostro stesso corpo o su chi ci sta più a cuore. Ci affidiamo all'in-definito per trovare una a nostro avviso, valida, anche se non realistica, alternativa, alla conferma data dalle risposte che in realtà invece già presentiamo o possediamo, sia in noi, che in relazione a questo, anche fuori di noi, pervenute dalla comprensione della realtà per ciò che essa è, noi compresi, essere, materia in movimento. Quindi tramite un nostro successivo sentire personale, vissuto, e perciò percepito tale da ognuno come proprio, unico e singolo, solo da lui percepibile come reale, e quindi al contempo per questo motivo al fine non condivisibile in toto con nessun altro; processo, avvenuto e permesso, tramite la comprensione (mappatura) delle emozioni pervenuta da questo sentire e percepire se stesso che lo porta a convincersi o intuire come reale, ciò che reale per evidenti motivi specifici e definiti dalla stessa natura della realtà, non può essere. E così che tutti noi, veniamo da tutti questi fattori all'unisono "ingannati" dal corpo, dove il corpo "inganna" e permette il perpetuare di questo "inganno" su sé stesso, appena si presenta, o si ripresenta una ipotizzabile via di fuga dalla realtà, per accettare così nel modo più equilibrato possibile in/verso sé stesso, la propria consapevolezza di dover prima o poi cessare in divenire, ma da questo, soprattutto normalmente, siamo anche rinvigoriti, ripieni di nuova speranza, nuova serenità acquisita o stimolo di ricerca futura sulla possibilità ora così rivelatasi in/a noi come realistica, di una possibile e realmente si percepita (ma non reale), via di fuga. Questo dato di fatto è dimostrato con estrema evidenza e chiarezza a mio avviso, proprio da chi si è lanciato nel vuoto quando sono crollate le torri, che ne fa di questo aspetto un esempio oggettivamente lampante anche nel suo stesso orrore. Questo lo facciamo tutti, tutti lo abbiamo fatto nella nostra vita almeno o in grandissima o larga parte, fino all'età adulta, altri continuano invece in questa determinata e per ognuno singolare, a proprio modo e sentire, convinzione sull' in-definito fino alla loro morte, qualsiasi natura poi essa vi si presenti o vi si riveli in essere tale, non importa se filo religiosa, filo scientifica o semplicemente filo spirituale, al fine tutte portano sempre allo stesso effetto percepito, una possibile via di fuga da ciò che si è in divenire, in vista di una qualche data, raggiunta, sperata o ricercata forma futura, solo in essere.
Poi la maggior parte naturalmente associa o sovrappone a questa nuova forma pure il continuare a vivere o percepire in esso una sorta di nuova "vita", nonostante ora sia solo in uno stato presente di solo essere, dove questo è possibile per de-finizione solo in divenire, cioè solo in un finito essere dato dal proprio essere in movimento. Illudendosi quindi di portarsi appresso o mantenere presenti in solo essere anche tutte le proprie emozioni e sentimenti possibili invece, solo se in divenire.
Si "ingannano" due volte, una sul fatto di poter arrivare già ad uno stato di solo essere dopo la morte, quindi uno stato prettamente e solo spirituale, da qualunque natura o matrice cognitiva esso pervenga, e poi non ancora naturalmente pienamente soddisfatti di questo nuovo stato di infinito ed eterno, associano a questo, non comprendendo chiaramente ciò che il solo stato in essere possa comportare, anche il loro stesso divenire emozionale, basando quindi tutto sui vari credo religiosi o le proprie autonome percezioni personali riflessive o sensoriali vissute.
Cioè quello che cercavo ed ho provato a spiegare nel mio testo.
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